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Autore: CheshireClown    19/05/2008    3 recensioni
A volte un semplice gesto è meglio di mille parole. A volte, una semplice azione abituale aiuta a darci una certezza, a confermarci che qualcuno rimarrà sempre accanto a noi.[Kiba/Hina][Prima classificata al concorso NejiHinaKiba di HopeToSave e Kurenai88]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your Puppy
Your puppy

[Lui ci sarebbe stato sempre per lei.
Si era promesso di essere sempre al suo fianco.
L'avrebbe riscaldata nelle notti più fredde.
L'avrebbe consolata con i suoi abbracci.
L'avrebbe fatta divertire nei momenti di tristezza.

C'era sempre per lei.
Le era accanto durante la loro prima missione.
Le era accanto durante l'esame di selezione dei chunin.
Le era accanto durante i suoi sfoghi.

Mai l'avrebbe lasciata andare.
Mai l'avrebbe lasciata sola.
Ormai era il suo fedele cucciolo.]


Rosse lanterne cinesi illuminavano le viuzze affollate di una luce fioca.
Le lignee bancarelle si susseguivano in un turbinio di colori, cibi strani e cianfrusaglie.
Ragazze in kimono passeggiavano a braccetto con i loro fidanzati, ridendo e scherzando. I bambini correvano qua e là, per poi essere prontamente riacciuffati da preoccupati genitori. Vecchie signore sedevano in angolini bui pronte a spaventare con le loro leggende il primo sfortunato passante che fosse capitato nelle loro grinfie.
L'aria era calda, tipica di una sera estiva. Il verde scuro degli alberi circondava il quartiere sacro, lambendo con i suoi bassi rami frondosi le bancarelle situate al limitare del boschetto.
Un allegro chiacchiericcio si levava verso lo scuro cielo illuminato da timide stelle, creando quella dolce atmosfera tipica delle feste di paese.
Sfrecciava tra la folla, Kiba, impacciato e goffo a causa del kimono blu scuro che era costretto a indossare.
Si fermò, in prossimità di una bancarella munita di una grossa vasca piena di pesci rossi, per poi ripartire alla ricerca della sua compagna di squadra.
Con i suoi compagni di team, erano in vacanza in quel piccolo villaggio ai confini del paese del fuoco. Kurenai, essendo gravida, li aveva lasciati andare da soli, prenotando per loro un grazioso albergo.
Erano arrivati da appena due giorni, e avevano già avuto la fortuna di assistere alla festa estiva locale.
O meglio: tutti e tre si erano incontrati dinanzi il piccolo tempietto al centro del quartiere sacro, per poi dividersi e passare da soli il resto della serata.
Kiba era sicuro che Shino si fosse inoltrato nel bosco: odiava ritrovarsi in mezzo a tanta gente, e aveva sentito che attorno alla zona sacra si potevano trovare insetti di rara specie. Contento lui...
Hinata invece lo aveva accompagnato fino a una bancarella dove vendevano dango, per poi dileguarsi senza dire nulla insieme ad Akamaru, lasciandolo solo in mezzo a un carosello di kimono  colorati.
Era più o meno da mezz'ora che la stava cercando in lungo e in largo, sordo alle voci possenti dei mercanti e ai tenui toni della gente a passeggio.
Aveva paura che le fosse successo qualcosa, visto che non era parte del suo comportamento sparire senza dire nulla.
Il cuore del ragazzo aumentava i battiti ogni volta che nella sua mente apparivano insidiosi pensieri sulla probabile fine subita dalla povera Hinata.
E ogni volta scuoteva la testa, cercando di ragionare lucidamente e di calmare gli istinti impetuosi.
Molto probabilmente voleva solo rimanere da sola, come la sua indole timida e chiusa suggeriva, eppure Kiba non riusciva a darsi pace, non riusciva a concepire il fatto che fosse lontano da lei.
Da quando erano capitati nel team 8, non si erano praticamente più divisi. Piano piano si erano avvicinati sempre più, finchè la barriera che Hinata aveva interposto fra sè e il mondo non era crollata, lasciando che Kiba occupasse un posto speciale nel suo cuore ancora ingenuo e inesperto.
Forse era per il rapporto di reciproco sostegno che si era venuto a creare fra i due la causa delle preoccupazioni del ragazzo.
Rimanere senza di lei era come sentirsi incompleti.
Si sentiva un cane senza padrone, abbandonato a se stesso nel mezzo di una tempesta colorata, determinato nella ricerca del suo proprietario.
Buffo, un paragone così tragico per una situazione così banale.
A volte, però, succede, che proprio da questi gesti semplici scaturiscano emozioni forti e talvolta esagerate.
Un ninja, per di più, abituato ad una vita frenetica e all'insegna della prudenza, riesce a scovare pericoli in azioni quotidiane, stravolgendo la realtà e osservandola sotto un punto di vista molto più allarmista.
E l'Inuzuka, di naturale temperamento impulsivo, era il primo a preoccuparsi per delle sciocchezze.
Soprattutto se riguardavano Hinata.
Per lei nutriva uno speciale riguardo e la riteneva quasi al pari di Akamaru, ovvero indispensabile per sentirsi completi.
Avrebbe fatto di tutto per lei, la riteneva una sorella.
O forse qualcosa di più...
No. Non doveva pensarla in questi termini.
Il suo cuore non riusciva, non voleva, ammettere di amarla.
Lui doveva solo essere suo amico. L'amore avrebbe solo portato scompiglio nella loro placida amicizia.
Da un po' di tempo a quella parte, era sempre la stessa storia: ogni qualvolta il suo pensiero si soffermasse su Hinata, qualsiasi ragionamento, qualsiasi opinione, finiva per lambire quell'argomento così delicato e riposto con cura in un angolino dell'incoscio del ragazzo.
E ogni volta, le proteste del cuore venivano soppresse con violenza.
Strinse i denti, sgusciando dietro una bancarella e ritrovandosi al limitare del bosco.
Si fermò, per calmarsi e scacciare via quei pensieri a detta sua inutili.
Si guardò attorno, per poi inoltrarsi nella boscaglia.
Attento a non graffiarsi con i rovi e ad evitare i rami più bassi, si addentrò nella distesa buia che all'apparenza sembrava molto più limitata.
In lontananza si potevano udire le voci lontane e ovattate della fiera, dolci accompagnatori per Kiba, lievemente intimorito dalla sua solitudine.
Non era tipo da spaventarsi per delle sciocchezze, anzi, si vantava di essere il più coraggioso del suo team. Però, privato del suo fedele Akamaru e della dolce compagnia di Hinata, anche lui era soggetto alla paura di rimanere solo.
Deglutendo, arrivò al limitare del boschetto, dalla parte opposta della fiera.
Davanti a lui si stagliava una vasta radura, occupata gran parte dall'acqua cristallina di un lago dalle sponde sinuose.
Snelli giunchi accarezzavano l'azzurro specchio, piegati dalla forza della brezza della sera.
Candide ninfee dormivano placide sulla liscia superficie, segnata solo dai lattei raggi lunari che in essa si rispecchiavano.
E sulla riva, inginocchiata fra i giunchi, ecco Hinata, avvolta nel suo kimono perlaceo.
Ai suoi piedi Akamaru dormiva beatamente, godendosi le carezze della ragazza.
La gelosia invase il cuore del giovane Inuzuka: anche lui voleva far parte di quel meraviglioso spettacolo, anche lui voleva essere accarezzato.
L'apparentemente fragile Hyuuga sollevò lo sguardo, incontrando il volto aggrottato del compagno di squadra.
-Tutto bene, Kiba?-
Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri, per poi annuire.
-Ti ho cercata ovunque, mi hai fatto preoccupare!-
Il suo rimprovero celava un grande affetto, che Hinata colse subito, arrossendo.
Lui era l'unica persona a cui la sua vita stesse a cuore.
E lei non poteva far altro che sentirsi lusingata, felice di quelle piccole attenzioni così a lungo negate.
Era bello sentirsi ricercata, voluta da qualcuno.
Nella sua mente, la divertiva paragonare Kiba a un piccolo cagnolino abituato a correrle incontro scondinzolando ogni qualvolta la vedesse.
Sorrideva, sorprendendo il povero Inuzuka non abituato a quelle timide manifestazioni di gioia così rare da parte della Hyuuga.
-Perchè mi hai lasciato in mezzo alla folla?-
Con tale domanda, il ragazzo costrinse Hinata ad abbassare lo sguardo.
Lui non poteva, non doveva, sapere il reale motivo della sua fuga. Non doveva venire a conoscenza del calore solito accendersi all'avvicinarsi del moro.
Inventò quindi una scusa, e la disse velocemente, a testa bassa.
Non riusciva a reggere il contatto visivo, quando mentiva.
-A-avevo voglia d-di... stare da so-sola...-
Aggrottò la fronte, Kiba, al comportamento della compagna.
Ormai la conosceva troppo bene, e sapeva riconoscere le sue bugie.
Si avvicinò a lei, per accucciarsi al suo fianco.
Puntò lo sguardo nei chiari occhi della ragazza, costringendola a tenere la testa alta.
-Cosa ti succede Hinata?-
Un voglia matta di abbassare il capo e non rispondere attanagliò la Hyuuga, che, a mente vuota, non riusciva a far altro se non fissare il volto del ragazzo di fronte a lei.
E sentire la temperatura alzarsi improvvisamente.
Riflesso incondizionato.
Portò le mani fredde sulle guance, roventi.
Abbassò lo sguardo disperata: come mai il suo corpo reagiva così?
Kiba era solo suo amico, non era la sua cotta.
Una mano strinse la sua spalla in una salda morsa, ferma e al contempo rassicurante.
-Hinata, sei strana, va tutto bene?-
La ragazza alzò il viso, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto dell'Inuzuka.
La temperatura aumentò nuovamente, e pareva che la sua pelle stesse prendendo fuoco.
No, non era affatto normale.
Perchè il suo corpo andava contro il suo volere? Perchè si comportava così stranamente in presenza del suo amico?
E soprattutto, perchè l'unico in grado di darle consiglio era proprio il suo problema?
-Sei calda, sicura di non sentirti male?-
La calda voce di Kiba riportò velocemente alla realtà la ragazza, troppo velocemente.
La confusione nella sua testa, la vicinanza pericolosa del ragazzo e quella dannata temperatura corporea che non accennava a scendere, portarono Hinata a scostarsi bruscamente da Kiba.
Lanciò un timido urlo acuto, scivolando lontano da lui e dal suo sguardo perplesso.
Uno strano senso di delusione attanagliò il cuore di quest'ultimo, che abbassò il capo fino a incontrare gli occhietti vispi di Akamaru, svegliato dal gridolino della Hyuuga.
Come consuetudine, il moro lasciò ricadere la mano rilassata di fronte al muso del cane.
L'animale lo annusò, prima di leccare felice le dita.
La ragazza, in silenzio, li osservava.
Si sentiva in colpa: come aveva potuto reagire così, trattando il suo migliore amico come un perfetto sconosciuto?
Forse...
Forse per lei Kiba non era più il suo migliore amico, era uno sconosciuto a cui dare un ruolo nel suo cuore.
La loro amicizia era arrivata a un bivio, e ora la Hyuuga si ritrovava a scegliere fra la confortevole presenza del ragazzo come confidente oppure...
Oppure approfondire il loro saldo rapporto, avvicinandosi a una relazione sconosciuta alle loro menti ancora fanciullesche.
Rialzò gli occi perlacei sul cane e sul suo padrone, ancora sospesi in quel dolce gesto semplice, eppure significativo.
In ogni leccata erano racchiusi anni di avventure,di fiducia reciproca, di amicizia.
Nel cuore, sentì farsi strada la voglia di una certezza, di una rassicurazione.
Voleva sapere se Kiba era disposto a rimanere al suo fianco, se era disposto ad andare oltre.
Di conseguenza, insicura, si avvicinò silenziosamente.
Timida, allungò il braccio, portando la candida mano sotto il viso dell'Inuzuka, che la guardò sorpreso.
In risposta il moro ricevette un timido sorriso incerto, racchiuso fra due rosse guance.
Lanciò un'ultima occhiata ad Akamaru, nuovamente addormentato ai suoi piedi, per poi tornare a contemplare l'espressione sul viso della Hyuuga, raramente regalatagli.
Sperando che la sua intuizione riguardo le volontà della ragazza fosse giusta, sollevò le candide dita tenendole strette fra le sue, portandosele alle labbra.
Socchiuse la bocca, lasciando che la lingua rosa facesse capolino sul suo viso, andando ad accarezzare le bianche nocche di Hinata.
Una leccata, un'altra: il roseo muscolo si muoveva delicato sulla pelle nivea, lasciando tracce umide di saliva che risplendevano alla luce della luna.
E sorrideva Hinata, godendosi delle piccole scosse che riceveva ad ogni tocco.
Lasciò che le leccasse la mano, inginocchiato dinanzi a lei, come Akamaru aveva fatto con lui poco prima.
In silenzio, si beavano di quel piccolo momento di complicità, dove le porte dell'amicizia si aprivano su qualcosa di più grande, sconosciuto dai due ingenui cuori.
Non avevano bisogno di baci, di carezze o di abbracci per dimostrare il loro affetto reciproco.
Bastava quel momento, a simboleggiare il passaggio da una forte amicizia all'inizio di un amore basato sulla fiducia e il rispetto reciproco.
I loro corpi adolescenti li confondevano, mischiando ruoli prima certi.
Le parole non servivano, erano inutili in discorsi che loro non riuscivano nemmeno a pronunciare nè capire.
Volevano solo avere la certezza che qualsiasi cosa sarebbe accaduta, loro sarebbero rimasti Kiba e Hinata.
Un cucciolo e la sua padrona.

*****

Prima classificata *-*
Chi l'avrebbe mai detto? E dire che per una settimana avevo le paranoie riguardo a questa fic,  continuavo a ripetermi che era terribile...
Bahbah, la vita è strana u.u
Povero Kiba, lo ritengono tutti un cane xD
Credo, comunque, che nè Hinata nè lui fossero pronti per un bacio, la leccatina era più dolce xD
Cos'altro...
Grazie a HopeToSave e Kurenai88 per il contest e le valutazioni, sìsì ^-^
Me felice, sìsì *W*


kiara_chan
  
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