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Autore: Harrys_bravery    27/12/2013    14 recensioni
Harry è un pasticcere che non fa che collezionare delusioni nel campo dell'amore. Proprio quando Harry crede di non riuscire più a trovare il suo principe azzurro, ecco che quello fa capolino nella panetteria dove lavora, presentandosi come il suo nuovo collega.Riuscirà Louis a cambiare l'idea che Harry ha dell' amore? A cambiare le cose che Harry odia dell' amore?
Dal testo:
“E se mandassimo tutto a monte e usassimo queste fragole e questa panna per altri motivi?” Chiese Louis mordicchiando il frutto rosso. “Non ci provare, Lou!” sussurrò, ma gli spruzzò un po’ di panna sulla fragola. Il maggiore sorrise, e finì di mangiarla.
[Larry Stylinson]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice
Ciao :) Eccomi tornata con una nuova Os! Allora, per prima cosa Grazie davvero di cuore per le oltre 500 (Oh mio Dio, 500!?) visualizzazioni alla prima os che potete trovare qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2341237&i=1 Se qualcuno vuole darle un' occhiata. Grazie a quelle che l'hanno aggiunta tra i preferiti,tra le ricordate o le seguite. Grazie a chi mi ha aggiunta tra gli autori preferiti, e soprattutto a chi l'ha recensita, ma anche a chi l' ha solo letta. Bando alle ciance! Vi lascio questa nuovissima Os sperando che piaccia tanto quanto l' altra. Se volete lasciarmi un parere, anche negativo è sempre ben accetto. Per chi scrive ogni parola è gratificante quindi... :) Ok, ora vi lascio davvero. Buone feste e Buone vacanze!
P.s. un grazie speciale, alla mia lettrice numero uno. Lei sa perfettamente di chi parlo, quindi grazie a te e al tuo supporto continuo :)


 
 
Harry entrò tirandosi dietro la porta. Tutto lo infastidiva quel giorno, perfino il suono allegro del campanello appeso sulla porta. “Ciao Harry com’è andata ier…” Iniziò Liam, ma Harry alzò una mano, intimandogli di tacere. “Non una parola su ieri!” rispose chiudendosi in un religioso silenzio. “Immagino non bene…” proseguì imperterrito l’altro lasciando la frase in sospeso. “Ha cercato di baciarmi!” urlò Harry mentre aggirava il bancone e metteva il suo grembiule bianco, ma ormai tutto macchiato di cioccolato, crema e Dio solo sa cos’altro. “Al primo appuntamento!” affermò indignato. Liam trattenne una risata. “Abbiamo un altro punto da aggiungere alla lista!” rispose semplicemente voltandosi verso la bacheca di sughero alle sue spalle e prendendo un foglio.

Motivi per odiare l’amore
-Ha cercato di rimorchiarmi con frasi fatte
-Mi ha portato dei fiori
-Mi ha presentato il suo ex
-Mi ha rovesciato addosso il caffè
-Ha detto che i miei dolci fanno schifo
-Non gli piacciono i miei tatuaggi
-Ha cercato di baciarmi al primo appuntamento

Liam aggiunse l’ultimo punto e poi rimise la lista sulla bacheca mentre Harry sbuffava scoraggiato e si accasciava affianco al registratore di cassa. Era stata un’ idea di Liam compilare quella stupida lista. “Così capirai cosa non ti piace, e trovare l’anima gemella sarà più facile!” aveva sentenziato Payne. Certo, facile parlare per lui che era praticamente fidanzato da una vita con Jenny e quasi pensavano al matrimonio! Harry invece aveva diciannove anni suonati e di anima gemella non ne vedeva neanche l’ombra. Non c’era niente che non andasse in lui! Si reputava anche un ragazzo carino. Alto, occhioni verdi, una massa indomabile di ricci… Certo i tatuaggi che aveva sulle braccia e sul busto potevano spaventare un po’ , ma solo ad una prima impressione, perché poi il suo carattere sfacciato, insolente e malizioso scacciava via tutti i dubbi. Oh! Altro punto importante da considerare, Harry era gay. Aveva metabolizzato la cosa, anzi! Anche i suoi genitori l’avevano presa abbastanza bene. Se trovare una ragazza per lui era difficile, trovare un ragazzo era da catalogare come ‘Mission Impossible’. Non che non avesse appuntamenti o flirt, sia chiaro! Bello com’era rimediava inviti per uscire praticamente ovunque, ma o per un motivo o per l’altro i suoi pretendenti si rivelavano degli orchi, dei maniaci o nel peggiore dei casi, uomini in astinenza. Solo Liam sapeva quanto in realtà Harry soffrisse per questa situazione: vedere tutti i tuoi amici tubare con le loro fidanzate come se fosse costantemente San Valentino lo metteva a disagio, lo faceva sentire fuori luogo e sbagliato. Sbagliato non perché fosse gay! Sbagliato perché forse aveva fatto qualcosa per non meritarsi anche lui un amore da film sdolcinato come quello dei suoi compagni. “Dai, Harry non essere nervoso oppure i clienti preferiranno il panificio di fronte” disse Liam cercando invano di tirargli su il morale. Erano colleghi, Liam e Harry. Lavoravano in un panificio, di proprietà di Paul Higgins. Liam si occupava del pane, in realtà di tutti i tipi di pane: Baguette, ciabattine, rosette, pagnotte; mentre Harry svolgeva la sua mansione di pasticcere. È per questo che aveva sempre il grembiule sporco di crema e i capelli pieni di farina. “Per quanto mi importi…” sentenziò iniziando però a decorare dei cupcake con delle roselline di pasta di zucchero. “Non fare il musone!” tentò ancora Liam, “Domani arriva anche il nuovo pasticcere”. “Alla buon ora!” disse sempre più acido Harry “sono tre settimane che mando avanti questa baracca da solo!”.  Liam avrebbe voluto fargli notare la sua costante presenza ma si morse la lingua, anche perché erano arrivati i primi clienti.
 
Capelli, a posto. Pantaloni arrotolati fin sopra le caviglie, ok. Sorriso smagliate, fatto. Louis ripercorse mentalmente  i suoi requisiti, per essere impeccabile il primo giorno di lavoro. Prese la sua tracolla e si diresse verso il nuovo panificio. Louis Tomlinson aveva un lavoro. No! Louis Tomlinson aveva il lavoro! Perché essere un pasticcere era da sempre stato il suo sogno, da quando sua madre gli aveva regalato il suo primo libro di cucina e suo padre gli aveva detto “che mestiere da checca!”. Poi, per ironia della sorte, era diventato entrambi. Un pasticcere e anche una checca, per la gioia di suo padre. Aveva incontrato Paul Higgins mentre partecipava ad un concorso per diventare il nuovo volto di una linea di paste da zucchero. Il concorso lo aveva perso, ma in compenso aveva trovato un lavoro ( e molto di più, anche se questo ancora non poteva saperlo). Si presentò puntuale in panificio ed incontrò il suo primo collega. “Piacere, sono Liam. Liam Payne, ho vent’anni e lavoro qui da più tempo di quanto vorrei”. Louis gli sorrise sincero, mettendo in mostra i denti bianchi e squadrati. “Louis Tomlinson, ventidue anni. Oh! E lavoro qui da…” controllò l’orologio appeso alla parete e continuò “da quasi tre minuti”. Liam rise sonoramente, “Oddio! Finalmente qualcuno che mette un po’ di buon umore qui! Sai la cosa più divertente che ha detto il pasticcere prima di te è stata ‹Ho chiamato il mio cane ‘Stop’ perché è un incrocio ›. E credimi se ti dico che non era nemmeno una battuta! Quando portò qui il suo cucciolo non faceva che ripetergli ‹Stop! Stai fermo! Stai buono›” disse Liam ridendo. “Dev’ essere stato terribile” commentò Louis melodrammatico, “Ma adesso c’è Tommo qui!”. “Prendi pure un grembiule e accomodati, l’altro pasticcere sarà qui a momenti” gli disse Liam. Louis fece come gli era stato detto, prese un grembiule pulito e si piazzò dietro il bancone. Il drin drin del campanellino sulla porta, poco dopo, fece sollevare la testa a Louis, che aveva le braccia affondate quasi fino ai gomiti nell’ impasto della torta Scher che stava preparando. Un ragazzo alto, dal fisico slanciato e dinoccolato era appena entrato. Era davvero bello. A Louis sembrò di intravedere degli occhi chiari e dei capelli ricci che fuoriuscivano dal cappellino che teneva calato in testa. Il nuovo arrivato non lo aveva notato minimamente, aveva il capo chino e sembrava trovare particolarmente interessante il pavimento. “Hei, Harry! Come…” iniziò Liam, ma Harry non lo fece finire, alzò il capo e con un’ espressione che pareva di assoluta esasperazione disse “Com’è andata ieri sera? Non è andata Liam! E se te lo stai domandando, ogni tanto anche io ho bisogno di scopare. Il fatto che sia gay non significa che abbia pulsioni diverse dalle tue! Non è andata. Era una cosa da una sola notte. E, Dio, smettila di starmi addosso come se fossi un povero sfigato che non può vivere senza amore!” . Louis rimase a bocca aperta, un po’ per le parole che il ragazzo aveva detto, e un po’ perché i suoi occhi erano decisamente chiari! Verdi, brillanti, perfetti. “Ehm… Volevo dire” disse Liam un po’ imbarazzato grattandosi la nuca “come ti sembra il nuovo pasticcere?”. Solo allora Harry notò la presenza del ragazzo che, rosso in viso come se fosse stato lui ad aver fatto una sfuriata per niente, aveva timidamente alzato la mano in segno di saluto.
 
Wow! Harry si complimentò con se stesso. Gran bella figura di merda, Styles! Complimenti, stavolta ti sei superato. Liam vide l’imbarazzo imporporargli le guance e scoppiò a ridere, nel tentativo di alleggerire la pressione. Con una sola frase aveva detto di essere gay, di aver scopato con un estraneo il giorno precedente, e di essere uno sfigato. Perfetto. Harry si tirò il cappello fin sopra gli occhi, e questo suscitò le risate del nuovo arrivato. Arrivò fino al bancone arrancando nell’oscurità dovuta alla vista coperta, poi si levò il cappello, e gli porse una mano “Harry. Harry, HoAppenaFattoUnaFiguraDiMerda, Styles”. Louis non riuscì a trattenersi e gli rise in faccia, mettendo ancora una volta in mostra i suoi denti bianchi e perfetti. La sua risata aveva un suono cristallino, quasi femminile. E poi, Harry si fermo a fissargli gli occhi. Blu intenso, come il mare, come il cielo, come… Come questo sconosciuto che ancora non si era presentato. “Louis. Louis, NeHoVisteDiPeggio,Tomlinson” gli rispose scuotendogli la mano. Harry prese il suo grembiule macchiato e se lo legò in vita. “Cosa ti porta qui, Louis?” gli domandò curioso. “Ho incontrato Paul ad un concorso di cucina. Il concorso l’ ho perso, ma a quanto pare, ho vinto un lavoro!” rispose con un sorriso, continuando ad impastare. “Sei pasticcere da tanto tempo? Aspetta… Ma quanti anni hai?” chiese sempre più curioso il riccio. “Diciamo che è una mia passione da quando sono piccolo. Mio padre diceva che era un mestiere per checche isteriche… Alla fine sono uno dei migliori pasticceri-checche in circolazione! Dopo di te Mr. HoBisognoDiScopare.” Lo canzonò Louis “ E ho ventidue anni”. “Ne ho diciannove, e non c’era bisogno che lo specificassi, Tomlinson. Nessuno si piega a novanta su un bancone da cucina per un semplice impasto” disse il riccio, che aveva già inquadrato le tendenze dell’ altro, facendogli l’occhiolino. Liam tossì per richiamarli. “Ci sono i bambini!” disse indicando i figli di una signora appena entrata che li osservavano con aria stranita.
 
Con Louis a lavorare con loro tutto procedeva più velocemente. Harry doveva fare dieci cupcake e non venti, due torte e non quattro, perché all’altra metà ci avrebbe pensato il maggiore. Avevano conversato tutto il tempo, mentre Liam serviva i suoi clienti con baguette e panini di tutti i tipi. Approfittando di una ‘Pausa Jenny’ così come le definiva Harry (ovvero, Liam che usciva per una telefonata la cui durata variava dall’una alle due ore, con la sua ragazza), “Allora? Com’era il tipo di ieri?” chiese con nonchalance Louis. Harry alzò la testa dal cupcake che stava decorando con minuzia e “Cosa?” disse facendo finta di non capire, ma in realtà aveva compreso benissimo dove l’altro volesse andare a parare. “Il ragazzo che ti sei portato a letto” disse ovvio Louis. “Ehm… Più alto di me, capelli neri e occhi neri… Niente di che, sinceramente” disse tornando a decorare il pasticcino, come se fosse una rosa, soffermandosi su ogni petalo. Louis fu quasi rincuorato dall’ ultima frase, inspiegabilmente poi! Però era felice che alto-moro-occhi scuri non fosse il tipo di Harry, visto che lui era il completo opposto. “E tu, Lou?” chiese Harry “è da tanto che non ti porti a letto qualcuno?”. C’era quasi noncuranza nella frase, ma Harry era in una trepidante attesa, manco si aspettasse che l’altro gli dicesse “Sì, sono vergine”. Louis lo guardò un attimo, poi gli sorrise. “Sì, preferisco fare l’amore al fare sesso. So che suona inspiegabilmente romantico e patetico, ma… Dio! È tutta un’altra storia!”. Harry spalancò la bocca. Fare l’amore? A lui nessuno l’aveva mai chiesto. Il suo primo ragazzo gli disse “Ti va di provarlo?”, e lui l’aveva anche trovato romantico! Scosse la testa e disse “Louis, i ragazzi come te non esistono. I ragazzi che vogliono fare l’amore, i ragazzi che ti portano a fare le cene a lume di candela, i ragazzi che ti coccolano dopo che lo avete fatto” sentenziò il minore. “Dammi un pizzico e controlla se esisto”  rispose in modo sarcastico Louis, non si aspettava certo che lo facesse davvero! Harry, invece, che di sarcasmo ne sapeva meno che di fare l’amore, gli tirò un pizzicotto sulla guancia. “Ahi!” esclamò l’altro. Louis Tomlinson era gay, sognava di fare il pasticcere ed era istintivo. Soprattutto istintivo. Prese con il dito la crema viola che faticosamente Harry aveva disposto sul cupcake per formare una rosa, e gliela spiaccicò in faccia. “Mi hai fatto male!” gli disse. Harry aveva una striscia violetta che gli segnava la guancia “Oh! Non hai osato davvero!” disse prendendo l’intero cupcake e spiaccicandoglielo sul naso. Louis aveva trovato un degno avversario nell’ essere infantile! Tirò i ricci di Harry e avvicinò il suo naso alla faccia del più piccolo così da macchiarlo, ma anche a trovarsi ad una distanza talmente tanto ravvicinata, da sentire il respiro del minore direttamente sul suo viso. Harry nella foga del momento aveva poggiato le mani sul peto di Louis e adesso stava ridendo, aggrappato a lui. Uscì la lingua e leccò un po’ della crema sullo zigomo del maggiore. Louis si allontanò immediatamente, arrossendo. “Sei ingiusto Lou! Senti quant’era buono!” disse Harry portando alle labbra di Louis il suo indice lungo cosparso di crema. Louis leccò via la crema dal dito del più piccolo e poi glielo morse, giusto per vendicarsi un po’. “Mmmh! Era buono per davvero!” sentenziò. “Avevi dubbi?!” si finse indignato l’altro. “Io vi lascio per due minuti, e voi fate la lotta col cibo?!” li interruppe la voce di Liam, che ancora col telefono in mano, stava rientrando.
 
Harry e Louis erano sempre più affiatati. Non facevano che farsi i dispetti o il verso a vicenda, Liam lo notava. Liam notava sempre tutto. Notava il fatto che Harry non entrasse più sbuffando, iniziando la sua paternale su quanto facesse schifo l’amore. Notava il fatto che Harry avesse smesso di aggiungere punti alla sua lista, forse perché aveva anche smesso di accettare appuntamenti. Liam notava come cercassero continuamente e inconsciamente di sfiorarsi, come Harry prendesse in giro Louis per la sua altezza, e Louis prendesse in giro Harry per i suoi fiorellini di pasta di zucchero che “Sembrano appassiti, Harold! Ahahah”. Liam si stava davvero chiedendo quando uno dei due avrebbe fatto il primo passo, chiedendo all’altro un appuntamento. Faceva anche scommesse con Jenny. “Secondo me fa il primo passo Harry!” diceva lei convinta, ma lui ribatteva con un “Lo conosco troppo bene, non lo farà mai. Spero che Louis si sbrighi!”. Quello Liam ignorava però, era il fatto che Harry avesse davvero iniziato a sperarci… Sperava che Louis lo notasse, che gli chiedesse di uscire, ma non succedeva mai. Quel giorno era troppo scoraggiato, già sicuro di quello che sarebbe stato un altro buco nell’acqua. Entrò in panetteria con il solito passo strascicato che Liam conosceva bene. “Harry tutto ok?” chiese quest’ultimo, sapendo già che sarebbe partita la paternale sull’ amore, a maggior ragione per il fatto che Louis non fosse ancora arrivato. “No. Se rimango qui dentro non troverò mai il principe azzurro. Sono destinato a restare da solo, per sempre!” disse afflosciandosi affianco al registratore di cassa com’era solito fare.  “Ma potrebbe entrare lui…” disse Liam mentre l’ormai famigliare drin drin del campanello annunciava l’ingresso di… “Louis! Ciao!” disse Payne facendo l’occhiolino ad Harry. “Non ci provare, Liam. Non attacca!” lo mise in guardia Harry, seppellendo un po’ di più la testa fra le sue braccia incrociate, fino a toccare con la fronte il marmo freddo del bancone. “Hei Payne! Cos’ hai Harold? Giornata storta?” chiese un Louis tutto sorridente andando a sistemarsi dietro al bancone. “Giornata storta, questo lavoro mi uccide, non esco da secoli e probabilmente mi sono anche abbruttito” giunse come sussurro alle orecchie di Louis. “La giornata si può raddrizzare, il lavoro non è poi così male. Sei sempre super-sexy, credimi” disse pizzicandogli il sedere per poi aggiungere “Non esci da secoli?! Questa è nuova! Non mi diventerai mica un recluso, Harold? Non posso permetterlo! Usciamo! Tipo… stasera?” . Louis cercò in tutti i modi di dissimulare il suo imbarazzo. Harry sollevò la testa incredulo e lo fissò per un po’ a bocca aperta prima di dire “Credevo non me lo avresti mai chiesto! Finalmente! Sì, tipo stasera!” rispose sorridente, Louis arrossì ancora di più. Liam prese il suo cellulare e digitò un messaggio a Jenny: “ Mi devi venti sterline tesoro. X” , sapeva che puntando tutto su Louis avrebbe vinto la scommessa.
 
Erano le 21.00 precise quando il suono di un clacson fece risvegliare Harry da una sorta di trance in cui si era chiuso fissandosi allo specchio. Skinny jeans neri, una t-shirt dello stesso colore e una camicia a quadretti nera e blu a coprirgli le maniche. Stava osservando il suo riflesso da mezz’ora cercando di capire se Louis avrebbe apprezzato il suo look o no. L’ennesimo suono del clacson lo ridestò, prese la giacca e scese. Louis lo stava aspettando nella sua imponente auto nera. Harry entrò e notò subito che Louis aveva acconciato i capelli in modo diverso: anziché le solite ondine disordinate, il suo ciuffo era sollevato grazie a del gel e pendeva da un lato. Harry boccheggiò un po’ notando come questa nuova pettinatura gli donasse particolarmente e mettesse in risalto il blu intenso dei suoi occhi. Probabilmente il riccio lo stava fissando a bocca aperta, perché Louis ridacchiò e gli disse “Mi consumi, Harold”. Harry gli sorrise e “Non mi aspettavo una nuova pettinatura! Sono davvero spiazzato”. Louis non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma apprezzò lo sguardo di troppo che Harry continuava a fare indugiare su di lui. Il maggiore mise in moto, ed Harry allacciò la cintura di sicurezza. “Dimmi un po’, ti sei fatto male?” chiese improvvisamente Louis. Harry non capì e domandò “cosa?”. “Quando sei caduto dal cielo, angelo!” spiegò il maggiore scoppiando poi a ridere. Harry incrociò le braccia al petto e “Non provare a rimorchiarmi con queste frasi fatte, Tomlinson!” lo accusò. “Ok, allora proviamo quest’ altra! Da dove vieni?” domandò Louis imperterrito. “Smettila Lou, è imbarazzante!” Harry arrossì un po’. “Credevo venissi dal paradiso” commentò l’altro, nonostante Harry non avesse risposto alla domanda. Il riccio si nascose il volto tra le mani e con il palmo spiaccicato contro la bocca sussurrò “Davvero, è imbarazzante! E in più, non attacca!”. Louis rise e gli disse “Però sei arrossito!”, col solo risultato di far imporporare ancora di più le gote di Harry.
 
Louis aveva portato Harry in un pub. Il riccio era quasi sollevato, temeva qualcosa di eccessivamente romantico, qualcosa che avrebbe messo entrambi a disagio, invece seduti al loro tavolino per due appartato in un angolino, con le luci soffuse, tutto pareva andare al meglio. Avevano parlato come se ogni cosa rivelata dall’ altro fosse un piccolo segreto, e Harry era piacevolmente assuefatto dal suono melodico e cristallino della risata di Louis che proprio in questo momento gli stava entrando nelle orecchie. “Harry, il Power Ranger rosa non è un supereroe!” lo stava canzonando il maggiore. “Uffa! Sei così noioso! «Spiderman è il mio supereroe preferito! Il  Power Ranger rosa non è un supereroe»” lo rimbeccò Harry, facendo ridere Louis ancora più forte, fino a tenersi la pancia con entrambe le mani. “Dovevi essere un bambino strano!” continuò Louis imperterrito. “Ma sono diventato un ragazzo interessante, no? Quindi, forse ne è valsa la pena”. “Decisamente, riccio! Decisamente…” concordò il castano mettendogli un ricciolo ribelle dietro l’orecchio.
 
Quando stava con Louis, Harry non faceva che arrossire. Era arrossito quando, entrando in macchina Louis aveva notato che lo stava fissando, era arrossito quando Louis gli aveva sistemato un ricciolo dietro all’orecchio, stava arrossendo adesso seduto sul sedile del passeggero mentre chiacchierava con lui, fermi da almeno mezz’ ora sotto casa del minore. “Davvero Louis! È imbarazzante!” sentenziò Harry che tornò a coprirsi il volto con le mani per la millesima volta quella sera, tentando (e fallendo) di far in modo che Louis non notasse le sue guance imporporate. “No che non lo è!” sentenziò Louis che stava cercando di far parlare il minore su un argomento che Harry considerava Taboo: il suo primo rapporto con un ragazzo. “Ok, se te lo dico giurami che non ridi!” disse Harry parandogli l’indice davanti al naso. Louis si sistemò meglio sul sedile del guidatore osservandolo tutto curioso: voleva sapere qual era la chiave d’accesso al cuore, o al letto, di Harry; come aveva fatto il suo primo ragazzo a riuscirci? “Mi ha detto «hei piccolo, ti va di provarlo?»” confessò Harry, che non si nascose il viso tra le mani solo per vedere se Louis riusciva a mantenere la promessa e quindi non fosse scoppiato a ridere. Il maggiore si morse il labbro inferiore fin quasi a farlo sanguinare cercando di trattenere le risate. “Però, ha detto «Piccolo»! Cioè… è romantico… Credo!” tentò Louis sorridendo ma tentando ancora di trattenersi.  “Tra un po’ esploderai Lou! Ridi pure” gli disse Harry iniziando lui stesso a spanciarsi dalle risate. Louis gli fu grato e scoppiò a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi. Il maggiore tornò improvvisamente serio e, appoggiandosi con fare fintamente sexy al sedile, si sporse verso Harry per poi sussurrare con il tono più mascolino che riuscisse a fare “Hei piccolo, ti va di provarlo?”. Inutile dire che Louis esplose in una risata cristallina subito dopo, e che Harry arrossì come una mela matura. “Lou, avevi promesso!” disse Harry coprendosi il volto. Louis si sporse dal suo sedile e tolse le mani grandi di Harry dal suo adorabile viso, tenendole tra le sue più piccoline. “Sei carino quando arrosisci” gli disse avvicinandosi  un po’ di più. Harry non rispose, si limitò a fissarlo con gli occhioni verdi luccicanti d’aspettativa. Louis si protese verso di lui, mancavano una manciata di centimetri e le loro labbra si sarebbero incontrate. “Sei un tipo che bacia al primo appuntamento?” domandò Louis prima di povare a colmare la distanza tra i due. Harry scosse la testa. Il maggiore non si diede per vinto: “Sei uno che ricambia un bacio al primo appuntamento?” tentò di nuovo. Harry rise e “No. Altrimenti chi mi assicura che me ne concederai un altro?” disse baciandogli la guancia. “Parola di Power Ranger Rosa!” rispose il ragazzo dagli occhi azzurri già ridendo. Harry gli tirò un pizzicotto e “Ci vediamo domani allora, Spiderman!” lo prese in giro a sua volta, uscendo a malincuore dall’ auto di Louis, sorridendo così tanto da mostrare le sue adorabili fossette.
 
Liam stava infornando le sue pagnotte quando un Harry particolarmente felice fece il suo ingresso in panetteria. Il lavoro andava a gonfie vele, lavoravano così tanto che la bacheca alle loro spalle, quella su cui era appesa la lista, era sommersa di ordinazioni. La lista infatti non si vedeva più da prima che Louis cominciasse a lavorare con loro, Liam dubitava che il maggiore l’avesse mai notata in effetti. “Ciao Harry! Com’ è andata…” iniziò, ma il piccolo pasticcere non lo fece finire. Fece il giro dietro il bancone e “Com’ è andata ieri? È stato tutto magico, perfetto. Lui è perfetto e… Oh mio Dio sto diventando come una di quelle tredicenni che sospirano ogni secondo , ma…” non riusciva a completare una frase: la lasciava a metà e ne cominciava un’altra. “ Siamo stati in un pub e abbiamo riso tanto, e poi abbiamo parlato in macchina e… Liam, sai che ha una macchina bellissima? Forse si intona coi suoi occhi. Ha gli occhi color cielo, l’hai notato mh?” Liam sorrideva e annuiva semplicemente. Mai Harry si era dimostrato così entusiasta dopo un appuntamento, era contento di vedere il riccio un po’ più rilassato e su di giri. “E poi ha insultato il Power Ranger Rosa! Ma credo che glielo perdonerò, io gli perdonerei tutto… Poi, gli ho raccontato della mia prima volta e ha cercato di non ridere, ed era così carino con le guance che stavano per esplodere a forza di trattenersi! Oh e… Ha cercato di baciarmi! Ti rendi conto!? Al primo appuntamento!” aggiunse con un sospiro sognante. Liam voleva fargli notare che poche settimane prima qualcun altro ci aveva provato, e lui era infuriato se non addirittura indignato, tanto da aver aggiunto il punto alla lista! Ma non lo fece. Gli piaceva troppo vederlo felice per una buona volta, reduce finalmente da un appuntamento ben riuscito. “Cotto.” Disse semplicemente Liam. “Il pane?” chiese Harry. “Anche il pane, Haz”.
 
Louis aveva chiesto ad Harry di uscire con lui di nuovo, Harry aveva detto di sì. “Ti porto in un posto speciale!” aveva detto Louis al riccio. “Non puoi dirmi così! Uno mi fai diventare curioso, due non so che mettere: elegante? Casual? Sportivo?” iniziò ad elencare Harry. “Casual. Passo a prendenrti alle otto, riccio” rispose Lou scoccandogli un bacio sulla guancia. Posto speciale, pensava Harry mentre faceva la doccia, Mi porta in un posto speciale, continuava a ripetersi mentre sceglieva tra un pantalone di tuta o un paio di skinny jeans, un posto speciale solo io e Lou, si diceva ancora gongolando e annodando il foulard che aveva sistemato in testa per ricacciare indietro i ricci ribelli. Non appena sentì il suono del clacson dell’ auto di Louis si precipitò sulle scale. Una volta salito in auto, prese a saltellare sul sedile dicendo una serie infinita di “Dove andiamo? Dove andiamo? Dove andiamo?”. Louis sorrise, “Ciao anche a te, Harold” disse dandogli un bacio sulla guancia, quasi all’ angolo della bocca, facendo arrossisre il piccolo. “Sai che ti sta bene il look da pirata?” cominciò indicando il foulard per poi ingranare la marcia e partire. Louis l’aveva portato in un parco poco conosciuto, nella periferia londinese. Harry era sdraiato sull’erba verde e si stiracchiava come se fosse un gatto, mentre Louis seduto a gambe incrociate raccoglieva delle margherite che si trovavano intorno a lui. “Sai, quando ero piccolino, mamma mi portava sempre qui!” incominciò a raccontare il maggiore. “Prima c’erano delle altalene e anche uno scivolo! E tanti bambini… Ho sempre pensato che avrei  incontrato qui la mia principessa”. Si fermò, sorrise un attimo. Harry lo osservava dal basso, e lo trovava bellissimo, col capo chino a raccogliere le margherite e gli occhi che brillavano a causa dei ricordi. “O meglio, mamma diceva che sarebbe stata una principessa!”. Stavolta anche Harry sorrise, facendogli cenno d’andare avanti. “Mamma mi diceva che avrei trovato una bellissima bambina e che, cavaliere com’ ero, l’avrei conquistata regalandole delle margherite” spiegò Louis ammucchiando tutte le margheritine che aveva raccolto fin’ ora formandone un mazzo. Harry si sollevò a sedere, era curiosissimo, pendeva dalle labbra sottili e rosee di Louis. “Io, non ci ho mai creduto. Una volta regalai una margherita ad una bambina carina, e lei mi disse che non voleva un mazzo di margherite, voleva la Barbie infermiera” disse Louis mettendo su un adorabile broncio. Harry scoppiò a ridere avvicinandosi a lui e poggiando la testa sualla spalla del più grande. “Ti piacciono le margherite, Harry?” chiese Louis improvvisamente, voltando un po’ il capo per osservare il volto del riccio. “No, ma credo che se me le regali inizieranno davvero a piacermi” sussurrò Harry, Louis allora gli porse il mazzolino di margherite e Harry lo afferrò. “Guarda qui, sono sicuro che se avessi saputo farlo, la bimbetta sarebbe caduta ai tuoi piedi!” disse Harry cominciando ad annodare tra loro gli steli dei fiori in modo concentrico. Louis lo osservava mentre concentrato creava quella che sembrava una vera e propria coroncina di margherite, sorrise inconsiamente quando Harry mise la lingua tra i denti  impegnandosi di più per non sbagliare. “Ecco fatto!” disse Harry sorridendogli raggiante. “Quella mocciosetta mi avrebbe anche baciato per un regalo del genere!” disse Louis sinceramente colpito. “Lou…” Harry aveva abbassato lo sguardo “Ti dispiace aver perso la principessa?” domandò, alzando poi gli occhioni verdi ricolmi di paura, delusione…Speranza? Louis gli slaciò il foulard da dietro la nuca, liberando così i suoi ricci ribelli, prese la coroncina e gliela posò sul capo. “No.Ho trovato un principe” sussurrò sulle sue labbra prima di baciarlo. Si baciarono due, tre, dieci, forse anche cento volte. A chi importava contarle? Ora che avevano scoperto il sapore delle labbra altrui, erano entrambi convinti che fosse nettamente migliore di qualsiasi dolce avessero mai preparato.
 
“Harry! Ti ho chiesto la farina!” gli urlò Liam nel timpano svegliandolo dall’ idillio di dolcezza, amore e Louis in cui Harry si era chiuso. “Sìsì la farina! Non c’è bisogno di urlare,Liam!” rispose il riccio passandogliene un pacchetto. “Allora, perché hai la testa completamente tra le nuvole?!” domandò Liam. “Mi ha regalato dei fiori, e mi ha baciato” sospirò Harry con gli occhi a cuoricino. Liam alzò il sopracciglio. La lista era sepolta sotto decine e decine di ordinazioni ma era quasi certo che quello dei fiori fosse uno dei punti segnato su di essa. Sorrise bonariamente prima di dire “Tu e Louis dovete preparare una torta di compleanno oggi. Quando arriva, a proposito? Harry!? Ma mi ascolti!?”. Ovviamente non lo stava ascoltando, stava rivivendo quei baci nella sua mente: Play, rewind, play così da rivederli costantemente. Poi il drin drin del campanello sulla porta lo informò che poteva anche smetterla di immaginare, perché Louis aveva messo piede nel panificio proprio in quell’ istante.
 
Louis e Harry si frequentavano ormai da qualche settimana. Liam aveva detto che il lavoro era diventato insopportabile da quando ogni momento era opportuno per scambiarsi baci e carezze. Ma Payne era buono, lasciava sempre correre soprattutto sapendo quanto stressante fosse il lavoro dei due pasticceri. Quel pomeriggio, la panetteria era chiusa quindi i piccioncini ne avevano approfittato per uscire. Mano nella mano vagavano per le strade dell’affollatissima Londra finchè uno sbadiglio più forte degli altri scosse Harry. “Amore, devo essere un tipo  di compagnia! Non fai che sbadigliarmi in faccia!” gli disse Louis. “Non è colpa mia, Lou! Sono esausto e stanotte non ho dormito” si scusò, poi schiacciandogli il naso sulla guancia aggiunse un po’ malizioso “Tu sei di molta compagnia”. Louis sbuffò ma decise deliberatamente di ignorarlo: Harry era ormai il suo ragazzo, così come si era autodefinito, quindi aveva imparato quand’era il caso di lasciar pardere. “Caffè!” bofonchiò Harry adocchiando uno Starbucks per poi trascinare Louis nel negozio, con le mani ancora saldamente intrecciate. Il riccio si abbandonò sul tavolino, lasciando al maggiore il compito di ordinare. Quando Louis tornò al tavolo con un caffè concentrato per Harry e una cioccolata calda per lui, trovò il piccolo con il capo appoggiato sul tavolo che stava per addormentarsi. Sorrise inconsciamente gli si sedette di fronte, posò il caffè sul tavolo e gli urlò “Caffè!” in un orecchio. Harry sobbalzò, la sua mano si scontrò con quella di Louis e il caffè, cadde rovinosamente sul tavolo finendo sui pantaloni di Harry. Il riccio lo fulminò con lo sguardo, notando una macchia marrone sulla zona inguine, dopodichè Louis scoppiò a ridere. “Lou! Scotta!” si lamentò il più piccolo mettendo il broncio. Louis rise ancora più forte, si stava per chinare a baciare via il broncio che increspava le labbra del suo ragazzao quando “Riconoscerei la tua risata tra mille, Tomlinson”. Louis si voltò ed Harry sollevò lo sguardo per incontrare quello profondo e duro del nuovo interlocutore. Si trattava di un ragazzo moro, alto con tutta una serie di tatuaggi in bella mostra. Il nuovo arrivato mise la mano sulla spalla di Louis. Ad Harry non piaceva. “Zayn!” salutò Louis riconoscendolo per poi alzarsi ed abbracciarlo. No, Ad Harry non piaceva per niente . “è da un secolo che non ci si vede! Come stai?” il moro, Zayn, aveva un tono profondo. “Tutto ok, a te come va? Ancora un fumettista?” domandò Louis. “Lo sai, Lou, è la mia passione! E tu ancora pasticcere?”. Lou? L’ha chiamato Lou! Harry stava per tirargli la cioccolata calda di Louis in faccia. “Sì, anche se ho trovato un nuovo lavoro, in una panetteria in centro”. La conversazione pareva ancora dover andare avanti per molto, e Harry non digeriva la cosa. Tossì, tentando di attirare l’attenzione del suo (e solo suo, si disse mentalmente) ragazzo. Louis si voltò, sembrava aver scordato la presenza di Harry e “Zayn, lui è Harry”, introdusse “Harry, Zayn è… ehm”. Louis sembrava in imbarazzo, e Louis non era mai in imbarazzo, di solito era Harry quello che arrossiva. “Il suo ex fidanzato” finì Zayn per lui e strinse la mano ad un Harry che lo fissava con occhi sgranati. Zayn gli piaceva sempre meno. “Piacere…” sussurrò Harry. “Anche io avevo un problema del genere all’età di sei anni” gli rivelò Zayn indicando il suo inguine bagnato e sporco di quello che Harry sapeva essere caffè. “Se vuoi ti do il numero del medico che mi ha aiutato a superarlo” disse Zayn. Harry diventò paonazzo. Ma come si permetteva? Ok abbracciare Louis, Ok chiamare Lou il suo Louis, ma dargli dell’ incontinente?! “Veramente…” iniziò il riccio impettito, determinato a dargli una lezione. “Veramente gli ho versato addosso il caffè” disse Louis che aveva notato l’espressione infuriata di Harry e gli si era avvicinato mettendogli un braccio intorno al fianco “Lo sai, no? Sono un disastro”. Zayn rise e Harry si rilassò un po’ sotto il tocco di Louis.”A me va benissimo così” sussurrò il riccio nel suo orecchio dandogli poi un bacio sulla guancia. Il maggiore si sorprese del gesto, ma poi rise pensando che probabilmente Harry stava tentando di farla pagare a Zayn. “Ragazzi io vi lascio, altrimenti non ci sarà nessuna striscia dedicata ad un fumetto sul giornale di domani!” salutò il moro lasciandoli soli. Non appena Louis si sedette di fronte a lui, Harry gli sventolò la mano  in faccia , facendo un elenco e sollevando ad ogni punto un dito “Uno,Lou lo dico solo io!”, specificò alzando l’indice. “Due, cos’ era quell’ abbraccio?! Oh, andiamo!” continuò alzando anche il medio. “Tre” Aggiunse sollevando l’anulare “Nessuno mi da dell’ incontinente. E quattro, non presentarmi mai più un tuo ex: ho ucciso per meno, credimi!”. Louis scoppiò a ridere, gli diede un bacio sulle labbra morbide e si alzò per ordinargli un altro caffè.
 
“Harry, dovevi fare dieci muffin al cioccolato non alla vaniglia!” sbottò Louis nel pieno di una delle giornate lavorative più intense di sempre. “No! Tu dovevi farli al cioccolato e io alla vaniglia!” ribattè il riccio. “Perfetto. Ora abbiamo venti muffin alla vaniglia e nessuno al cioccolato!” Harry scosse la testa e tutta la farina scivolò via dai suoi capelli. “Harry!” lo riprese il maggiore agitando una mano per togliere la poverina bianca dall’ aria. Liam li osservava ridendo sotto i baffi; non proferiva parola, sapeva che quando si trovavano in una situazione del genre i due piccioncini erano come due gatti pronti ad azzuffarsi. “Eddai Lou! Non tenermi il broncio. Domani ne faccio venti al cioccolato!” tentò Harry avvicinandosi. Louis si lasciò baciare e poi disse “Sei un caso perso, Harold”. “Non è per qusto che ti piaccio?” sussurrò direttamente nel suo orecchio facendo correre lunghi brividi dietro la schiena del maggiore. “Si ma adesso staccati, prima che io ti spigli sul bancone” bisbigliò a sua volta. Harry gli pizzicò il sedere tondo, quasi femminile e si scostò. Non erano mai andati oltre qualche bacio più passionale e qualche palpatina, e anche volendo, in quel periodo sarebbe stato impossibile visto che la bacheca alle loro spalle si riempiva sempre più di ordinazioni. Il familiare drin drin del campanellino fece voltare Harry, che si trovò davanti un ragazzo biondo dagli occhi profondamente azzurri. “Salve, come posso aiutarla?” cominciò il riccio. “Niall!” salutò invece Liam, che evidentemente conosceva bene il nuovo cliente. “Hei Leeyum!” Louis e Harry si fissarono a quel soprannome e trattennero a stento una risata, guadagnandosi un’ occhiataccia da parte di Liam. “Ho un problema. Sai, domani il mio nipotino Theo compie un anno e… Oh mio Dio! Il lavoro è così stressante per tutti che ci siamo divisi i compiti. Credimi se ti dico che non ho avuto un attimo libero! Mi hanno trattenuto in ufficio fino a tardi tutti i giorni! Risultato? Domani è il compleanno del piccolo e io non ho ancora ordinato la torta!” il biondo parlò tutto d’un fiato, torturandosi  le pellicine intorno alle unghie, mordendole continuamente. “Sei fortunato Niall, ho qui i due pasticceri migliori della città” disse Liam indicando Louis e Harry che, completamente dimentichi del fatto che stavano lavorando, si imboccavano a vicenda con uno dei venti muffin alla vaniglia. Louis tossì e “Non se ne parla! Una torta di compleanno per domani? Quando dovremmo farla, stanotte?” chiese scettico. Il biondo si rattristò un po’. “Per favore ragazzi. So che potete farcela… Potete vedervi stasera e poi, Niall è un mio caro amico non posso deluderlo” disse Liam. Il biondo alzò lo sguardo sorridendo e mostrando un apparecchio dalle stelline trasparenti. “Ma stasera io e Harry volevamo…” iniziò Louis, ma il riccio gli impedì di continuare “Volevamo proprio fare una torta! Hai uno schizzo, Niall? Faremo del nostro meglio” assicurò Harry. Louis sbuffò sonoramente, mentre Niall tirava fuori dalla tasca un foglietto stropicciato. “Pensavo una cosa del genere…” Louis sgranò gli occhi: erano tre piani quelli!?
 
Louis aveva portato Harry nel suo appartamentino, per poter lavorare alla torta. In verità lui voleva passare una serata con Harry a guardare un film sul divano, a farsi le coccole sotto la coperta e poi chissà… Invece no! Sbuffò uscendo dalla sua camera da letto dopo aver indossato un pantalone di tuta e dirigendosi in cucina. Si appoggiò allo stipite della porta per osservare quella meraviglia del suo ragazzo, che con il suo grambiule striminzito addosso apriva tiretti a caso per cercare i recipienti e gli utensili che servivano. “Amore non trovo la frusta!” urlò Harry credendo che Louis fosse nell’ altra stanza. “è nel primo tiretto in alto, a destra” gli rispose il maggiore affiancandolo. “Oh, sei qui” constatò Harry, abbassandosi per dargli un bacio. “Sono tre piani di torta, se ne facciamo uno a testa e lavoriamo all’ultimo insieme dovremmo farcela in un paio d’ore” spiegò Harry prendendo la frusta appena trovata. “Il primo strato, quello più largo, è di pasta di zucchero. Quello centrale di panna e fragole e poi l’ultimo di nuovo di pasta di zucchero”  gli disse indicandogli lo schizzo che il biondino gli aveva lasciato. “E se mandassimo tutto a monte e usassimo queste fragole e questa panna per altri motivi?” Chiese Louis mordicchiando il frutto rosso. “Non ci provare, Lou!” sussurrò, ma gli spruzzò un po’ di panna sulla fragola. Il maggiore sorrise, e finì di mangiarla. Dopo mezz’ ora di lavoro, Harry aveva come sempre la farina tra i capelli, Louis aveva mangiucchiato quasi tutte le fragole e nemmeno il primo dei tre piani di torta era in forno. “Lou! Smettila di mangiare le fragole!” lo rimproverò il riccio. “Mi piacciono, che ci posso fare?” disse portandosene un’altra alle labbra. Harry gli schiaffeggiò dolcemente il dorso della mano , allora Louis tirò un morso e lasciò il resto ad Harry, che ingoiò la fragola in un sol boccone. “Il primo strato è pronto” lo informò Harry, mentre il maggiore sbatteva con fare noioso le uova in una coppa. “Mmh.” Fu la sisposta che Harry ricevette. “E dai Lou! Cos’è questo broncio?” domandò piegandosi ed infornando il dolce. “Volevo passare una serata romantica, guardando un film, facendoci le coccole e non lavorando!” rispose facendo anche sporgere all’ infuori il labbro inferiore. Harry si avvicinò sorridente e gli posò le mani sui fianchi, baciando via quel broncio. “Magari, se finissimo presto la torta… Poi potremmo dedicarci un po’ a noi” sussurrò il riccio facendo scendere le mani fino al sedere rotondo di Louis. È vero, non si erano mai spinti oltre, ma proprio per questo il restare ad una distanza così minima, vicini, era una vera e propria costrizione. “Ma io non voglio più tardi” continuò Louis, come se avesse tre anni anziché ventidue “io voglio adesso”. Harry si chinò a baciargli le labbra in quello che nelle sue intenzioni doveva essere un bacio innocente, se non fosse che il maggiore andò a bussare con la lingua alla porta delle sue labbra. Harry le dischiuse, concedendo a Louis il libero accesso alla sua bocca, assaporando ogni istante di quel bacio che sapeva di loro due e aveva un vago retrogusto di fragole. Quando si staccarono per riprendere fiato, Louis attaccò il collo di Harry cospargendolo di baci umidi. “Dio, non immagini cosa ti farei se non dovessi stare attento a quel fottuto dolce!” gli sussurrò il minore, inclinando il capo all’indietro per godersi meglio le attenzioni di Louis. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, Lou non aveva voglia di fare quella stupida torta, aveva voglia di Harry e quest’ultimo gli sussurrava cose del genere nell’ orecchio? Era ovvio che non avrebbe retto! Continuando a depositare baci sul suo collo e scendendo fino a lambire la clavicola, il maggiore lo spinse verso il salotto. Harry, stranamente, non oppose resistenza. Fece sdraiare Harry sul divano, poggiandosi poi su di lui, reggendosi sugli avambracci per evitare di pesargli addosso. Un sospiro sfuggì alle labbra di Harry, quando i loro bacini si scontrarono. Il riccio intrecciò le braccia dietro la schiena di Louis e prese a tracciarne i contorni sino ai capelli, beandosi del suo tocco e dei suoi baci. “Lou, fa qualcosa! Qualsiasi cosa ma falla!” supplicò Harry con un’ evidente e crescente erezione nei pantaloni. Louis sorrise sul suo petto e, dopo avergli slacciato il grembiule, prese a sbottonargli la camicia. Quando liberò Harry dell’ indumento, rimase scioccato dal vedere al centro esatto del suo stomaco, l’enorme tatuaggio di una farfalla. “Lou?” chiamò il più piccolo, vedendolo immobile, anche i suoi tocchi erano spariti. “Perché hai uno schifoso, enorme insetto sullo stomaco?” chiese poggiando il mento tra i suoi pettorali, dopo avergli lasciato un bacio al centro esatto. “Hei! È una farfalla! Sai… le farfalle nello stomaco? Ho pensato di imprimere questa sensazione” spiegò un po’ imbarazzato. “Caspita Harry! Fa davvero schifo!” lo prese in giro il maggiore. “Non ti piacciono i miei tatuaggi?” chiese Harry col broncio. “ Mi piaci tutto, Haz. Ma la farfalla è orrenda” sussurrò Louis lasciando una scia di baci infuocati che partiva dai pettorali e scendeva giù, sugli addominali di Harry, giù sul suo ombelico (dove il maggiore si soffermò, facendo gemere il più piccolo), e ancora più giù fino all’ orlo dei suoi pantaloni. Stava sbottonando i jeans di Harry quando un odore intenso e di bruciato gli colpì le narici. “Harry, c’è puzza di bruciato!” gli disse sollevandosi da lui. “Lou, ti prego!” gemette il più piccolo. Per quanto gli interessasse, la casa poteva anche andare a fuoco,  ma lui voleva, pretendeva le labbra di Louis intorno al bozzo che aveva nei pantaloni. Il maggiore gli lasciò un bacio sulle labbra, prima di alzarsi lasciandolo sul divano, mezzo nudo ed eccitato come non mai. Appena entrato in cucina, notò la cappa di fumo proveniente dal forno. Prese le presine e sfilò, l’ormai carbonizzato , primo strato della famigerata torta a tre piani. “Oh, cazzo” sussurrò Harry entrando in cucina. Louis lo guardò di sbieco, poi prese un pezzo della torta e lo assaggiò. “Com’è?” chiese Harry. La faccia disgustata di Louis lo fece rabbuiare un po’. “Fa schifo, amore”. “Non ti piacciono i miei dolci!?” chiese Harry. “Amore mio, questo è particolarmente orrendo. Ma sei un pasticcere coi fiocchi, tranquillo” lo rassicurò Louis. Harry lo abbracciò da dietro e Louis poté chiaramente sentire qualcosa premere contro la sua gamba. “Se sono un pasticcere coi fiocchi, credo che potrò rimediare al danno dopo, mh?” sussurrò suadente Harry nell’ orecchio di Louis. “Intanto potremmo riprendere da dove eravamo riamsti…” disse con fare allusivo. Louis sorrise, i ruoli sembravano essersi invertiti. Il maggiore gli legò le braccia al collo baciandolo, mentre Harry lo sollevava di peso, posando le mani sul suo sedere tondo dirigendosi verso la stanza da letto. 
 
Louis riviveva la serata appena trascorsa osservando Harry, ancora completamente nudo, addormentato al suo fianco. Gli passò distrattamente una mano tra i capelli, accarezzandoli per poi sorridere in maniera quasi inconscia. Harry l’ aveva baciato come mai prima d’allora: con passione, amore e dedizione. Quando però la sua mano era pericolosamente scesa verso l’inguine di Louis, il maggiore l’aveva fermato e gli aveva detto “Non così. Così facciamo solo sesso… Io voglio fare l’amore”. Il riccio era rimasto spiazzato, e a pensarci Louis sorride ancora. Col sesso ci sapeva fare… Ma era la prima volta che faceva l’amore. “Insegnami,Lou” gli aveva bisbigliato con gli occhi accesi dal desiderio “Insegnami a fare l’amore perché non ne sono in grado”. E Louis lo aveva fatto. Lo aveva preso e accarezzato, lo aveva coccolato e cullato, lo aveva portato quasi al limite per poi tirarsi il riccio addoso, abbandonandosi completamente a lui. Era stato magico, e Harry prima di addormentarsi gli aveva detto “Sai? Preferisco fare l’amore che fare sesso”, poi aveva trovato sonno con un sorriso ad increspargli le labbra e il capo sul petto di Louis. Il maggiore gli aveva sussurrato un “Ti amo” ma Harry era già nel mondo dei sogni. Louis si sforzò d’alzarsi dal letto, abbandonando a malincuore Harry e le lenzuola che odoravano di loro come non mai,facendo una smorfia a causa di una fitta al sedere, ma c’era una torta da preparare. Con gli occhi che quasi gli si chiudevano, Louis creò la torta. Infornò i tre piani, ne ricoprì due di pasta di zucchero, riempì di fragole quello intermedio e quando appiccicò il numero uno, come gli anni che il piccolo compiva, davvero non ce la fece più e crollò con la testa posata sulle braccia unite sul tavolo. Fu così che Harry lo trovò la mattina successiva. Sorrise a quella visione. Aveva lavorato una nottata intera per quella torta, ed era davvero bellissima. Si chinò per baciargli i capelli e gli sussurrò nell’ orecchio “Ti amo anch’io, Lou”, ma il maggiore era ormai tra le braccia di Morfeo.
 
Quando Louis si svegliò erano le dieci. Doveva essere a lavoro già da due ore. “Merda!” bisbigliò passandosi una mano sugli occhi affaticati. Si guardò attorno. Stava dormendo sul tavolo della cucina, la torta non c’era più ma al suo posto spiccava un bigliettino che diceva “Non ce l’ho fatta a svegliarti. Ti copro io a lavoro. P.S. la torta è bellissima. Haz x”.  Il maggiore sorrise e andò a farsi una doccia prima di precipitarsi a lavoro.
 
Harry si stava stiracchiando approfittando di un momento di calma in panetteria. “La torta era bellissima Haz, complimenti. Niall era felicissimo. Grazie,davvero” gli disse Liam. “Ringrazia Louis, l’ ha preparata tutta lui mentre io… ehm dormivo” rispose il riccio arrossendo un po’. Liam gli sorrise bonariamente “Facciamo che non chiedo i dettagli, ok?” “Si, perché sarebbe imbarazzante”. Il panettiere si limitò a ridere. “Adesso possiamo togliere un paio di ordini da questa bacheca, che ne dici?” propose Liam. La bacheca di sughero alle loro spalle era davvero un disastro. Gli ordini che avevano già consegnato erano segnati con un’ enorme X rossa, ma rimanevano lì appesi a prendere spazio e creare confusione. Harry iniziò a staccare e accartocciare i fogli con le ordinazioni già consegnate, mentre Liam riordinava quelle ancora da fare. Foglietto dopo foglietto, Harry si trovò davanti la lista che aveva creato insieme a Liam. Si fermò a fissarla in silenzio, si era completamente dimenticato che ne avessero scritta una, forse a causa del fatto che era stata sepolta dalle altre scartoffie, forse per… bè… Louis. Guardò tutti i sette punti che la lista contava, poi si girò verso Liam con un lieve rossore sul viso. “Non capisco Liam… Louis ha fatto praticamente tutte le cose presenti sulla lista… Eppure…” “Eppure tu lo ami?” completò il panettiere per lui. Harry annuì con le gote rosse rosse. “Non l’hai ancora capito, Harry? Non è l’amore che fa schifo… Amare la persona sbagliata fa schifo. Louis può fare anche di peggio, anzi, sono sicuro che se questa lista avesse cento punti, Louis li avrebbe fatti tutti e cento. Ma, Harry… Louis non è la persona sbagliata, capisci?” spiegò Liam. Harry piegò gli angoli della bocca in un sorriso e due adorabili fossette contornarono il suo volto. “Devo cambiare il titolo della lista, allora” disse a Liam, ma non ne ebbe il tempo, perché un nuovo cliente era già dentro.
 
Louis entrò nella panetteria col solito drin drin ad annunciare il suo ingresso. “Salve, come posso esserle utile?” chiese Harry voltandosi in quell’ istante, poi sorrise vedendo che non si trattasse di un cliente. “Vorrei un bacio, grazie” gli disse Louis, e il riccio fu ben lieto di sporgersi dal bancone e baciarlo dolcemente sulle labbra. “Dormito bene, Tommo?” domandò Liam. “No, il tavolo della cucina non era il massimo ad essere onesti. Avrei preferito il petto statuario del mio ragazzo ma… C’est la vie!” rispose on fare melodrammatico, facendo arrossire Harry. Liam gli sorrise, togliendosi il grembiule e mettendosi il giubbino: era la pausa pranzo. “Pranzi con me?” chiese Louis rivolto al riccio. Harry annuì vigorosamente e fece per voltarsi e andare a lasciare il grembiule, ma Louis gli prese il polso. Gli fece cenno d’avvicinarsi e il riccio si sporse nuovamente sul bancone. “La prossima volta, voglio svegliarmi abbracciato a te dopo che facciamo l’amore, intesi?” gli sussurrò nell’ orecchio. Harry arrossì vistosamente per poi farfugliare un “Ma certo, ovviamente. Promesso”. “Allora ragazzi, ci si vede dopo pranzo. Chiudete voi qui? “ domandò Liam uscendo. “Tranquillo, ci penso io. A dopo, Liam” rispose il riccio. Louis fece il giro del bancone, voleva prendere un muffin da concedersi come dessert. Harry si tolse il grembiule, si ravvivò i capelli scuotendoseli, prese il suo giubbotto e si voltò verso Louis con un sorriso enorme ad increspargli le labbra. Sorriso che si spense quando vide che Louis era immobile davanti alla bacheca ad osservare un foglietto. “Cos’è questo?” gli chiese il maggiore indicandogli la famigerata lista. Harry sbiancò un po’ ma poi rispose “Una ehm… Lista. Liam aveva detto che… Se avessi trovato tutti gli aspetti che non mi piacevano di un ragazzo avrei potuto trovare il mio principe azzurro”. Il riccio era davvero in imbarazzo, non aveva nemmeno cambiato il nome alla lista. “Harry… Io ho fatto tutte queste cose… Mi odi?” sussurrò debolmente Louis, le sue certezze ed il suo buonumore crollati in un battito di ciglia. “Dio mio, no! Louis no che non ti odio come potrei?! Io ti amo!” gli rispose il più piccolo gesticolando freneticamente.  “A quanti lo dici, Harry?” sputò Louis un po’ inacidito. “A tutti”. Il maggiore sgranò gli occhi “A tutti?!” chiese incredulo. “Sì, lo dico a tutti che ti amo”. Louis rilassò un po’ le spalle, “Harry…”. “Oh, andiamo Louis! Non lo capisci? Non è l’amore a fare schifo, è amare la persona sbagliata che fa schifo. E ci possiamo aggiungere anche che russi a questa lista ma io ti amerò sempre perché, Dio Louis, perché sei fottutamente giusto” disse Harry tutto d’un fiato, citando Liam, come se quest’ ultimo non gli avesse aperto gli occhi solo poche ore prima. Louis adesso sorrideva felice. Gli prese la mano e posò un bacio su ogni nocca. “Ti amo anch’ io Haz” un bacio a fior di labbra, “E comunque non è vero che russo!”. Harry esplose in una risata cristallina. “Volevo cambiare il titolo alla lista ma non ho fatto in tempo…” gli rivelò Harry. “Davvero? E che cosa vuoi scriverci?” chiese Louis con un sopracciglio alzato e le dita ancora intrecciate a quelle del più piccolo. Harry si staccò prese una penna, sbarrò il vecchio titolo e scarabocchiò quello nuovo. Si girò a cercare conferma negli occhi di Louis, e il maggiore si limitò a schioccargli un altro bacio sulle labbra. “Andiamo a pranzo, amore mio?” domandò. “Sì,Lou”. Si presero per mano, dopo l’ennesimo bacio, e chiusero il negozio per poi dirigersi in un ristorantino poco più avanti, sorridendo, scherzando e amandosi come solo loro due sapevano fare.
 Motivi per odiare l’amore
Motivi per amare Louis Tomlinson

-Ha cercato di rimorchiarmi con frasi fatte
-Mi ha portato dei fiori
-Mi ha presentato il suo ex
-Mi ha rovesciato addosso il caffè
-Ha detto che i miei dolci fanno schifo
-Non gli piacciono i miei tatuaggi
-Ha cercato di baciarmi al primo appuntamento
 
THE END
  
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