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Autore: wolfsbane97    26/12/2013    2 recensioni
E' una specie di diario, e voi, cari lettori, probabilmente mi conoscerete meglio di chiunque altro.
Spero di non annoiarvi, e se avete critiche naturalmente mi farebbe piacere sentirle, anche se volete dirmi che fa schifo. Qualsiasi cosa, davvero.
Enjoy.
S.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Finalmente stasera la festa della scuola.  Il dolore provato la mattina prima all'assemblea scolastica non mi bastava, evidentemente, perché lo avrei rivisto. Anche se una cosa mi faceva sentire meglio: J. Aveva confermato che non sarebbe potuta venire alla festa, per altri impegni. Devo ammettere che una piccola speranza era nata in me. Sognavo balli al buio con L., illuminati solo dalle fascettine fosforescenti che venivano distribuite all’entrata, poi mi avrebbe presa per mano e saremmo andati in un luogo più appartato. La scena mi faceva vedere i brividi. Era su questa speranza che avevo costruito tutta la serata, quindi mi preparavo meglio di come avrei fatto al mio matrimonio. Quasi quasi mi piacevo, il vestito copriva i punti giusti, e nonostante non fosse scollato poteva quasi essere provocante, o qualcosa del genere. I capelli ondulati sulle punte, scuri e lunghi. I tacchi mi facevano molto male, ma ero disposta a soffrire.
Appena arrivata, cerco M., la mia amica, con cui avevamo precedentemente fatto una scommessa: le avrei offerto una birra se mi fosse successo qualcosa, e lei l’avrebbe offerta a me se non mi fosse accaduto nulla. La trovo, finalmente, ma lei era col suo ragazzo,A., e non volevo starle troppo appiccicata, perché comprendevo che lei avrebbe voluto passare una bella serata col suo ragazzo, che le aveva fatto una sorpresa venendo alla festa senza avvisarla. Quindi ogni tanto la raggiungevo, ballavo un pò con lei per poi lasciarla in pace con A., andando successivamente dalle amiche di M., con cui non ho una grande amicizia, ma almeno avrei avuto qualcuno con cui ballare. La serata andava avanti così: io cercavo costantemente i suoi occhi scuri nella folla,e quando li incontravo riuscivo a stabilire un micro contatto visivo, che svaniva dopo pochi istanti; ballavo, senza farmi vedere troppo, uscivo perché dentro si moriva di caldo, per poi ritornare dentro e ripetere tutto daccapo.
Mentre ballavo, M. mi lanciò un’occhiata, come a dire “guarda dietro di te”. Mi voltai, e questo bellissimo ragazzo dalla carnagione scura, biondo e occhi chiari stava palesemente tentando di ballare con me, ma io mi girai e continuai a ballare, non curante che questo ragazzo stupendo ci stesse provando con me. Durante la serata notai più di una volta che lui mi cercava, ma io non ne volli sapere niente.
Una volta uscita per fare una pausa, M. mi chiese subito “come mai non hai ballato con lui?? Era così preso da te, ed era anche un bellissimo ragazzo!”, ma io risposi “non mi piace, era bruttino.”. Ecco, questa è stata la bugia più grande che avessi detto da un mese a quella parte. La verità non era che non mi piacesse. La verità era che non volevo ballare con lui, perché sapevo che la cosa si sarebbe limitata a un ballo, un bacio e fine. E io non volevo soffrire. Non più di quanto non lo stessi già facendo. Inoltre, come facevo a ballare con qualcuno mentre tutto di me cercava disperatamente L. nella sala? Ma come al solito, the show must go on.
Mi accesi una sigaretta, non tanto per la voglia di fumo, quanto per farmi notare da lui, fumatore accanito, e non solo di tabacco. In effetti, forse quella era stata una mossa vincente, perché anche M. mi disse “brava, fuma” con un tono di approvazione. Avevo già visto prima dove si trovava L., in un angolo distante da me cira tre metri, insieme a altri ragazzi, a fumare beh, dall’odore di certo non tabacco; ero di spalle alla sua posizione, ma ogni tanto mi giravo verso quella zona, senza mai guardare lui direttamente, ma di scorcio, solo per qualche istante. Poi inspiravo profondamente dal filtro e buttavo il fumo verso l’alto, in modo da non impuzzolire nessuno vicino a me. Probabilmente in quel momento mi aveva vista, probabilmente no. Probabilmente aveva scelto di non pensarmi per nulla durante tutta la serata, probabilmente non mi aveva nemmeno notata. La serata finì nel peggiore dei modi che avevo immaginato: il nulla. Non accadde nulla, non mi salutò nemmeno, il che era strano, perché di solito quando mi vede lancia una “ciao” o un “heeeeei”, sempre in tono simpatico e scherzoso. Ma in fondo me lo aspettavo. Forse qualcosa era successo dopo che gli avevo scritto un paio di volte in chat. Conversazioni che si fermavano quando lui, probabilmente per noia, smetteva di rispondermi. Del resto, era uno dei possibili risvolti della serata. Era proprio quello che speravo non accadesse mai. Tornai a casa accompagnata da M., salì le scale, buttai via vestito e scarpe e, senza nemmeno struccarmi, mi buttai a letto, dove mi addormentai in cinque minuti rivedendo nella mia mente le immagini del concerto a scuola.
Una cosa positiva è successa: M. mi deve una birra.

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