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Autore: lala_g    20/05/2008    2 recensioni
Un bambino. Un bambino è l’essere più ingenuo e puro che al mondo possa esistere. Un bambino è un essere privo di qualsivoglia pensiero malevolo, perché anche la più piccola cattiveria pensata da un bambino può essere purificata dall’immacolata anima che esso possiede.
Una piccola Shot, senza pretese, sulla vita di un piccolo Angelo.
"Ma Potrà davvero essere definito un Angelo?"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Angel’s life

Un bambino.
Un bambino è l’essere più ingenuo e puro che al mondo possa esistere.
Un bambino è un essere privo di qualsivoglia pensiero malevolo, perché anche la più piccola cattiveria pensata da un bambino può essere purificata dall’immacolata anima che esso possiede.
Un bambino.
E’ proprio un bambino il protagonista della storia che voglio narrarvi, alla fine della quale, tuttavia, la persona della quale vi parlerò non sarà più un bambino ai vostri occhi.
La storia di tale persona si colloca nel paese del fuoco, in un villaggio, di cui non interessa il nome, del quale, per ora, non interessano neppure gli abitanti. L’unica cosa importante di tale villaggio, seppur possa apparire strano, è questo bambino, dalla pelle lattea e gli occhi del colore dell’antracite, dai capelli corvini, morbidi al tatto e dal volto angelico, di una bellezza effimera e ahimè ingannevole.
Perfetto nel suo infantile splendore egli viveva la normale vita, seppur nulla si possa a questo mondo definire normale, come tutti i suoi coetanei, bambini di otto anni all’apparenza non troppo differenti da lui. Eppure, le differenze vi erano, radicate nel profondo del loro animo, invisibili ad occhi umani; esse vi erano e, consapevoli, andavano a creare un profondo divario sempre maggiore tra il bambino e i suoi compagni.
Divario tangibile quotidianamente nella vita scolastica ed educativa, nell’apparenza fisica e con grandi probabilità anche nell’intelligenza del bambino stesso.
Divario che, dopo neppure un anno, divenne noto agl’occhi ciechi della gente che, nella loro monotona normalità, erano soliti parlare delle vicende altrui, alterando la verità laddove poteva presentarsi un qualcosa di vagamente interessante, per spezzare la brutale tranquillità della loro squallida ed inutile vita.
Sasuke Uchiha, tale era il nome con il quale veniva chiamato l’angelico bimbo, era un ragazzo straordinariamente interessante, sul quale la gente, più di una volta, si era divertita a sparlare, priva di interesse nei confronti del dolore del bambino, privo di tatto e di considerazione per quelli che dovevano essere i sentimenti altrui.
Proprio così, perché da mesi ormai, l’unica cosa di cui gli abitanti del villaggio erano in grado di parlare era la famosa: tragedia del clan Uchiha.
L’angelico Sasuke, da ora in poi così l’appellerò, era infatti l’ultimo sopravvissuto di una tremenda tragedia, nella quale tutti i suoi familiari avevano perso la vita per mano del figlio maggiore: Uchiha Itachi.
Nessuno aveva mai chiesto al puro ed immacolato Sasuke, quali fossero le sue emozioni o quale fosse il dolore che provasse.
Nessuno aveva mai parlato con il candido Sasuke se non per lodarlo di quello che era solo una maschera che copriva la sofferenza che egli provava.
Nessuno aveva mai pensato a Sasuke come qualcuno di diverso dall’angelo mascherato che egli mostrava. Eppure Sasuke era lungi dall’essere un angelo.
Se ahimè qualcuno fosse stato in grado di vederlo, magari il demone che egli portava con se sarebbe rimasto sopito all’interno del suo cuore, a dormire per l’eternità.
Un'unica persona riuscì a capirlo, a comprenderlo, riconoscendo esperto la sua natura di demone, essendo demone anch’egli, e riuscì perfino, alla fine di tutto, ad accettarlo,senza mutarlo nel suo essere, senza apprezzare la maschera che ormai non celava più il suo vero volto, ma apprezzando unicamente la persona che egli era, ma purtroppo, l’accettazione da parte di una sola persona e il totale abbandono degli altri, creano un vuoto troppo grande ed un grido troppo forte che non possono non essere percepiti, e come accadde, il demone fu dolcemente risvegliato da tanta sofferenza, da tanto rancore, che fungevano a lui da nutrimento, e lentamente ma inesorabilmente prese il possesso dell’angelico corpo, conducendolo verso la via della vendetta, verso il tanto bramato sollievo da quello struggente dolore che il povero bimbo continuava a provare.
Per anni l’angelico Sasuke aveva pensato al fratello, all’odio che poteva non far altro che provare verso egli, alla brama di vendetta che, giorno dopo giorno, avvertiva crescere dentro di se.
E mentre la gente parlava, sdegnata dalla crudeltà e ferocia del gesto compiuto dal fratello, Sasuke tremava di rabbia e di stizza, di crudele ferocia, nella impaziente voglia di sentire il sangue dell’unico parente rimastogli scorrere lungo le sue stesse mani. Non comprendendo neppure i suoi stessi desideri perché, seppur dominato dal demone, egli era ancora un bambino, e nella sua ingenuità tale sarebbe rimasto.

Per un tempo indefinito, Sasuke biasimò e criticò le gesta del fratello, mentre urla strazianti di terrore invadevano i suoi sogni e illusioni di morte e di nero sangue popolavano le sue giornate.
E il desiderio di saperlo morto cresceva, cresceva, cresceva, e l’angelico Sasuke non si rendeva conto che, attimo dopo attimo, il demone pareva prendere il controllo su di lui avvicinandolo a quella che non era altro che la figura del fratello, avvicinandolo ad essere quantomai simile all’assassino della sua stessa famiglia.
Avvicinandolo ad essere uguale a colui che nella sua infanzia aveva prima amato e poi sempre e solo disprezzato.

Visse così il piccolo Sasuke, fin quando, seguite le orme del fratello, ancora una volta, la sua candida anima non cominciò a macchiarsi, lentamente, e a mostrare a tutti la vera identità dell’angelico bambino che tutti avevano, erroneamente, così definito.
Si macchiò di tradimento, l’angelico Sasuke, correndo alla ricerca del potere per poter uccidere l’odiato quanto amato fratello.
E ancora oggi egli, mentre allo strenuo delle forze giace inerme, al fianco del corpo, morto, del fratello, può sentire le voci bisbiglianti della gente che alle sue spalle non facevano altro che ripetere:

Come Itachi, Come Itachi, Come Itachi.



Le gesta tanto biasimate erano state maestralmente riprodotte, come una marionettista che, abile, muove le dita dando vita alla marionetta, così Itachi aveva dato la vita a l’angelico Sasuke, strappandogliela poi, con sublime crudeltà, quando egli la sentiva quantomai vera, guidandolo in quello che era il vicolo cieco di una morte illusoria.
A Sasuke non era permesso morire, egli doveva prendere il posto che aveva brutalmente sottratto al fratello. Era lui l’assassino, il mostro, ora.

E così che si presentavano quindi i pensieri di quello che nessuna persona normale potrebbe mai definire un bambino, di colui che, fin dalla tenera età era stato colto nell’animo da sentimenti malvagi che, neppure la purezza d’animo, che tutti i bambini possiedono, riuscì ad abbattere.
Perché i pensieri malvagi dei bambini, nella loro ingenuità, possono essere sconfitti, troppo fievoli, troppo fragili.
Ma l’odio provato da un bambino, è il sentimento più forte che possa esistere al mondo, e può essere visto solo come un monte insormontabile, il quale, fino ad ora, ha conservato una vetta mai raggiunta, troppo alta perché un qualsiasi essere, umano o divino che sia, potesse arrivarci.

Sasuke era sempre stato intelligente, ma mai quanto il fratello…invidia
Sasuke aveva sempre voluto considerarsi bravo, scoprendo però troppo tardi che aveva Sì ucciso suo fratello, ma aveva solo tolto la vita (inutile) ad un uomo che combatteva ormai cieco e malato…superbia
Sasuke aveva sempre pensato che il suo scopo nella vita fosse quello di uccidere il fratello, e non si era mai reso conto che, nella sua vita, in effetti, egli non aveva mai saputo scegliere, guidato dalle abili mani del marionettista…accidia

Ed è in questi sentimenti che si perde inevitabilmente l’essere angelo. La durezza e la gravità di tali pensieri, provati da un bambino di soli otto anni, possono far capire, anche ad occhi inesperti, la precarietà della maschera che il piccolo Sasuke indossava. Maschera che, ormai da tempo, si era sgretolata, lasciando spazio al demone che, nella sua impetuosa ferocia, aveva ormai strappato il cuore dell’angelo con zanne indiavolate.

E mentre il sangue fluiva sulle sue mani, Sasuke poteva solo ricordare un affetto lontano, troppo distante per ridargli la luce che lo avrebbe condotto fuori dalle tenebre. Ed improvvisamente, l’odio, il rancore, la brama di vendetta, e tutti quei sentimenti che malevoli avevano permesso il risveglio di quell’essere malvagio in lui, potevano finalmente scomparire, abbandonandolo nella sua conosciuta solitudine, privandolo della tanto agognata soddisfazione derivante dalla vendetta, lasciando in lui un unico senso di vuoto, una immutabile apatia, che egli non poté altro che accogliere sul suo volto.
Con essa la consapevolezza dei suoi gesti.
La mente, prima ottenebrata dal desiderio di morte, ora risultava lucida, capace di cogliere ciò che prima poteva solo provare in modo inconsapevole.

Ed eccolo qui, Sasuke, reduce da un passato di angelo, vivo in un presente come un demone, morto in un futuro in cui egli, forse, riuscirà ad essere visto, magari per l’ultima volta, come un essere umano.

Aveva otto anni Sasuke, e per quanto potesse essere angelico, il suo cuore impetuoso fremeva e traboccava di sentimenti che di angelico nulla possedevano.

Aveva quindici anni Sasuke, ed era convito che uccidere il fratello, provare invidia per lui e credersi ad ogni costo migliore di lui, fossero le cose più giuste che nella sua vita era stato in grado di compiere e provare, ignaro di essere unicamente una marionetta.

Ognuno insiste sul peccato del suo compagno e diminuisce il proprio.

E Sasuke aveva insistito così tanto sul peccato di Itachi, che non si era reso conto che egli aveva commesso gli stessi identici peccati compiuti dal fratello.
Non valutando che ciò di cui egli stesso si era macchiato era di gran lunga più grave di quello che effettivamente il fratello avesse fatto.

Un bambino.
Un bambino è l’essere più ingenuo e puro che al mondo possa esistere.
Un bambino è un essere privo di qualsivoglia pensiero malevolo, perché anche la più piccola cattiveria pensata da un bambino può essere purificata dall’immacolata anima che esso possiede.
Purtroppo per lui, Sasuke non poteva più essere un bambino.


N/A

Questa storia è nata leggendo il regolamento di un contest a cui mi avrebbe fatto piacere partecipare. Purtroppo però ho scoperto il contest troppo tardi e non ho potuto iscrivermi (sono una frana, lo so). Ho preso liberamente spunto da una delle citazioni che erano presenti nel regolamento e da quello è nata questa breve Shot.
Non ho commenti da fare in proposito alla storia in se, mi considero abbastanza soddisfatta del risultato ottenuto. Spero, ad ogni modo, di aver catturato, anche solo per qualche minuto, la vostra attenzione e di avervi lasciati piacevolmente soddisfatti.
Ovviamente la critica della storia è un compito che spetta unicamente a voi.
Ringrazio dunque in anticipo chi leggerà, con la speranza che mi lasciate anche una piccola recensione!
  
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