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Autore: niallsdemi_    27/12/2013    2 recensioni
Ho bisogno di aiuto, ho bisogno di lui.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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scars all over my body.


Lei.

Sono sola. Mi sento persa. Completamente persa.

Mio padre, cioè il mio padre biologico, è morto una settimana fa. 

A dir la verità, l'ho sempre odiato. Non mi ha mai trattata come una figlia vera, anzi, per lui non lo ero proprio. Ero uno stupido essere nato da una semplice scopata. Nonostante il mio infinito disprezzo nei suoi confronti, quando ho saputo della sua morte mi è crollato il mondo addosso. 

Sono semplicemente caduta in ginocchio, il telefono che pochi istanti prima era nella mia mano aveva sbattuto contro il  freddo pavimento. Niente urla, niente lacrime. Niente di niente. La mia testa era completamente occupata dal vuoto. Sono rimasta in quello stato di trance per il resto della giornata.

Ora è passata una settimana da quel giorno e io mi sento ancora come in quel caldo pomeriggio di metà giugno: totalmente vuota.

Non parlo con nessuno, non esco dal mio appartamento, sto costantemente da sola. Ora sono in bagno, e ho una fredda lametta imbrattata di sangue in mano. Non posso credere di averlo fatto di nuovo, di essere ricaduta in quella che era una delle mie più grandi debolezze. Ho praticamente buttato nel cesso due anni di sacrifici: il rehab, la lontananza dall'autolesionismo, dalla bulimia, dalla depressione, dalla droga.

Sono qui, lo "Stay" e lo "Strong" macchiati di sangue, la lametta sporca di quel liquido che ormai non mi appartiene più e io, impassibile, che fisso i risultati di quello che ho combinato. Non provo dolore, non provo assolutamente niente. Ripulisco con noncuranza la lametta e la metto nell'armadietto. Sciacquo via anche il sangue che copre i miei tatuaggi e ritorno in salotto. 

Mi metto seduta sul divano, soddisfatta, e comincio a fissare i tagli con un sorriso che nemmeno io riesco a spiegare.

Ho bisogno di aiuto, lo so, ma in questo momento il piacere che provo anche solo a guardare quei segni incisi sul mio corpo è più forte di tutto. Probabilmente è perchè sono convinta che facendomi male fisicamente, il dolore che provo dentro scomparirà, proprio come è scomparso mio padre. L'ho sempre pensato, anche prima del rehab. 

La mia mente mi ha sempre giocato brutti scherzi. Così mi sono chiusa in me stessa tempo fa, assieme alle mie paure, quelle che mi hanno fatto allontanare da lui. 

 

/flashback/

-Entra.- Tremavo. 

-Cos'è successo, Dems?-

Presi un lungo respiro. -Niall, basta, questa cosa non può più andare avanti. Non posso più essere tua amica.-

-Eh? Perchè?- si alzò dal divano.

-No, fermati ora.- dissi afferrandogli la mano.

-Stai.. Stai tremando.- mi disse, liberandosi poi dalla mia presa.

-Lo so.- guardai in basso, le lacrime che lottavano per uscire.

-Sono sempre le tue fottute paure, non è vero?- quando alzai lo sguardo, lo vidi alzare gli occhi al cielo. Rideva istericamente. 

-Niall..-

-No, Demi. Ora sono io che non posso più andare avanti così.-

-Niall, ti prego, non lasciarmi.-

-Non lasciarmi? E' l'unico modo per cercare di proseguire, ognuno per la propria strada. Se sto con te non..- evitò il mio sguardo, non finendo la frase.

-E 'Give Your Heart A Break'? Cosa mi dici di quello?- continuò, dopo qualche attimo di silenzio.

-E' solo una canzone..- dissi quasi in un sospiro.

-Ah, giusto, dimenticavo. Quello che dici nelle tue canzoni vale per tutti, tranne che per te.- e con quelle parole se ne andò.

Piansi come non mai. Lo amavo. Ma non potevo essere la sua ragazza perchè avevo paura di soffrire di nuovo. Non potevo nemmeno essergli amica però perchè non volevo coinvolgere anche lui in quelle schifo di cose con le quali convivevo. Volevo salvarlo, tenerlo al sicuro da me stessa, anche se avevo bisogno di lui. Ma lo amavo troppo per fargli del male. 

/fine flashback/

 

Da quella sera ho pianto tutti i giorni, mi sono sentita sempre più sola. Non l'ho mai chiamato, né chiesto di lui agli altri. Sapevo che gli avrei fatto del male, un'altra volta. 

Ho scritto lettere su lettere e canzoni su canzoni. Non intendevo farne un album, ma solo tenerle per me, anche se la maggior parte finiva accartocciata nel cestino. 

Credo che questo sia un altro dei motivi per i quali ho ricominciato a tagliarmi. Mi odio, sono inutile, e sola. Anche se vado un po' più a fondo con la lametta, cosa cambia? Nessuno ha bisogno di me. Ero ritornata l'acida alla quale non importava nulla di nessuno, nemmeno della propria famiglia o dei propri fans. 

Tante volte, però, facevo la stronza con la gente perchè sapevo che altrimenti sarei crollata. Anche qui avevo paura di mostrarmi completamente alla gente, di dimostrare che non ero così forte come loro credevano, di far vedere che non stavo bene, che c'era qualcosa che non andava.

 

***

 

Mi sono svegliata poco fa sul divano. Sento qualcuno al campanello: è mamma insieme a Maddie.

Mi tiro giù le maniche in modo che non vedano i tagli, poi le saluto e le faccio entrare. I loro volti dicono tutto, soprattutto quello di mia madre.

Odio vederla così. In effetti è abbastanza lunga la lista delle cose che odio, ma non posso farne a meno. 

Sento per la prima volta dopo mesi le lacrime che cercano di uscire, così vado in camera mia. Urlo, prendo a pugni il muro, piango, cerco di buttare fuori tutto il dolore che sto provando in questo momento. Tutto il dolore che mi si era accumulato in due anni. 

Dopo essermi sfogata per bene, mi siedo lentamente, con la schiena appoggiata al muro, mentre altre lacrime scendono lungo il mio viso.

Qualcuno bussa alla mia porta e, senza aspettare la mia risposta, entra.

-Vaffanculo Madison! Esci subito di qui!-

Lei se ne va immediatamente. Non mi piace trattarla così, ma preferisco farlo, piuttosto che farmi vedere in questo stato da lei. Non deve prendere esempio da me, nessuno deve. Prendo il cellulare e mi precipito alla porta del mio appartamento. Esco di fretta, piangendo. Oh, ma avanti! Queste lacrime non finiscono mai?

Cammino, cammino a lungo, fino a raggiungere il parco. Senza alzare la testa, arrivo nel nostro posto, quello nascosto, circondato da alberi, quel posto pieno di margherite, pieno di ricordi. Quel posto nel quale ci sedevamo sull'erba, nel quale gli raccontavo tutto, quel posto nel quale rieccheggiano ancora le nostre risate. Mi sdraio sull'erba e fisso il cielo. Non riesco a non pensare a lui. Mi manca, mi manca davvero tanto. E' come se avesse portato via con sè una parte di me. Non sa nemmeno che lo amo, non gliel'ho mai detto. Le lacrime cominciano a scendere per la milionesima volta, lungo le mie guance. Quanto odio tutto questo.

Prendo il cellulare e compongo un numero: il suo. Nonostante sia passato quasi un anno, ancora me lo ricordo a memoria. Senza pensare alle conseguenze, premo il tasto verde. Sono sempre stata una ragazza abbastanza impulsiva, soprattutto su certe cose. 

Ha risposto.

-Pronto?-

Non dico niente. Sono come paralizzata e non riesco a dire neanche una parola. 

-Pronto?-

Poi mi faccio coraggio.

-N..N..Nialler.-

Ora c'è silenzio anche dall'altra parte. Nessuno dei due, però, è deciso ad attaccare.

-D..Demi?-

-Nialler, ho..ho bisogno di te. Ora più che mai.- dico, con un tono che finalmente esprime quanto io mi senta distrutta dentro, quanto io abbia bisogno di aiuto, quanto io abbia bisogno di lui.

-Aspettami Dems, stanotte sarò lì.-

Sorrisi per la prima volta dopo mesi. Sarebbe stato con me, sarebbe stato al mio fianco di nuovo, come una volta. 

-Ti amo Nialler.-

Qualche attimo dopo mi accorgo di quello che ho detto e attacco. Stupida! Stupida Demi! Impara a tener a freno la lingua con lui. Mi alzo e piano piano vado a casa. 

Una volta arrivata, trovo un post-it attaccato al frigorifero: è di mia madre. 

"Demi, noi andiamo a casa." E nient'altro. Niente! Le costava tanto un "Spero che tu stia bene." o "Per qualsiasi cosa, chiama. Siamo la tua famiglia, no?"?

Ecco perchè mi sento sempre più sola. Corro in bagno. 

Cerco disperatamente nell'armadietto e finalmente la trovo. Fanculo. Fanculo tutto. 

Prendo la lametta e comincio. Il primo è abbastanza in superficie, poi sono sempre più profondi. 

Più penso a tutto e più la lametta va a fondo. Odio mia sorella per essere entrata in camera mia e avermi vista in quello stato, odio mia madre perchè non gliene fotte niente di me, odio mio padre per essersene andato, odio l'intero mondo perché nessuno si accorge di quanto io stia male, odio Niall perché è l'unico di cui ho bisogno veramente ma non posso fargli del male, non posso. Ma soprattutto odio me stessa. Mi odio perchè sono fottutamente sbagliata, perché non sono nessuno, perché in questo stupido pianeta io non c'entro un cazzo. Mi odio perché cerco sempre di fare la cosa giusta e alla fine riesco sempre a rovinare tutto. Mi odio perché sono tanto debole da tagliarmi, di nuovo. Mi odio e vorrei morire. 

Voglio morire, voglio non provare più questo dolore che mi lacera il petto, voglio finirla qui. Ora. 

Un ultimo taglio, il più profondo, quello decisivo. Nel farlo, una lacrima mi riga il viso, e riesco a dire solo: "Ti ho amato davvero, Niall." 

 

Lui.

Sono davanti a casa sua e sto suonando questo fottuto campanello da cinque minuti. Dovrei entrare comunque? Mi sto preoccupando davvero. Riprovo ancora un paio di volte, non vorrei disturbarla.

Fanculo, io entro. 

-Demi? Sono Niall..- Non è da nessuna parte. Guardo in camera sua, ma nulla. Poi in bagno e…

-Demi! Demi cazzo. Il telefono? Dov'è il telefono?- Prendo il telefono e chiamo l'ambulanza.

-Attenda in linea, prego.-

-Attenda sto cazzo! C'è una ragazza che sta perdendo molto sangue qua, sta morendo, capitelo. Sta morendo!- 

-La prego signore. Si calmi. Manderemo qualcuno appena possibile.-

-Ma vaffanculo.- Coglioni. Cazzo sta morendo. E' tutta colpa mia. E' solo colpa mia. Non le sono stato vicino, me ne sono andato, e lei ha ricominciato a tagliarsi. Fottiti Niall. Non puoi perderla, sai anche tu che non puoi vivere senza di lei. 

Cerco di fermare il sangue. 

-Demi, Demi, ti prego. Ti prego..- cazzo, ora non puoi pure piangere. Sii forte. Fallo per lei. Glielo devi. 

Sento delle sirene in lontananza. Finalmente. Speriamo che non sia troppo tardi. Non può essere troppo tardi, semplicemente non può. Due medici entrano in casa di Demi, seguiti da altri due infermieri che portano una barella. 

Cerco di urlare loro un "Siamo qui!" ma non riesco ad emettere alcun suono. Loro però ci trovano ugualmente, e caricano Demi sulla barella. Cerco di convincerli a farmi andare con loro, ma è tutto inutile. "Non sei della famiglia, non puoi venire, ragazzo.". Poi la portano via, di nuovo lontano da me.

 

***

 

Sono in ospedale. E' notte fonda e io non so che fare. Sono disperato. Sono seduto su questa stupida sedia da due ore e la guardo. Nonostante il viso pallido, un centinaio di cavi attaccati dappertutto e i tagli sulle braccia, è sempre bellissima. Esco un attimo per prendermi un caffè. Non ho sonno, resterò su quella fottuta sedia anche per giorni interi se sarà necessario. Non posso lasciarla di nuovo.

Prima avevo mandato un messaggio a sua madre scrivendole che sua figlia era in ospedale e che stava lottando tra la vita e la morte. La sua risposta? "Così impara la prossima volta a comportarsi come una stupida tredicenne.".

Giuro che se l'avessi avuta di fronte a me le avrei tirato uno schiaffo. 

Le ero rimasto solo io. Ero la sua famiglia e dovevo proteggerla. Mentre sto tornando nella sua stanza, vedo una decina di persone tra dottori e infermieri correre verso la stanza 208. No. Comincio a correre e arrivo in tempo per vederli chiudermi la porta in faccia. Mi appoggio al muro e crollo per terra, non riesco a tenermi in piedi. Non posso perderla, se succede qualcosa sarà solo colpa mia. 

Passa un'ora, ne passano due e finalmente un dottore esce. Mi guarda, un'espressione indecifrabile sul suo volto.

-Non.. Non ce l'ha fatta.-

Non realizzo quello che mi sta dicendo. Non ci credo, non voglio crederci. E' morta, è morta per colpa mia. La mia unica ragione di vita è morta perché non le sono stato affianco, perché l'ho abbandonata, perché sono arrivato troppo tardi.

Non riesco a trattenere le lacrime. Mi alzo dal pavimento e me ne vado. Entro in un bar qualsiasi e convinco il barista a vendermi una bottiglia di vodka. Poi pago ed esco.

Sono solo su questa merda di mondo. La vita fa schifo, io mi faccio schifo. La felicità non esiste, sono tutte cazzate.

 

***

 

Ho in mano la bottiglia di vodka e la strada è praticamente deserta, ogni tanto passa qualche macchina. Mi siedo sul marciapiede e tiro fuori il cellulare. Devo mandare dei messaggi, ora che sono ancora abbastanza lucido. 

"Hei Haz, probabilmente ti stai chiedendo il perché di un messaggio a quest'ora. Ecco volevo solo dirti che ti voglio tanto bene e che sei stato il miglior compagno di avventure che io abbia mai avuto. Rimani la persona che sei perché sei perfetto così, va bene?"

"Mio piccolo boobear, scusa per l'ora, ma ho bisogno di dirti grazie perché ogni fottuta volta nella quale mi sentivo giù di morale, tu c'eri e riuscivi sempre a strapparmi un sorriso. Ti voglio bene, loulou, ricordatelo, okay?"

"Zaynie, so che probabilmente ti arrabbierai perché stai dormendo ora e ti chiedo scusa per questo, ma non farlo. Sei una delle più belle persone che io abbia mai incontrato e sono fiero di poterti chiamare fratello. Continua a spaccare i culi a tutti con i tuoi acuti. Ti voglio bene, Malik."

"Lì, come stai piccolo? Tu sei una di quelle persone degne di essere chiamate angeli, sai? Ti chiedo solo un'ultima cosa: ti prego, prenditi cura dei ragazzi e di te stesso. Ti voglio tanto bene, Payno."

"Hei mà, qua va tutto bene. Volevo dirti solo che ti voglio bene e darti la buonanotte anche se probabilmente stai già dormendo. Oh, e salutami papà, Greg e il piccolo Theo, okay? Vi amo tutti."

Mando anche l'ultimo messaggio e torno alla mia bottiglia. Mi dispiace lasciare i ragazzi, ma non posso vivere senza di lei e con questo enorme senso di colpa che mi sta distruggendo. Finisco la bottiglia e aspetto seduto sul marciapiede. Eccola, sta arrivando. E' la mia occasione. Mi alzo, rischiando di cadere per terra, ma riesco a mantenere l'equilibrio. Aspetto il momento giusto e mi butto in mezzo alla strada. Le luci accecanti dei fari mi fanno rendere conto di quello che sta succedendo, di quello che io sto facendo. "Ti amo, Dems. Ci vediamo presto piccola.". Poi il buio.

  
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