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Autore: niallsredcheeks    26/12/2013    2 recensioni
Dovevo ammetterlo: Forks dopotutto non era così male e, abituata al freddo polare del Canada, potevo dire di trovarmi bene - per quanto riguardava il clima - ma se dovevo parlare della mia vita sociale qui, ecco, sarebbe stato meglio cambiare discorso.
Mia madre naturalmente aveva degli agganci qui, come zii di secondo grado o amici di famiglia, ed era proprio grazie a questi che era riuscita a trovare lavoro alla stazione di polizia locale mentre io ero stata iscritta - con mio grande disappunto - al liceo cittadino. Eravamo riuscite anche a trovare una graziosa casa in mezzo al nulla - altro mio disappunto - che mi costringeva a dipendere in tutto e per tutto dall'auto di mia madre che io, fra l'altro, non potevo guidare;
Quindi, ricapitolando, mi ritrovavo ad abitare proprio nelle vicinanze della foresta e ciò stava a significare insetti e altri animali che organizzavano scorriere nel mio giardino: in tre mesi avevo visto più cervi io che Babbo Natale, escludendo il piccolo particolare che lui usava le renne... dettagli.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Paul Lahote
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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13

 



Quando aprii gli occhi una luce intensa mi accecò. Che fossi arrivata in paradiso? Sbattei più volte le palpebre e misi per bene a fuoco ciò che mi si parava davanti: una lampada al neon, tipica degli ospedali, inchiodata ad un soffitto bianchissimo. Un momento. Ospedali? Con uno scatto in avanti mi misi a sedere e per poco Bella non cadde indietro spaventata dalla mia reazione.
«Che ci faccio in ospedale?» domandai preoccupata, doveva aver provocato danni più gravi del previsto la mia caduta.
«Hai battuto la testa su un masso» mormorò dispiaciuta.
«Diciamo pure le cose come stanno» commentai tastandomi la testa, sul quale trovai una fasciatura. «Tu mi sei venuta addosso e io ho sbattuto la testa su un masso».
Bella fece un sorrisino forzato, probabilmente si sentiva già abbastanza in colpa senza che io affondassi il coltello nella piaga, era meglio lasciare correre, dopotutto ero ancora viva. Mi guardai intorno stralunata.
«Jacob?» le chiesi. Indicò col capo la porta bianca d'ingresso – ma era tutto bianco lì dentro?
«E' di là. Sta parlando con tua madre». Oh no, no. Mia madre mi avrebbe ucciso, lentamente e dolorosamente, se solo avesse saputo che avevo guidato una moto, e che per giunta ero anche caduta. Velocemente buttai il lenzuolo su un lato e mi alzai, non appena messo il piede a terra, mi venne un capogiro. Chiusi gli occhi ma quella
brutta sensazione non volle andar via.
Sentii le mani di Bella posarsi sulle mie spalle e spingermi nuovamente a letto, non ebbi nemmeno la forza di oppormi, caddi sul materasso come un salame.
«Non puoi alzarti! Il dottore ha detto che potresti avere giramenti di testa». Uao. Che perspicacia, Bella!
«Già avuto» brontolai tenendomi la testa. «Ecco, appunto».
«Non può dirlo a mia madre!» le sussurrai giusto per non farmi sentire da orecchie indiscrete «Mi metterà in punizione a vita!»
Bella sorrise tranquilla «Ho pensato io a tutto» s'indicò con un dito la fronte incerottata «anche io mi sono fatta male, così ho messo su la balla che siamo inciampate nel garage di Jacob e abbiamo battuto la testa su un martello». La guardai poco rassicurata.
«Secondo te è credibile?»
«Speriamo di si».
«Grazie per non avermi lasciato morire dissanguata» le dissi sorridendo, lei ricambiò scrollando le spalle.
«Era il minimo. Tu mi servi ancora viva».
«E' forse una specie di dichiarazione d'affetto?» Rise.
«Forse» arrossii lievemente ma cercai di non darlo a vedere.
«Ho bisogno di te ancora. Mi servi per..per non d-dimenticare che l-lui esiste». La guardai stranita. Chi esisteva? Chi le dovevo ricordare? Cercai di informarmi rivolgendole le medesime domande.
«Tu mi impedisci di dimenticarmene. Da quando ho visto tuo padre io..» s'interruppe voltandosi verso l'ingresso, guardai anche io il punto che aveva catturato la sua attenzione. In quel momento fecero la loro comparsa nella stanza mamma e Jake, quest'ultimo sospirò sollevato non appena mi vide. Nuovamente guardai Bella, non avrebbe scucito una parola di più, sicuramente. Non mi restò altro che incrociare le dita, se mamma avesse creduto alla balla avrei cominciato a venerare Bella. «Tesoro» urlò quasi mia madre posizionandosi al lato del letto «come ti senti?» Roteai gli occhi.
«Come una che ha appena sbattuto la testa su un martello».
«Sempre acida come uno yogurt, eh?» commentò lei «Anche faccia a faccia con la morte, tu resti sempre acida».
La guardai male. «Vecchia gufa!»
«Tesoro, facciamo i conti dopo» sorrise in modo falsamente gentile e si rivolse verso i miei amici – che nel frattempo si stavano letteralmente scompisciando dalle risate. 
«Ragazzi, andate pure a casa. Grazie mille per averla portata qui. Ah, Bella stai attenta, il dottor Snow mi ha detto che potresti avere delle commozioni cerebrali».
«Ehi!» mi lamentai «La figlia ferita sono io! Devi preoccuparti per me!»
«Tu non morirai mai» sospirò lei «Devi prima compiere il tuo destino». Noi tre la guardammo allibiti. Che?
«Sarebbe?» mormorai.
«Romperci le scatole a tutti» rise, seguita poi da Jacob e Bella.
Ci rimasi visibilmente male e mi tirai il lenzuolo fin sopra la testa, voltandomi poi da un lato, non è bello sentirsi dire quelle cose, ecco.
Passarono circa tre giorni e la testa aveva smesso di pulsare, adesso bruciava solo un tantino, fortunatamente i punti di sutura mi vennero tolti allo scadere del quarto giorno – rimase una piccola cicatrice proprio sul cuoio capelluto, ma fortunatamente fu coperta dai capelli, perciò invisibile. Jake ci proibì per sette giorni di uscire le moto – giusto per tenerci lontano dagli ospedali per un po' – così fui costretta da forze maggiori a darmi al trekking: Bella aveva voglia di ritrovare una radura che aveva scoperto per caso qualche tempo prima. Naturalmente io, antisportiva per antonomasia, pensai bene di declinare l'invito ma, ad attendermi a casa , c'era mamma in piene ferie, decisamente poco sopportabile, soprattutto se era nel suo periodo 'no'. Ovviamente non c'era nessuna traccia della radura e ormai nessuno sopportava più le mie lamentele su quanto facesse freddo in mezzo alla foresta, o su chissà quante energie sprecate per andare alla ricerca di un posto che non avevamo trovato: in poche parole, dopo la prima escursione, mi consigliarono vivamente di restarmene a casa. La scuola diventò più noiosa del solito, studiavo - questo era certo - ma non avevo più quello stimolo che mi era sempre stato utile per andare avanti; i miei stimoli in quel periodo erano ben altri: Jacob, moto, Bella. La mattina passava lentamente senza Jake, ci annoiavamo a morte e i nostri amici non aiutavano di certo, sempre pronti a spettegolare o a parlare di quei orsi muostrosi - tzè erano lupi, ma quelli non mi avevano creduto.
«Quindi vieni?» Bella mi risvegliò dalla mia trance tirandomi una gomitata sulle costole. La guardai senza capire. Sospirò pesantemente. «Al cinema! Ricordi? Questo venerdì».
«Posso rifiutare?» mugugnai calcando la matita sul quadernetto di biologia, Bella scrollò la testa categorica. «No! Tu devi venire».
Roteai gli occhi. «So come sono le serate al cinema con te».
«Giuro, stavolta faccio la brava. Vieni?»
«Ah ah» annuii senza troppa voglia di parlare.
«C'è qualcosa che non va?» Non le risposi subito, prima dovevo riuscire a estrarre dalla mia mente tutto quello che avevo pensato e convertirli in parole.
«Qualche giorno fa, tu mi hai detto che ti ricordo qualcuno». La vidi irrigidirsi di botto. «Chi ti ricordo?» continuai cercando di non fare caso alla sua rezione. Bella scrollò le spalle vaga, eh no, cara! Adesso sputi il rospo!
«Bella, hai detto qualcosa anche su mio padre. Chi ti ricordo?» Avevo pensato tante volte a cosa sarebbe successo se qualcuno avesse capito la vera natura di mio padre; Bella però cosa avrebbe fatto se l’avesse capito? Mi avrebbe spedita in manicomio? Mi avrebbe denunciata alle autorità? O mi avrebbe esclusa dalla sua vita, così come in quella di Jacob.
Jacob, Jacob, Jacob. Chissà perchè era il punto focale di ogni mio pensiero. Sembrava il mio polo negativo, io ero un protone che aleggiava placido intorno a lui, attratto da ogni minima mossa che faceva. Okay, teoria saggia ma non c'entrava un bel niente con il discorso di Bella.
Ripresi il corso dei miei pensieri, concentrandomi sulle frasi a metà della mia amica, che sembrava sempre più un libro da decodificare.
«Sto aspettando una tua risposta» dissi impaziente. Si strinse su se stessa e evitò accuratamente di guardarmi.
«Non posso dirtelo. E' un segreto».
«I segreti sono fatti per essere svelati» dissi saggiamente cercando di farla parlare, ma era più dura del previsto.
«Metterebbe a repentaglio la vita di altre persone» disse con espressione seria. La vita di chi? Qualcosa pulsò all'interno della mia testa, sospirai e rinunciai all'interrogatorio, mi aveva già fatto venire il mal di testa. Bella aveva la mente proprio chiusa.
Quando la campanella suonò ci riversammo entrambe fuori dall'aula - evitando di toccare l'argomento della mattina, con mio dispiacere - e ci dirigemmo, accompagnate da Mike verso il nostro tavolo della mensa. «Che ne dite di ''Sotto Tiro''?» s'illuminò all'improvviso Bella cercando di scegliere un film che andasse bene per tutti. Mmmh sangue e budella, eh? Il classico filmetto ‘leggero’. Ci pensai un attimo. Beh si, avrei appoggiato la sua scelta per quanto riguardava il film: mi annoiavano i film sentimentali.
«Buona idea» disse Mike senza metterci troppa enfasi. «Che ne dici di invitare anche Angela e Ben. O Eric e Katie?» Cercai di reprimere una smorfia, no, l’uscita a coppiette no! Anche perché io sarei stata di troppo. «Invitiamoli tutti e quattro» suggerii. Bella sorrise entusiasta dell’idea. «Già! E potremmo invitare anche Jessica. E Tyler, Conner, e magari anche Lauren!» Mike non parve molto felice, ma annuì senza fare troppe storie.
«Ho intenzione di invitare un paio di nostri amici di La Push. Perciò ci servirà il tuo Suburban se vengono tutti» concluse Bella. Esultai in silenzio. Jacob avrebbe reso tutto un po’ meno noioso. E l’altro amico chi era? Non appena Mike ci ebbe abbandonate per dirigersi dagli altri, chiesi più informazioni a Bella. Mi spiegò che visto il comportamento di Embry, a Quil era rimasto solo Jake e, visto che quest’ultimo stava decisamente passando troppo tempo con noi, magari avrebbe fatto piacere ad Ateara fare parte del nostro gruppo, si sarebbe sentito meno solo, e in più avrebbe conosciuto ragazze dell’ultimo anno: ne sarebbe stato strafelice. Appena finita la scuola mamma si fece trovare proprio davanti il cancello, l’avvisai dell’uscita che avevamo programmato e mi parve strano vederla così contenta: niente raccomandazioni, niente orari da rispettare. La guardai allibita.
«Sicura di stare bene, mamma?» le chiesi. Annuì euforica, ma non era il suo periodo ‘no’? Accesi la radio e infilai il primo cd che mi capitò a tiro, dopo qualche secondo alcune note rock riempirono l’abitacolo, mi sorpresi nel vedere mia madre cercare di andare a tempo di musica, battendo le mani sul volante.
«Mamma, te lo richiedo. Cos‘hai?»
«Ho incontrato un uomo» disse con un sorriso largo «un signor uomo!» Roteai gli occhi. Non se ne parlava!
«Risparmiami i dettagli» implorai cambiando traccia del cd.
«E‘ così carino!» squittì. Strinsi gli occhi e aumentai il volume: odiavo quando si comportava come una ragazzina alla prima cotta. Si perse a raccontare la sua mattinata, senza tralasciare l’incontro con Mister X, non riuscii nemmeno a distoglierla dal suo discorso. Sbuffai. Mi toccava sorbirmi il racconto.

 

 

Alla fine però non venne quasi nessuno, a parte noi. Jessica e Lauren erano impegnate, - anche se Bella si ostinava a pensare che avevano rifiutato solo perché l’invito proveniva da lei - neanche Katie ed Eric accettarono, così come rifiutarono Tyler e Connor; gli unici due che accettarono, Angela e Ben, furono messi fuorigioco dall’influenza stagionale e per ultimo, Quil, era stato messo in punizione. Insomma, la serata era già cominciata male. Anche io pensai bene di rifiutare l’invito ma Bella me lo impedii categoricamente, non le andava di stare da sola con Mike e Jake. Quando fui accompagnata a casa Swan da mamma, trovai una meravigliosa sorpresa ad attendermi; chiusi rumorosamente la portiera e mi precipitai accanto a quell’auto che avevo sempre visto coperta da un telo grigio: la Golf di Jacob era in splendide condizioni. Feci il giro della macchina, ammirandola da tutte le angolazioni e mi congratulai mentalmente con lui, aveva delle mani di fata.
«Hai visto?» la voce allegra di Bella mi fece voltare, la vidi insieme a Jacob e Mike. Mancavo solo io a rapporto.
«E‘ fantastica» dissi sinceramente, notai Jacob gonfiare il petto pieno d"orgoglio.
«Ricordi cosa dobbiamo farci vero?» gli dissi facendogli l’occhiolino, lui rise.
«Ovvio! Almeno una volta tocca a te guidarla!» Sorrisi felice e cominciai a saltellare da una parte all’altra del marciapiede ma smisi dopo qualche secondo, nell’aria c’era
qualcosa che non andava. Mike non aveva preso molto bene la notizia della presenza di Jacob, si vedeva da come lo fissava, quasi con irritazione; gli lanciai
un’occhiatina della serie “smettila-subito-o-te-ne-torni-a-casa” che lui colse prontamente, sbuffando. Sfregai energicamente le mani tra loro.
«Allora, andiamo?» Bella annuì. «Ehi, ti dispiace se prendiamo la macchina di Jacob?» chiese a Mike «Gli ho promesso un giro: ha appena finito di sistemarla. L‘ha
costruita da zero, con le sue mani».
«Jacob manine di fata!» dissi con tono canzonatorio, lui prontamente si avvicinò a me -visibilmente imbarazzato - e mi pizzicò il braccio intimandomi di smetterla, io gli
scoppiai a ridere in faccia.
«D‘accordo» rispose Mike, senza neanche ridere della presa in giro nei confronti di Jake. Perché l’influenza non aveva colpito anche lui? Salimmo tutti nella Golf: Jacob al posto di guida, Bella nel posto davanti, io e Mike, invece, ci accomodammo nel sedile posteriore. Mi feci trasportare dalle chiacchiere allegre di Jacob e Bella; c’incontravamo quasi sempre ma ogni volta avevamo tanto, forse troppo, da raccontare. Con loro il tempo volava in una maniera impressionante, chissà cosa avrei fatto il giorno che sarebbero scomparsi dalla mia vita. Sorrisi a Bella, cercando di scacciare quel pensiero dalla testa, poi diedi retta a Jacob che era stato zittito un paio di volte dalle nostre chiacchieratine al femminile. Quando sentii qualcosa muoversi al mio fianco mi ricordai della presenza di Mike, mi sentii quasi in colpa, mi ero dimenticata di lui! Si sporse in avanti, appoggiando il mento sullo schienale del sedile di Bella, quest’ultima si voltò poggiando le spalle nel finestrino.
«Non c‘è l‘autoradio in questa cosa?» chiese, con tono leggermente fastidioso.
«Questa è una Golf Volkswagen dell‘86, non una semplice cosa!» risposi acida, se doveva criticare poteva benissimo starsene a casa.
«Vabbè» mormorò senza dare molto peso alle mie parole.
«A Bella non piace la musica» disse semplicemente Jacob guardando Mike dallo specchietto retrovisore. Mike lo guardò sorpreso e chiese conferma a Bella, che acconsentì. Il ‘quarto incomodo’ affondò nuovamente nel sedile e non si fece sentire per la restante parte del viaggio. Proprio come avevo previsto il film era tutto sangue e budella, o meglio, sangue e teste decapitate. Le poche persone che avevano avuto il coraggio di vederlo, urlavano ad ogni scena in cui era presente anche solo una minima goccia di sangue che, tra parentesi, si riusciva a capire da lontano un miglio che era finto. Inutile dire che mi stavo annoiando a morte, e probabilmente la noia era accentuata dalla mia vicinanza a Mike che fissava assente lo schermo. Mi lasciai scappare uno sbadiglio appena sul video apparve una ragazza infilzata da un’asta di metallo e lanciai un’occhiatina a Bella e Jacob che soffocavano risolini divertiti - probabilmente stavano ridendo degli scarsi effetti speciali del film. Misi il broncio e mi strinsi nelle spalle, mi stavano facendo innervosire. Odiavo quando quei due non mi degnavano di considerazione, ero costretta a stare accanto a Mike che non spiccicava nemmeno due parole consecutive. Il primo tempo terminò dopo quaranta minuti - tutti rigorosamente passati a sbadigliare senza sosta - le luci si riaccesero, illuminando la sala. Mi alzai dalla poltrona rossa, stiracchiandomi pigramente, poi mi voltai verso gli altri: notai Mike leggermente pallido. Gli posai una mano sulla spalla, lui alzò gli occhi verso di me.
«Stai male?» domandai preoccupata, non credevo che fosse sensibile al punto tale da impressionarsi per un fim stupido.
«Non tanto». Annuii senza però credere alle sue parole, insomma era bianco quasi come un cencio, non doveva essere nel massimo della forma. Non mi misi ad insistere, magari ero troppo apprensiva io. Infilai la mano in tasca e tirai fuori qualche moneta, sarei andata a comprarmi qualche bibita al bar del cinema - avrei approfittato della lunga fila che sicuramente c’era, per evitarmi almeno quindici minuti del secondo tempo.
«Volete quacosa?» dissi freddamente, sperando che notassero il mio distacco, ma probabilmente non interessava a nessuno come mi sentivo. Bella e Mike dissentirono, mentre Jacob si alzò dal suo posto e mi sorrise. «Vengo con te, ho bisogno di sgranchirmi le gambe». Alzai un sopracciglio. Lui che si allontanava da Bella per più di trenta metri? A che santo dovevo votarmi? Senza aspettarlo m’incamminai verso il lungo corridoio centrale - che divideva le due file di poltrone rosse - oltrepassai l’ingresso nascosto da una tenda nera e mi ritrovai nella sala adiacente a quella della proiezione. L’aria impregnata dall’odore di popcorn mi colpì in pieno viso - stavo già per avere la nausea. Mi misi in fila e aspettai il mio turno al bar, dietro di me sentivo ancora la presenza di Jacob.
«Cosa c’è?» domandò esasperato dal mio distacco totale nei suoi confronti. Lo ignorai.
«Blake?» posò la mano scura sulla mia spalla, voltai leggermente il capo nella sua direzione. «Cosa è successo?» Scrollai le spalle.
«Niente».
«So che non è così». Sospirai pesantemente.
«Sto bene, davvero».
«E va bene. Ci rinuncio» annullò il contatto fra noi, fissando poi lo sguardo in un punto che non riuscii a definire. Avrei fatto bene a dirgli cosa m’irritava? O mi avrebbe preso per la gelosa di turno? Magari ero io la paranoica che vedeva cose che non esistevano lontanamente.
«No» dissi all’improvviso «non va tutto bene. Tu e Bella…voi vi comportate come se non esistessi!» Mi guardò alzando un sopracciglio. «Jacob, so che il vostro rapporto è ben diverso dal nostro, ma esisto anche io! E’ forse troppo chiedervi di degnarmi della vostra attenzione?» domandai con tono un po’ acido.
«Non ti abbiamo esclusa per niente!» si difese «Potevi intrufolarti nel discorso come fai sempre, del resto. Scusa tanto se non sei tu il centro del mondo» sbottò. Strinsi gli occhi indispettita. «Appunto! Io sono quella che si intrufola sempre nei vostri discorsi, tanto da diventare patetica. Mai una volta che mi inseriste di vostra spontanea volontà» sbottai, al limite della sopportazione.
«Sai che ti dico? Vai da Bella. Lei sta al centro del tuo mondo, no?» Troppo acida. Troppo. Jacob sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Mi stavo cacciando in un
enorme uragano, sarebbe stato molto meglio farsi schiacciare da un camion piuttosto che litigare con lui.
«Cos’è, sei gelosa ora?» disse abbassando la voce, quasi sibilando. Incrociai le braccia al petto, lasciandomi scappare una risata forzata, che non presentava nessuna traccia di ilarità. «Ovvio che no!»
«E allora spiegami!»
«Ti ho già spiegato tutto, no? Odio quando fate comunella!» Afferrò il mio polso e mi trascinò lontano dalla folla che ormai era quasi scomparsa del tutto.
«Lei è mia amica!»
«Lo sono anche io!» sbottai poggiandomi con le spalle al muro, Jake si posizionò proprio davanti a me, sovrastandomi. «Solo che non riuscite a capirlo» conclusi debolmente.
«Non è così».
Gli lanciai un’occhiata contrariata. «So come la…» mi bloccai di colpo mordendomi il labbro inferiore. «Come la?» ripeté curioso
«Come la guardi» biascicai «è palese che ti piace. Io non posso competere con lei neanche se volessi. Io sono scontrosa e irritante, lei è svampita e fragile, lei è da difendere, io no». Lo osservai in silenzio. «Non ti sceglierà mai, Jacob. Per lei esiste solo Cullen».
I suoi lineamenti si fecero più duri, forse avevo toccato un tasto dolente. Mi pentii subito di ciò che avevo detto - seppur questo fosse pura verità - e cercai di riparare.
«Non volevo, scusami» sorrisi sfiorandogli la guancia, lui si tirò indietro con sguardo cupo. Ritirai velocemente la mano, evitando di farla rimanere a mezz’aria, e la infilai in tasca - avrei fatto meno danni così. «I migliori amici non dicono queste cose» mormorò rabbuiandosi.
«Si invece. Dicono quello che non vorresti sentirti dire, solo per farti smettere di soffrire!»
«Sei solo infantile, Blake». Sospirai ferita nell’orgoglio. Avrei tanto voluto dirgliene quattro, ma avrei peggiorate le cose soltanto; era meglio star zitta o avrei rovinato quel poco di amicizia che era rimasta tra noi. Sentii un improvviso calore al cuore che salì fino agli occhi, rendendoli lucidi: non potevo piangere lì.
A rovinare il simpatico quadretto ci pensò Mike che, con una mano davanti la bocca, uscì dalla sala cinematografica per precipitarsi nel bagno degli uomini, poco dopo anche Bella fece la sua comparsa. Andavamo bene.
«Mike sta poco bene» c’informò lei venendo verso di noi, annuii assente e mi scostai dal muro, allontanandomi così anche da Jake.
«Sto poco bene anche io» mormorai, Bella sembrò preoccuparsi.
«Sarà l’influenza stagionale» le sorrisi cercando di essere convincente. «Sarebbe meglio andarcene a casa» sospirò Jacob sedendosi sulla panca rivestita di velluto posizionata a ridosso del muro bianco.
«Credo che Mike ne avrà ancora per molto» dissi indicando il bagno «chiamerò mia madre».
«Sicura sia l’influenza?» domandò Bella guardandomi negli occhi. Sperai che nessun messaggio vi trapelasse, nessun segno che potesse farle pensare che io e Jacob avevamo discusso per lei, anche se, ne ero certa, lui non avrebbe esitato a spifferarle tutto.
«Certo. Ho bisogno di riposo» afferrai il cellulare dalla tasca della felpa nera e digitai velocemente un sms che inviai al numero di mia madre; dopo pochi minuti ricevetti il messaggio di risposta: sarebbe venuta di corsa. Lanciai un’ultima occhiata a Jacob - rimasto a fissare il vuoto - e andai a recuperare il giubbino abbandonato sulla poltrona rossa della sala, per poi dirigermi fuori ad aspettare che Lauren mi avesse riportata a Forks.





My corner:
Visto, gurls? Aggiornato in tempo record e spero che vi piaccia.
Colpo di scena, dove vediamo una Blake arrabbiata e leggermente anche ingelosita.
E, adesso, cosa accadrò?

  
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