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Autore: Ukki    25/12/2013    1 recensioni
Piccolo augurio di Buon Natale a tutta Efp ~
«Come mai sei venuto? Scendi e tornatene a casa.»
«Andiamo, come se ti dispiacesse passare un po' di tempo con la mia magnifica persona.»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Destra/Desuta, Sael/Sein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Di notti noiose e sequoie addobbate ~

Una delle più grandi qualità che Desuta poteva vantare, a suo parere, era quella di essere un Demone. Conseguentemente, tutto quello che riguardava i suoi vicini del piano di sopra dalle ali piumate era ampiamente fuori dal suo raggio d'interesse. Festività comprese. Specialmente quell'immane sciocchezza chiamata Natale in cui tanto si divertivano a ridicolizzare alberi e a venerare un tizio vestito da candito.
Proprio per questa sua altezzosa noncuranza, la notte tra il 24 e il 25 dicembre non aveva per Desuta alcun significato particolare, a parte il fatto di essere leggermente più silenziosa, visto che gli Angeli, onorando il proprio titolo, si coricavano a un'ora, dal suo punto di vista, improponibile. Non che normalmente fossero troppo rumorosi -o che fossero dediti al fare le ore piccole. Riguardo a questo, lui coltivava una sua teoria secondo la quale dai loro cervelli candidi era stata asportata l'area relativa al divertimento (in caso ne fosse esistita una), condannandoli a un'esistenza odiosamente ligia al dovere.
Non che se ne fosse mai lamentato: litigare con tutti loro, in particolar modo col rosso che rispondeva al nome di Sein, era un eccellente passatempo, quando si stancava di seminare il caos nel mondo degli esseri umani. Si era ritrovato a non sapere cosa fare quando gli Angioletti decidevano di mettere la loro ancestrale rivalità in secondo piano per dedicarsi alle loro celebrazioni da bravi ragazzi.
Ecco: la notte tra il 24 e il 25 dicembre era noiosa. Non aveva senso fare confusione, tanto se anche si fossero svegliati non sarebbero usciti dalla loro sottospecie di tempio per imporgli il silenzio; non era di un qualche conforto neanche ridurre un paio di umani al terrore, se poi un Angioletto non avesse dovuto disperarsi per rimettere le cose a posto; la baldoria fine a se stessa non lo soddisfaceva, quando non c'era qualcuno che poteva disapprovarla. A volte invidiava ai mortali la possibilità di chiudersi in un pub e ubriacarsi per passare il tempo.
Si scoprì a strascicare i piedi lungo il sentiero che risaliva il vulcano in cui vivevano, diretto verso quell'abbagliante giardino baciato dal sole in cui vivevano i pennuti. Ancora prima di arrivare, scoppiò in una risata fragorosa. Sarebbe stato impossibile non notarlo: nel centro del praticello maniacalmente curato, svettava l'abete più esageratamente enorme che avesse mai visto. Ogni singolo ramo si chinava sotto il peso di una sfera di vetro colorato grande quasi quanto la sua testa, timidamente luccicante alla luce della luna, e non meno di una decina di ghirlande argentee e dorate correvano dalla base fino alla punta dell'albero, ornata da una stella di cristallo a non meno di quindici punte.
Osservando attentamente, Desuta riuscì a scorgere una sagoma, piccola al confronto col colosso, accoccolata su uno dei rami più alti. Gli Angeli non erano gli unici a disporre di ali: le sue somigliavano a quelle di un grande pipistrello che avesse dovuto attraversare un intrico di rovi, per dare un'idea. A vederle, non sembravano poi resistenti, ma almeno non erano oscenamente coperte di piume azzurrognole.
Svolazzò fino in cima e si mise a cavalcioni del ramo, mettendo su un sorriso di scherno appositamente studiato. La sagoma si accorse di lui e gli rivolse uno sguardo in cagnesco. Sein aveva lunghi capelli rosso cupo che teneva raccolti in una treccia, grandi occhi grigio-azzurri quasi sempre contaminati da un'espressione di superiorità e un colorito roseo ridicolmente infantile. Quando si arrabbiava tendeva a gonfiare le guance, rendendo la propria immagine più comica di quanto non fosse già. Desuta non si era mai risparmiato di ridergli in faccia, in quelle occasioni.
«Guarda un po', un Angioletto sveglio dopo le nove. Non è che stai pensando di raggiungerci negli Inferi? Oppure stai aspettando quella specie di caramella gigante?» lo prese in giro, dondolandosi sul ramo.
«Babbo Natale è un'invenzione degli esseri umani» si limitò a rispondere l'altro con un'alzata di spalle. «Stavo solo controllando che qualcuno di voi barbari non venisse a rovinarci l'albero
Desuta ridacchiò sguaiatamente, e l'Angelo inarcò un sopracciglio con disapprovazione. «A proposito di questo: dovrebbe essere un abete, non una sequoia
«Abbiamo sfruttato i mezzi a nostra disposizione per farlo così» ribatté Sein atono. «È carino, no?» aggiunse poi, con una lieve esitazione che cercò di mascherare subito dopo per mezzo di un sonoro colpo di tosse.
Desuta si guardò intorno: uccellini luccicanti svolazzavano da un ramo all'altro, per poi trasformarsi in fiocchi di neve e fluttuare a terra. Un attimo prima di raggiungere il suolo, riaprivano le ali e tornavano a piroettare in aria. «È pienamente nel vostro stile» concesse, senza la minima intenzione di fare un complimento.
Il ragazzo parve ricordarsi solo in quel momento che la sua presenza lì avrebbe dovuto essere estremamente sgradita. «Come mai sei venuto? Scendi e tornatene a casa» intimò puntellandolo con un rametto che aveva staccato dal tronco. Desuta glielo strappò di mano e lo lanciò lontano.
«Andiamo, come se ti dispiacesse passare un po' di tempo con la mia magnifica persona.» Scoppiò a ridere davanti al rossore che colorò le guance dell'Angelo.
«Non so davvero di cosa parli. Meno ti vedo e meglio è, per quanto mi riguarda.»
«Lo sai, vero, che questo tuo balbettio non è affatto credibile?»
Sein sembrò sul punto di mettersi a piangere. Alla fine, in un ultimo tentativo di salvare la propria dignità, se ne uscì con un “Sei un barbaro” soffiato tra i denti, voltò bruscamente la testa e non lo guardò più. Desuta gli posò una mano scura tra i capelli, continuando a ghignare. «Togli quella zampa dalla mia testa.»
«Nemmeno tu puoi negarlo, Angioletto: abbiamo passato parecchio tempo insieme in tutti questi anni, no? Se non mi ricordo male, siamo stati anche piuttosto intimi, qualche volta» osservò, perfettamente a proprio agio. Il viso di Sein si fece purpureo. Quando parlò, la sua voce nervosa era più alta di un paio di ottave. «È stato tanto tempo fa, non conta nulla, tu-»
«Cosa vuoi che sia un centinaio di anni per uno che ne vive a migliaia?» lo interruppe serafico scendendo a tracciare la curva del suo collo con un dito. Il ragazzo allontanò la sua mano senza troppa convinzione e si morse il labbro inferiore.
Desuta trovò divertente il suo essere forzatamente composto anche quando probabilmente tutto quello che desiderava era sparire in un sbuffo di fumo. Quando gli pizzicò una guancia, l'Angelo parve combattuto tra la propria proverbiale innocenza e l'istinto omicida nei suoi confronti. «Piantala di giocare con me in questa maniera indecente.»
«Non è la prima volta, te ne sei dimenticato? L'ho detto giusto due minuti fa. A proposito, i tuoi amichetti alati lo sanno che ti sei macchiato di simili azioni impure-»
«Sta' zitto.» Per una volta, Desuta decise di accontentarlo. Principalmente perché non lo allettava l'idea di rompersi qualcosa cadendo giù dal ramo dopo essersi fatto strappare le ali da lui. Ed era certo che, in via del tutto eccezionale, Sein non si sarebbe fatto troppi scrupoli nel farlo sfracellare a terra.
«Va bene, va bene. Hai vinto tu.» Gli mostrò i palmi alzati in segno di resa. «Ma io volevo solo fare un regalo al mio pennuto preferito per questa idiozia di festa» si giustificò incrociando le mani sulla nuca e socchiudendo pigramente gli occhi gialli.
Sein ridusse i propri a due fessure. «Sono certo di non voler accettar nessun regalo da uno come te, tu sei...» In realtà, a Desuta non interessava particolarmente sapere cosa fosse lui secondo l'Angioletto, né che schifezza tremendamente dolce avesse ingerito quest'ultimo per conferire alle proprie labbra un sapore tanto stucchevole, o se essere buttato giù da un albero alto venti metri sarebbe stato doloroso. «Potremmo fare un'altra delle nostre azioni impure, non trovi?» miagolò. «Tanto non ci vede nessuno: i rami della tua sequoia sono troppo fitti.»
«È un abete, razza di idiota.»

Buon Natale dall'autrice:
Penso che il titolo dell'angolo dica già tutto, ma lo ripeterò: buon Natale, popolo di Efp! ~ Due 25 dicembre passati qui, e in entrambi ho pubblicato una Desuta/Sein. Mi ispirano troppo, questi due ♥ Magari ci scriverò una raccolta. E sì, sono fermamente convinta che in tanti anni anche il nostro Angioletto si sia concesso qualche azione impura sciocchezza ~ A questo punto io mi dileguo, ma prima vorrei aggiungere ai miei precedenti auguri quelli per un buon 2014 (sempre che l'ispirazione non mi conceda di pubblicare qualcos'altro prima)!
Baci
Ukki
PS Le dimensioni dell'abete/sequoia non sono dovute a un complesso d'inferiorità suscitato in me dal mio alberello alto mezzo metro.
  
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