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Autore: zoey_gwen    26/12/2013    6 recensioni
Gwendolyn Smith è una ragazza solitaria, insicura, esclusa da tutti e sola.
Nessuno, neanche suo padre, Jack Smith, sembr capirla.
Solo un piccolo ciondolo di ghiaccio delle steppe russe, la rappresenta, ed è la chiave di un oscuro passato a cui Gwen non può sfuggire..
E poi l'amore, quello vero, che Gwen non ha mai provato fino ad ora, sarà la chiave per la felicità.
Tratto dal capitolo 13:
"Smisi di ascoltare, per via delle calde e silenziose lacrime che da tempo sgorgavano dai miei occhi color pece, gli stessi di quella sgualdrina di mia madre. Aveva ingannato me e Crystal, con le sue false parole mielose... Come aveva potuto? Mi sedetti per terra, affondando i jeans nella terra umida e rigogliosa, mentre rivoli cristallini solcavano le mie guance"
---
"-E così sono la tua ragazza, adesso?- ironizzai, baciandolo per l'ennesima volta. Lui mi fissó intensamente, guardandomi con il suo solito ghigno beffardo -Certo, a meno che tu non lo voglia...- come risposta lo baciai appassionatamente, mentre un anello dalla struttura d'argento con due smeraldi ed un onice incastonato al centro si infilasse al mio dito come segno del nostro amore."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Guardai la scolaresca entrare dal cancello arrugginito della scuola.
Ovviamente, Duncan era con quel gruppetto di oche.
Come avevo potuto sperare di poter piacere a Duncan?
Premevo la mia schiena contro il muretto di pietra, mentre calde e silenziose lacrime cadevano giù dai miei occhi color pece.
Era tutto così terribilmente complicato.
Non avevo più una vita da quando avevo scoperto della lettera.
Tutto ció che avevo costruito in diciassette anni era stato distrutto da una busta di carta.
Cominciai a giocherellare con il mio cuore di ghiaccio.
Lo strinsi così forte che fu una sorpresa per me vedere che non si era squagliato.
Qualcuno mi sfioró il ginocchio, e alzai lo sguardo.
Un ragazzo alto, con capelli corvini e occhi verdi e puri.
Lo sconosciuto mi porse la mano, sorridendo.
-Che ci fai qui tutta sola?- mi chiese il ragazzo.
La sua voce era dolce, romantica.
-Io... Non lo so.- abbassai lo sguardo, avevo paura di ricevere domande indiscrete.
Invece lui sorrise, poi mi disse solo -Io sono Trent, e tu?- 
-Gwendolyn Nelson, ma mi puoi chiamare Gwen- risposi.
Lo guardai negli occhi.
Per un solo secondo, vidi il viso di Duncan nel suo viso, e mi sentii male.
Poi tutto svanì, e ritornó tutto alla normalità, o perlomeno quanto normale potesse essere la mia situazione.
Aprì il cancello, e entrammo tutti e due.
Chiacchierammo su che genere di musica ci piacesse, e spuntò fuori che lui era un musicista, più precisamente un chitarrista.
Anche io suonavo la chitarra, ma la chitarra da rock.
La mia meravigliosa Rocker (questo era il nome arrecatogli da me all'età di quindici anni) era rosso fiammante, con inserti neri.
Una volta arrivati al grigio edificio della scuola, lui mi stampò un bacio sulla guancia.
Arrossii violentemente, purtroppo Trent se ne accorse.
-Ciao, a dopo- mi sussurró, e corse via.
Rimasi sola.
D'altronde, non era una novità, io ero sempre sola.
Entrai anche io, dopo pochi minuti vidi spuntare la mia classe.
Bussai alla porta.
Un noioso "avanti" mi diede la conferma che potevo entrare.
Quando apparvi sulla soglia della porta, successe proprio ció che volevo evitare.
Tutti gli occhi si puntarono su di me, e cominció un coro di bisbigli, probabilmente insulti.
Anche Duncan mi stava fissando, come rapito da qualcosa.
Cercai di trasmettergli tutta la mia frustrazione con uno sguardo, ma lui non capì perchè mi sorrise.Stranamente non ricevetti la solita ramanzina dalla prof, ma un sorriso.
Intercettai in quell'arco di labbra della prof una nota di compassione, anche se non capivo perchè.
Mi sedetti al banco, ero esattamente dietro Duncan.
Infatti, quest'ultimo si giró.
-Ciao, Gwen. Come mai così in ritardo?- mi chiese.
-Non ti interessa, punk- replicai freddamente.
Lui mi guardò stralunato.
-Successo qualcosa?- domandó, stupito.
-Smith, la smetta di disturbare la signorina Nelson e si giri!- sbottó la voce squillante della prof.
Duncan alzó gli occhi al cielo, poi si voltó.
Passammo l'ora a disegnare uno stupido cesto di frutta, una cosa che secondo la prof ci poteva aiutare a "capire la dimensione reale delle cose" ma che secondo me era un lavoro per bimbetti da sei  anni, dato che io lo sapevo fare proprio da quell'età.
Il mio lavoro prese una "A +", come al solito.
Allo squillare della campanella, uscimmo dall'aula.
-Gwen, che succede? Come mai sei così fredda con me?- Duncan mi mise la mano sulla spalla, poi con uno strattone mi fece voltare violentemente.
Lo guardai negli occhi.
-Chiedilo alla tua stupida ochetta- sputai acidamente.
-Di chi stai parlando?- 
Finsi una risata.
-Lo sai benissimo di chi sto parlando, e smettila di fingere bontà, sei solo l'ennesimo stronzo incapace di amare davvero- risposi seccamente.
Corsi via, lasciandolo lì, sbigottito come l'idiota che era.
Tutti gli studenti (esclusa io, ovvio) si erano organizzati nei soliti gruppetti per spettegolare un po' di cose idiote.
Io invece mi accoccolai vicino ad un'aiuola di rose, e con la mia matita "H2" cominciai a ritrarre la più bella rosa.
-Ehi, Gwen- Trent era lì, davanti a me.
Aveva una chitarra in mano, un po' vecchiotta forse ma davvero bella.
-Ciao Trent. Bella chitarra, è tua?- chiesi, indicando lo strumento musicale.
-Sì. Aspetta, ho.. Ho composto qualcosa per te- disse, balbettando.
Io sorrisi dolcemente.
Lui cominció a strimpellare.

-Quel giorno di sole, 
Di fiori di pesco laggiù, 
Vidi una ragazza, quella eri tu.
Bella come un fiore, delicata come una perla, 
Rara come l'amore vero...
Piangeva vicino a un muretto, 
Contemplando la vita, 
Mi piacque da subito lei..
Era come me, troppo simile e diversa- 

-Quel giorno di sole, 
Di fiori di pesco laggiù, 
Vidi una ragazza, quella eri tu.
Bella come un fiore, delicata come una perla, 
Rara come l'amore vero...
Piangeva vicino a un muretto, 
Contemplando la vita, 
Mi piacque da subito lei..
Era come me, troppo simile e diversa- 

Finì di strimpellare, poi mi guardò negli occhi.
Nessuno aveva mai fatto niente di simile per me, nessuno si era mai interessato così a me.
-Trent, è bellissima, grazie!- mi vennero gli occhi umidi, e lo abbracciai.
Qualcuno peró mi guardava in lontananza, incapace di comprendermi.
Duncan.




                                      ***



Ritornai a casa a piedi, come mio solito, anche se faceva davvero molto freddo.
Sperai con tutta me stessa di non incontrare Jack.
Quando aprii il portoncino di casa, sentii qualcuno parlare al telefono.
-Sì... Anna, non posso ridarti tua figlia, lei è tutto quello che ho! No.. Non puoi capire! La rivuoi? Dovrai uccidermi e passare sul mio cadavere, io non ti ridarò mai Gwen!- 


  
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