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Autore: Mari Lace    27/12/2013    4 recensioni
Tanti Auguri Hinata ^__^
Questa fic è dedicata, appunto, all'erede del Clan Hyuuga, che oggi compie gli anni (:
e quel giorno, il 27 dicembre, lei non aveva nessuno con cui festeggiare. (...)
Però dentro di sé era triste; le sarebbe piaciuto avere un vero compleanno, una volta tanto.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Luce




Hinata imboccò la strada che portava fuori dal Villaggio in silenzio. Voleva stare un po’ da sola. I suoi compagni di Team, Kiba e Shino, erano entrambi in missione, ognuno per conto suo; così quel giorno, il 27 dicembre, lei non aveva nessuno con cui festeggiare. Non che la cosa le dispiacesse particolarmente, c’era abituata. Suo padre non aveva mai dato segno d’interessarsi al suo compleanno, né se ne interessava sua sorella Hanabi.
In più, il caso aveva voluto che lei nascesse due giorni dopo Natale: questo faceva sì che quasi nessuno si ricordasse del suo compleanno, concentrati com’erano sulla ben più nota festa del 25. A volte le era capitato che i suoi compagni, il 27, si ricordassero improvvisamente che era il suo compleanno e le chiedessero scusa per non averle preso o organizzato niente; ogni volta li aveva rassicurati con un sorriso, perché – davvero – non importava. Però dentro di sé era triste; le sarebbe piaciuto avere un vero compleanno, una volta tanto.
Rassegnatasi anche quell’anno, si era concessa almeno di non sorbirsi le scuse di chi si ricordava di lei all’ultimo momento; se ne era quasi pentita, però, perché poco dopo essere uscita aveva visto Naruto. Insieme a Sakura. Le era sembrato di cogliere un’atmosfera più intima di quella che c’è tra due amici e, a disagio, aveva deviato per una stradina laterale prima che la vedessero. La giornata stava andando decisamente male. Se almeno ci fosse stato suo cugino Neji...
Sospirò. Non doveva pensarci ancora, non in quel momento. Ripensare alla morte di Neji era davvero l’ultima cosa che le servisse, quel giorno, per rovinarsi definitivamente l’umore. Ci sarà qualcosa che mi possa tirare un po’ su? si chiese triste, certa che la risposta fosse negativa.
Uscita dal Villaggio, in pochi minuti raggiunse il fiume che attraversa Konoha e per un tratto prosegue fuori da essa, e si sedette sulla riva a osservarne il corso. Il tranquillo scorrere, immutabile, della corrente la tranquillizzava. Aveva sempre avuto quest’effetto su di lei, sin da quando era piccola. Era lì che era solita scappare dopo aver deluso suo padre, per sfuggire al suo sguardo severo.
Sentì frusciare le foglie poco dietro di lei, ma non si mosse. Sapeva chi era.
«Sei qui, anche oggi» commentò ad alta voce il nuovo arrivato, guardandola senza mostrare alcuna emozione.
«Già» rispose lei, anche se non ce n’era bisogno. Da quando era finita la guerra, frequentava quel posto anche per un altro motivo; c’era lui. Lo aveva incontrato per la prima volta quando era corsa lì dopo che Naruto le aveva spiegato come per lui lei fosse solo una cara amica. Voleva stare un po’ da sola, ma non era stata accontentata, perché aveva incontrato l'ultima persona che avrebbe immaginato di trovarci; uno degli eroi della guerra, nonché ex-nukenin di livello S: Sasuke Uchiha. Se lui si era stupito nel vederla, non aveva commentato. Erano stati in silenzio per un po’; si era quasi dimenticata della sua presenza. Quando infine se n’era andata, lo aveva salutato. Lui non aveva risposto.
Con il passare dei giorni c’era tornata altre volte, e spesso lo aveva incontrato. Avevano iniziato a parlare, e lei aveva scoperto che l’Uchiha non era così male come pensavano in molti al Villaggio. Riusciva a metterla a suo agio, forse perché si sentiva... non giudicata. D’altra parte, come avrebbe potuto giudicarla proprio lui, con tutti gli errori che aveva commesso e di cui poi si era pentito? Non ne aveva alcun diritto, né la minima intenzione. Per questo in sua compagnia Hinata riusciva a non balbettare e a confidarsi. A volte aveva l’impressione di seccarlo, ma lui non diceva niente e lei continuava. Sfogarsi le faceva un gran bene. Solo in un’occasione i ruoli si erano invertiti ed era stato lui a parlare.
«Posso chiederti... come mai vieni qui così spesso, Sasuke?» Lui era l’unico a cui non avesse mai sentito il bisogno di aggiungere un onorifico.
Inizialmente era stato zitto, ma proprio quando, dopo un paio di minuti, lei stava per chiedergli scusa e cambiare argomento, aveva iniziato a parlare.
«Non sopporto le occhiate piene d’odio che mi riserva la gente del Villaggio, tutto qui.»
«Mi dispiace... loro non dovrebb—» iniziò, ma lui la interruppe.
«Non le sopporto perché so che hanno ragione ad odiarmi. Quasi mi rivedo in loro. Per questo preferisco venire qui. Mi sento in pace con me stesso» aveva concluso, e per quel giorno non aveva più parlato, limitandosi ad annuire distrattamente a ciò che diceva lei. Da allora Hinata aveva creduto di capirlo, almeno in parte.“
«Perché?» chiese lui d’un tratto.
Lei si voltò a guardarlo, confusa. «Non dovrei stare qui?»
«Pensavo che oggi fosse il tuo compleanno. Non festeggi con i tuoi amici?» chiese lui, con un tono che non tradiva alcuna emozione; un lampo di curiosità nel suo sguardo tradì la sua apparente impassibilità.
Lei sorrise triste. «Sembra che tu sia l’unico che se ne è ricordato» commentò. C'era qualcosa di buffo in quella situazione.
Lui si avvicinò. «Davvero? Ma chi frequenti, Hyuuga?» non aveva ancora smesso di chiamarla per cognome. Non le importava.
«Non è colpa loro, hanno altro a cui pensare...»
«Sciocchezze, non capisco perché tu li difenda» tagliò corto lui.
Lei si zittì. Aveva ragione, perché difendeva sempre tutti? Ma era fatta così, non poteva farci nulla. E non le dispiaceva. Guardò il ragazzo, accorgendosi solo in quel momento che aveva la mano chiusa a pugno – come se stringesse qualcosa.
La sua domanda in merito venne anticipata da una richiesta del moro.
«Ora chiudi gli occhi, Hyuuga» ordinò calmo.
Lei lo guardò stupita, non capiva dove volesse andare a parare. «Perché?» la domanda le era salita alle labbra spontanea.
«Perché te lo dico io» rispose lui, secco.
Senza più osare opporsi, Hinata abbassò le palpebre, serrando gli occhi. Chissà che vuole fare. Non provava paura, solo curiosità.
Sentì che lui le prendeva la mano e vi depositava qualcosa. Poi la lasciò andare e indietreggiò.
«Ora puoi aprire gli occhi. È assurdo che debba pensarci io e non i tuoi amici, ma... Buon compleanno, Hinata» disse, spostando lo sguardo da un’altra parte. Ancora non riusciva a credere d’averlo fatto davvero. La ragazza aveva accennato di sfuggita al suo compleanno e lui aveva pensato che quell’oggetto sarebbe stato perfetto per lei, mentre lui non se ne faceva nulla. Ma aveva anche pensato di darglielo più in là, prevedendo che Hinata avrebbe festeggiato con il dobe e tutti gli altri. Invece no, non era andata affatto secondo i piani.
La corvina aprì gli occhi, puntandoli subito su ciò che aveva in mano e senza notare il leggero imbarazzo dell’Uchiha. Non era abituato a quel tipo di cose; forse non lo sarebbe mai stato.
«Cos’è?» chiese esaminandolo più da vicino. Era molto grazioso, però... era strano. Mancava un pezzo.
«Una collana, no?»
Sì, questo lo vedo. «Ti ringrazio, Sasuke, ma... non manca un pezzo?»
«No, è fatta così volutamente. La metà mancante l'ho rimossa io: se penso a te vedo solo luce, la tua oscurità l’hai persa da qualche parte» spiegò lui, continuando ostinatamente a fissare un ramo poco sopra la spalla di Hinata.
«Ed è per me? Io... non dovevi» sussurrò lei, arrossendo per la frase del moro – era un complimento, giusto? – e legando al collo quel regalo inaspettato: una semplice catenina con al centro ciò che un tempo era un simbolo dello Yin e dello Yang, mentre ora rimaneva solo la parte ‘Yang’, quella bianca, con un solo, piccolo, puntino nero a macchiarla.
Sasuke si decise a riportare lo sguardo su di lei. «Era di mia madre, non me ne facevo niente» raccontò, quasi per giustificarsi.
«È bellissima» disse lei.
Lui la guardò. «Ti sta bene» commentò con semplicità.
«Grazie, Sasuke» disse ancora lei, avvicinandosi per abbracciarlo.
Poteva anche annullare le barriere che la separavano dagli altri, per una volta; la risposta a ciò che si era chiesta prima d’incontrare Sasuke era cambiata.
Ci sarà qualcosa che mi possa tirare un po’ su?“ Sì, c’era, perché adesso si sentiva felice come poche volte in vita sua.
Sono contenta di averti conosciuto, Sasuke.










*Angolino Lita*

Ehilà (:
Grazie a chi ha letto ed è arrivato fin qui! Questa storia (dal titolo originalissimo...) prevede anche una specie di seguito, che però posterò il 23 luglio. È ben lontano, lo so, ma l'idea è questa quindi non posso farci nulla XD
Spero vi sia piaciuta, l'idea è partita dal regalo del simbolo Yang, poi ci ho ricamato un po' sopra per spiegare quando, come e dove Sasuke glielo avrebbe dato :')
Ciao a tutti, commenti/critiche costruttive sono ben accette ^^
Alla prossima :)

Lita C:
  
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