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Autore: RiHamma    26/12/2013    1 recensioni
Dopo la morte di Bobby, i Winchester sono rimasti soli. La situazione spinge Dean a sentirsi ancora più responsabile nei confronti di un Sam in continua lotta con Lucifero dopo la riconquista della sua anima.
La presenza del diavolo è un'incognita che incombe nella loro vita e in quella di un nuova strana figura che i fratelli incontrano sulla loro strada. In un mondo che riflette la guerra civile ancora in corso in Paradiso, Sam e Dean si troveranno ad affrontare gioe e dolori tra l'arrivo di nuovi angeli, il ritorno di Castiel e la riscoperta forza devastante dei sentimenti.
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La storia si è formata nella mia mente alla fine della pubblicazione in America della 7 Stagione. E' quindi fortemente influenzata dalle vicende del telefilm fino a quel momento. Ho sentito il bisogno di rendere pubblico ciò perché, per come sta evolvendo la 9 Stagione, ci sono già e ci saranno inevitabilmente delle similitudini. Non posso che esserne felice (in un certo senso è come se li avessi preceduti xD), ma allo stesso tempo ci tengo a precisare che è tutto frutto della mia "complessa" immaginazione. Un grazie infinito a chi decide di seguirla e buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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Capitolo VI

 
     Sam si avvolse ancora un po’ nel torpore prima di aprire gli occhi al nuovo giorno. 
Anche quella mattina Haniel si era svegliata prima di lui, dedusse trovandosi di fronte un letto sfatto e un disordine allucinante: jeans, t-shirt, calzamaglie, slip e tutti gli altri indumenti, che al ritorno dal centro commerciale aveva piegato per bene mostrandole come fare, erano ora sparsi in ogni angolo di quella piccola stanza.
- Haniel…
Pronunciò il suo nome con un misto di stizza e scoraggiamento.
Questa volta si sarebbe mostrato risoluto e autorevole. Doveva farlo. Solo così avrebbe potuto insegnarle un po’ di disciplina.
Era sul punto di alzarsi per cercarla e farle una ramanzina, ma si fermò ancor prima di mettere piede fuori dal letto non appena la vide spuntare, in canotta bianca sportiva e graziosi calzoncini verdi, dalla porta che dava accesso alla camera.
- Buongiorno Sam!
Trasportava un piatto con impaccio, ma gli sorrise. In quell’istante tutto quello che avrebbe dovuto fare passò in secondo piano mentre veniva colpito in pieno da tutto quello che invece non avrebbe dovuto provare: temperatura elevata, battito accelerato e lievi spasmi allo stomaco.  
- Hey…che hai tra le mani? - le chiese schiarendosi la voce, cercando di controllare con quel gesto anche le sue emozioni.
L’arcangelo gli si avvicinò porgendogli il piatto di pancake ancora caldo per poi portare una per volta le ginocchia sul suo letto e mettersi a sedere di fronte a lui spingendo le lunghe gambe all’indietro.
- Dove l’hai preso?
- Il signor James Walker!
Il suo sorriso divino era ancora lì. E con esso anche tutto il resto.
 
- Quindi…è la tua colazione?
Sam abbassò più volte le palpebre verso ciò che Haniel aveva ottenuto dall’uomo dai capelli bianchi.
- No…sì…no - disse confusamente.
Il ragazzo emise un soffio più forte e un veloce suono.
Forse sul suo volto di giovane e bella ragazza era apparso qualcosa di nuovo. Forse ora erano spuntate lunghe corna di renna oppure il suo naso era diventato grosso come quello di un maialino...o forse…
Haniel smise d’immaginare cosa potesse aver causato quando Sam fermò l’agitare caotico delle sue mani.
- Prova a spiegarti…dimmi perché sì e perché no.
- Il signor James Walker dice a me “mangia”…io voglio che tu “mangia”…
 
Sam non corresse la sua grammatica e tornò a guardarla fisso negli occhi.
Avrebbe potuto anche non rispondere, perché tanto lo avevano già fatto loro.
- D’accordo. Io mangio, ma tu rimetti in ordine i tuoi vestiti nel trolley - le disse cortesemente, sereno di poter evitare il rimprovero.
L’arcangelo si alzò sulle ginocchia e avvicinò il busto fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo naso. Il Winchester, che aveva indietreggiato fino a trovarsi con le spalle contro il muro spostando repentinamente anche il piatto poggiato tra di loro, rimase fermo, trattenne il respiro e aspettò ansiosamente la sua prossima mossa.
Haniel carezzò delicatamente la guancia sinistra contro la sua.
- Grazie - gli sussurrò all’orecchio prima di scendere dal letto.
Merda.
Ne era coinvolto fin sopra i capelli.
 
     Dean si fermò fuori casa di Eveline Brown e rimase qualche minuto in più in auto prima di decidersi a ispezionare il luogo del delitto.
Come poteva attingere dal buco nero delle sue esperienze, ritrovare cadavere una persona che poche ore prima gli aveva rivolto la parola sarebbe stato deprimente. Ma non quanto questa volta.
Varcata la soglia di casa Brown, recitò alla perfezione la parte dell’agente indifferente presentandosi alla squadra della scientifica. Uno degli uomini in tuta bianca monouso gli fece strada verso il salotto dove, sul divano sul quale si era seduto durante la conversazione delle 5 di pomeriggio, giaceva il corpo completamente sventrato della donna.
La scena che aveva davanti agli occhi sembrava fosse uscita da un film di Hannibal: tutte le interiora erano state asportate con precisione mentre le gambe e il resto del corpo dallo sterno in su erano rimasti integri. La spina dorsale e quel poco che ne restava dei tessuti muscolari facevano, quindi, da stomachevole involucro.
Era senz’altro opera di un mostro. Un mostro che a quanto pare doveva saperne molto di chirurgia.
Come previsto, la conferma che le sue presupposizioni sugli annegamenti erano giuste arrivò veloce e pungente come un pugno allo stomaco. Se non avesse allentato la presa così rapidamente e non si fosse concesso piacevoli distrazioni probabilmente Eveline non ci avrebbe rimesso la vita.
- Cosa avete trovato? - chiese costringendosi a tornare con la mente al presente.
- Cosa non abbiamo trovato è la domanda giusta!
Quello non era il momento adatto per fare ironie.
Dean gli lanciò uno sguardo intimidatorio.
Se avesse continuato a dire stronzate gli avrebbe lanciato anche qualcos’altro.
- C’erano parti di budella sul pavimento, i miei uomini hanno appena finito di imbustarle per le analisi in laboratorio e, come le dicevo, non abbiamo ritrovato alcuna impronta.
- Certo… - disse dedicandogli una forzata espressione di approvazione che terminò in un sorriso sarcastico.
E’ ovvio che non ci siano impronte. Coglione.
Il Winchester aggirò il divano lentamente per cercare qualcosa che solo alla vista di un cacciatore potesse suscitare sospetto. Doveva esserci da qualche parte.
Dopo aver guardato con attenzione il corpo da ogni prospettiva, si fermò sul retro del divano e iniziò a spingerlo leggermente finendo per invadere le stupide segnalazioni delle prove fatte sul pavimento dal fantastico gruppo di lavoro che quella mattina avrebbe fatto meglio a restare a casa.
Finalmente s’intravedeva qualcosa.
- Che cosa sta facendo? Così rovina il nostro lavoro!
- Come se servisse a qualcosa - mormorò Dean sovrastato dal rumore che fece il divano quando lo spinse con forza ancora un po’ più avanti. 
Si accovacciò, in fine, per raccogliere ciò che aveva trovato.
 
    Sam diceva che non si poteva correre per la strada,  che c’erano luoghi adatti per farlo, come ad esempio un parco. Anche se desiderava correre esattamente in quel momento, Haniel non ci pensò per molto poiché camminando poteva tenere il passo accanto a lui.
- Uh Sam! Gio-glio-ie-
Questa era più difficile da leggere.
- Gioielleria - pronunciò lui.
- Eh guarda, Sam! Ca-ff-e-tte-ri-a - gli disse subito puntando l’indice in alto.
- Sì, vuoi…? -
Anche lì c’erano così tanti esseri umani. “Persone” come diceva Sam.
- Buongiorno, caffetteria!
La sua voce si fece più potente pur non cogliendone fin da subito la ragione.
Si sentiva pieno d’energie. C’erano ancora così tante cose che voleva scoprire.
Haniel filò dritto incurante della confusione di espressioni e gesti che vide arrivare verso la sua direzione.
Dopo tutti quei secoli era finalmente libero.
Davvero importava che tutto ciò fosse solo finzione?
Sam lo afferrò per un polso.
- Hey, rallenta.
L’arcangelo indietreggiò appena e aspettò che il ragazzo mollasse la presa per agguantare la sua mano.
- Andiamo!
 
Sam allungò il passo lasciandosi trascinare.
In fondo con lui al suo fianco non le sarebbe accaduto nulla.
Fece segno alle auto di fermarsi nel momento in cui Haniel mise piede fuori dal marciapiede e insieme attraversarono la strada al suon di clacson.
Dopo poco arrestarono la corsa in una piazza, a pochi metri di distanza da una grossa fontana circolare che faceva da vasca ornamentale di un monumento al Pony Express (1) .
Il Winchester capì subito che non era l’imponente statua ad aver catturato l’attenzione della ragazza. Le lasciò lo stesso la mano. Un po’ d’acqua non poteva di certo farle male.
Haniel sgambettò verso la fontana, saltò sul bordo e cominciò a giocare con l’acqua allungando le braccia senza piegarsi sulle ginocchia in un gesto ginnico imprevisto.
A guardarla più da vicino non aveva le forme concave di una vasca, sembrava più una piscinetta scavata nel terreno. Che poi a cosa dovesse servire una fontana quando la statua…
- Sei lento!
Le sue riflessioni da critico d’arte autodidatta l’avevano distratto solo per qualche secondo e quel che ne ricavò fu la faccia ricoperta da schizzi d’acqua. Brutta mossa.
- Ah sono lento? Vediamo se tu sei abbastanza veloce da schivare questi! - esclamò ricambiando il favore. Haniel strillò e girandosi finì all’interno della fontana, ma poi ridacchiò quando lui continuò a spuzzarla a raffica seguendola per tutta la circonferenza della vasca mentre correva con gli avanbracci chiusi uno accanto all’altro a coprire il viso.
Non si era mai divertito così in vita sua. Forse perché in vita sua non aveva mai fatto divertire così qualcuno.
Sam la tirò su per i fianchi finendo per stringerla forte a sé.
Se non fosse per il fatto che doveva trovare un modo per farla asciugare non l’avrebbe più lasciata andare.
 
Il Sam Winchester che stava creando nella sua mente diventava sempre più…familiare.
 
    Dean entrò spavaldo nell’edificio e seguì la direzione indicatagli dal portinaio. Percorse i lunghi corridoi dell’obitorio e finalmente fece la conoscenza del medico che aveva effettuato le autopsie sui corpi ritrovati nel fiume. Quando gli ebbe spiegato il motivo del suo arrivo, l’uomo si mostrò parecchio sorpreso di ricevere, come riferì, un’altra visita dall’agenzia investigativa federale.
L’FBI? Sul serio?
In un battito di ciglia il cacciatore trovò cosa inventarsi.
- I miei colleghi si sono sentiti male prima che potessero fornici le informazioni ottenute da lei…sarà stata opera di qualche virus…lei è un dottore, sa cosa voglio dire…
Doveva aver azzeccato l’espressione giusta, perché l’uomo in camice bianco precipitò a picco nella sua allusione medica. Lo diceva che avrebbe dovuto fare l’attore, meglio ancora se di film per adulti!
- Dall’autopsia sui 4 corpi risulta che l’ora del decesso è la stessa, intorno alle 22:00 - disse mentre si accingeva a mostrargli i cadaveri.
Quello era proprio ciò che desiderava sentire. Restava da capire ancora una cosa.
- Probabilmente le sto per fare la stessa domanda che le hanno già fatto i miei colleghi - cominciò per restare nel personaggio, cancellando velocemente un ghigno impulsivo - sono state ritrovate piume come questa? - continuò tirando fuori dalla tasca quella a strisce marroncine che aveva recuperato sotto il divano della signora Brown.
- E’ probabile, si tratta comunque di un fiume nelle vicinanze di un parco ed è…curioso - l’uomo rispose velocemente per poi svelare sospetto - la domanda è la stessa, ma la piuma è completamente diversa…
Quindi l’FBI adesso andava in giro a mostrare piume? Ma che diavolo..!?
Avrebbe voluto saperne di più, ma fu costretto a improvvisare qualcos’altro per rappezzare il fantastico piano paraculo che, a causa della sua ultima mossa, cominciava a perdere acqua da tutte le parti.
- Su questo non posso parlare, si tratta di roba top secret…mi creda è meglio tacere.
Questa volta doveva aver esagerato con la deformazione professionale perché il medico restò perplesso, nel giusto mezzo tra “devo scappare subito da questo paese” e “devo denunciare questo stronzo che ho di fronte”.
Nel dubbio Dean decise che era arrivato il momento di lasciare l’uomo ai suoi cadaveri.
- E’ stato davvero…illuminante dottore - lo salutò riposando in tasca la piuma e accorgendosi solo dopo aver percorso i corridoi che “illuminante” non era stato esattamente l’aggettivo appropriato da usare.
  
    In tutto quel fantasticare c’era ancora una cosa, però, che non riusciva a spiegarsi: che fine avesse fatto Dean Winchester.
Mentre pensava all’ultima volta in cui l’aveva visto Haniel rimase immobile, seduto sotto il getto di aria calda che Sam gli aveva detto di accendere prima di entrare nel “bagno dei signori”.
Perché era andato via? Per quale motivo non poteva far apparire in quel momento il suo incantevole volto? E perché i battiti del suo cuore adesso stavano aumentando?
A rompere il vuoto di risposte che seguì, un rumore sempre più stridulo.
L’arcangelo si alzò in piedi e si coprì entrambe le orecchie per alleviare gli effetti di quel suono fastidioso. Chiuse anche gli occhi e abbassò il capo.
In quel frastuono poi riuscì a cogliere il suo nome e riaprì gli occhi ritrovandosi di fronte a una figura umana. A prima vista gli sembrò soltanto un giovane uomo dai ricci cioccolato, ma quando si soffermò sui suoi occhi color miele capì che non poteva che essere lui, il suo angelo messaggero.
- Haniel, finalmente ti ho trovato. Ti ho cercato ovunque.
- Eyael...che ci fai nel…
L’arcangelo tentò di spiegargli che nella sua fantasia non era stato previsto, ma era ancora parecchio stordito. 
- Abbiamo bisogno di te. Ci stanno annientando, Haniel. Di questo passo non ne rimarrà più nessuno.
Gli occhi dorati sempre lucenti del suo angelo messaggero si fecero cupi come solo in poche occasioni.
- Ma che cosa stai…?
- Ezechiele. Dopo quello che ha fatto, dopo quello che ti ha fatto, si è alleato con le Dominazioni. Noi siamo in numero maggiore, ma loro sono più forti.
Haniel sentì il corpo tremare e si appoggiò contro il freddo marmo dietro di sé per non cedere completamente a quella irrefrenabile reazione. Di risposta anche la voce si fece sottile, preavvertendo la resa.
- No, non è possibile…
- Non ti direi mai il falso - proferì lui con il suo caratteristico tono soffice.
A quelle parole l’arcangelo soffocò un gemito.
Non capì se fosse peggio veder crollare una ad una le sue false convinzioni oppure i suoi fratelli in Paradiso.
- Dopo che Castiel ha ucciso Raffaele, il conflitto non si è più arrestato. Ezechiele è al comando della fazione che vuole scatenare di nuovo l’Apocalisse e se non lo combattiamo…
- Io non… - decise di fermarlo. Ogni cosa che diceva agiva come un oggetto appuntito nel suo petto. - …sai già che il mio intervento si rivelerebbe inutile… - la sua voce ora era più instabile.
Aveva già provato a fermare Castiel, inutilmente. 
- Quello non era più il nostro Castiel - incalzò l’angelo rimarcando la questione che li aveva visti fin da subito discordanti. Eyael aveva cercato più volte di convincerlo che la colpa era delle troppe anime assorbite, ma Haniel, invece, era certo che Castiel avesse soltanto scelto il modo più esagerato e irrimediabile per svolgere la missione che lui gli aveva assegnato, la più importante di tutte: vegliare su Dean Winchester.    
- Ti sbagli, mio caro Eyael…
L’arcangelo non riuscì a continuare il discorso, tanto era pungente il ricordo del passato. Benché Eyael sapesse della missione segreta di Castiel, non poteva biasimarlo perché non riuscisse a comprendere nel profondo la situazione.   
- Haniel, hai finito? Sei asciutta?
La voce di Sam arrivò inaspettata per entrambi.
- Hai cercato Sam Winchester? - gli domandò Eyael mentre il ragazzo cominciò a fare rumori chiedendo ad Haniel di uscire.
- No! Non posso dirti altro adesso. Devi andare. - rispose in fretta mentre i rumori si facevano più frequenti.
- Haniel, c’è un’altra cosa che devi sapere.
Se l’angelo non aveva ancora ubbidito al suo ordine voleva dire che si trattava di una cosa seria.
- Castiel è morto.
No.
Castiel non poteva essere morto.
Non in quelle circostanze.
 
Sam aveva cercato di farsi sentire dalla ragazza senza esagerare, dato che la toilette del lussuoso albergo si trovava a una rampa di scale dalla hall e chiunque sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro.
Per fortuna era tutta intera, pensò quando la vide uscire con una massa di capelli informe. Lanciò uno sguardo furtivo nel bagno delle signore e si sentì realmente sollevato solo quando fu certo che anche lì dentro fosse tutto al suo posto.
Non ebbe, però, il tempo di chiederle nulla perché il suo cellulare cominciò a squillare.
 
    Pensare troppo lo stava uccidendo.
Doveva rivedere Dean, subito.
 
- Haniel, dobbiamo tornare al motel. Ho…del lavoro da sbrigare - le annunciò Sam pur sapendo di essere compreso solo in parte.  La ragazza, infatti, non si mostrò eccitata né contraria. Si limitò a seguirlo senza dire una parola. Anche durante il percorso a ritroso, dal centro città al motel, fu abbastanza silenziosa.
Effettivamente non c’era nulla di nuovo di cui stupirsi.
Giunti nella camera 19, il Winchester iniziò subito la sua ricerca tra le leggende popolari e mitologiche: “morti per annegamento” e “piume d’uccello” erano gli indizi.
Non ne risultò granché finché non decise di restringere il campo riflettendo sulla descrizione della piuma fornitagli dal fratello. Appena inserì “piume di gufo” trovò quello che faceva al caso loro. Lesse con attenzione e infine prese il cellulare per informare Dean.
Nel momento in cui staccò gli occhi dallo schermo del pc scorse la montagna di coperta sotto la quale Haniel si era nascosta. Chissà da quanto tempo era lì sotto.
- Dean, ci sono! Si tratta di Strzyga, un demone che secondo la mitologia slava è la rincarnazione delle anime di uomini morti per annegamento, suicidi e altre morti estreme - mentre parlava si trovava in piedi e faceva alcuni passi intorno al tavolo - possono essere uccisi trafiggendoli con un chiodo, decapitandoli o bruciandoli - continuò tutto d’un fiato quando la ragazza si precipitò su di lui, aggrappandosi al braccio col il quale reggeva il cellulare.
- Ottimo lavoro - fu l’unica cosa che sentì dire mentre oscillava per liberarsi dalla presa dell’arcangelo.
- Haniel resta giù, per favore - le disse quando finalmente cadde a sedere sul letto.
- Questa è bella! - sghignazzò  Dean in lontananza - Cosa sta facendo?
L’arcangelo, che fino a quel momento non aveva smesso di agitarsi come in preda alla follia, si calmò. 
- Credo voglia sentire la tua voce - rispose il minore non portando ancora il telefono all’orecchio.
- Mi sente adesso? Ciao cagnolino!
Haniel cambiò velocemente espressione in un broncio corrucciato.
- Ti ha sentito - anche a Sam scappò un sorriso - tornando al caso…
- Sono vendicativi e non si sa il momento preciso in cui colpiranno… - esclamò il maggiore lasciando intuire un briciolo di stanchezza nella voce.
- Esattamente. Questo vuol dire che ti serve il mio aiuto, non puoi essere in 5 posti contemporaneamente - decretò Sam che aveva pensato di riunirsi al fratello ancor prima della sua défaillance.   
- Sam…
- Non se ne parla Dean! Prendiamo il primo autobus per Boonville. 
 
 
 
 
 
(1) Il Pony Express fu un servizio di posta prioritaria che attraversava da est (St. Joseph – Missouri) a ovest (Sacramento – California) il Nord America.
 
 
 
 
 
  
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