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Autore: Neera6    26/12/2013    9 recensioni
Ora che il tour mondiale è terminato, poche ore separano Harry Styles dalle persone che ama.
Harry si domanda quante cose sono cambiate ad Holmes Chapel da quando è partito: come stanno sua sorella e sua madre? I suoi amici che stanno facendo?
Ma, soprattutto, Nicole che fine ha fatto? Gli rivolgerà ancora la parola, dopo tanti mesi passati senza farsi sentire?
Harry non lo sa e non ha voglia di chiederselo: la sua vita è stata fin troppo piena di programmi ultimamente, ora vuole solo vivere...
*******Dalla storia*******
Nicole è lì, davanti a me. È esattamente come la ricordavo, con i suoi morbidi capelli neri che le incorniciano il viso, gli occhi luminosi che mi fissano con fierezza e le labbra carnose che mostrano un sorriso beffardo e strafottente. Ha le mani in tasca e indossa un cappello di lana che mi aveva rubato tempo fa.
La guardo come se dovesse sparire da un momento all’altro, cerco di memorizzare ogni dettaglio di lei. Dio, se mi è mancata. È qualcosa di straordinario. Non posso evitare di sciogliermi in un sorriso.
“Ciao Nicole”, dico.
Lei non si muove. Mi fissa e dice soltanto: “Ciao Styles. Ti va una passeggiata?”.
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suona presto. Mi sembra di aver dormito meno di dieci minuti, invece sono passate quasi sei ore. Il sonno più lungo di cui abbia potuto godere da quasi nove mesi. Un sonno desiderato per la lunghezza di una gravidanza.
Metto in valigia le ultime cose e appena finisco di vestirmi sento bussare alla porta.
“Avanti”
Entra Louis. “A che punto sei? Paul vorrebbe andare al più presto, forse riusciamo a entrare in aeroporto da un ingresso secondario per evitare la calca. Si spera”.
Annuisco: “Due minuti e ci sono”, dico, cercando di chiudere il trolley.
“Ti do una mano”, fa Louis avvicinandosi.
Ci mettiamo a smanettare con la cerniera.
“Come eri riuscito a farci entrare tutta questa roba, le altre volte?”, mi chiede, quasi sdraiandosi sulla valigia. “Di solito mi impegno di più nel piegare tutto, immagino”, rispondo, chiudendo finalmente quella scatola infernale.
“Sei pronto, Harry?”, chiede Liam, facendo capolino dalla porta. “Ah, Louis, sei qui. Vi stiamo aspettando sotto”. Annuiamo.
Liam va via, e due secondi dopo torna indietro: “Harry, credo che quelle mutande sulla sedia siano tue. Sarebbe meglio non le lasciassi in giro, soprattutto se hai Louis in camera…” e, con un occhiolino, esce.
Io e Lou ci guardiamo: “Ha ragione”, dice ridendo. Me le lancia al volo, mentre esce dalla stanza. “Ci vediamo giù tra sessanta secondi, non uno di più”.
Quando arrivo sotto tutto è pronto: ci fanno salire in auto diverse da quelle del giorno prima, partiamo a piccoli gruppi per non dare nell’occhio. In un attimo siamo in aeroporto, sani e salvi.
La sicurezza si da un gran da fare per tenerci lontani dai riflettori, e quasi diventa fastidioso.
Però, grazie a loro, riusciamo ad essere all’imbarco in meno di mezz’ora.
Ci sediamo comodamente sulle poltroncine, stravaccati. Intorno a noi sembrano esserci solo coppie di anziani ignari della nostra presenza e famiglie intente a gestire le urla dei figli capricciosi.
Niall si mette a giocare con una bambina bionda che avrà a malapena tre anni: adora i bambini e ci sa decisamente fare. Zayn e Liam sono andati al bar.
Io e Louis siamo seduti uno davanti all’altro, ognuno col suo cellulare in mano.
Solo che lui sa a chi scrivere. Io posso solo rassicurare la mia famiglia, con una veloce telefonata: “Sì, sarò a casa presto, non vedo l’ora di riabbracciarvi. Sì, apprezzerei molto una torta. Grazie mamma. A presto. Un bacio”.
Lou, invece, passa le ore al telefono con Eleanor: sono molto discreti, ma sono dolcissimi. Vederli insieme è raro, non gli piace farsi pubblicità. E questo alimenta la storia dei Larry. La cosa ormai non mi da più nemmeno fastidio: la mia amicizia con Louis è molto profonda ed è facile che nel “nostro mondo” venga fraintesa. E, onestamente, non nego che se fossi gay ne sarei innamorato.
Ma non sono gay.
E non so nemmeno cosa significhi davvero essere innamorato.
L’unica volta in cui ho avuto la sensazione di esserlo davvero è stato prima di partire.
Ed ero con Nicole.
Ma chiamarla relazione è eccessivo, credo. Non siamo mai stati davvero fidanzati. Semplicemente ci frequentavamo.
Uscivamo, scherzavamo, litigavamo, facevamo l’amore come le vere coppie.
Ma non stavamo insieme.
Lei non ha mai voluto…o forse non l’ho voluto io.
Ecco perché ora non so cosa devo fare. Non ci vediamo da troppo tempo, non abbiamo parlato prima che io partissi né durante il tour. Magari lei si è trovata il ragazzo, magari mi odia. Probabile, considerando il suo caratteraccio. E non la rimprovero, ha tutte le ragioni per odiarmi.
Ma io non so immaginarmi la mia vita senza di lei.
E ora devo rimediare.
Durante il viaggio è lei il mio pensiero fisso e forse anche per questo il tempo sembra volare.
Appena esco dall’area del ritiro bagagli, cerco qualche faccia nota tra tutti quelli che ci sono ad aspettare: spero di vedere anche Nicole.
Ed ecco che, dopo qualche secondo, vedo un viso conosciuto: c’è mia sorella. Mi corre incontro e mi abbraccia. Un abbraccio caldo, dolcissimo, seguito subito da quello di mia madre.
Guardo quasi in lacrime due delle donne più importanti della mia vita: solo ora mi accorgo di quanto mi siano mancate. Le abbraccio di nuovo e le mie tensioni si sciolgono: sono a casa, finalmente.
Manchi solo tu, Nicole…



 
http://www.youtube.com/watch?v=-UA2sNokezw
  
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