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Autore: HamletRedDiablo    26/12/2013    1 recensioni
Una pallottola gli aveva sottratto il mare; un ragazzo gli avrebbe restituito il mondo.
[Spamano]
[Prima Classificata al Contest del terzo incomodo di BeaLovesOscarinoBello]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rosa de los Vientos'
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Bora

 

L’alba gli parve diversa, quella mattina: aveva visto innumerevoli volte il manto violaceo del mare stingere in un rosa pallido e poi infuocarsi di rosso, seguendo i dettami del cielo soprastante.

Poggiò una mano sul tessuto ruvido della camicia, all’altezza del ventre.

Forse il cambiamento non era nel sole che sorgeva.

Quella notte aveva visto per la prima volta la cicatrice di Antonio, un piccolo cratere di pelle nivea. Sembrava impossibile che una cosa così modesta avesse potuto cambiare tanto la vita dell’uomo.

Scosse la testa per sbatacchiare fuori quei pensieri inopportuni, ma la spiaggia lo tradì: il timido calore dell’alba che si insinuava nei suoi vestiti gli ricordò il tepore del corpo del compagno, la pelle riscoprì nello scirocco che la sfiorava le carezze del capitano, e la risacca scrosciante sembrava chiamarlo con la voce roca che l’aveva fatto fremere la sera prima...

«Già sveglio a quest’ora?»

Lovino quasi saltò sul posto come un gatto selvatico: troppo preso dai suoi pensieri, non si era accorto del capitano seduto sulla sabbia fresca. Anche se quel giorno l’uomo non indossava la sgargiante uniforme, avrebbe dovuto comunque notare di non essere da solo sulla battigia.

L’inglese lo squadrò con calma, giocherellando con la pipa che teneva in mano.

«Hai dormito male» sancì alla fine. «O non hai dormito affatto.»

«Ho dormito benissimo» lo contraddisse Lovino, abbassando però il cappello per coprire gli occhi affaticati.

«Davvero?» si meravigliò sornione Arthur.

Il ragazzo annuì scontroso, e sollevò il colletto della camicia: i baci di Antonio marchiavano la sua pelle nonostante la notte fosse finita, e preferiva che l’astuto capitano non notasse il petalo rosso che svettava sopra la clavicola.

Il pescatore si diresse verso la barca rovesciata e appoggiò l’equipaggiamento sulla sabbia per poterla ribaltare. Non riuscì a farlo: Arthur si appoggiò al guscio ligneo, impedendogli qualunque azione.

«Pensi di proporti per la Queen of Pirates

Sentire lo spagnolo storpiato affiancato all’inglese fluido del capitano nella stessa frase faceva davvero un buffo effetto, ma Lovino non era dell’umore per ridere.

«Una volta preso il largo è difficile tornare indietro, sai?» lo ammonì Arthur, picchiettando l’estremità grassoccia della pipa contro il legno della barca.

«Perché siete così interessato alle mie scelte?»

«Perché, se tu declini l’offerta, dovrò cercare un nuovo mozzo» replicò con candore Arthur. «E perché mi sembra che tu sia molto affezionato a questo posto.»

«Questo sarebbe un valido motivo per partire» oppose Lovino, in attesa che il capitano si spostasse dalla barca.

L’inglese poggiò la pipa alle labbra e ne masticò l’imboccatura, assorto.

«Perdonami, ma l’essere innamorato… di questa città» si corresse, notando il cipiglio corrucciato del giovane. «Non dovrebbe essere un motivo per restare?»

«Niente affatto» mugugnò Lovino. Doveva ricordarsi dell’Italia che gli aveva accoltellato il cuore e della famiglia che gli aveva ridotto a brandelli l’anima. Se voleva salvare quel poco che gli era rimasto, non doveva permettere a nessuno di metterci le mani sopra. Nemmeno ad Antonio.

Arthur si sporse sulla barca e lo avvertì:

«Se salperai con noi, ragazzo, difficilmente tornerai in questo porto. E, se ci tornerai, sarà solo per vedere come la vita è continuata senza di te, e forse sarà anche peggio che non farvi ritorno. Pensa a questo mentre deciderai.»

  Lovino asserì velocemente, facendogli capire che il tempo delle chiacchiere era finito. Il capitano si sollevò dall’imbarcazione, e finalmente il ragazzo poté girarla e caricarla con l’attrezzatura per la pesca.

Arthur si allontanò, lasciandolo solo con il suo lavoro.

Tanti anni prima, lui non era riuscito ad abbandonare il mare per stare al fianco del suo amico; l’espressione di Antonio, quella volta, era speculare a quella di un naufrago che vede i soccorsi passare senza dargli aiuto. Sperava che almeno quel ragazzo riuscisse a preferire un abbraccio vivo alle fredde lusinghe dell’oceano.

Tuttavia, Antonio aveva ragione: Lovino era come loro, nel bene e nel male.

Il capitano abbandonò la spiaggia durante il risveglio dei gabbiani e dei loro stridii scoordinati.

 

***

 

«Ma come poteva essere indecisa?» si adirò una ragazzina.

«E’ difficile scegliere tra due sogni di pari valore: Antonio e il mare occupavano ciascuno metà del suo cuore. Fu arduo decidere. E non dimenticate che la poverina usciva scottata dai suoi precedenti legami: come biasimarla se non voleva soffrire di nuovo?» Francis difese la docile pulzella sentendo il viscidume della bugia scivolargli lungo la spina dorsale.

«Ma avrebbe sofferto comunque!» obiettò una delle amichette.

«Lei pensava di patire di meno recidendo quel sentimento prima che diventasse troppo forte» spiegò Francis.

«Ma… ma non è vero! Era già innamorata!» una delle tredicenni quasi pianse nel lanciare quel lamento.

«Ma non voleva ammetterlo. Ricordatevi che lei considerava l’attaccamento affettivo un errore: ecco perché non voleva assolutamente ammettere di provare qualcosa per l’ex-capitano.»

«E… come continua la storia?» pigolò la prima, con il labbro tremulo.

«Avete mai sentito il detto: “Le decisioni si prendono all’alba”? Fu proprio il sole che spuntava in cielo a udire la conclusione cui giunse la giovane dopo lunga e sofferta meditazione. Passò una settimana dall’incontro con il capitano, e mancavano altri sette giorni prima che la Queen of Pirates partisse.»

Francis ricominciò a narrare, pago delle espressioni addolorate delle signorine.

 

***

 

L’alba distribuì una cascata di rame sui tetti, sui muri e sui selciati, incendiando la città con i colori del sole nascente.

Lovino non riuscì ad apprezzare lo spettacolo: era sveglio da ore, seduto sul bordo del letto del gestore della locanda, vestito della sola camicia di tessuto grezzo. Stringeva la coperta tra le dita, la testa lievemente incassata nelle spalle; i sospiri bloccati si impastavano tra di loro in un groviglio vischioso a livello dell’esofago.

Antonio si mosse sotto le lenzuola, per poi alzarsi a sedere con il viso stropicciato di sonno. Ebbe qualche difficoltà nel sistemarsi sul materasso per via della gamba, che ancora non aveva smesso di dolergli, benché il temporale fosse passato.

«Ho deciso» comunicò Lovino, senza lasciargli nemmeno il tempo di rivestirsi.

Antonio batté le palpebre per cacciare gli ultimi residui di torpore, e rassettò le coperte in modo che coprissero l’indispensabile prima di invitare Lovino a proseguire.

«Accetterò la proposta del capitano.»

Lo vide andare in pezzi, lo sentì andare in pezzi.

Con una sola frase, aveva devastato l’uomo che gli stava di fronte: restò integro nel corpo, ma qualcosa dentro di lui si spense e si frantumò, come se qualcuno avesse fatto cadere la lampada del suo spirito.

Con stoicismo invidiabile, Antonio riuscì a rispondere, sfoggiando persino un sorriso tirato:

«D’accordo. Te l’ho detto, sei libero di partire. Arthur sarà felice di averti nella sua ciurma.»

Non aggiunse altro: si sporse verso il ragazzo e lo strattonò contro di sé in un abbraccio possessivo.

Il giovane simulò un flebile dissenso per pura scena, ma la sua finta si incagliò nella preghiera dell’uomo:

«Non alzare la testa, Lovino.»

La voce rauca grondò fuori dal cuore spaccato, e Lovino, quella volta, ubbidì. Se Antonio non voleva che lui drizzasse il capo per vederlo in viso, l’avrebbe fatto: almeno quel piccolo favore poteva concederglielo.

Artigliò le spalle dell’uomo e spinse la fronte nell’incavo del suo collo, ad occhi chiusi.

Restarono così, stretti uno all’altro, ciascuno trincerato nel rispetto del dolore altrui: nessuno dei due aprì le palpebre per vedere la sofferenza del compagno. Lovino si sciolse dall’abbraccio a testa bassa; Antonio girò il viso verso la parete opposta, e restò così mentre il ragazzo si rivestiva e scendeva.

Dopo, solo dopo che se ne fu andato, si afferrò la testa con le mani.

 

***

 

Fu più lento del solito a scendere le scale, quella mattina: aveva l’impressione che qualcuno gli avesse colato del piombo fuso nelle arterie della gamba. Perfino con il bastone fece fatica a raggiungere il piano terra, e ciò suscitò la preoccupazione dei suoi dipendenti.

Li rassicurò velocemente e si recò nella sala principale, dove il capitano inglese si stava riposando sul divanetto.

«Partirà» telegrafò Arthur, vedendolo entrare.

«Lo so. Lo immaginavo da prima che me lo dicesse» disse Antonio, sedendosi al suo fianco con un sospiro di sollievo: la vecchia lesione sembrava impazzita, quella mattina.

Arthur lo esaminò critico, e corrugò la fronte in segno di disapprovazione.

«Antonio, non offenderti, ma sembra che tu sia appena tornato dal regno dei morti» constatò clinico il capitano.

«Sei il solito esagerato» lo acquietò il padrone dell’albergo.

«La nave parte tra sette giorni.»

«Lo so.»

«Non lo vedrai più.»

«E’ probabile.»

«E lo accetti?»

Antonio serrò i pugni, come aveva fatto quando il medico gli aveva estratto il proiettile dalla carne viva.

«Dovrò accettarlo» decise alla fine.

«Io non posso obbligare te a trattenerlo né lui a restare. Ma se entra davvero nel mio equipaggio, non cambierò le rotte perché lui possa tornare a trovarti, lo capisci?» insistette Arthur.

«So quali sono i doveri di un capitano. Fallo diventare un bravo uomo di mare, e non te ne pentirai» previde Antonio.

«Ma tu sì» replicò brutale l’altro. «Perché rendi sempre tutto complicato?»

Antonio sorrise con amarezza, ricordando:

«Mi è stata mossa questa stessa critica circa una settimana fa.»

Arthur digrignò i denti, seccato. Non aveva diritto di intromettersi oltre nella vita di quei due, ma l’arrendevolezza di Antonio lo faceva imbestialire: non capiva con quale spirito avesse deciso di martirizzarsi a quel modo, rinunciando volontariamente all’unica persona che per lui fosse paragonabile al mare.

«Partiremo tra sette giorni, con la marea» gli ricordò, alzandosi. «Se vuoi fare qualcosa, fallo entro quella data.»

«Salpa tranquillo con il tuo nuovo mozzo» ribatté Antonio, con spossata affabilità.

Restò immobile sul divano ancora per un po’, ad ascoltare il tempo che passava.

Poi fece leva sul bastone e si rialzò.

C’erano ancora tante cose da fare.

La giornata lavorativa era appena iniziata.

 

***

 

Le tredicenni lanciarono un acuto lacrimoso.

«Come ha potuto?» guairono.

«Aveva preso la sua decisione, e voleva portarla fino in fondo: sarebbe partita la settimana seguente» rimarcò Francis, con una vena di sadismo.

«Dunque partì?» s’impensierì la donna con la crocchia.

Francis si concesse un’abbondante manciata di secondi per accrescere la tensione delle giovinette.

«La storia è quasi terminata. E questa è la conclusione.»

Prese fiato e cominciò.

 

   
 
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