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Autore: NobodyCompares03    27/12/2013    3 recensioni
Nicole, ragazza londinese di 18 anni, decide di trascorrere l'estate a Heatherfield, la tranquilla cittadina sul mare in cui il padre è andato a vivere dopo essersi separato dalla moglie.
Quando viene assunta come animatrice su uno dei tanti lidi della spiaggia, è costretta a lavorare accanto a Zayn, un ragazzo che le sembra, fin da subito, antipatico ed egocentrico.
Ma se dall'odio nascesse l'amore? E se settembre d'un tratto sembrasse avvicinarsi troppo velocemente?
Tratto alla storia:
Il ragazzo si voltò, facendomi cenno con la testa di seguirlo.
Mi fermai un attimo ad osservarlo, di spalle: certo che non era affatto male, anzi... Deglutii, rendendomi conto della piega che stavano prendendo i miei pensieri.
Lui, però, non poteva di certo immaginare che gli stessi guardando così avidamente il...
"Se hai finito di fissarmi il culo, puoi anche muoverti da lì e seguirmi."
Il ragazzo si era girato improvvisamente, e mi aveva colta in flagrante. Merda, cazzo, minchia!
Diventata più rossa di mio padre quando stava per strozzarsi con una spina di baccalà-si, mio padre a cinquant'anni suonati ancora non sapeva togliere le spine al pesce-, boccheggiai, cercando un insulto abbastanza offensivo da rivolgergli.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
That’s Allison!

 
 

 


Premetto che ho delle cosette da dirvi, e non so neanche da dove iniziare.
Innanzitutto vi porgo le mie più sincere scuse.
Vi ho fatto aspettare davvero parecchio: è passato così tanto tempo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo che non so neanche se troverò ancora qualcuno disposto a seguire questa storia.
Tuttavia non importa, ho preso un impegno e lo porterò a termine.
Questo ritardo mostruoso è stato causato soprattutto dalla moltitudine di impegni che mi hanno travolta appena è iniziata la scuola, e anche periodi in cui il mio umore non era alle stelle hanno contribuito ampiamente.
E’ difficile mettersi comodi e scrivere quando si ha la testa piena di pensieri.
Mi dispiace tantissimo, ma ora sono tornata e ho intenzione di pubblicare almeno un capitolo al mese.
Vi faccio i miei più sinceri auguri, spero abbiate passato un sereno Natale!
Un bacio enorme e, in caso non mi aveste ancora mandata a quel paese, vi auguro una buona lettura. :)










“Feci per girare la chiave nel lucchetto, ma poi la tolsi di scatto, iniziando a correre –ero una povera pazza!- nella direzione presa poco prima da Zayn.”
 
 
Zayn s’incamminò verso la spiaggia, e per non perderlo di vista tra ombrelloni, sedie a sdraio e persone, dovetti correre, scottandomi i piedi a causa delle mie infradito del tutto inadatte per camminare sulla sabbia arroventata dal sole.
Dovevo ricordarmi di comprarne un paio più adatte, accidenti!
Ero abituata a spendere soldi per acquistare cose del tutto inutili –tipo matite per occhi che poi finivo per non utilizzare-, ma mai qualcosa che avesse potuto davvero servirmi.
Chiamatela idiozia…
Quando giunsi sulla riva del mare, notai che Zayn si era già allontanato di una decina di metri, raggiungendo la spiaggia libera confinante con il lido ‘The little mermaid.’
Schivando le persone che stavano tranquillamente passeggiando a pochi passi dall’acqua, arrivai finalmente alle sue spalle.
Senza pensare alle conseguenze, lo chiamai.
“Zayn!”
Quasi non riconobbi la mia voce.
Aveva un tono ansante e sofferente a causa della corsa, avrei osato dire quasi sconvolto.
Il ragazzo si stupì tanto quanto me probabilmente, perché si girò di scatto, guardandomi confuso e alzando un sopracciglio.
“Che c’è?”
Dopo un attimo di smarrimento, ritornai sulla Terra e… Oddio, ma che cavolo avevo fatto?!
Ero davvero corsa fin lì per chiedergli chi lo avesse fatto arrabbiare così tanto e per cercare di consolarlo?
Cristo, io ero da ricovero! Ma che mi ero fumata?
Che Kim avesse messo nelle bibite che avevo bevuto quella mattina un po’ di polverina bianca?
Si, doveva essere andata per forza così, dopo quella mi avrebbe sentita e… Oh, ma con chi me la volevo prendere!
L’amara verità era il fatto che io mi stessi rincitrullendo di brutto, a tal punto da correre dietro Zayn per chiedergli una cosa che non mi riguardava minimamente!
L’avessi almeno conosciuto bene poi, eravamo diventati colleghi soltanto la sera precedente, davanti al Signor White!
Santi numi, perché a me?
Ad insultarmi da sola, però, ci avrei pensato dopo, in quel momento dovevo urgentemente trovare una scusa per scampare alla figura di merda dell’anno.
“Io.. volevo…”
Vai Nicole, pensa che ce la fai.
“Volevo chiederti che ore sono!”
Sorrisi, scrollando le spalle. Oddio, che scusa cretina!
Zayn mi guardò scettico, poi lanciò un’occhiata in basso, più o meno alla mia destra. Aggrottai la fronte, non capendo il motivo del suo gesto, fin quando non parlò.
“Il tuo orologio non funziona?”
Indicò con il mento il punto che aveva fissato prima, e capii tutto: porca pu… ehm, porca qualcosa, avevo l’orologio digitale al polso, accidenti!!
E il premio nobel per la figura di merda dell’estate 2013 va a… *rullo di tamburi*  Nicole Smith!
Per la misera, ma non me ne andava una giusta?? Perché ero così sfigata, perché?
Non bastava che mi fossi ritrovata dinanzi a lui improvvisamente, me ne ero pure uscita con un “Che ore sono?” avendo l’orologio al polso!
Merda, doveva notarlo per forza, quell’affare elettronico? Non gli sfuggiva proprio nulla?
Forse accortosi della banalità della mia scusa, aveva guardato apposta il mio polso per controllare se avessi o meno un orologio, o al limite un telefonino.
Ma che grande… no, va bene, non avevo motivi per insultarlo, la cretina e la ridicola della situazione ero io, non lui.
Non potevo neanche dirgli che le pile erano scariche, l’orario si leggeva benissimo.
Inoltre l’orario avrei potuto benissimo chiederlo alla prima persona che mi sarebbe capitata davanti, senza dovergli correre dietro…
“Oh, ehm, beh io… mi ero… scordata di averlo…”
E risi, come una deficiente. Santo Cielo, chissà in quei pochi giorni in cui eravamo stati insieme che idea si era fatto di me... Non avevo fatto altro che fare figure da idiota del cavolo, con lui!
Zayn alzò un sopracciglio, trattenendo a stento una risata.
“Capisco… e scommetto che il tuo cellulare era scarico.”
Maledetto stronzo, mi stava pure prendendo in giro!
Dovevo reagire, lui non mi doveva mettere i piedi in testa!
Non feci in tempo a rispondere perché proferì parola nuovamente.
“La cosa è chiara, signorina Smith: non resisti al mio fascino.”
Eh? Nono, il signorino non stava capendo proprio niente: secondo lui ero giunta fin lì perché non avevo resistito al suo fascino?
Ma per piacere!! Ok, si, era un bel ragazzo, su quello non c’era nulla di ridire, ma come si permetteva di insinuare sciocchezze simili?
Se l’avevo seguito era perché –oltre ad essere una povera scema-, mi ero preoccupata nel sentirlo tanto infuriato, tutto qui, e certamente anche la curiosità aveva fatto la sua parte. Soprattutto la curiosità.
Non era di certo un fattore trascurabile, Zayn se la tirava fin troppo!
Dovevo però riconoscere che aveva impiegato pochissimo per scacciare via la rabbia e dare il benvenuto alla sua adorabile aria da presuntuoso.
Non sapevo se rispondergli male oppure se stare al gioco…
Decisi di optare per la seconda opzione, dopotutto io non ero il tipo che se la prendeva per così poco, assolutamente: ci sapevo stare allo scherzo.
Finsi di rassegnarmi, guardandolo poi con un sorrisetto idiota stampato sul viso.
“E va bene, lo ammetto: sei talmente bello che i miei occhi non hanno potuto fare a meno di rinunciare alla tua vista, ordinando alle gambe di muoversi per raggiungerti!”
Zayn ridacchiò, poi mi fece l’occhiolino e si sistemò i capelli con fare altezzoso.
Sicura di stare arrossendo, puntai lo sguardo verso il mare -più agitato e mosso rispetto a quella mattina- e incrociai le braccia al petto.
La voce di Zayn mi fece sobbalzare impercettibilmente.
“Lo sai, ti ci vedo bene nel mio giardino.”
Aggrottai la fronte, voltandomi verso di lui.
“Nel tuo giardino?” Chiesi, non riuscendo proprio a capire che cosa intendesse. Nel suo giardino, io… perché?
“Si, nel mio giardino. Bassa, guance rosse… una nanetta da giardino insomma.”
E ridacchiò, lasciandomi per un attimo interdetta.
Oddio, ma come cavolo si permetteva? Sapevo benissimo di essere bassa, ma lui non doveva assolutamente permettersi di prendermi in giro! E poi avevo fatto la figura di merda numero due, lui si era accorto che ero arrossita!
“Senti, vai a cagare!” Sbottai, indicandogli con il braccio la direzione da prendere.
Il ragazzo sorrise soddisfatto, poi se ne andò senza dire nulla.
“Antipatico, scemo, cretino, presuntuoso…”
Iniziai a sfogare la mia ira una volta che fu abbastanza lontano.
Improvvisamente, sentii delle risate.
“Cos’è, il tuo ragazzo ti ha lasciata?”
Mi girai nella direzione dalla quale provenivano i suoni e notai, a qualche metro di distanza da me, dei ragazzini sui quindici o sedici anni che stavano giocando a pallone.
Benissimo, figura di merda numero tre! Ci mancavano solo quelli, in quel momento.
Decisi di ignorarli e, sbuffando, m’incamminai verso la mia cabina, per mangiare il fatidico panino prima di ritornare sul bar.
 
 
 
 
I giorni successivi trascorsero abbastanza bene.
Sarah, la ragazza che lavorava al bar con Kimberly, era ritornata il giorno dopo stesso, così io avevo potuto iniziare il mio lavoro ufficiale, quello da animatrice, che stavo scoprendo piacermi un mondo: grazie ad esso, infatti, avevo fatto amicizia con parecchie persone, tutte simpatiche e gentili. Certo, i cretini non mancavano mai, ma io sapevo sempre come fare in modo che mi girassero alla larga.
Stavo conoscendo meglio gli amici di Zayn, simpaticissimi e divertenti, mentre con le ragazze avevo già legato abbastanza.
Erano davvero una forza della natura!
L’unico peccato era che, per via del lavoro, potevamo stare insieme solo durante la pausa pranzo, e al limite nei ritagli di tempo tra un’attività ed un’altra.
Per quanto riguardava Zayn, invece, non avevamo legato chissà quanto.
In quei giorni, però, era riuscita ad inquadrarlo piuttosto bene.
In linea generale, era abbastanza lunatico: un giorno era in vena di scherzi, di battutine idiote e di allusioni, l’altro era silenzioso e si limitava a fare il suo lavoro.
Non sapevo nulla di lui, a parte quelle piccole informazioni che avevo ricavato la settimana prima, quando avevamo mangiato insieme per la prima volta. Quando io e lui ci univamo insieme agli altri per mangiare, lui parlava raramente di sé: si limitava a scherzare e ad ascoltare quello che dicevano gli altri.
Come collega, a volte era davvero insopportabile: voleva che tutto andasse svolto alla perfezione, non tollerava i ritardi ed era molto esitante sulle attività da svolgere. Inoltre, con la scusa che io avessi la faccia più cucciola, mandava me a fare la baby dance, evitando la sua ridicolizzazione pubblica.
E bravo Zayn!
La mattina dell’ottavo giorno di lavoro, però, mi ero decisamente svegliata di pessimo umore, con tremende fitte alla pancia e alla testa.
La causa del mio malessere? Facilmente intuibile.
L’avrebbe fatta lui la baby dance quel giorno, io ero indisposta e pertanto non volevo sentire ragioni!
A colazione non mangiai praticamente nulla, ma mi fermai in salumeria per prendere il solito panino.
Giunta al bancone, notai tra le tante persone una figura familiare: Harry.
“Ciao Harry!” Lo salutai, sorridendo.
“Ciao!” Rispose al saluto, ricambiando il sorriso.
Improvvisamente, nella mia testa si accese la tipica lampadina.
“Che numero hai?” Gli chiesi.
“20.” Rispose, dopo aver dato un’occhiata al suo bigliettino.
Aveva il numero 20.
Io avevo il numero 28.
Il salumiere stava servendo il numero 19.
“Senti, facciamo una cosa: tieni i miei soldi, e adesso che viene il tuo turno prendimi un panino con il salame, altrimenti va a finire che faccio tardi e Zayn si incavola.” Sbuffai al solo pensiero.
Il ragazzo scrollò le spalle.
“Va bene.”
Per una volta, la fortuna era dalla mia parte: quella mattina non avrei tardato.
Dopo che ebbi il mio panino, mi avviai verso il lido, mentre Harry salì nella sua  macchina per andare a prendere Noelle.
Quella mattina faceva un caldo assurdo, camminare sotto al sole mi stava facendo sudare come un procione.
Quando finalmente arrivai allo stabilimento, mi diressi verso il bancone con una sete degna di un poveraccio che aveva camminato ore e ore nel deserto.
“Kim, dammi un bicchiere d’acqua gelata! Sto morendo di sete.”
Kim ridacchiò, poi mi porse un bicchiere pieno di ghiaccio e di acqua fresca, probabilmente minerale viste le bollicine.
Mi venne ancora più sete soltanto guardandolo: feci per prenderlo, ma qualcun altro fu più veloce di me.
Mi girai alla mia destra, e notai Zayn bere il mio bicchiere d’acqua.
Idiota!
“Cretino, ma come ti permetti?!” Sbottai nervosa.
Quando finì di bere, posò il bicchiere sul bancone e mi guardò alzando un sopracciglio.
“Avevo sete e ho bevuto il primo bicchiere d’acqua che ho visto.”
Stavo per lanciargli contro tutti gli insulti possibili, ma mi venne un’idea migliore.
“Guarda che io dentro ci avevo sciolto la compressa per far alzare la pressione! Spero per te che ce l’abbia bassa anche tu, altrimenti si alzerà troppo e potrebbe essere pericoloso!”
Dovetti lottare per trattenere una fragorosa risata, vista la faccia da pesce lesso che aveva assunto, e ordinai a Kimberly un altro bicchiere d’acqua.
“Oddio, veramente?” Chiese spaventato, mentre Kim poggiava il bicchiere sul bancone.
Non risposi, limitandomi ad afferrare il bicchiere e bere. Quando ebbi finito, feci per dirigermi verso la cabina, ma Zayn mi fermò afferrandomi il braccio.
Mi sentii stranamente a disagio, e lo guardai confusa.
“Dimmi la verità, nell’acqua c’era davvero la compressa per la pressione?”
Avrei voluto rispondere di si, ma non ce la feci: pareva davvero preoccupato.
Sbuffai.
“No, idiota.”
Zayn tirò un sospiro di sollievo, poi lasciò andare il mio braccio.
“Tra mezz’ora sull’area pic nic.”
Gli feci un cenno col capo, che lui non vide perché si era già voltato per andarsene.
Picchiettai l’indice sul mio bicchiere, fissando quest’ultimo senza una motivazione valida.
Certo che ero cretina: perché ero arrivata tanto in anticipo? Cosa cavolo avrei fatto per mezz’ora? Forse sarebbe stato meglio attendere il mio turno in salumeria…
Sbuffai, decidendo di andare a riporre il mio panino in cabina.
Durante il tragitto, ebbi modo di notare che la gente presente in spiaggia, a quell’ora del mattino, era davvero poca rispetto a quella presente di pomeriggio.
Arrivata a destinazione, riposi il panino ed uscii dalla cabina, ma mentre stavo chiudendo il lucchetto, una voce mi fece sobbalzare.
“Nicole Smith!”
Mi girai confusa, inarcando un sopracciglio e trattenendo una risata alla vista del tizio che mi ritrovai di fronte.
Era un ragazzo, più o meno dell’età di Zayn: aveva i capelli biondi e lunghetti, un po’ mossi, una ridicola quanto orribile camicia coi fiori e dei pantaloncini estivi verde pistacchio.
“Mi conosci?” Chiesi, leggermente confusa.
“Certo che ti conosco! Sei Nicole Smith, la nuova animatrice che ieri ha lavorato al bar! Finalmente ho l’onore di parlarti, ciao! Ciao, ciao, io sono Jack, il bagnino del lido!”
Che?! Il bagnino?! E come mai fino ad allora non l’avevo mai visto? Insomma, era uno che attirava parecchio l’attenzione, soprattutto per il magnifico modo di vestirsi…
“E come mai non ti ho mai visto?” Decisi di dar voce ai miei dubbi.
“Oh, ma perché oggi è il mio primo giorno di lavoro dopo alcuni giorni di permesso!”
Ah, bene. Giorni di permesso, già nelle prime settimane di giugno: bah!
“Ah, bene.” E sorrisi, non volevo passare per l’antipatica della situazione.
“Io vado, la gente ha bisogno che io apra gli ombrelloni, che porti i lettini, che mi occupi della sicurezza e…”
“Va bene ho capito, vai e buon lavoro!” Troncai subito il suo monologo. Perfetto, un altro pazzo avevo conosciuto… Bah, forse era proprio l’aria di Heatherfield a far ammattire le persone.
“Pure a te! Ah, e stai attenta a Zayn!”
Eh? Cosa? Zayn?
“Perché devo stare attenta a lui?” Chiesi, confusa come non lo ero mai stata.
“Eh, perché vedi, lui… No, lascia stare.” E rise, gesticolando con le mani.
In ogni caso no, non c’eravamo proprio, il biondino mezzo hawaiano non aveva capito che con Nicole Smith o si finivano le frasi, o si finivano le frasi.
Fece per andarsene, ma lo bloccai.
“Oh aspetta! Dimmi perché!”
Ero stata brusca, ma non m’importava sinceramente.
Il ragazzo  fece per dire qualcosa, ma una voce alle mie spalle, che ormai avevo imparato a riconoscere, mi fece sussultare.
“Devi stare attenta a me perché sono un criminale sadico che vuole ucciderti nel modo più crudele possibile.” Zayn sorrise ironicamente, poi roteò gli occhi, scuotendo la testa e sbuffando.
“Ma non pensarlo! E’ un povero cretino, non lo vedi?!” Sbottò poi, indicando Jack con un gesto secco del braccio e con il mento.
Un povero cretino? Beh, in effetti…
Jack ridacchiò prima di dileguarsi, così io guardai Zayn inarcando un sopracciglio.
“Ma…?”
“Jack è uno sensibile al sole, gli da troppo alla testa.” Picchiettò l’indice su una tempia, poi sorrise. “Ad ogni modo, stava scherzando: lui è fatto così.” Fece spallucce. “Andiamo? O hai paura che ti uccida davvero?”
Sospirai.
“Nah, al massimo sarò io ad uccidere te se oggi non ti occupi della baby dance! Io sono indisposta!” Incrociai le braccia al petto, guardandolo con un sorrisetto di sfida.
Zayn schioccò la lingua sotto al palato, poi scrollò le spalle.
“Va bene, ma penserò a cosa chiederti in cambio.” Mi fece l’occhiolino, poi mi fece cenno di seguirlo: già, era ora di radunare i bimbi per dare inizio al Mini Club.
 
 
 
 
 
*******
 
 
 
 
“Dio, ho una cavolo di fame…” Si lamentò Zayn, mentre riponeva nella cabina che avevamo affittato quella mattina ‘gli attrezzi’ usati per il gioco aperitivo.
A chi lo diceva…
Nel momento in cui arrivammo sull’area pic-nic, però, notammo tutti i tavolini occupati. Sbuffai sconsolata, pregando mentalmente affinché le persone sedute finissero in fretta e se ne andassero.
“Non ci sono nemmeno gli altri.” Constatò Zayn, dopo aver guardato attentamente i tavolini. “Staranno sicuramente sotto l’ombrellone. Raggiungiamoli.”
Feci spallucce e lo seguii, non riuscendo però a trattenermi dall’aprire il mio panino e iniziare a mangiarlo.
Nel momento in cui lo assaggiai, però, aggrottai la fronte. Mortadella. C’era della mortadella, ma io quella mattina lo avevo preso col salame… Non ci misi nulla a fare due più due e capii: quella mattina, in salumeria, Harry doveva essersi confuso e mi aveva dato il panino che aveva ordinato lui. Feci spallucce tra me e me e gli diedi un altro morso: in fin dei conti, uno valeva l’altro.
 
Quando arrivammo dai ragazzi, Zayn andò a sedersi vicino a Liam, Niall e Celeste, impegnati in una conversazione, mentre Deborah e Louis erano impegnati a farsi foto buffissime: non feci in tempo a vedere cosa stessero facendo Harry e Noelle che la voce di quest’ultima arrivò alle mie orecchie.
“Ma sei stupido?!” Sbottò, incredula.
Mi girai verso di lei: aveva un panino in mano e lo sguardo puntato verso Harry, che stava bevendo dell’acqua.
Quando ebbe finito, aggrottò le sopracciglia.
“Perché?”
“Mi hai preso il panino col salame nonostante tu sappia quanto lo detesti?! Ma ne’, ti stai rincoglionendo?!”
Oh oh… Io avevo il suo panino…
Non feci in tempo ad intervenire perché Harry parlò nuovamente.
“Io te l’ho preso con la mortadella e…”
Noelle lo bloccò ancora, afferrando con un’espressione disgustata una fetta di salame per poi sventolargliela a pochi millimetri dal viso.
“Questo è salame, bello! Sei il solito stupido!”
Harry  le abbassò il braccio, sbuffando.
 “E tu sei la solita isterica! Ma prego, continua a starnazzare come un’oca, mi pareva strano che tu fossi stata zitta per tutta la mattina!”
Noelle gonfiò le guance, indispettita.
“Ma vai a cag…” E si bloccò, notando passare una vecchia e il suo nipotino di cinque anni massimo.
Oddio, ma nessuno faceva nulla?
Niall, Liam, Celeste e Zayn continuavano a chiacchierare, mentre Louis e Deborah continuavano a ridere e a scattarsi foto.
“Ragazzi, io…” Tentai di intervenire, ma la voce di Harry coprì subito la mia.
“Ci vado dopo. Adesso mi ascolti un attimo?”
Noelle scosse la testa.
“No, non ti voglio ascoltare!”
A questo punto Harry scrollò le spalle indifferente –e questo fece quasi uscire il fumo dalle orecchie di Noelle-, poi si sedette sulla sdraio e prese il suo cellulare, facendo finta di nulla.
Oh, finalmente potevo intervenire!
“Noelle, ce l’ho io il tuo panino…” Dissi piano, indicandole il panino con la mortadella già mezzo mangiato.
Questa alzò un sopracciglio, in una domanda muta, sorpresa e confusa al tempo stesso.
“Ah.” Mi sorrise sghemba, poi si rivolse ad Harry.
“E com’è che ce l’ha lei?”
Il ragazzo si alzò, spazientito.
“Stavo appunto per spiegartelo, ma tu hai iniziato a darmi dello stupido!”
A quel punto ridacchiai: non erano realmente arrabbiati, si vedeva, ed erano buffissimi.
“Oh senti, mi spieghi perché tu e Nicole vi siete scambiati i panini?”
Harry alzò gli occhi al cielo, poi parlò.
“Stamattina l’ho incontrata in salumeria, e visto che era arrivato il mio turno e prima che arrivasse il suo c’erano tante persone, mi ha chiesto se gentilmente potessi prendere anche a lei un panino col salame. Nel momento in cui il salumiere mi ha dato i due panini, devo essermi confuso e  ho dato a Nicole quello con la mortadella. Sei contenta ora?”
Noelle annuì e, prima che potesse dire qualcosa, proferii parola.
“Mi dispiace per il tuo panino…”
Noelle scosse la testa.
“Ma non ti preoccupare proprio, non è certo colpa tua!”
Fare storie per un panino… Certo, era ridicola come cosa.
“Neanche mia, eh.” Aggiunse Harry, prendendo il panino che Noelle stringeva tra le mani e iniziando a mangiarlo.
“No, ma rimani comunque stupido. E dammi dei soldi, vado a comprare qualcosa al bar con Nicole.” Noelle mi fece l’occhiolino.
“Stanno nei miei pantaloni: sei dotata di mani e piedi, prenditeli.”
Le disse in risposta Harry, indicando appunto i pantaloni con un movimento del capo.
La ragazza digrignò qualcosa di incomprensibile tra i denti, poi prese i soldi e insieme raggiungemmo il bar.
 
 
“Mi dispiace, credimi. In un certo senso, hai litigato con Harry per colpa mia…” Dissi a Noelle.
Eravamo entrambe sedute su due sgabelli, al bancone.
Ok, sicuramente non era successo nulla di grave, ma il fatto che avessero discusso dipendeva da me e mi dispiaceva.
Questa mi guardò, prima di scoppiare a ridere serenamente.
“Ma non abbiamo litigato! E’ tutto a posto, credimi!” E mi sorrise sinceramente, dando un altro morso alla pizzetta che aveva comprato.
Ricambiai il sorriso, sentendomi più tranquilla.
Improvvisamente, il mio telefonino squillò.
Lessi Allison sul display.
“Scusami un attimo, sta chiamando una mia amica.”
Noelle annuì, quindi io risposi.
“Allie?”
“Nicole! Allora, come va la vita?”
Restammo a telefono pochi minuti, anche perché non mi pareva corretto, nei confronti di Noelle, chiacchierare con lei per molto.
Era da un po’ che pensavo a quanto sarebbe stato bello invitare Allison dai nonni e passare il resto dell’estate anche con lei, ma si poneva il problema del lavoro: mentre io ero al lido, lei cosa avrebbe fatto?
Staccai la chiamata sospirando, picchiettando poi l’indice sul bancone.
“Qualcosa non va?” Mi chiese Noelle, un po’ titubante.
Scossi la testa, sorridendole.
“No, tutto a posto, solo che… Beh, ecco, vedi, io vorrei invitare la mia migliore amica a casa dei nonni, però lavoro e quindi non posso, lei non può certo rimanere tutto il giorno in casa con loro.”
Noelle incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio.
“Carissima Nicole, scusami se te lo dico, ma ti facevo più intelligente.”
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Più intelligente? Lei? A me? E perché?
“Come scusa?”
Noelle sospirò, poi mi guardò attentamente.
“Guarda che la tua amica può benissimo unirsi a me, alle ragazze e ai ragazzi! Il problema per noi non si pone, ci farebbe molto piacere conoscerla!”
Uh. Noelle aveva esplicitamente invitato la mia amica ad unirsi a loro. Gentilissima e carinissima, davvero.
Rimasi un attimo senza parole, guardandola come chi sta ragionando su una cosa importante. Questa abbozzò un sorriso, attendendo una mia risposta.
“Uh…”
Pensato e detto. Che risposta brillante, intelligente proprio ero.
“Uh? E’ tutto quello che sai dire?”
Noelle ridacchiò. Non c’erano dubbi, era decisamente una che andava diritta al sodo. Nonostante non la conoscessi ancora molto bene, era evidente che fosse una tipa molto sveglia…
Non sapevo cosa dirle sinceramente; insomma, il suo era un bel gesto, certo, ma chi mi diceva che non avesse invitato Allison solo ed esclusivamente per una questione di gentilezza?
Non aveva neanche consultato gli altri, poi… Se non fossero stati d’accordo?
Rimaneva inoltre un altro dettaglio, piccolissimo quanto fondamentale: Allison era timida, timidissima, tanto timida da arrivare ad arrossire anche quando semplicemente un ragazzo le rivolgeva la parola. Avrebbe accettato?
Mentre una parte del cervello rifletteva sui sopracitati dettagli, l’altra mi ripeteva furiosa che ero una sciocca paranoica, una cretina che si faceva problemi anche per le cose più semplici. E qualcosa mi diceva che era proprio questa parte ad avere ragione…
“Terra chiama Nicole… Ci sei?”
Noelle mi schioccò due dita davanti agli occhi.
Svegliatami dal mio stato di trance, le sorrisi debolmente.
“Sarebbe fantastico, ma… Ecco vedi, non vorrei che la mia amica disturbasse…”
La ragazza di fronte a me mi guardò un attimo, poi scoppiò a ridere sguaiatamente, facendo girare tutte le persone sul bar in nostra direzione. Mi sentii leggermente in imbarazzo.
“Noelle! Ci guardano tutti, smettila!” Ringhiai a bassa voce, fra i denti.
“Ok, va bene, scusa, mi ricompongo. Ma quale disturbo! Con me e gli altri non devono esistere formalità di questo tipo! Scusa il disturbo, non vorrei essere di troppo e bla bla bla… Se non mi avesse fatto piacere non te l’avrei proprio chiesto no?”
Mi guardò, arcuando un sopracciglio.
Giusto, aveva ragione.
Sospirai.
“Mmm… Credo sia il caso che tu consulti anche gli altri, però…”
Noelle mosse la mano in aria, come se stesse scacciando un fastidioso insetto.
“Ah, non preoccuparti, sono d’accordo eccome! Stasera chiama la tua amica e parlale, va bene?” Mi sorrise.
“E va bene, mi hai convinta.” Feci spallucce, ricambiando il sorriso.
Noelle puntò improvvisamente lo sguardo alle mie spalle, facendo una smorfia.
“Tsè, guarda chi si vede… Le vip.”
 Aggrottai le sopracciglia. Le vip? Non  feci in tempo a chiederle spiegazioni che tre tipe passarono accanto a noi, parlottando tra di loro.
“Ciao Noelle.” Disse una di loro.
“Ciao.” Rispose questa, con un sorriso di convenienza.
Quando furono abbastanza lontane, la guardai con aria interrogativa.
“Vip?”
Noelle ridacchiò.
“Sono amiche di Mary, che io definisco vip per il loro atteggiamento… Se la tirano un po’ troppo, sono fissate con la moda e con il look e il loro passatempo preferito è spettegolare. Tipico.” Fece spallucce.
Beh, erano come Mary in effetti…
“Capisco.” Le dissi in risposta, afferrando poi dal bancone il bicchiere di coca che avevo ordinato precedentemente.
 
 
 
Quella giornata di lavoro era finalmente finita, ed io ero stanca, stanchissima.
Appena varcata la soglia della mia camera, mi lanciai sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi.
Stavo per appisolarmi, quando improvvisamente mi venne in mente che avrei dovuto chiamare Allison.
Estrassi dalla tasca il cellulare sbadigliando e, mentre componevo il numero, mi cadde in fronte.
“Fanculo…!” Digrignai stizzita, mentre con una mano lo portavo all’orecchio e con l’altra massaggiavo la parte lesa.
“Nicoooole!” La mia intelligentissima amica aveva risposto urlando, spaccandomi quasi un timpano.
“Allison, hai aumentato la dose?” Le chiesi sbuffando.
“Oh si!” Rispose questa con voce ridicola. Ridacchiai, scuotendo la testa.
“Si vede.” Le dissi, afferrando da sotto il letto il telecomando per accendere la televisione.
“Ci sono novità? Dai, raccontami qualcosa! Qui niente, accadono sempre le stesse cose…” Allison sbuffò.
“Mmm… Si dai, ci sono delle cose da raccontare. Allora, tanto per cominciare, ho avuto la conferma che Heatherfield è la città dei pazzi.”
“Uh! Interessante…”
“Dico davvero! Tu non puoi immaginare…!”
“Non finché non ti decidi a raccontare.”
“Ok, ok. Allora, Heatherfield è una città dove vi è la possibilità di trovare parecchie varietà di persone: ci sono vecchietti acidi, bambini capricciosi, colleghi antipatici, bagnini hawaiani, amici pazzi e fidanzati che litigano per colpa del condimento del panino…”
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi Allison proferì nuovamente parola.
“Sicura di non essere stata tu ad aumentare la dose?”
Risi divertita, prima di iniziare seriamente a raccontarle quanto accaduto quel giorno.
Pessima mossa.
La mia amica iniziò a ridere sguaiatamente e non dava segni di ripresa. Quando le venivano gli attacchi di ridarella era capacissima di ridere anche per un quarto d’ora di seguito, e la cosa stupida era che lo facesse anche per le cose più banali!
A scuola i nostri compagni non facevano altro che battute squallidissime, che non mi provocavano nemmeno mezzo sorriso, a differenza della mia amica che, poveraccia, si riduceva a dover soffocare i singhiozzi nel suo cappotto appallottolato sul banco.
Fortunatamente eravamo sedute in fondo all’aula.
“Allie! Dai, smettila! Non fa mica tanto ridere un tizio che indossa i pantaloni pistacchio e le camicie a fiori…?”
“No…” E scoppiò nuovamente a ridere, sbattendo –riuscivo a sentirlo-, i piedi sul letto. Santi numi…
“Allie, torna in te! Dai, sono seria. Devo parlarti.”
La mia amica cercò seriamente di riprendersi.
“Allora, ascolta e non ridere. Ricordi che stavo pensando alla sistemazione da trovarti nel caso tu venissi qui?” Iniziai il discorso.
“Ricordo.”
“Bene. Quando stavo sul bar, questa mia amica, Noelle, mi ha proposto di farti stare, mentre io lavoro, con lei e gli altri…”
“Che cosa? Ma… non ci conosciamo e… insomma e poi.. in mezzo a quelli…? E poi… e poi faccio la figura della scema e poi… Non lo so, e poi… E tu che hai detto e lei come… e poi…”
“Hai finito con e poi?” Sbottai alzando gli occhi al cielo.
“No, e poi volevo chiederti… nulla.”
Sospirai.
“Allie, se a loro non avesse fatto piacere, non me l’avrebbero proposto, ti pare?”
“Mi pare.”
“Bene. Preferisci rimanere a Londra o venire qui?”
“Venire da te, ma… Insomma, il problema principale è che mi vergogno.”
“E dai! Non ti mangiano mica…”
“Ci mancherebbe!”
“Pensaci, è l’unica opportunità che abbiamo per passare l’estate insieme. Quella è gente simpatica, ci divertiremo, te lo assicuro!”
“Mmm… mi stai convincendo… Ma… come sono?”
“In che senso?”
“Come sono?”
“Cioè?”
“Come sono?”
“Come vuoi che siano?”
Ovviamente avevo capito che voleva glieli descrivessi, ma sapendo quanto fosse timida, mi divertivo a fare la sadica. Muahahah!
“Ma Nicole… che ne so.”
“Ma a  chi ti riferisci poi?”
“ A questi tizi, logico... e a queste tizie.”
“Tanto lo so che vuoi sapere come sono i ragazzi…” Ridacchiai.
Allison era timidissima, già immaginavo le sue reazioni al momento delle presentazioni.
“Infatti. Come sono?”
“Dotati di mani, piedi, gambe…”
“Ufffaa!!! Nicole, fai la seria!”
“Va bene, sono seria.”
“Dai, descrivimeli. Sia loro che le ragazze. Sono curiosa.”
“Compreso il bagnino?”
“Eh, se vuoi…”
“No.”
“Allora solo loro.”
“Mi scoccio di descriverli tutti.”
“E allora solo uno.”
“Non faccio discriminazioni.”
La mia amica sbuffò.
“Quanto sei odiosa!”
“Lo so già.”
Andammo avanti a battibeccare per un bel po’: lei continuava ad insistere, ma io non volevo saperne di cedere. Alla fine, pur di farla zittire, le diedi informazioni fasulle, giusto per prenderla in giro e farmi quattro risate al momento del suo arrivo. Ero cattiva, si, e per giunta lei poteva tranquillamente credermi, dal momento che non glieli avevo mai descritti.
“Allora, va bene: esiste Harry. Bassino, un po’ cicciottello, un enorme brufolo in piena fronte. Ma tutto sommato ha un viso carino ed è simpatico.”
“Uhm… Vai avanti.”
“Poi c’è Liam: appassionato di extraterrestri. Crede fermamente nella loro esistenza. Abbastanza alto, magrissimo, occhiali e… basta, normale insomma. Simpatico anche lui.”
“Bene. Continua.”
“Louis: non c’è male, a parte la fissa per i piercing… ne ha la faccia piena. Del resto… altezza nella norma, né troppo grasso, né toppo magro, né troppo muscoloso. Anche lui simpatico.”
“Pieno di piercing… mah! Va be’, poi?”
“C’è Niall: di origini africane, pelle scura, occhi cioccolato e capelli nerissimi. Molto simpatico, molto spiritoso, molto divertente, colleziona animali esotici disgustosi.”
“Oddio che schifo! Che li tenga alla larga da me!”
Ridacchiai. Se l’era bevuta, a improvvisare ero davvero bravissima!
“E poi c’è Zayn, che ti ho descritto l’altra volta e che è il più simpatico della situazione.” Roteai gli occhi, e mi sembrò quasi di sentire la sua voce petulante.
“Ho capito. Ma sono un po’ strani, eh?”
“Si, te l’ho detto: Heatherfield è la città dei matti.”
“Già… E le ragazze come sono?”
Oddio… cosa potevo mai inventare? Era meglio non dire altro, o non mi avrebbe più creduta.
“Un po’ più normali, non hanno nulla di particolare… E le vedrai da te, perché verrai, vero?”
Allison sospirò.
“Va bene, verrò: mi hai convinta!”
Esultammo come le cretine, come se avessimo cinque anni, e restammo a telefono ancora un po’, parlando del più e del meno.
Prima di staccare, Allison mi disse che l’indomani mattina sarebbe andata in agenzia per fissare la data di partenza, che sarebbe avvenuta massimo in una settimana.
Quando staccai il telefono, potei finalmente sfogarmi e ridere, ridere per tutte le cavolate che avevo detto alla mia amica.
Ero proprio fuori…
Ancora ridendo, mandai un messaggio a Noelle, per avvisarle di quanto concordato con la mia amica.
 
 
 
 
*******
 
 
 
 
 
“Rido.” Disse Zayn, la mattina seguente, con una faccia da funerale, osservando gli oggetti che avevo portato da casa e che avevo poi disposto su di un  tavolo del bar, quasi completamente deserto a quell’ora del mattino; sospirò, per poi lasciarsi cadere su di una poltroncina e massaggiarsi le palpebre chiuse con un movimento stanco della mano. Sbuffai indispettita: ma cosa cavolo aveva contro i miei birilli di plastica colorati?!
“Ma si può sapere cos’hanno che non va?” Gli chiesi stizzita, indicandogli gli oggetti in questione con un brusco movimento del braccio.
Ero una persona calma e paziente, ma Zayn era uno che faceva salire davvero il crimine! Quella mattina, infatti, mi aveva mandato un sms –ci eravamo scambiati i numeri qualche giorno prima per eventuali comunicazioni di servizio-, dicendomi di portare in spiaggia qualsiasi cosa avessi in casa per le attività da svolgere quel giorno.
Scovando per tutto il ripostiglio e la cantina, escludendo alcune vecchie racchette da tennis di Barbie e alcune palline da ping pong di Tanya, dimenticate lì quando ero piccola, l’unica cosa trovata furono i birilli. Avevo fatto ciò che mi aveva chiesto, cosa cavolo voleva adesso? Insopportabile, oh!
Zayn sbuffò, alzandosi.
“Ma ti sembrano adatti per il gioco aperitivo?! Al massimo posso suonarteli in testa…” E rise.
Era incredibile con quanta facilità riuscisse a cambiare umore, come da antipatico riuscisse a diventare spiritoso… Mah, chi lo capiva…
Alzai tuttavia gli occhi al cielo divertita.
“Avresti dovuto specificare che servisse qualcosa per il gioco aperitivo.” Scrollai le spalle.
“Potevi immaginarlo: è questa la cosa che ci crea più problemi.” Alzò un sopracciglio.
“Io ho semplicemente fatto ciò che tu mi hai chiesto. Arrenditi, ho ragione io.”
Zayn sospirò.
“Si, va bene, certo: chi osa contraddirti… Ad ogni modo, pensiamo a qualcosa per questo benedetto gioco.”
Annuii e, insieme, grazie soprattutto all’aiuto di Google, riuscimmo a trovare qualcosa di decente.
“Ragazzi! A che ora avete intenzione di iniziare?!”
La voce del Signor White fece sussultare entrambi.
“Ora signore, ci scusi ma stavamo giusto mettendo a punto i dettagli per le attività di oggi.” Spiegò chiaramente Zayn, sorridendo cortesemente e… ruffianamente. In entrambi i casi, però, il suo sorriso era veramente bello, nulla da ridire.
Liquidato il proprietario, ci guardammo in faccia, con un’occhiata più che eloquente: era ora di domare le piccole pesti.
 
Più tardi, mentre stavo proponendo ai bambini degli indovinelli, notai Zayn seduto sul tavolo di fronte, con lo sguardo rivolto verso il mare.  Sembrava pensieroso, immerso in chissà quali riflessioni.
Certo che era la persona più lunatica che avessi conosciuto: da antipatico diventava a spiritoso, da tranquillo diventava incazzato… Non sopportavo proprio le persone così!
Non mi sarei stupita se, all’improvviso, fosse sceso dal tavolo e avesse improvvisato un ridicolo balletto con il biondo bagnino hawaiano, che in quel momento stava esaminando con aria critica i propri addominali davanti ad uno specchio, vicino agli spogliatoi da lì poco distanti. E chissà, magari a fine balletto si sarebbe anche incazzato con il poveraccio, rimproverandolo per aver sbagliato mezzo passo.
Sarebbe stata una scena da Paperissima e, immaginandola trasmessa sul piccolo schermo, scoppiai a ridere in stile Allison.
Un’altra figura del cavolo.
Zayn si girò in mia direzione e, vedendo che i bambini mi stessero guardando come se fossi una povera deficiente, capì che dovetti essere scoppiata a ridere apparentemente senza motivo, e aggrottò le ciglia confuso.
Era tutto molto comico perché, nonostante continuassi a dare dello strano lunatico a Zayn, alla fine dei conti quella che si comportava veramente da cretina ero sempre io.
“Inizio seriamente a credere che tu non sia tanto normale.” Mi disse sfacciatamente, incrociando le braccia al petto, tuttavia sorridendo divertito.
Ok, dovevo restare calma.
“Caro, non si scoppia a ridere senza motivo.”
“No, infatti.”
“E allora che ci trovi di strano?”
“Nulla, ma di certo non è solo questo tuo attacco di ridarella che mi ha portato a credere che tu sia… mmm… alquanto strana.” E ridacchiò.
Ovviamente si stava riferendo a tutte le figure pietose che avevo fatto in sua presenza. Mi congratulai mentalmente prima di rispondergli.
“Anch’io ho avuto modo di constatare quanto tu sia lunatico.” Lo fissai truce.
“Siamo pari.” Concluse facendomi un sorriso, che io ricambiai.
Si, era decisamente molto, molto lunatico.
 
 
Quella stessa sera, Allison mi chiamò e mi disse che sarebbe arrivata due giorni dopo. Per questo, la mattina seguente, mi recai dal signor White e gli chiesi se gentilmente avrebbe potuto concedermi una giornata di permesso. Ero un pochino restia nel farlo: insomma, chiedere un favore del genere dopo neanche due settimane lavorative mi sembrava poco corretto.
Ma erano tutte paranoie le mie, il bagnino aveva fatto festa dopo neanche qualche giorno!
Il proprietario dello stabilimento non fece obiezioni: dovevo solo comunicarlo a Zayn. Lo trovai vicino alle cabine, durante la pausa pranzo.
“Zayn, hai un minuto?” Gli dissi, prima di andare al bar per comprare qualcosa.
“Mmm… Si, che vuoi?”
Pareva quasi che mi avesse concesso l’onore di parlare con lui. Carino e simpatico.
“Volevo dirti che domani non ci sono, arriva la mia amica Allison.”
Iniziai, un pochino titubante.
“Ah. Ok.”
Forse prima di chiederlo al Signor White avrei dovuto parlare con lui. Insomma, abituatosi alla mia presenza, che avesse potuto trovare problemi sul lavoro?
“La cosa ti crea problemi?” Gli chiesi. “Con il lavoro, ovviamente…” Aggiunsi subito dopo.
“Meglio solo che male accompagnato.”
Fu la sua adorabile risposta, accompagnata da una scrollata di spalle e un sorrisino divertito.
Non sapevo se rispondergli per le rime o lasciar perdere…
Sospirai, sistemandomi il ciuffo di capelli ricadutomi sugli occhi.
“Sempre simpatico eh?” Chiesi retoricamente.
“Sempre.” Rispose con una faccia da antipatico snob, poi si allontanò, diretto verso Niall che lo aveva chiamato proprio in quel momento.
Che ragazzo complicato… E poi dicevano che eravamo noi donne ad esserlo, bah!
   
 
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