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Autore: insane mind    28/12/2013    2 recensioni
Si è vero, magari leggendo l'introduzione può sembrare una semplice e banale storia d'amore,ma io avevo bisogno di scriverla e magari qualcuno ha bisogno di leggerla.
Tutti, prima o poi, trovano l'amore...chi più facile e chi meno, questo è il caso di Giò e "Alex", un amore più difficile di questo non poteva esistere, ma se davvero è importante, bhè si lotta...si lotta insieme, nel bene e nel male...soprattutto nel male.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I seguenti mesi passarono velocemente e arrivò in fretta Dicembre, le vacanze, i dolci e le pance gonfie, ma soprattutto i regali.

Era arrivato il 24 Dicembre, la vigilia... una persona aspetta con ansia Dicembre per le vacanze e i regali e poi in men che non si dica finisce tutto.

Il Natale è pura ipocrisia, le persone, i parenti stanno insieme una volta all'anno facendo finta che tutto vada bene e che tutti si vogliano bene, per poi il giorno dopo non filarsi come i restanti 364 giorni dell'anno...fortuna che ci sono i regali.

Quest'anno il Natale si sarebbe fatto a casa nostra, nonostante sia una piccola casa.

Mamma e papà erano finalmente tornati dai loro viaggi infiniti per lavoro e almeno per questi tre giorni saremmo potuti stare insieme.

E' ancora presto e noi finiamo di cucinare, addobbare e ...si, mangiare.

-Maaaa l'hai presa la tovaglia rossa? quella con i bordini oro?- le urlai dalla cucina mentre finiso di creare tartine e stuzzichini vari.

-Si già l'ho messa ma, Giò, hai visto tuo padre?- la casa era quella che era possibile che fosse scomparso?

Lasciai le tartine sul vassoio di cartone argentato e andai a cercare papà.

Lo trovai nel suo studio, con le spalle rivolte verso la porta e in mano un grande libro.

Mi avvicinai silenziosamente, gli misi una mano sulla spalla, non alzò gli occhi, sapeva perfettamente che ero io...non stava leggendo ma stava guardando un albu di foto di famiglia, me ne passarono alcune veloci davanti che conoscevo come le mie tasche, loro erano spesso fuori per lavoro e mi mancavano terribilmente, quindi quando sentivo la loro assenza in maniera pesante mi chiudevo nello studio di papà a sfogliare gli album.

Vidi delle rughette comparire sul viso di papà, stava sorridendo e come se mi avesse letto nella mente chiuse il libro e si girò verso di me.

-Mi dispiace sai? mi dispiace davvero tanto lasciarti quasi tutto l'anno quì da sola, senza nessuno, ti penso sempre e penso a te la sera, nel tuo letto, da sola...è proprio il fatto che tu sia da sola che mi disturba, il fatto che se dovessi fare un incubo, nonostante la tua età, tu non possa venire a letto da noi a raccontarlo, il fatto che se dovesse succedere una qualsiasi cosa tu sei da sola e non puoi fare molto.

Si lo so che sei forte e che te la cavi, te la sei sempre cavata e sono orgogliosissimo di te, sono davvero fiero, sei una ragazza responsabile e so che non fai cavolate, ma mi dispiace perchè io e tua madre ci sentiamo dei genitori pessimi, tutte le sere parliamo di te, e anche se non ti chiamiamo preghiamo sempre Dio che tu possa stare bene....sai che in lui non crediamo molto, ma mi piace pensare che possa esserci qualcuno a sorvegliarti, o che magari possa mandarti qualcuno sulla terra soltanto per il puro scopo di vedere se stai bene...e...sai quant'è difficile per me dirti tutto questo perchè sono timido, di poche parole, o perchè ti mostro il mio affetto in altro modo, ma sappi che ti amo, sei la mia unica figlia e non voglio che più in la i nostri rapporti possano degenerare fino a scomparire..ecco tutto.-

Rimasi li, immobile senza fare o dire nulla, ero così felice in quel momento che non seppi trattenermi così saltai letteralmente in braccio a mio padre, lo abbracciai forte e l'unica cosa che gli dissi, e forse la più importante fu -Siete dei genitori fantastici e vi amo- A queste parole mio padre ricambiò l'abbraccio stritolandomi ma mi andava bene così, per sdrammatizzare gli assestai un pugnetto sul braccio e sorrisi -Ora niente scuse, alza le tue chiappe quarant'enni e vieni a fare le tartine anche tu-

Sorrise e mi seguì in cucina. Preparammo le tartine più schifosamente buone che ci potessero venire in mente; i parenti cominciarono ad arrivare, e la serata andò avanti così, tra risate, sorrisi e abbracci, finti o meno ma per ora nessuno si lamentava.

Arrivò anche la parte dei regali comprati tra le imprecazioni e incazzature varie nei centri commerciali.

Mi avvicinai a mia madre - Mà, io vado in bagno un attimo- Mi sorrise e mi poggiò una mano sulla schiena.

Ero sempre ansiosa di andare in bagno quando c'era gente a casa, non so percchè ma era una cosa che mi metteva a disagio.

Sentii suonare alla porta. Pensai fosse qualche parente rimasto fuori perchè andato a fumare, ma poi riflettei sul fatto che nella mia famiglia pochissime persone fumavano e sta sera non erano neanche presenti.

-O sisi tranquillo darò la lettera a Giò, ansi, vuoi che te la chiami?- sentii solo la voce squillante di mia madre, ma non riuscii a sentire la risposta della persona.

Mi sbrigai per andare a vedere ma quando arrivai in soggiorno mamma aveva appena chiuso la porta -Giò è arriv...- gli saltai addosso e presi la lettera la aprii e su un foglietto c'era un'equazione matematica senza senso ma la sua somma portava ad un cuoricino con scritto accanto "sorry".

Guardai mia madre, la sorpassai e scesi le scale due a due nella speranza di trovarlo ancora giù, arrivai fuori e sentii l'aria gelida abbattersi con violenza sul mio viso.

Mi fermai, era tutto bianco e continuava ancora a nevicare, l'unica cosa a fare luce erano qualche lampione sparso sul marciapiede.

-Ti sembra il modo...-presi un attimo fiato, lo vidi girarsi con ancora le mani nelle tasche del cappotto nero e la sciarpa grigia avvolta fin sopra il mento.

Alzai la busta bianca e la sventolai sulla mia testa -Ti sembra il modo di scusarsi? presentarsi a casa mia il giorno dell vigilia lasciando una lettera? pensi che questo basti per scusarti di tutte le fottute pippe mentali che mi hai fatto fare in questi 4 mesi? Io non lo so per quale motivo sei entrato nella mia vita, non lo so, e sai cosa? me lo chiedo tutti...tutti i santissimi giorni, e sai un'altra cosa? non so darmi una risposta! sei solo un professore? io non credo!- La neve mi si posò sul maglioncino grigio bagnadolo e cominciai a sentire le ciglia pesanti a causa della neve.

Rimase impassibile difornte a me, l'uncia cosa a cambiare furono i suoi occhi, divennero lucidi...non so se per le mie parole o per il freddo, ma mi fecero scattare, vedere quel nero pece inumidirsi era terribile.

-Non puoi scappare da tutto, dalle spiegazioni, dalle situazioni...non puoi scappare da tutti....non puoi scappare da me- l'ultima frase era più un sussurro, ma ero certa che mi avesse sentito.

Tirò fuori la mano dalla tasca e si tirò giù la sciarpa, facendomi intravedere la sua bocca, le sue labbra piene e un pò screpolate e le sue guance incavate e bianche.

-In questi ultimi mesi non ti ho cercata, non ti ho incontrata e non ti ho incrociata neanche nei corridoi della scuola, ma non potevo non pensarti, io non so cosa sia tutto questo...scappo perchè sono terrorizzato, scappo perchè tu sei un'alunna e non voglio andare via da questa scuola...preferisco pensarti e vederti in silenzio tutti i giorni piuttosto che mettere nei casini me e te...soprattutto te- prese un attimo di tempo che mi sembrò infinito, ma non mi azzardai a parlare, volevo e dovevo sapere fino a che punto sarebbe arrivato- Ma... ma ora non siamo a scuola e...e io devo liberarmi da questa angoscia- in quel momento non capii più nulla lo vidi semplicemente scattare verso di me sentii le sue mani affusolate di scatto tenermi la testa, i suoi occhi si tuffarono per un attimo nei miei, sentii il suo alito sul viso, sapeva di tabacco e menta, e poi assaporai quell'odore.

Le sue labbra cercarono le mie, non c'era più alcuna distanza tra noi, erano affamate le une delle altre, le sue labbra piene che cercavano le mie si inoltravano e io non avevo alcuna intenzione di intralciare il loro corso.

Le sue mani passarono tra i miei capelli, sentii dei brividi lugo la schiena, mi aggrappai ai lembi del suo cappotto.

Petto a petto, corpo a corpo, le punte delle mie scarpe che toccavano le sue. Una mano scivolò fin dietro la nuca, erano segni di desiderio, di incontrollabilità di ciò che stava succedendo e io non volevo che si controllasse...almeno per sta volta.

Era un bacio lungo e magico, il cuore oramai era arrivato alle stelle, il suo odore faceva da padrone e le sue labbra comandavano il tutto, giocavano con le mie e sembravano non stancarsi. Ci ricordammo di prendere fiato, era stato un bacio "pudico" fino all'ultimo, ma prima di staccarsi sentii la sua lingua calda passare leggermente sul mio labbro inferiore, quel gesto mi fece partire gli ormoni a mille, ora ero davvero partita, ma questo viaggio non aveva previsto il biglietto del ritorno.

Poggiò la sua fronte sulla mia, ci fissammo senza dire una parola per non sò quanto tempo, ma quel silenzio era carico di sott'intesi e frasi che non avevamo bisogno di pronunciare.

-Se non ti tiri sù ti farà male la schiena- gli sussurrai per sdrammatizzare tutta quella situazione, effettivamente la sua altezza sovrasta di non poco la mia, e per...baciarmi...si era dovuto piegare un pò.

Mi sorrise, un sorriso vero, sincero - se questo è il prezzo da pagare per...baciarti...allora posso anche diventare gobbo- sorrisi di rimando, non mi era mai successa una cosa del genere, ero sempre stata la ragazza timida che aveva sempre avuto un solo fidanzato con un grande amore mai rimarginato... e poi?? e poi a me..proprio a me accade tutto questo...forse è vero che la vigilia di Natale è un giorno magico.

-Io..- dovevo tornare su, era ovvio che non volevo ma di certo non mi sarei fatta vedere come la ragazzina arrapata del professore e accollosa come un acozza, non era nella mia natura, preferivo essere realista.

-Io devo tornare su, i miei mi avranno dato per dispersa- abbassai lo sguardo automaticamente, come se avessi commesso un peccato.

Sentii le sue mani stringermi sulle guance e tirarmi su il viso fino a far incontrare i suoi occhi con i miei - Non devi sempre giustificarti, o abbassare lo sguardo...non con me almeno, non farti mettere i piedi in testa perchè sei timida, io adoro la tua timidezza, anche se eccesiva, adoro il fatto che non riesci a guardare negli occhi le persone per paura di sostenere uno sguardo, adoro il tuo arrossire sempre, anche per una stupidaggine, il tuo modo di spostarti i capelli dietro le orecchie o passarti più volte una mano sul braccio per distogliere l'ttenzione degli altri dal tuo viso...ma con me non hai bisogno di fare tutto ciò, io sono il primo che scappava difronte a te- Abbassai nuovamente lo sguardo, e come per dare conferma a ciò che aveva detto spostai una ciocca di capelli dietro le orecchie, lo sentii sorridere e in poco tempo mi ritorovai sommersa dalle sue braccia.

Tenevo le mani contro il suo petto, mentre le sue braccia mi circondavano le spalle, il mio viso era letteralmente scomparso, ma potei sentire il suo battito, il suo cuore, accelerava ad ogni contatto.

-Dovresti calmarti, o ti esploderà il cuore- Lasciò l'abbraccio, mi prese una mano, mi guardò fisso e lo vidi abbassarsi all'altezza del mio petto, poggiò un orecchio dove si sarebbe dovuto sentire il cuore. Ero imbarazzata, cioè, aveva un orecchio su una mia tetta in pratica, ecco era...imbarazzante.

-Forse è il caso che ti cominci a calmare anche tu-

  
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