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Autore: Jailofmadness    25/12/2013    0 recensioni
Nella vita di ogni eroe c’è stato un momento di stallo, un momento in cui esso può aver veramente detto di essere caduto. Stessa cosa è stata per cavalieri, principi, re ed imperatori.
Tutti, indistintamente, hanno combattuto per riuscire a rimettersi in piedi: alcuni ci sono riusciti e altri no.
Lei si trovava lì per una sola ragione: per essere la mano che avrebbe aiutato lui a rimettersi in piedi!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le telecamere di sicurezza del casinò, nascoste dallo sguardo umano, e non, erano puntate tutte contro un unico obiettivo. Un obbiettivo dai capelli chiari, raccolti in una treccia.
Due occhi chiari che scrutavano ogni angolo di quella stanza tappezzata da luci colorate e intrisa di musica ad alto volume. In ogni dove gente che si scatenava a suon di musica o che ci dava dentro con alcolici e fiori di loto.
Farsi strada tra quella folla non era semplice, soprattutto se dovevi stare anche ad osservare tutti gli occhi, alla ricerca di due che trattenessero, al loro interno, un intensità pari a quella dell’oceano stesso. Fortuna che, nessun mortale poteva vantare un simile segno distintivo.
Malgrado il ristretto spazio in cui compiere la ricerca, essa non poteva dirsi per nulla facile: farsi strada tra la folla in festa, tenere sotto controllo ogni singola persona, bloccarsi ogni volta che una di quelle cameriere, avvolte in un completo verde scuro, offriva un fior di loto pensando di ingannarla. Tutti fattori che rendevano l’impresa ardua anche alla figlia della dea Atena. Tuttavia, essa, non si sarebbe data per vinta fino a che non fosse riuscita a trovare colui che considerava il suo amico più importante.
Poi, d’un tratto, la sua ricerca terminò. Quegli occhi smisero di girare, bloccandosi a fissare un'unica persona con puro sbigottimento.
Quei jeans scuri, quella maglia color azzurro scuro, sovrastata da una felpa di una tonalità molto più scura a cui era state tirate su le maniche, quei capelli castano scuro, quel sorriso. Solo una prova mancava che per dare ad Annabeth la certezza che fosse realmente lui, tuttavia gli occhi erano coperti da due lenti scure che impedivano di riconoscere il colore delle pupille. Però, andiamo: era sicurissima che fosse lui. A lei non serviva vedergli gli occhi per riconoscerlo.
Poi, la conferma arrivò comunque:  anche se solo per pochi secondi, quegli occhiali si sollevarono mostrando un pupille scintillanti come zaffiri e di un colore ancora più intenso. Era lui!
Quello che, però, gli occhi di Annebeth, non volevano vedere, era ciò che stava succedendo al proprietario di quegli occhi: le mani issate al cielo, chiuse a pugno, si muovevano avanti e indietro a ritmo di musica, gli occhiali da sole continuavano ad ondeggiare, mossi dal volto che seguiva il medesimo movimento delle mani. Tutt’attorno a quel corpo, delle ragazze molto seducenti che ballavano, alcune vestite in maniera molto provocante. Molte di esse si strusciavano sul corpo di Percy che non pareva per nulla dispiacersene, anzi, le incitava con la voce a continuare.
Inorridita da quello spettacolo, la bionda strinse i pugni, avvicinandosi con passo deciso al gruppo che, per qualche secondo, aveva interrotto il ballo, attratti dalla proposta di un fiore di loto.
 
«Percy!»
 
La voce, carica di astio e, allo stesso tempo, di preoccupazione, arrivò alle orecchie del moro, obbligandolo a voltarsi di scatto mentre masticava metà di quel dolcetto. Un sorriso meravigliato si dipinse sul suo volto, che non esitava a mostrare gioia e rallegramento per aver incontrato l’amica mezzosangue.
 
«Annabeth, sei venuta anche tu a divertirti?»
 
La voce del ragazzo era parecchio più alta del solito, costretta a combattere con il frastuono derivante dalle casse. Un frastuono che, però, non sembrava dispiacere alle sue orecchie, tanto da farlo ballare anche mentre tentava di addentare la seconda metà del fiore. Movimento prontamente bloccato dal repentino intervento di Annabeth che lo fece finire a terra, pestandolo poi con il piede.
 
«Hey…»
«Non dovresti mangiare questa roba, non dovresti neanche essere qui!»
Anche la voce di Annabeth era più alta del normale, solamente che lei voleva usarla per far ragionare quel ragazzo, per farlo rinsavire e fargli capire che non doveva trovarsi in un luogo del genere. Perché mai era venuto qui? Certo, la situazione al campo, ultimamente, era diventata parecchio burrascosa, tuttavia ci sarebbero stati tanti altri posti in cui poter trovare un temporaneo rifugio da quel luogo. Perché proprio qui?
Lo sguardo di Annabeth venne concentrato dall’arrivo di una ragazza dai lunghi capelli scuri, carnagione abbronzata e due labbra gonfie e ricoperte di rossetto. Essa si soffermò a pochi centimetri da Annabeth, scrutandola con disprezzo e derisione, venendo poi raggiunta da altre quattro ragazze.
 
«Senti bambina, perché non ti levi? Lui è già nostro»
 
Il pollice della ragazza indicò Percy, dietro il gruppetto di ragazze, mentre la voce faceva chiaramente capire quanto la biondina fosse di troppo e, soprattutto, per niente benaccetta.
 
«Altrimenti?»
 
Le braccia incrociate al petto e il corpo che si portava leggermente contro quello della ragazza, arrivando ad avere pochissimo spazio di distanza tra gli sguardi delle due che, già, sembravano rilasciare saette.
Tempestivo fu l’intervento di Percy che si intromise tra le due, porgendo a ciascuna di esse un fiore da mangiare
 
«Coraggio, non c’è motivo di litigare. Siamo qui per divertici, no?»
 
Mentre Annabeth rifiutò quel cibo diabolico, l’altra donna lo accettò, lasciando a Percy un bacio sulla guancia, mentre gli occhi scuri, quasi neri, sembravano voler strangolare la mezzosangue per aver rovinato loro divertimento.
 
«Alla prossima… Coraggio, andiamocene»
 
Inizialmente, quelle parole, erano un sussurro malizioso rivolto all’orecchio di Percy,  per poi diventare un ordine, imposto con voce seccata e dura verso le altre quattro accompagnatrici. All’unisono annuirono, rivolgendo ad Annabeth un occhiata gelida. Lei le aveva guardate fino a quel momento ma, adesso, i suoi occhi tornarono solo contro Percy.
In Annabeth si riusciva a leggere una gran voglia di mollare uno schiaffo a Percy, varie le motivazioni, tuttavia dovette trattenersi per non far saltare la propria copertura di finta “avvelenata” dal loto. Tuttavia non limitava di certo le fulminate con lo sguardo. Fulminate che Percy non poté non notare.
 
«Si può sapere che ti prende?»
«Cosa prende a me? … Cosa prende a me?»
 
Allibita, arrabbiata, preoccupata. Molte erano le emozioni che si mescolavano dentro quelle poche parole e che si manifestarono con un semplice gesto, mediante il quale, la mano di Annabeth permise alle proprie pupille di guardare dritte quelle del moro, liberandosi dell’ingombro degli occhiali.
Lascio uno spazio di pochi secondi, prima di afferrare il braccio del ragazzo, cominciando a trascinarlo tra la folla, diretta verso l’uscita.
Mancavano solamente pochi passi per oltrepassare quella porta vetrata, tuttavia la ragazza incontrò una forte resistenza da dietro, abbastanza forte da non riuscire più a farla muovere.
Lo sguardo si volta di scatto, incontrando un espressione decisa, mascherata dietro ad un sorriso.
 
«Cosa stai facendo? Dobbiamo tornare al campo!»
«E chi ti dice che io voglia tornarci?»
 
Quelle parole, dette senza far crollare il sorriso, lasciarono Annabeth senza parole, bloccata ad osservare quelle sfere blu senza accennare ad un minimo movimento: non aveva detto quello che lei aveva sentito, vero? Era stata semplicemente un illusione creata dalla mente della ragazza, vero?
La mano si chiuse ulteriormente su quel braccio, facendo arrossare leggermente la pelle del ragazzo attorno alla mano di lei. Di tutta risposta, il ragazzo, con uno scatto, riportò indietro il braccio, costringendo la ragazza a lasciare la presa.
Si percepiva chiaramente che qualcosa non andava. Non erano solamente i fiori che facevano effetto, c’era anche qualcosa sotto che non si mostrava ma che, la ragazza, pensava di aver capito.
Infondo, era sparito dopo quei fatti, non era difficile capire che centrassero in qualche modo.
 
«Ho detto che non me ne voglio andare»
 
Con quelle parole, Percy, le voltò la schiena, cominciando a incamminarsi nuovamente verso la folla, bloccandosi a metà strada solo per mangiare l’ennesimo fiore di loto offertogli e per rivolgere un sincero sorriso che sembrava quasi  dire “Vieni a divertirti con me”.
Annabeth, tuttavia, rimase lì immobile, osservandolo mentre ricominciava a ballare tra la folla scrutandolo con i propri occhi celesti, mentre in lei la determinazione cresceva sempre di più.
Il suo amico era caduto, tutti cadono, prima o poi.
In quel momento, le ritornarono in mente delle parole sussurratele da sua madre.
“Nella vita di ogni eroe c’è stato un momento di stallo, un momento  in cui esso può veramente aver detto di essere caduto. Stessa cosa è stata per cavalieri, principi, re ed imperatori.
Tutti, indistintamente, hanno combattuto per rimettersi in piedi: alcuni ci sono riusciti, altri no”
Al tempo in cui le aveva sentite dire, la prima volta, era riuscita ad aggrapparsi ad esse, tornando a rimettersi in piedi da sola. Adesso che il suo amico era caduto, le ritornarono in mente.
Lei non si sarebbe arresa.
Lei non sarebbe tornata indietro senza di lui.
Lei sarebbe rimasta lì perché voleva.
Lei si trovava lì per una sola ragione: per essere la mano che avrebbe aiutato lui a rimettersi in piedi.
 

 
//Hola lettrici e lettori.
Vedo che sono molte le persone che visualizzano la mia storia e alcuni l’hanno già messa tra le seguite o le preferite. Vi ringrazio moltissimo per questo vostro sostegno morale, derivante anche dalle recensioni.
Chiedo scusa per la lunga attesa, tuttavia l’avvicinarsi del natale mi aveva distratto, facendomi perdere l’ispirazione. Tuttavia vi lascio questo piccolo pacchetto sotto l’albero.
Come detto, dal prossimo capitolo, cominceranno ad esserci anche le parti di passato. Momenti chiave che andranno a spiegare parecchie cose.
Un saluto e un ultimo augurio di Buon natale
Jailofmadness
 
Ps: chiedo scusa se, ogni tanto, capita che cambio il modo di introdurre il parlato. Cerco di prestare attenzione, ma devo prendere famigliarità con il modo nuovo. Mi scuso se, ogni tanto, viene fuori qualche trattino
  
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