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Autore: ineedamikashug    28/12/2013    3 recensioni
Un grazie non basterebbe.
Adesso è famoso ma scommetto che si ricorda di me.
Abbiamo passato assieme gli anni più belli.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Arrivai alla casetta.
Michael aveva lasciato li il suo coltellino.
Lo afferrai.
Volevo distruggere tutta quella felicità.
Volevo strappare le tende e renderle a brandelli, rompere il divano, spaccare le sedie.
Non sapevo che mi stava succedendo.
Forse aveva ragione la maestra, pensavo di essere il suo sogno.
Me lo aveva detto che voleva diventare cantante ma non pensavo subito.
Ero sola, di nuovo.
Posai il coltello e mi sedetti su una sedia.
Pensavo a lui, pensavo che non ero a scuola, pensavo alle grida della mamma.
Cosa avevo dovuto fare per fargli quel regalo, sforzi buttati al vento.
Dovetti uscire al freddo e arrivare alla città vicina per consegnare una lettera.
Circa 20 km. A piedi. Con il freddo.
Una lettera che poteva essere benissimo spedita.
Quando arrivai a casa, stravolta, dovetti pulire, cucinare e stirare per le mie sorelle.
E mio papà non diceva niente, non poteva.
Mamma lo aveva cacciato fuori di casa molte volte.
Guardai le mie mani: erano piene di tagli e ferite provocate dal freddo.
Tornai a casa mia.
Mio papà mi vide.
"Che ti succede? Non dovresti essere a scuola?"
"Michael non viene più a scuola".
"Non ci credo". Si alzò e vidi la sua faccia: era rossa, quasi quanto quella della maestra quel giorno della gomma.
"Papà che fai?". Si mise la giacca.
"Quel disgraziato".
"No, papà aspetta!".
"Nessuno deve ferirti, nessuno".
"Ma papà, lui è felice così!"
Si avvicinò a me e si inginocchiò.
"Sei troppo buona signorina".
"Papà, lui sta inseguendo il suo sogno".
"Ognuno ha il proprio sogno: lui ha il suo, tu il tuo. Hai il diritto di realizzare il tuo sogno quanto lui. Il suo sogno è cantare, il tuo sogno è lui. Aiuterò la mia bambina a realizzare il suo sogno, costi quel che costi".
"Non puoi impedire agli altri di realizzare i propri sogni".
"Io non voglio impedire niente a nessuno. Non pensi sia meglio realizzare i sogni assieme?".
Sorrisi. Papà aveva ragione. Ma non capivo dove voleva arrivare.
"Vieni con me Katy".
Mi prese per mano e mi chiese di portarlo a casa di Michael.
Arrivammo. Mi disse di stare dietro al cespuglio e bussò alla porta.
"Buongiorno signora".
"Generale Collins, che sorpresa!".
"Vorrei parlare con suo figlio Michael".
"Tutti che lo vogliono oggi! Comunque ora non può, sta studiando".
"Si studia a scuola, non con un'insegnante a casa. E potrebbe studiare latino, invece di canto".
"Il latino già lo studia e comunque lei come fa a saperlo che studia canto?".
"Posso parlargli?"
"Lo chiamo subito".
Vidi Michael arrivare, era abbastanza intimorito.
"Buongiorno signore".
"Buongiorno Michael".
Gli baciò la fronte. Di sicuro Michael riconobbe quel gesto. Infatti gli sfuggì un "Katy".
"Ho sentito bene? Hai detto Katy?"
"No signore".
Che scemo, aveva paura di mio padre.
"Lo so che lo hai detto. Tu e Katy vi conoscete molto bene".
"Si signore".
"Hey calmati, non sei un soldato".
"Lei dov'è? Sta male?"
"Un po' ".
"Davvero? Cos'ha?".
"Una malattia molto brutta, la solitudine".
"Solitudine?"
Lo stava mandando in confusione. Sapevo che era dislessico. Papà non lo fare.
"Ripeto la stessa cosa che ho detto a lei. Non pensi sia meglio realizzare i sogni assieme?"
Michael fece un cenno di approvazione con la testa e sorrise.
"Ma io non so quale sia il sogno di Katy".
"Sei tu".
"Io?"
"Dentro casa mia non si respira una buona aria"
"Lo so".
"Quindi falla sorridere e basta".
"Lei dice che quando sorrido io sorride anche lei".
"Questo non lo so. So solo che da quando tu hai cominciato a far parte della sua vita, sorride". Papà sorrise. "Mi mancavano le sue fossette".
"Dov'è ora? E' venuta qui un'ora fa".
Decisi di uscire dal mio nascondiglio. Volevo solo abbracciarlo. E questa volta lo avrei preceduto. Infatti corsi verso di lui e lo abbracciai nel suo stile.
Ricordo il suo sorriso.
Per la prima volta accarezzai i suoi riccioli bruni e lui accarezzò i miei.
Il mio sogno si era realizzato. Mancava il suo turno e sapevo che ce l'avrebbe fatta.
Poi quell'insegnante rovinò tutto.
"Michael andiamo. Saluta tutti e vieni".
"Certo". Si girò verso di me. "A presto Katy". E arricciò il naso. Lo arricciai anchio e lui rise. La porta si chiuse e capii che stava andando a realizzare il suo sogno. Lo stavo solo fermando.
  
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