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Autore: fra_eater    27/12/2013    7 recensioni
(...) La gelosia, sì, la gelosia, ti farà diventare.. Matto!
[Moulin Rouge - 2001]
Rufy affronta la gelosia sulle note de El Tango de Roxane, sentendosi come Christian geloso in preda alla gelosia per Satine.
Dal testo:
Rufy cominciò a correre per il ponte. Gli occhi dei restanti membri della ciurma puntati su di lui. Ma lui non aveva occhi per nessuno.
Vedeva nella sua mente solo il sorriso dolce della ragazza che non era rivolto a lui.
Sentiva le lacrime senza senso che gli erano salite agli occhi e che scendevano lungo le sue guance, rigandogliele inesorabilmente.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami, Sanji | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Fame !Fame!” il capitano della Sunny cammina come uno zombi alla ricerca di cibo.
 I suoi nakama alzano appena lo sguardo al suo passaggio; quello era solo un altro momento della routine quotidiana, era solo il sesto pasto del mattino del loro capitano.
Rufy comincia ad annusare l’aria imitando la renna Chopper, il loro medico di bordo. Non poteva sbagliarsi, quell’odore è inconfondibile. Carne!
 Zoro lo osservò annoiato mentre continua i suoi allenamenti. Rufy gli sfrecciò accanto facendoli cadere addosso il povero Usopp che passava di lì per caso: lo spadaccino si ritrova a terra, schiacciato dall’enorme bilanciere e dal cecchino.
 “Sanji sta cucinando!” commenta l’archeologa rimasta ad osservare la scena a debita distanza con un sorriso divertito sulle labbra.
Lo sfortunato spadaccino impreca contro il suo capitano, maledicendo il giorno in cui l’ha incontrato.
 
Rufy spalanca la porta della cucina urlando “Sanji ho fame!”. Per tutta risposta il cuoco gli lancia contro un affilatissimo coltello che il ragazzo di gomma schiva con un leggero movimento del capo.
 E poi la vide.
 Nami, la sua navigatrice, con il viso arrossato e le mani immerse in un impasto scuro. I grandi occhi castani di lei erano puntati sul suo capitano che a sua volta la guardava impassibile, dimentico della fame di cui si lamentava poco prima.
Sanji si allontanò dalla ragazza “Un attimo, mon amour!” disse con gli occhi a cuore e si avvicinò a Rufy, che era rimasto in piedi accanto alla porta “Che vuoi?” sbraitò furioso; il suo momento idilliaco era stato interrotto da un babbeo con una voragine al posto dello stomaco.
Non aspettò neanche la sua risposta, si diresse alla cucina, prese un piatto con della carne e lo lanciò sul tavolo “Mangia” disse. Sperava che così il capitano se ne sarebbe andato presto, lasciandolo continuare a preparare biscotti con la sua adorata Nami-swan.
“Che state facendo?” chiese Rufy mentre cominciava ad addentare il primo cosciotto.
Nami sollevò pian piano una ciocca ribelle della lunga chioma arancio stretta in una crocchia con il dorso della mano “Facciamo dei biscotti” spiegò.
“Buoni!” commentò il capitano, animandosi “Io voglio il primo”
“Tu li mangi con tutti” Abbaiò il cuoco, poi si rivolse alla ragazza “Allora, mia cara, lascia che ti aiuti”
 
His eyes upon your face
 
Rufy masticava lento, seduto lontano dal bancone, osservando la scena silenzioso.
Vedeva come Sanji osservava la sua navigatrice con occhi sognanti, come lei ricambiava il suo sguardo come a cercare approvazione mentre le sue dita affusolate sparivano in quell’intruglio di latte, farina e cacao.
Nami sollevò le dita. L’impasto si era attaccato alla sua pelle e non voleva saperne di abbandonarla.
“Lascia che ti aiuti io!” Sanji si portò dietro alle spalle della ragazza.
 
His hand upon your hand
 
Sanji era più alto di Nami. La avvolse con le sue braccia. Rufy lo vide mettere le sue lunghe dita nell’impasto sulle mani della ragazza, guidandole da maestro esperto nell’amalgamare gli ingredienti.
Rufy  mangiava distratto, come a voler fare qualcosa solo per giustificare la sua presenza in quel posto, in quel momento. Vedeva come Sanji gli lanciasse occhiate nervose, ma lui non se ne sarebbe andato. Non voleva lasciarli soli.
Osservava Nami. Il grembiule sporco le copriva il costume azzurro, Rufy si sorprese a pensare che Sanji stesse beneficiando di uno spettacolo gratuito da quella posizione. Avrebbe voluto essere lui a sentire i muscoli pulsanti della ragazza sotto le sue dita, lo vedeva dal volto che si stava impegnando; era arrossato e gli occhi erano concentrati. Era proprio carina quando faceva quella faccia determinata.
 
His lips caress you skin
 
Poi Sanji fece quello che lasciò Rufy di stucco: baciò delicatamente la guancia di Nami commentando “Molto brava” con un sorriso sornione.
Rufy si aspettò che Nami si arrabbiasse, che gli lanciasse l’impasto in testa mentre  lo prendeva a pugni, ma lei non lo fece.
Gli sorrise.
Nami sorrise a Sanji dopo che lui le aveva baciato una guancia rossa e che sicuramente profumava di cacao e mandarino.
 
Its more than I can stand
 
 Rufy si sentì come una morsa al cuore. Che gli stava succedendo? Credeva veramente che potesse essere l’unico che poteva permettersi di abbracciare la ragazza? Che il fatto di aver sconfitto Arlong anni prima significasse qualcosa di più anche per lei?
Aveva permesso a Sanji di baciarla. E aveva sorriso. Era molto di più di quanto si potesse aspettare. Di quanto potesse sopportare.
Abbandonò il suo piatto mezzo pieno e lasciò la cucina rumorosamente.
 
Why does my heart cry?
 
Rufy cominciò a correre per il ponte. Gli occhi dei restanti membri della ciurma puntati su di lui. Ma lui non aveva occhi per nessuno.
 Vedeva nella sua mente solo il sorriso dolce della ragazza che non era rivolto a lui.
Sentiva le lacrime senza senso che gli erano salite agli occhi e che scendevano lungo le sue guance, rigandogliele inesorabilmente.
Si ritrovò nella cabina che divideva con gli altri membri maschili della ciurma non sapendo neanche come.
Aveva bisogno di sfogarsi. Non riusciva più a soffocare quelle emozioni, quei sentimenti che lo stavano logorando che non riusciva a combattere
 
 Feelings I can’t finght
 
Tirava pugni alla cieca. Non capiva perché ma era quello che voleva fare. Che si sentiva di fare.
Sentì le voci confuse e sbalordite dei suoi compagni mentre lui continuava a usare il Gom Gom Gatling Gun su tutto ciò che gli capitava a tiro. Non importava cosa fosse o di chi fosse.
“Rufy fermati!” la voce spaventata del suo amico Usopp, seguita a ruota da quella di tutti gli altri.
Improvvisamente delle mani lo afferrarono, il potere di Nico Robin. A Rufy non importava che fosse lei, si liberò dalla sua presa grazie all’ambizione.
“Ma è impazzito?” la voce di Zoro, ma lui non riusciva a fermarsi, nonostante sentisse il frusciare delle spade contro il fodero, la sua rabbia non poteva essere frenata dalla paura di essere affettato.
Poi qualcuno lo colpì in testa. Un forte e doloroso pugno che si portava dietro l’odore di cacao e mandarino.
 Nami.
Rufy si voltò, massaggiandosi la testa e facendo leva sulle gambe rimando accovacciato. Nami lo osservava con il pugno in alto, gli occhi pulsanti di rabbia. “Ti sei bevuto il cervello?” urlo.
Rufy osservò il risultato del suo operato. Macerie. Macerie e polvere dappertutto. Neanche l’ombra delle brandine e del mobilio precedente. Solo polvere e tristi resti della sua furia insensata.
Osservò i suoi compagni di stanza. “Scusate” riuscì a dire, dispiaciuto. “Non so che mi è preso”
Franky, il gigantesco cyborg, lo guardò comprensivo, gli posò una mano enorme sulla spalla “Ho capito” disse solamente.
Franky era uno che osservava le cose. Aveva visto il suo capitano correre via dalla cucina, distruggere una stanza e richiamare l’attenzione di tutti. Aveva visto la navigatrice e il cuoco uscire di corsa dalla cucina con gli abiti sporchi di farina e i volti arrossati.
 Nessuno era riuscito a bloccare il capitano. Anche il potere del frutto di Robin era stato inutile. Poi era arrivata lei. Aveva bloccato lo spadaccino con un gesto della mano e si era portata sicura alle spalle del pericoloso ragazzo che continuava a lanciare colpi alla cieca. Era bastato un pugno ben assestato sul capo per bloccarlo. Per farlo tornare il sempliciotto di sempre.
“Usopp, Brook, Zoro,Chopper, Sanji” chiamo il carpentiere “Aiutatemi a mettere a posto”.
Non senza proteste, i nakama obbedirono alle direttive, anche Robin aiutò.
 Franky fermò Rufy prima che potesse mettersi a pulire. “Vai sulla polena” gli disse, strizzandogli l’occhio.
 
Franky aveva visto giusto. La vista del sole che cominciava pian piano a scendere sul mare lo rilassava. Ma si vergognava profondamente per ciò che aveva fatto, per quel suo comportamento illogico guidato da sentimenti troppo forti per lui.
“Posso?” Rufy sollevò lo sguardo. Era Nami.
Fece segno di sì con il capo, la ragazza si sedette al suo fianco sulla polena della Sunny. “Che ti è preso?” chiese, calma.
Rufy arrossì e cominciò a raccontare alla ragazza quel che sentiva dentro, senza rendersi conto che quella era una  vera e propria dichiarazione.
Nami lo ascoltò in silenzio. Il cuore le sobbalzava velocemente nel petto. Non poteva fare a meno di sorridere e sentirsi felice per quello che le stava dicendo il suo amato capitano. La gelosia. Che strano sentimento.
you're free to leave me 
But just don't deceive me 

“Nami” Rufy, teneva lo sguardo puntato all’orizzonte. Il sole calava inesorabilmente tingendo di rosso il cielo. “Cosa pensi che sia?”
“Rufy, questa si chiama gelosia.”
“Ah” fece il capitano. E poi collegò tante cose. Perché non voleva assolutamente navigare senza di lei. Perché sentiva che era l’unica a cui potesse affidare il suo prezioso cappello. Perché aveva rifiutato tante volte l’amore di Hancock… perché l’amava. Era la semplice risposta a tante domande.
Ma lei non era sua. Lei era libera di fare quel che voleva. Questo lo sapeva. Ma prima di sopprimere quel sentimento appena scoperto in lui, doveva chiarirsi con lei.
“Nami tu sei libera di fare quel che vuoi. Sei libera di trattarmi male, di lasciare che il mio amore ti scivoli addosso.”
Lei lo guardava, tra le dita, dietro la schiena, stringeva il sacchetto di biscotti che aveva preparato per lui. Aveva sopportato gli occhi languidi del cuoco e assecondato le sue smancerie solo per farsi aiutare a preparare quei biscotti.
“Nami, sei libera di lasciarmi, ma per favore non tradire la mia fiducia. Se tu provi qualcosa per Sanji o per qualcun altro dimmelo”.
Nami cominciò a ridere, la cosa irritò un po’ il capitano.
“Perché dici questo? Io non provo nulla né per Sanji né per nessun altro.”
Rufy sorrise. Era così bella.
Nami porse il pacchetto al suo capitano “Questi sono per te” disse, arrossendo.
Rufy guardò il sacchetto sbalordito. Aveva preparato quei biscotti per lui. Sorrise e ne addentò uno a forma di cuore. Sapevano di cacao e mandarino. Agrodolci proprio come la sua bella navigatrice.
 
And please 
Believe me when I say 
I love you 
 
Fu allora che seguì di nuovo i suoi sentimenti e baciò la ragazza sulle labbra dolci.
La ragazza, all’inizio colta di sorpresa da quel gesto, lo ricambiò con gioia. Sfiorava i denti del ragazzo con la lingua, lui aprì la bocca permettendole di esplorare l’interno e fece lo stesso con lei. Continuarono a baciarsi con foga, il sapore del cacao che passava da le labbra di uno a quelle dell’altra.
“Nami” disse, dopo essere riuscito a liberarsi controvoglia dalle sue labbra.  Doveva dirgli una cosa, assolutamente. “ Sarò anche un idiota che non sa niente dell’amore, ma credimi quando dico che ti amo!”.
Nami sorrise dolcemente. Lo baciò, questa volta con delicatezza. “Ti amo anch’io, pazzo geloso!”.
  
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