Era l’ultimo anno in quella squallida scuola, e come sempre ero pronta ad affrontarlo a testa alta.
12 settembre, primo giorno di scuola, chiavi della macchina su una mano e sigaretta sull’altra, varcai la porta di casa con il classico “Buona fortuna” di mia madre urlato dal piano di sopra. E’ sempre così premurosa e preoccupata per la scuola e per il mio futuro, ma ancora non ha ben chiaro che sogno di essere una cantante da quando avevo quattro anni e si, ce la farò.
Come ogni giorno passai a prendere Alice e Marta, due delle mie tre migliori amiche entrambe a pochi metri da casa mia, e ci chiudemmo per una ventina di minuti in un bar accompagnate da un caldo cappuccino e da una dolce brioche al cioccolato; poi, ci dirigemmo a scuola per il primo dell’aspettatissimo ultimo anno.
“Quest’anno soggiorno studio, tre settimane all’estero. Mete disponibili Olanda, Inghilterra, Germania, Spagna, Francia e Svezia.”
Nemmeno il tempo di finire di leggere il primo avviso della giornata che fui colpita da una gomitata di Alice, sicuramente eccitata dall’idea di partire. “Si, stavolta andiamo e non fai storie.” Dissi voltandomi verso Sharon, la mia terza migliore amica. Alice, Marta e Sharon sono le mie migliori amiche e compagne di classe dai tempi dell’asilo, non andiamo mai da nessuna parte se non siamo tutte e quattro, e quest’anno dovevamo per forza convincere la “Lindsay Lohan” delle nostri parti a venire con noi.
La giornata trascorse con una velocità inaudita, l’unico mio pensiero era tornare a casa e parlare con mia madre di questo viaggio. Mio padre se ne andò di casa quando avevo 15 anni e si portò con lui Kimberly, mia sorella. Fu un periodo talmente buio che mi rovinò la vita, essendo ormai grande e consapevole che quell’uomo si stava portando via l’altra metà di me. Lui, bhè una sua fuga potevo aspettarmela dato che il suo rapporto con mia madre non andava a gonfie vele da anni ormai, ma perché lasciarmi senza un punto di riferimento? Senza Kim, non ero più niente. Non ebbi sue notizie, loro notizie, dalla loro scomparsa, e non ebbe nemmeno il coraggio di chiamarmi per il mio diciottesimo compleanno, nemmeno un messaggio, niente. Mai mi abituai  alla loro assenza.
“Mamma, ascoltami.” Iniziai il discorso cercando di essere più convincente possibile. “So che ormai ho diciottenni ed è anche inutile che te lo chieda, ma la scuola riorganizza un soggiorno studio all’estero..” Nemmeno il tempo di finire la frase, alzò lo sguardo dalle patate che stava pelando per pranzo e mi guardò fissa negli occhi. “Certo, puoi andare. So quanto ci tieni, e so anche che sogni di tornare a Londra dalla prima volta che sei andata. Perché no. Le altre partono?” “Si mamma, andiamo tutte e quattro. O mio dio ti ringrazio, ti ringrazio, ti ringrazio.” Corsi di sopra e mi chiusi in camera prendendo il telefono e componendo il numero di Sharon. “Dimmi che hai chiesto e che quest’anno non mi abbandoni.” “ Io non ti abbandono mai.”  Perfetto. Solo all’idea era tutto perfetto. Mancava solamente scoprire in quale paese saremmo finite.