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Autore: manubibi    20/05/2008    4 recensioni
questa è un'altra mollamy...brian è stato lasciato da matt, ma ora che lui è tornato, troverà la forza di perdonarlo o si abbandonerà alla vendetta?
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Meffiu e Bri non sono miei, non ci sono prove perlomeno sicure che abbiano avuto delle relazioni (anche se ci si spera sempre *___*), e chiaramente i soldini per ora li ricevo solo da mamma e papà, niente lucro per ste cose...


"one more thing before we start the final face off :

I will be the one to watch you fall...
so I came down to crash and burn your beggars banquet,
someone call the ambulance, there’s gonna be an accident..."

-Brian, datti una mossa!-, esclamò Steve al suo cantante, che aveva gli splendidi occhi fissi nel nulla, e che poi si fissarono nei suoi con aria vacua.

-Si, si, arrivo...-, rispose con il tono di chi ha appena ricevuto una sonora sgridata. Steve lo squadrò inclinando la testa, poi si strinse nelle spalle. Sapeva che da quando Brian aveva rotto col suo ultimo ragazzo era diventato strano. Cioè, più del solito. Brian sospirò profondamente, si godette l’atmosfera di emozione ed eccitazione nell’aria e si tuffò in avanti. Mise un piede dopo l’altro sul palco, e un passo dopo l’altro dimenticò il pensiero che gli vorticava dolorosamente in testa da ore. Cominciarono le prime note di “Infra-Red”, e strilli di gioia riempirono piacevolmente le sue orecchie. Sorrise col suo solito velo di malizia che ammutolì le prime file, perché Brian aveva questo potere, di ammaliare e stordire chiunque solo con lo sguardo. “...And I will be the one to make you cry”. Nei tre o quattro secondi in cui pronunciò questa frase successero almeno un milione di cose. Scorse un viso orribilmente familiare in mezzo a tanti altri, erano proprio i tratti, i lineamenti che per settimane, mesi, aveva cercato di rimuovere da ogni piega del cervello. Prima sentì il cuore saltare un colpo, poi i suoi occhi si allargarono a dismisura per qualche istante, impallidì sotto il trucco e nell’ultima sillaba la voce tremò pericolosamente. Ma non voleva dargli la soddisfazione di vederlo disposto a scombussolarsi in questo modo, così cercò di ricomporsi come meglio poté e continuò a cantare cercando di suonare disinvolto come sempre. Fortunatamente quasi nessuno si accorse di nulla e lui fece del suo meglio per seppellire con forza quel moto di rabbia dietro un’espressione neutra. Ma perché si era fatto rivedere?? Come aveva potuto decidere di venire al concerto quando lui gli aveva detto espressamente e a chiare lettere che non voleva vederlo mai più?! Perché è uno stronzo, si disse cantando “someone call the ambulance, there’s gonna be an accident!”. Cantò il ritornello schiacciando rabbioso ogni pensiero diretto al bastardo che aveva scelto proprio quella pessima serata per perseguitarlo.

Con un sollievo indicibile sentì le ultime note riecheggiare nell’aria, mischiate agli applausi e alle urla, ma fu preso dal panico: non poteva assolutamente sopportare di cantare un’altra canzone, e poi un’altra e un’altra ancora sapendo che quei due occhi seguivano ogni suo movimento e cercavano i suoi. Appoggiò la chitarra e fece un cenno a Stefan, che rispose con uno sguardo interrogativo. Brian si affrettò verso il backstage, e quando diede un sospiro di sollievo si accorse anche che così facendo l’aveva data vinta a quello. Perché di sicuro quello al momento stava ghignando di soddisfazione e in un moto di rabbia strinse i pugni e i suoi occhi si ridussero a due fessure malevole.

-Che ti è preso, posso saperlo?!-, abbaiò la sua manager, Alex.

-Niente. Non è successo niente. Ora esco di nuovo-, sibilò Brian.

Si diresse di nuovo verso il suo pubblico quando sentì l’unica cosa che paradossalmente non si aspettava.

-Brian-, chiamò qualcuno di irrealmente distante, ma con una voce così familiare che si frenò a fatica dal rispondere in modo particolare, come d’abitudine. Si voltò lentamente deglutendo, e quel pezzo di merda, quello stronzo colossale, se ne stava lì, arrogantemente in piedi, e lo fissava in modo strano…triste.

Brian lo squadrò con aria di sufficienza: portava un altro dei suoi assurdi pantaloni, che fasciavano insopportabilmente stretti quelle gambe così magre da sembrare un’illusione ottica, portava una maglietta che risaltava in modo irritante il fisico asciutto, persino i capelli erano rimasti identici, sparati disordinatamente per aria, o al massimo si erano allungati un po’. Ma per il resto era perfettamente uguale al fantasma che Brian si era lasciato alle spalle.

E poi, pur senza volerlo, lo guardò negli occhi e ad una attenta immagine dentro vi riconobbe solo imbarazzo, paura e vergogna.

In parole povere, questo fu uno dei fattori che rese la serata un po’ migliore.

Brian non riuscì proprio a trattenere un ghigno soddisfatto, e l’espressione sul suo viso si convertì dallo stupore a qualcosa di decisamente inquietante, e che lasciava presagire qualcosa che di sicuro non era buono. Aveva assunto uno sguardo seducente, quello che usava per catturare nella sua tela ignare e indifese scopate del sabato sera. Batté le palpebre civettuolo e, con la voce più vellutata che riuscì a tirare fuori miagolò:

-Ciao, Bellamy. Cosa ci fai qui? Cerchi qualcuno per stasera?

Matt corrugò la fronte scocciato. Come si permetteva di esserlo?! Al frontman dei Placebo venne per un momento l’impulso di picchiarlo.

-No, Brian. Sono venuto qui per parlare con te-, rispose l’altro cantante a denti stretti.

Era incredibile, quel tizio, perché non bastava che l’avesse lasciato come si abbandona un cane d’estate sull’autostrada, ma ora tornava per girare il dito nella piaga…ma Brian Molko davanti a questo tipo di sfide si faceva più forte e sfrontato, o almeno in apparenza era così.

-Ah, davvero? E di che cosa vorresti parlare?-, chiese cercando di mettere in imbarazzo l’avversario, ma Matt sapeva che il suo obiettivo era di metterlo a disagio. Considerò che tutti sapevano della loro storia passata, e che nessuno era così idiota da non aver capito il motivo del suo ritorno in una serata come tante altre.

-Di noi-, rispose fissandolo freddamente.

-Di noi?-, ripeté Brian,-beh, questo mi sorprende. Sai, mi sembra che sia da un bel pezzo che non c’è più nessun “noi”. O cambi soggetto e dici “parliamo di ME e del mio insopportabile egocentrismo”, oppure mi dispiace di annunciare che non c’è proprio niente di sensato da dire al riguardo…se non che quello che per TE è un “noi”, per me è stato solo un errore ingenuo che non ripeterò più.

Matt deglutì, ma si era già detto che non sarebbe stato facile, per niente.

-Ho sbagliato, Brian-, rispose abbassando lo sguardo e indirizzandolo ad una scatola vuota poco lontana.

‘Ah’, pensò Brian, ‘adesso fa il sottomesso per farmi pietà. Ma è qualcosa che non avrai nemmeno nei tuoi sogni più reconditi, Matthew Bellamy’.

-Non ne dubito, Matty-, rispose poi lezioso allargando il suo ghigno. Matt alzò la testa agghiacciato e lo fissò. L’aveva chiamato intenzionalmente con il nomignolo e col tono che Brian usava quando voleva portarlo a letto, con lo stesso sorrisetto malizioso e lo sguardo che lo esaminava lentamente dalla testa ai piedi.

Un’ondata di ricordi lo colpì alla pancia come un pugno e sentì istantaneamente un insopportabile groppo alla gola. Fra tutte le cose, quella era l’unica che non si era immaginato, e lo colse completamente alla sprovvista.

-Brian-, mormorò supplicante, -…ascoltami.

-Ma certo, Matt-, replicò Brian continuando ad ostentare il suo ghigno. Sapeva bene quanto sarebbe stato difficile per l’uomo di fronte a sé imbarcarsi in un discorso senza mostrare troppe incertezze.

-Ecco…ecco, dopo averti detto che non ti volevo più…-, si interruppe il cantante dei Muse per far assaporare a Brian il ricordo al quale alludeva ricevendo un’occhiata velenosa,-…ho cercato per un po’ qualcuno per rimpiazzarti.

-E…l’hai trovato?-, chiese Brian cercando di suonare perfettamente tranquillo e pacato, ma si irritò di sentire un pizzico d’ansia dentro alla voce, nell’attesa di una risposta.

-Beh, ma mi sembra ovvio!-, rispose Matt soddisfatto.

-Sì? Oh, fantastico, siamo in due!-, ribatté Brian leccandosi il labbro probabilmente ricordando qualcuno dei suoi brevi flirt. Matt registrò quel movimento della lingua e, pur sapendo che quello lo faceva apposta, non poté non soffermarsi con lo sguardo su quelle labbra rosee. Ricordò perfettamente il loro sapore, la consistenza, la sensazione molto più che piacevole che aveva provato nel morderle sensualmente.

E martoriò il suo, di labbro inferiore, stringendolo fra i denti in un moto di frustrazione, e stavolta fu il turno di Brian di ridere sotto i baffi.

-Ecco-, riprese faticosamente Matt, vedendo irritato che Brian si stava divertendo,-poi, mi sono reso conto che mancava qualcosa.

Brian spalancò gli occhi gioiosamente incredulo e deliziato di sentire quelle parole proprio da quelle labbra, e quell’uomo dimostrarsi così sottomesso. Si ricordò beffardo che Matt aveva quasi sempre fatto il passivo, che lo volesse o no.

-Davvero?-, gorgogliò Brian, -ma che strano!

Matt gli lanciò uno sguardo interrogativo, Brian lo intercettò e ne restituì uno di cattiveria, continuando:

-Sai, se devo proprio dirti la verità, mi era anche passato di mente il fatto che tu esisti…

Così per fare, poi, lanciò un’occhiata melensamente languida a Stefan, che fece una smorfia sapendo precisamente qual era il suo gioco, ma lo sguardo fece il suo effetto su Matt, che guardò stizzito il bassista, e che poi rispose:

-E’ probabile, Brian. Può anche essere, ma io invece non mi sono dimenticato di te. Ogni volta che uscivo con qualcuno, volevo…volevo…-, dillo, pensò Matt, forza!

-…volevo che fossi tu.


[Eccomi con una mollamy un pò più triste dell'altra ^^ Spero che l'inizio vi piaccia...]
   
 
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