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Autore: LoveEverlack    27/12/2013    3 recensioni
NON CI SONO SHADOWHUNTER, SOLO PERSONE CHE VIVONO VITE NORMALI.
Clary si è appena trasferita dal cugino Magnus e iniziando a frequentare la nuova scuola scoprirà l'amore, persone del suo passato e suo padre, di cui sua madre non ha mai parlato entrerà nella sua vita con il fratello.
[.....]
-Mi chiamo Clarissa Fray, ho sedici anni, mi sono trasferita qui con mia madre e viviamo da mio cugino finchè non troviamo un appartamento-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hey!
Visto ho aggiornato prima :P il fatto è che domani non posso quindi vi faccio questo regalo.
Come sempre grazie a chi segue e recensisce, grazie a tutti voi lettori.
Anche se in ritardo TANTI AUGURI DI BUON NATALE!
E forse... pubblicherò qualcosa per Capodanno.
Vi invito a recensire anche oggi.




Clary respirò profondamente sdraiata sul suo lettone mentre osservava il soffitto della camera, sembrava che quei colori con cui Magnus aveva tinteggiato il tutto si muovessero al suo interno mossi come per magia.
Era bello rimanere ad osservare quell’unione di colori e forme che componevano la camera, gli ovali attorno le porti con i ghirigori, le bellissime venature che circondavano le finestre, i mobili di legno solcati da disegni di fiori che si attorcigliavano intorno a questi.
Magnus aveva uno strano gusto nell’arredare la casa, eppure aveva sempre apprezzato quella sua stravaganza, aveva sempre adorato quell’insieme di strani elementi che lui univa ma che riusciva comunque a mettere in una simbiosi perfetta che non stonava mai.
Da bambini, Magnus non aveva ancora parola per quanto riguardava l’arredamento della casa ma crescendo e con genitori sempre impegnati era riuscito a far diventare quella casa sua.
Inoltre con tutti i soldi che la sua famiglia aveva, sicuramente gli zii non si erano posti il problema di comprare una nuova casa se proprio non volevano vivere in quella casa stravagante.
Clary era sfinita, aveva finito la prova e subito dopo aveva svolto un altro allenamento con i ragazzi, si era ritirata subito a casa e aveva deciso di farsi una bella doccia e sdraiarsi in quel letto da cui non si era mossa.
Sentiva le gambe andare a fuoco, non per acido lattico, semplicemente perché era stanca.
Magnus non era passato da lei, le aveva inviato un messaggio scusandosi di non farle compagnia, Clary pensava che fosse con Alec e che magari si stessero godendo un momento di pace.
Aveva sentito anche Isabelle che le aveva detto se voleva unirsi a loro per la cena, quando però l’aveva chiamata erano le sette e lei doveva ancora lavarsi e sapeva che non c’è l’avrebbe fatta, avrebbe passato tutti il tempo sotto l’acqua.
Jocelyn invece le aveva fatto visita prima di uscire per firmare con l’assistente del proprietario del loro nuovo appartamento, di cui non sapeva il nome, il contratto per il prossimo anno.
Clary non aveva fame, era strano visto quanto la ragazza mangiasse soprattutto quando era stanca, questa volta però non riusciva nemmeno a farsi venire fame.
Aveva solo sonno, così chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Isabelle pettinò un ultima volta i suoi capelli prima di prendere il suo cellulare che aveva squillato poco tempo prima e decidersi a vedere chi la cercava.
Jonathan le aveva mandato un messaggio, quel ragazzo credeva sul serio che Isabelle Lightwood sarebbe caduta ai suoi piedi. Quello che però non sapeva era che Isabelle aveva lo stesso effetto sui ragazzi e non si sarebbe certo fatta ingannare da quei trucchetti che usava anche lei.
-Jonathan Christofer Morgenster che mi chiama. A cosa devo l’onore?- sentì il ragazzo ridere dietro la cornetta, un rumore di sedia spostata e un altro, forse di un televisore o una radio, unirsi seppur con un flebile rumore alla voce angelica e demoniaca allo stesso tempo che aveva incuriosito Isabelle.
-A nulla bellissima, volevo solo invitarti fuori a cena o da qualche altra parte se preferisci per passare un po’ di tempo insieme e magari approfondire il nostro rapporto- Isabelle sorrise mentre con una mano giocava con una ciocca di capelli e soppesava sul discorso volendo farlo attendere, era divertente infondo cercare il modo per prendere in giro quel ragazzo che credeva sul serio di poterla trattare come un giocattolo
Sembrava che il ragazzo non fosse tanto agitato o curioso di avere da lei una risposta, era piuttosto tranquillo e quindi sapeva in anticipo che lei gli avrebbe risposto di sì.
La differenza era che Isabelle non si faceva comandare a bacchetta, non la controllavano i suoi e non lo avrebbe sicuramente fatto un ragazzo appena arrivato.
-Non credo, sai conosco bene i ragazzi come te- lo sentì muoversi, curioso per la piega che aveva preso la conversazione con la prima ragazza a non degnargli di uno sguardo.
-Così come? Affascinate, misterioso, unico?- Isabelle tossì pensando a quanto per alcuni versi Jonathan le ricordasse Jace e il suo credersi onnipotente con le ragazze.
In effetti ora che ci pensava entrambi avevano lo stesso nome, si chiese se non fosse il nome a portare loro certe caratteristiche… bè non poteva essere, il padre di Jace era come lui.
-Direi più… idiota. Ora se non ti dispiace, andrei a letto. Notte- richiuse la chiamata senza attendere la risposta.
 
Simon stava suonando per una serata extra con il suo gruppo nel bar a pochi passi da casa sua, Eric e gli altri avevano nuovamente deciso di cambiare nome al gruppo e quel giorno erano la band “JOLLY ROGERS” che ricordava tanto, chissà perché lo pensasse, il nome della nave di Capitano Uncino.
Doveva dire a Eric di frequentare, se potesse viste le sue già poche uscite, delle ragazze che non fossero fissate con particolari telefilm come quello di “Once Upon A Time” di cui Rachel, la sua attuale fidanzata, era follemente innamorata… e Simon sosteneva lo fosse soprattutto del sexy e misterioso Hook.
Se la prossima fosse stata innamorata di “The Vampire Diares” avrebbe anche accettato qualcosa del tipo “VAMPIRE SECRETS” ma di sicuro non “WE LOVE DAMON SEXY AND HE KNOW IT” cosa che pensava qualcuno avrebbe fatto se si sarebbe ritrovato con una fidanzata.
Stavano suonando il loro ultimo pezzo, una canzone smielata e macabra allo stesso tempo che Kirk aveva composto per la sua fidanzata Emo.
E quando la tua pelle di nero fulgore, solleticherò sul naso aquilino con spighe dorate e ruvide, circondati dal fumo di un prossimo incendio, allora saprò che ci ameremo.
Simon non sapeva da dove cacciasse quei testi e sperava che gli uomini presenti fossero troppo ubriachi o stanchi per sentire quell’ultimo pezzo.
-Grazie, questa canzone la dedica Kirk alla sua fidanzata Mara- partì una serie di applausi non molto convinti ma che servivano solo a incoraggiare il ragazzo che stava cantando sul palco.
Simon preferiva di gran lunga che con i ragazzi iniziassero a suonare qualcosa del tipo Siamo pirati Eh Oh… e una bottiglia di Rum che attirava molto di più di quel mix di parole senza senso.
Scese dal palco dopo aver sistemato i suoi strumenti e si sedette sullo sgabello mentre chiedeva al bar man una coca cola per riprendersi dal momento.
-E così suoni in un gruppo- Simon si girò verso la voce e vide la ragazza dai capelli color caramello e occhi di ghiaccio che aveva conosciuto dopo averla buttata a terra.
-Ciao, non ti ho chiesto il nome l’altro giorno. No aspetta, non dirmelo, noi ragazzi siamo tutti uguali con te- lei rise sedendosi vicino a Simon e ordinando anche lei una coca cola tanto per prendere qualcosa.
-Più o meno… diciamo che non mi fido molto. Comunque sono Melinda, Melinda Selena Lockwood. E tu sei Simon Lewis a quanto ho capito- il ragazzo annuì pagando per entrambi le coca cole che avevano ordinato.
La ragazza lo ringraziò stappando la sua e bevendo da un bicchiere preferendo non toccare il bordo della lattina, non amava lo sporco… si disse Simon osservandola.
Aveva un completo nero da cui fuoriusciva una maglia azzurra come gli occhi con il loro della loro band, un diamante con della ragazze al suo interno che doveva essere il gruppo.
-Avete suonato?- lei annuì guardando la maglia JOLLY ROGERS di Simon e trattenendo una risata.
-So che questa maglia è inusuale, non ridere- lei annuì non sapendo bene cosa rispondergli, sarebbe stato un po’ strano cercare di convincerlo che quel nome le piaceva, non sapeva mentire molto bene.
Si limitò a bere la sua coca cola, per qualche strano caso il telefono iniziò a suonare proprio in quel momento e vide che la sua amica Sunshine l’aveva chiamata per dirle che erano pronte.
-Io dovrei andare, ci vediamo- lo vide sorridere e andò verso l’uscita del bar mentre anche i suoi amici intervallavano lo sguardo tra i due per capire cosa avesse fatto Simon per convincere una ragazza come lei a parlare con lui dopo solo due minuti.
Richiuse la porta dietro di sé, il cammino era silenzioso se non si contava il venticello serale che le sferzava i capelli inducendola ad affrettare il passo per non prendere freddo. Non aveva portato una giacca più pesante, si era limitata a quella fina e nera che pensava le sarebbe bastata.
I tacchi facevano rumore lungo il passaggio e quasi cadde per terra mentre girava l’angolo e si ritrovava davanti al “JAVA JONES” dove lei e le ragazze suonavano costantemente.
Erano brave, forse non perfette ma se la cavavano e anche con i profitti erano messe abbastanza bene siccome non avevano ancora chiesto di fare una colletta per l’ultima volta che a lei e Britney si era rotto lo strumento.
Se la cavavano e questo le bastava, era ancora giovane per pensare ad una casa discografica e conoscendo i suoi se prima non avesse compiuto la maggiore età loro non le avrebbero firmato alcun contratto.
  
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