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Autore: Alex Wolf    27/12/2013    4 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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You must go. ‘Cause it’s time to choose.   
 

“Le canzoni sono tristi tanto quanto chi le ascolta.”


— Jonathan Safran Foer.

 
 
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« Ammettiamocelo, tutto quello che abbiamo avuto, che siamo stati alla fine non era nulla. O almeno, era molto ma non sarebbe potuto durare. Avrei dovuto saperlo, ricordarmi che lui era un principe e che tutta la sua vita si basava su regole, ordini, impegni “politici” e scelte del padre. Ma no, io dovevo scordarmi tutto questo, perché sono una stupida. Una stupida ragazzina che si è innamorata dell’uomo sbagliato, che ci ha fatto l’amore, perché non era sesso, ed è rimasta incinta; e mi sono illusa che tutto potesse andare bene, che finita la guerra saremmo stati bene assieme. Ma no, perché a me va tutto male! » Túron sbuffò una nuvola di fumo e girò il collo nella mia direzione. Il suo grande occhio rosso si restrinse per qualche secondo, poi tornò a guardare avanti.
Te ne sei dimenticata? Come ci si può dimenticare del titolo di quello che è il padre di tuo figlio? . Disse, e sbatté le ali lentamente. La leggera brezza che provocavano mi accarezzò la pelle del collo e io rabbrividii. Strinsi forte il pomo della sella e mi spostai leggermente a destra, osservando di profilo, per quanto era possibile, il viso del dragone. La sua grossa mandibola era immobile e le squame nere rossastre brillavano al sole. I suoi occhi si muovevano in continuazione, esplorando il cielo e il terreno sotto di noi in cerca di una qualsiasi minaccia.
« Beh, perché non ci ho mai dato molto conto, questa è la verità. » Risposi. « Infondo, quando ami qualcuno non dai conto ai suoi titoli, alle sue azioni. Ti importa solo di lui e di quello che provi.»
Mi dispiace, ma io non capisco. Non ho mai amato nessuno, non so cosa si prova.
« Quanto ti invidio. » Ammisi, tornando a fissare il suo collo. Socchiusi le palpebre e, contro sole, notai che la piccola cresta che aveva sul collo si muoveva verso l’alto. Mi allungai a sfiorarla e Túron fremette.
Ti prego, non toccarle.
« Perché? » Sbattei le palpebre incuriosita.
Sono appuntite e velenose.
« Sei… velenoso? Da quando i draghi sono velenosi? » Lui virò prepotentemente e io fui costretta a stringermi forzatamente alla sella. L’aria mi schiaffeggiò con forza il viso e io ringhiai. Non lo facevo apposta, quel ringhio usciva dalla mia gola ogni qual volta mi sentivo in pericolo.
Non c’è un drago uguale ad un altro. Mio padre non era velenoso, ma quando sputava fuoco il suo ventre diventava incandescente. Il tuo Titano, invece aveva il dono della parlantina. Rise sommessamente, e una nuvoletta di fumo gli uscì dalle narici. Ma, a parte gli scherzi, lui poteva vedere il futuro.
« Poteva vedere il futuro? E, poi, dove diamine l’hai incontrato? » Sfiorai con i polpastrelli le squame delle spalle e le trovai lisce, ma tutta via ruvide.
Ero un cucciolo quando venne a cercarmi; Fanie aveva appena imparato a sellarmi, e quando lo vide pensò di aver avuto un’allucinazione; in ogni modo, mi disse che mi aveva visto nel tuo futuro. Io gli chiesi se ci sarebbe stato pure lui, ma Titano rispose di no. Il tuo dragone azzurro già sapeva come sarebbe finita la sua vita, ma non ha voluto dirmi come se ne sarebbe andato. Quando siamo arrivati al Fosso di Helm e ho visto il suo corpo. Fece un attimo di pausa e una nube di fumo riuscì dalle narici; il vento gli accarezzò la membrana delle ali. Ho capito cosa intendesse con la frase: “ Io non ci sarò. ” La sua voce era visibilmente triste; era come se per lui la perdita di Titano gli avesse provocato lo stesso dolore che aveva avuto su di me. Voltò leggermente la testa nella mia direzione e riprese a parlare: allora capii anche un’altra cosa: tu non eri lontana da li e presto ci saremmo incontrati; e che ti sarei rimasto accanto tutta la mia vita, proteggendoti come gli avevo promesso.
« L’armatura di Fanie », mi domandai ad un tratto a voce alta, « era fatta con le squame di Titano, non è così? » L’immagine dell’armatura della ragazza, di un azzurro intenso come il cielo, mi tornò in mente. Il dragone non rispose, riportò solo il capo in avanti e cominciò a scendere, rallentando il battito delle ali. Quel silenzio era eloquente, avevo capito la sua risposta. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, mentre nel mio petto si creava come un’immensa voragine; un buco nero pieno di senso di colpa.
 
 



°   °
 
 



Il lungo corridoio di Mordor brillava come fosse fatto di fuoco. Come sempre, dalle finestre entrava la luce rossa che emergeva nelle nuvole nere e i soliti strilli riempivano il vuoto che altrimenti avrebbe riempito tutto. Stranamente, quel giorno, quegli strilli acuti mi riempivano di gioia; significava che non ero la sola a soffrire, che tutti gli altri soffrivano. Strinsi le mani a pugno e mi voltai non appena dei passi veloci arrivarono alle mie spalle. Un orco alzò la propria ascia ma fu troppo lento: alzai di scatto la mano e una vampata di calore mi penetrò nelle ossa e si ripercosse sul corpo del mostro. La sua figura prese fuoco e divenne cenere in pochi secondi. Tornai sui miei passi.
L’enorme porta della sala del trono si innalzava davanti a me, lucida e immensa. La luce rossa si rifletteva su di essa, dandole un aspetto alquanto inquietante. Presi fiato, lo zolfo sembrò bucarmi la gola e infilzarmi le vene tanto era forte, e spalancai le porte. Una vampata d’aria m’investì, così come i due occhi rossi dell’uomo seduto sul trono. Subito, Sauron rizzò la schiena e la sua bocca si socchiuse. Non potei fare a meno di sorridergli divertita da quel comportamento.
« I tuoi orchi, guardie davvero sgarbate. » Cominciai per rompere il ghiaccio. « Ne ho dovuti fare fuori circa dieci. Bruciano molto in fretta, sai?  » Mi avvicinai a una finestra e ne osservai il panorama: milioni di orchi e altre viscide creature che si affrettavano alle fornaci per fabbricare armi; in lontananza l’enorme vulcano di Mordor.
« Li hai bruciati? » Si alzò in piedi e si diresse verso di me.
« Hanno cominciato loro, volevano mettersi sulla mia strada. » Mi giustificai, per poi allontanarmi dalla finestra e dirigermi al centro esatto della sala, davanti a lui. I suoi capelli neri erano molto più corti di quanto ricordassi, gli arrivavano alle spalle; gli era bastato qualche giorno per cambiare completamente.  I suoi occhi però erano gli stessi profondi inferni che ricordavo. Allungò una mano verso il mio viso, ma non mi toccò; al contrario ritrasse le dita con accurata lentezza e fece ricadere la mano lungo i fianchi. Sbattei le palpebre e la mia mente tornò a quando ero stata li l’ultima volta; il suo tocco mi aveva quasi ustionata. Ingoiai un fiotto di saliva e feci un passo indietro.
« Sei tornata, come mai? » Ignorò la mia risposta. Rizzai la schiena, per quanto fosse ancora possibile, e tentai di assumere un comportamento fiero e arrabbiato al tempo stesso. « E come hai fatto ad arrivare? »
« Lo sai perché sono qui, e come ci sono arrivata non ha importanza. » La sua mandibola si tese. « Hai fatto un accordo con Legolas; ho deciso di risparmiarti la fatica del viaggio di domani sera. »
« Eleonora, volevamo proteggerti. Speravamo… »
« Detto fra noi, non mi interessa che volevate proteggermi. » Lo bloccai immediatamente con un cenno di mano. « Non avete pensato che, se mi fossi ritrovata qui all’improvviso messa all’oscuro da tutti i vostri piani, avrei potuto esplodere più di quanto non farò già? Sauron, sono una bomba a orologeria e voi mi tenete all’oscuro di queste decisioni? » Strinsi le braccia attorno a me talmente tanto che le unghie mi graffiarono la pelle e potei sentire il sangue scorrermi sulle dita. Qualche goccia cadde a terra, confondendosi con la pietra nera. Le iridi dell’oscuro signore seguirono una goccia e subito passarono alle mie braccia.
« Ti stai facendo del male. Ele, farai del male al piccolo se ne fai a te. »
« Voi mi portate a farmi del male. » Sborbottai esasperata. « Tu e Legolas, con le vostre bugie, i vostri intrighi, i vostri ordini e le vostre domande! » L’immagine di Fanie mi attraversò la testa e chiusi gli occhi tentando di calmarmi. Ordinai a me stessa di calmarmi, di reprimere l’odio e la rabbia verso quell’elfa che in quel momento circolavano nelle mie vene. Sbattei le palpebre e piegai leggermente la testa verso sinistra « Ora c’è l’ho io una domanda per te Sauron: lo sapevi che tua sorella sposerà il padre di mio figlio? » Il ragazzo s’irrigidì. Le vene sotto la pelle pallida del collo parvero creparsi, così come fece il pavimento.
« Fanie dovrebbe sposare quello?! » Strillò quasi, dandomi la schiena e dirigendosi verso il trono. Come lo vidi stringere i pugni mi sentii male, e subito i miei pensieri tornarono a quando per poco non mi uccise. La ragazza era diversa ma la rabbia la stessa. « Mia sorella dovrebbe sposare quel ragazzo montato? » La pietra su cui poggiavo i piedi si crepò talmente profondamente che una piccola voragine mi costrinse a saltare di lato.
« Sauron, per favore. » Mi misi ad inseguirlo, ma lui era sfuggevole.
« Lei non mi aveva detto nulla. Mi ha tenuta nascosta una cosa così importante, ma come ha potuto? » Tutto tremò.
Dannazione, dannazione, dannazione! Pensai fra me e me. Ci risiamo. Quando finirà questa storia, lo porterò da uno strizzacervelli.
Qualche minuto dopo dalle pareti preso a staccarsi pezzi di pietra, e tutta Mordor era in agitazione. Fuori dalla porta d’entrata s’iniziavano a sentire strilli, e a giudicare dalle scosse che questa riceveva dovevano essere Uruck-ai. Roteai gli occhi e afferrai il signore oscuro per un polso; strillai di dolore quando mi sentii bruciare, ma non per questo la mia stretta venne meno. Tutto cessò, e Sauron volse gli occhi a me.
« Gridare non servirà a nulla. La decisione non è ne di Fanie, ne di Legolas; è di Thranduil. Loro sono obbligati a sposarsi. » Staccai la mano dal suo palmo e la portai al suo viso. Sentii lo sfrigolare della pelle del mio palmo ma lo ignorai; le mie dita sfiorarono i suoi capelli freschi. « Perderai solo la voce, e distruggerai Mordor; senza contare te stesso. » Lui non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.
E ora che faccio?
Cantagli una canzone. La voce del mio compagno di viaggio echeggiò nella mia mente.
Una canzone, sei serio? Come potrebbe aiutarlo una canzone? Ha una crisi isterica peggio di una donna incinta al settimo mese senza cibo!
Tu fallo, la tua voce è rilassante. Ti ascoltavo mentre cantavi in volo, sei brava e le parole di quella tua canzone sono belle.
Mi morsi le guance e alzai gli occhi al cielo.
Ma guarda che mi ritrovo a fare. Mi dissi.
« Sai, dicono che cantare aiuti a calmarsi. Che ne dici se canto qualcosa e tu ascolti? Si, ok, sediamoci va. » Mi accorsi solo allora che avevo il fiatone, probabilmente dovuto al fatto che stavo bruciando viva e non me n’ero curata. Ingoiai un fiotto di saliva, e tentai di ricordarmi le parole della canzone. «Well you only need the light when its burning low. Only miss the sun when it starts to snow. Only know you love her when you let her go. »
« Questa canzone è triste, Ele. » Sussurrò lui, guardandomi negli occhi e specchiandocisi. Non mi feci distrarre e continuai a cantare, capendo che così facendo potevo distrarlo dal pensiero di Fanie e Legolas. Sinceramente, quella canzone distraeva anche me. « Only know you’ve been high when you’re feeling low. Only hate the road when you’re missing home . Only know you love her when you let her go. And you let her go. »



Ehy, peipeeee. 
Allurs, com'è? Che ne dite di questo capitolo? Troppo dolce, malinconico, qualunque cosa tranne che bello? Oggi mi è presa cosi.
In ogni modo, come vi sono andate le vacanze? Passate bene? ^-^


 

  
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