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Autore: lavs684    20/05/2008    9 recensioni
E se Akane avesse rischiato la vita quando era solo una bambina? E se Soun avesse stretto un patto col custode dell'Aldilà per salvarla?Aggiornato capitolo 12 ^^
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Proposta inaspettata Hola a todos!
Eccomi qui con il capitolo 11! Un poco in ritardo, lo so…ma ho avuto diversi problemi col pc. Ma, come si suol dire, meglio tardi che mai, giusto?
Bando alle ciance, diamo il via alle risposte alle vostre recensioni:

Kuno84: salve senpai! Grazie mille per il commento! Sono molto contenta che questi due capitoli ti siano piaciuti, ci tenevo davvero tanto. Riguardo all’espediente delle pillole che somigliano ai fagioli di Dragon Ball in effetti è vero, non è originalissima come idea! Riguardo al sacrificio di Obaba invece non avevo proprio pensato che potesse somigliare a quello di Vegeta…non mi ricordo tanto bene a che ti riferisci, a dire il vero. E dire che ho visto Dragon Ball mille volte e lo guardo tutt’ora!
In ogni caso grazie mille per avermi dato il tuo parere anche questa volta, sai quanto ci tengo! A presto, spero!

Gabrychan: gabryyy! Sono contentissima che hai recensito anche questa volta e anche di essere addirittura in grado di farti appassionare alle vicende di personaggi che non siano Ranma e Akane. É una cosa che mi fa molto piacere! Grazie tante per la bella recensione (non è affatto vero che non le sai scrivere!), anche se mi sa che riguardo al rituale dovrai pazientare ancora poco poco…mi dispiace!
A presto e in bocca al lupo per la tua favolosa ff!

Robbykiss: bella domanda. Vedrò di inventarmi qualcosa! Scherzi a parte non ero nemmeno tanto io tanto sicura di sacrificare Obaba, ma alla fine ho optato per questa soluzione, anche se è triste.
Sono contenta che anche il decimo capitolo ti sia piaciuto! Fammi spere cosa ne pensi di questo!

Maryku: sono contenta che le parole finali ti siano piaciute, ci contavo molto. Volevo un poco riassumere tutto il capitolo in quella frase. Lo so che il capitolo era piuttosto triste, ma sono contenta che ti sia ugualmente piaciuto, ci tenevo moltissimo!
Grazie mille!

Laila: carissima, sono felice di vedere che non manchi nemmeno questa volta! Mamma il tuo commento mi ha fatto arrossire! La parte in cui Mousse trattiene Shampoo è quella che mi è piaciuto di più scrivere, mi sto appassionando moltissimo al rapporto tra i due e al suo evolversi. Ho cercato di farlo maturare nella maniera più naturale e originale possibile, spero di esserci riuscita!
Sorrido ancora per tutte le belle cose che mi hai detto! Grazie davvero, cercherò di migliorare sempre di più e il tuo sostegno è davvero importantissimo. Aspetto di sapere che pensi di questo capitolo!

Akane25: è bello sapere che continui ad apprezzare! Diciamo che hai centrato tutti i punti principali. Spero recensirai anche in questo caso!

_kaggy_chan_: ciao anche a te! ^^ Sono felice che sia tornata anche tu a darmi il tuo parere, e ancora di più che ti sia piaciuto il capitolo. Mi sembrava arrivato il momento di fare uscire Obaba di scena, che è anche un espediente per rinsaldare ulteriormente il rapporto tra Shampoo e Mousse. E diciamo che questo mi sembrava il modo migliore in cui una donna come lei potesse andarsene. Spero commenterai anche questo capitolo!

Littel: ma figurati, non posso che sentirmi onorata di suscitarti emozioni forti al punto di farti piangere (anche se mi dispiace rattristarti!). Sono contenta che ti siano piaciuti anche Mousse e Shampoo, ci tenevo molto. Per ora mi sono concentrata molto su di loro, mi sembrava giusto, dato che prima ho dato spazio a tutti gli altri. A presto, spero!

Vi lascio al capitolo! Buona lettura!


Capitolo XI
Proposta inaspettata

Sedeva su quella stessa sedia ormai da giorni, senza mai alzarsi, senza far caso a nulla di ciò che avesse intorno. Di tanto in tanto faceva vagare il suo sguardo spento sulle pareti spoglie, senza trovare nulla che attirasse la sua attenzione o distogliesse la sua mente da quel chiodo fisso. Tutto ciò che provava era odio. Odio più puro verso quelle quattro mura, quel letto, quelle sedie, quel camino.
Quel maledetto bastardo.
I minuti trascorrevano lenti, le ore sembravano essere tutte uguali. E lei rimaneva sempre lì. Totalmente immobile.
Non aveva alcuna voglia di dormire. Ogni volta che chiudeva gli occhi per qualche secondo, immediatamente davanti agli occhi rivedeva quello sguardo che odiava, risentiva quella risata crudele rimbombarle nelle orecchie. E la rabbia ricominciava a pulsare, come un veleno che sembrava corroderla dall’interno. Ma non poteva far nulla per combatterla. Le sembrava addirittura un sentimento positivo. La faceva sentire ancora viva, sebbene ormai la sua esistenza si apprestasse alla conclusione…
Non si voltò nemmeno quando uno dei servi di Rihito entrò nella sua stanza e poggiò un vassoio sul piccolo tavolo di legno. Il piccolo youkai non le rivolse la parola. Del resto nessuno l’aveva mai fatto da quando si trovava lì, ma non poteva dire che le dispiacesse. Probabilmente avrebbe ucciso chiunque avesse osato rivolgersi a lei pronunciando anche soltanto una sillaba.
Volse lentamente lo sguardo verso il vassoio poggiato su tavolo, ma non si mosse. Non aveva voglia di mangiare, anzi il cibo le dava la nausea. Ormai aveva perso totalmente l’appetito.
Durante tutte quelle ore, Akane aveva pensato spesso persino al suicidio. Avrebbe preferito togliersi di mezzo con le sue mani, piuttosto che consentire a quel maledetto bastardo di metterle le mani addosso. Non osava immaginare cosa le avrebbe fatto. Ogni volta che provava a pensarci le venivano i brividi. Le sembrava così impossibile che stesse davvero rischiando di morire.
Lei, che era già praticamente resuscitata una volta, adesso stava per perdere la vita di nuovo.
E ormai mancavano appena tre giorni. Tre giorni e con ogni probabilità la sua esistenza sarebbe stata stroncata brutalmente.
“Maledetto…”
Continuava a ripeterlo nella sua mente incessantemente.
Aveva vagliato ogni possibilità per impedire a Rihito di conquistare i suoi pieni poteri. E soprattutto per impedire a Ranma di combattere contro di lui. Ma sembrava che Rihito avesse pensato proprio a tutto. Non le aveva lasciato alcun mezzo per permetterle di commettere qualche sciocchezza. Era impotente. Impotente di fronte ad un destino inevitabile stabilito per lei da qualcun altro.
La sua vita in quei giorni di prigionia era diventata insopportabile. Non ricordava più quante lacrime aveva versato, quante volte avesse urlato e colpito la porta nel tentativo di uscire.
Inutili tentativi. Del tutto vani. E Rihito sembrava divertirsi sempre di più. E, come se non bastasse, negli ultimi due giorni aveva preso l’abitudine di venire a farle visita personalmente, forse proprio per controllare che fosse tutto a posto. Non perché gli importasse qualcosa di lei, tutt’altro, ma più probabilmente perché sentiva crescere l’eccitazione. Il momento decisivo, la fine di tutta quella storia, era ormai prossimo e di sicuro voleva essere sicuro che nulla andasse storto, soprattutto a causa di quel maledetto essere umano che era stato la causa di tutto. Che l’aveva indebolito, che lo aveva costretto ad anni ed anni di ricerche e ragionamenti per capire come rimediare. E adesso che era così vicino alla soluzione a tutti i suoi problemi di sicuro non avrebbe permesso a nessuno di mettergli i bastoni tra le ruote, meno che mai a lei. Cosa importava se per riacquistare i suoi poteri avrebbe dovuto uccidere un’innocente? Cosa importava se lei fosse sacrificata per la sua insensata sete di potere? Anzi, l’idea di toglierla di mezzo sembrava dargli un brivido di perverso piacere. Glielo leggeva negli occhi, ogni volta che lui la guardava, ogni volta che quel maledetto youkai la studiava, centimetro per centimetro, o la provocava per godersi le sue reazioni.
Lo odiava con tutte le sue forze. Era un sentimento così grande e ribollente che se ne sentiva come sommersa, totalmente pervasa. E proprio questo suo essere totalmente inerme la faceva stare ancora più male. Era sicura di non avere alcuna speranza, sentiva l’inesorabile momento della sua fine avvicinarsi con sorprendente velocità.
Nemmeno il pensiero di Ranma le dava sicurezza, in quel momento. Era il migliore artista marziale in circolazione, non c’erano dubbi a riguardo. Ma sarebbe bastato contro Rihito? Cominciava a dubitare persino di lui. E si odiava per questo. Si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe pensato Ranma se l’avesse saputo. Probabilmente si sarebbe sentito tradito.
E ferito.

Non hai fiducia in me?

Le avrebbe sicuramente detto queste parole. Immaginava il suo sguardo, triste, deluso.
E non avrebbe sopportato il peso di quello sguardo gravare su di lei. Del resto la verità era solo una: si fidava di lui. Ciecamente.
Ranma avrebbe sempre vinto tutto e tutti. Lui era il migliore, sempre. Perché avrebbe dovuto essere diverso quella volta? Si sarebbe battuto e avrebbe sconfitto Rihito.
Chiuse gli occhi.
Come aveva fatto a dubitare di lui anche solo per un istante? Doveva credere in Ranma. L’avrebbe tratta in salvo, come sempre.
Sospirò, mentre i suoi occhi si riempivano ancora una volta di lacrime. Cercò di asciugarle con rabbia, stanca di piangere continuamente, stanca di sentirsi così. Ma non riuscì ad arrestare quel pianto a dirotto. E di nuovo si ritrovò a pensare al suo fidanzato e a chiedersi cosa stesse facendo. Aveva pensato a tutte le ipotesi possibili, ma dato che non c’era modo di saperlo con sicurezza decise di scacciare anche quel pensiero ed evitare di arrovellarsi il cervello. Lasciò invece la sua mente libera di vagare tra i ricordi, soffermandosi su quella primissima volta in cui lui era arrivato a casa sua, quando ancora credeva che Ranma fosse una ragazza. Sembrava sinceramente contento di averla conosciuta. E divertito mentre combattevano, anche se naturalmente lui l’aveva sconfitta in meno di due secondi. Ricordò di non aver mai provato rabbia più grande di quando aveva scoperto che era un ragazzo. Nel peggiore dei modi, peraltro. Che vergogna! Arrossiva ancora al solo pensiero…non avrebbe mai immaginato che perfino quello sarebbe diventato un bel ricordo.
Un rumore metallico seguito da uno scatto la riscosse dai suoi pensieri. Si voltò verso la porta, preparata al peggio. L’uscio si spalancò rivelando l’imponente figura del custode dell’Aldilà. Alla sua sola vista Akane provò un intenso moto di disgusto che le serrò la gola, impedendole di respirare liberamente. Il suo sguardo carico d’odio fece sorridere Rihito, che non mancò di notare anche l’arrossamento dei suoi occhi ancora umidi, chiaro segno delle lacrime appena versate.

-Salve, mia cara. Come ti senti oggi? Tutto bene?

Akane distolse lo sguardo, strinse i pugni sulla ginocchia tanto forte da conficcarsi le unghia nei palmi e chiuse gli occhi, sforzandosi con ogni fibra del suo corpo di ignorarlo, di non cedere alle sue subdole provocazioni.
“Maledetto…” Tornò a ripetersi.
Rihito notò il piatto ancora pieno di cibo poggiato sul tavolo e il suo sorriso divenne ancora più ampio.

-Il pasto non è di tuo gradimento?

Ancora una volta, Akane non disse nulla. Si sforzò di pensare ad altro, concentrandosi sul viso del suo fidanzato, immaginando di essere con lui, nel dojo, ad allenarsi come quella prima volta. A ridere con lui.
Ma nemmeno quel pensiero riusciva a farle dimenticare quel bastardo di Rihito che continuava ad infierire senza pietà alcuna. I contorni del viso di Ranma andarono sbiadendosi sempre più, il suo ricordo si disperse nel nulla…tutto ciò a cui Akane riusciva a pensare erano le parole dello youkai.

-Manca poco, sai?

“Certo che lo so.”
Ancora una volta, Akane non diede segno apparente di aver udito le sue parole, ma la rabbia le faceva ribollire il sangue nelle vene. La voglia di scagliarsi contro quel bastardo era più forte ogni momento che passava. E non le importava nulla del fatto che l’avrebbe tolta di mezzo in meno di un secondo. Tanto meglio, anzi. In quel modo non sarebbe riuscito a realizzare il suo progetto.

-Ci siamo quasi, ormai.

Era decisamente troppo. La rabbia della minore delle Tendo raggiunse il culmine. Digrignò i denti con ferocia, mentre tutti i suoi propositi di non lasciarsi provocare sfumarono. Le unghie delle sue mani erano ormai penetrate nella carne, tanto che rivoli di sangue avevano preso a scorrere sui palmi, ma Akane non vi fece minimamente caso. Cercando di tener ferma la voce, che tremava per la rabbia, si rivolse allo youkai, senza timore alcuno.

-Un giorno o l’altro la pagherai, puoi contarci.

Il custode dell’Aldilà inarcò un sopracciglio, guardandola con aria scettica e con un mezzo sorrisetto ironico stampato in faccia. Nello sguardo quel solito scintillio maligno. Non immaginava che gli esseri umani potessero essere tanto ridicoli.

-Ma davvero? E chi dovrebbe farmela pagare? Tu? O magari quell’idiota di nome Ranma?

Akane scattò in piedi, avvicinandosi a Rihito con tutta l’aria di chi voleva battersi. Lo youkai parve quasi spiazzato dal suo gesto, anche se continuò a guardarla con quell’espressione strafottente.
La minore delle Tendo si posizionò esattamente di fronte allo youkai, i loro visi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Non aveva alcuna paura. Sentiva soltanto la rabbia pulsare, impadronirsi di lei, impedirle di ragionare con lucidità. E la voglia di colpire il maledetto che aveva di fronte.
A stento riuscì a dominare l’impulso. Si limitò soltanto a pronunciare quelle poche parole che erano la sua unica certezza.

-Sarai sconfitto. Ranma ti toglierà di mezzo.

Rihito inarcò le sopracciglia ancora di più. Non riusciva davvero a credere alle sue orecchie. Davvero la stoltezza umana poteva raggiungere livelli tanto vertiginosi?
“Povera sciocca. Il terrore deve averle fatto perdere quel briciolo di ragione che possedeva.”
Ma nemmeno la sonora risata di Rihito riuscì a farle cambiare idea e a far vacillare quella certezza. Confidava in Ranma con tutta se stessa. E in quel momento una grande speranza si accese nel suo cuore, facendole ritrovare la voglia di vivere e, soprattutto, di aspettarlo.
Senza più degnarla di uno sguardo, Rihito si voltò verso la porta e fece per uscire.

-Vedremo.

******

Camminava lenta per le vie di Nerima senza neanche far caso a dove stesse andando. Aveva percorso così spesso quelle vie negli ultimi anni che ormai i suoi passi la conducevano automaticamente verso la meta prescelta, senza che lei prestasse minimamente attenzione alle direzioni prese.
Qualche conoscente la salutò allegramente e lei rispose sorridendo come sempre, intrattenendosi ogni tanto con qualche passante, rivolgendo qualche occasionale domanda. Come se tutto fosse a posto. Come se non ci fosse nulla a turbarla.
Ma chiunque avesse osservato con maggiore attenzione Kasumi in quei giorni, avrebbe subito capito che qualcosa non andava. Quel suo dolce sorriso era in qualche modo diverso. I suoi occhi scuri erano come appannati da un velo di tristezza, che lei tentava abilmente di mascherare, senza però riuscirci con tutti.

-Buongiorno Kasumi!
-Oh, buongiorno a lei!
-Stai tornando a casa?
-Si, devo correre a preparare il pranzo.
-Brava ragazza! E dimmi, come vanno gli affari in questo periodo? Proprio ieri mio figlio mi ha detto che vorrebbe venire a prendere qualche lezione.
-Ne saremmo onorati.
-A proposito, è un po’ che non vedo in giro la piccola Akane, è per caso malata?

Kasumi si trovò momentaneamente spiazzata. Non era preparata ad affrontare l’argomento, né gradì il fatto che le fosse spiattellato in quel modo, senza che se lo aspettasse. Evidentemente il suo stato d’animo doveva essere chiaramente visibile dalla sua espressione, dato che l’uomo si rivolse a lei preoccupato, scrutandola accigliato di sotto in su.

-È tutto a posto, mia cara?
-Si, certamente! Akane ha solo un po’ di febbre, si riprenderà presto, non si preoccupi.
-Lo spero.
-Mi scusi ma adesso devo proprio andare, buona giornata!
-Anche a te!

Si allontanò da lì il più velocemente possibile. Non era da lei mentire a quel modo, ma che altro avrebbe dovuto fare? Decise che avrebbe evitato di intrattenersi per molto con chiunque, da quel momento in poi. Non aveva nessuna voglia di rispondere ad altre domande sulla sua sorellina.
“Povera piccola Akane…”
Kasumi continuò a camminare distrattamente, cercando di non pensare a lei un momento di più.
Per distrarsi ripercorse con la mente la lista della spesa per essere sicura di non aver dimenticato nulla. Si arrestò di colpo. “La salsa di soia!”
Si voltò indietro, incerta sul da farsi. Non aveva molta voglia di intrattenere nuovamente una conversazione col signor Teinosuke, né tantomeno di sentir parlare di Akane. Decise pertanto di tornare al supermercato facendo una piccola deviazione.
Camminando nella direzione prescelta si trovò a passare davanti allo studio del dottor Tofu.
Si arrestò di fronte all’entrata. Avrebbe davvero voluto entrare e chiedergli a che punto fossero arrivate le sue ricerche, se avesse trovato qualche elemento che potesse essere d’aiuto. Avrebbe voluto semplicemente parlargli. Magari nella speranza di ricevere da lui un conforto…
D’altro canto non le sembrava cortese disturbarlo. Decise così di lasciar perdere e di sbrigarsi ad ultimare le sue commissioni per tornare a casa da suo padre. Del resto lui aveva bisogno di lei…e lei? Lei a chi poteva chiedere conforto?
Decise di non soffermarsi su quei pensieri un secondo di più. Fece per voltarsi e andar via, ma proprio in quel momento il dottor Tofu uscì dal suo studio. Quando la vide, il suo cuore perse un battito.
Era davvero bellissima. Non potè fare a meno di soffermarsi su ogni tratto di quello splendido viso, su ogni suo dettaglio. Dalla bellezza dei suoi capelli che ricadevano morbidi sulla spalla, raccolti in quella semplice coda di cavallo, alla luminosità della sua pelle diafana, che avrebbe desiderato con tutto se stesso poter sfiorare almeno per una volta, alla profondità di quegli splendidi occhi scuri, quegli occhi che gli facevano totalmente perdere la testa. Per non parlare del suo sorriso…lo stesso sorriso che lei gli stava rivolgendo in quel momento.
Lottò con tutte le sue forze per evitare di assumere la solita aria sognante che aveva al suo cospetto. Non era affatto semplice, accidenti! Ma in quella situazione doveva mantenersi serio, farle capire che lui era una persona sulla quale poter contare. Era l’unico modo per poter sperare di avere almeno una piccola, minuscola speranza…o almeno così gli piaceva pensare.

-Dottore, buongiorno!
-Buo…buongiorno, Kasumi! Stavi venendo a trovarmi?
-Bè, a dire il vero stavo andando al supermercato. Ma mi sono ritrovata a passare da qui!
-Certo, capisco! Eh Eh!
-E lei? Va da qualche parte?
-Stavo andando anch’io a comprare qualcosa da mangiare. Il mio frigorifero è totalmente vuoto. Sai com’è, non sono uscito molto da casa in questi giorni…
-Per via…di mia sorella?

Ma perché non imparava a tenere chiusa quella boccaccia? Cosa gli era venuto in mente? Doveva per forza tirare fuori quella storia?
Vide lo sguardo di Kasumi spegnersi. Non seppe cosa fare. Si sforzò di trovare un modo di cambiare discorso, ma non gli venne in mente nulla di intelligente da dire. E di certo il fatto che Kasumi avesse abbassato lo sguardo e abbandonato le braccia lungo i fianchi non era d’aiuto. Sospirò. Decise di dire la verità.

-Bè, si. Ti chiedo scusa, non avrei dovuto dirlo.
-Oh, no! Non deve! Sono io che le chiedo scusa. Le sono grata per tutto quello che sta facendo per Akane. Non lo dimenticherò mai.
-Kasumi…
-Deve andare anche lei al supermercato, allora?
-Già.
-Le va di andarci insieme?
-M…ma si, certo! Con immenso piacere! Ehm…Kasumi?
-Si?
-Mi farebbe molto piacere se…sai…mi dessi del tu. Non occorrono tutti questi formalismi!

Kasumi sorrise, sfiorandosi la guancia destra con la mano, mentre Tofu rideva nervosamente portando un braccio dietro la testa, gli occhiali pericolosamente appannati.

-D’accordo.

******

Camminare al fianco di Kasumi era più bello di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Gli sembrava di librarsi ad un paio di metri da terra, di poter toccare il cielo con un dito. Non avrebbe mai sperato in tanta fortuna.
Anche se doveva ammettere che vederla così triste ed abbattuta era una vera e propria tortura…
Cercò un argomento di conversazione che potesse distogliere l’attenzione di Kasumi da Akane. Ma davvero non riusciva a pensare. La vicinanza con la donna di cui era follemente innamorato gli aveva totalmente fatto perdere la testa, come sempre del resto. Prese a torturarsi le mani in un gesto nervoso.
“E ora che faccio? Cosa le dico?”
Al fianco di Tofu, Kasumi si sentiva bene per la prima volta da giorni. Anche senza bisogno di parole. La sua presenza la rassicurava, le dava forza. Non riusciva nemmeno a spiegarsene il motivo, eppure il solo fatto che lui fosse lì era importante per lei. Forse perché sapeva che Tofu aveva a cuore Akane tanto quanto lei, o forse era semplicemente perché…
Inutile chiederselo.

-Potrei chiederti come vanno le ricerche?
-Ma certo. Bè, ho cercato di documentarmi quanto più possibile sul rituale da eseguire per creare un accesso all’Aldilà. Credo di essere in grado di eseguirlo alla perfezione, adesso. Ma…riguardo a Rihito non ho alcuna informazione in più. E questo non aiuta.
-E a proposito di Akane…non si sa se lei è…?
-Bè, se devo essere del tutto sincero non ho trovato nulla che possa spiegare il motivo per il quale il custode dell’Aldilà possa rapire un essere umano, per cui…

Tofu si pentì immediatamente delle sue parole. Vide gli occhi di Kasumi riempirsi di lacrime e provò una dolorosa stretta al cuore. Cercò di riparare precipitosamente.

-Devi essere fiduciosa. Sono sicurissimo che sta bene.
-Vorrei esserlo anch’io…

La voce di Kasumi si spense proprio quando si ritrovarono di fronte all’entrata del supermercato. Tofu avrebbe voluto dirle qualcosa, qualsiasi cosa che potesse darle una certezza in più. Ma cosa avrebbe potuto dire quando nemmeno lui riusciva ad essere sicuro delle sue parole?
Rimase in silenzio fino a quando uscirono dal supermercato. Kasumi sembrava immersa nelle sue riflessioni. E nel suo dolore.
Si volse verso Tofu.

-Bè, ora devo proprio andare.

Ma i suoi occhi parlavano chiaro. Avrebbe voluto rimanere con lui. Non aveva alcuna voglia di tornare a casa, di farsi ancora una volta carico del dolore di tutti, di mostrarsi sorridente per dare agli altri la forza necessaria per affrontare la situazione. Non ne era in grado, non più.
E lui lo capì. Ed ebbe per la prima volta il coraggio di farsi avanti.

-Ti va di fare due passi?
-Due passi?

Un po’ perplessa, Kasumi sembrò pensarci su.
Nonostante il suo stato d’animo sapeva di dover tornare da suo padre. Non era proprio il caso che si preoccupasse anche per lei. Del resto in quei giorni non sembrava accorgersi di nulla…probabilmente non avrebbe nemmeno notato la sua assenza. E c’era pur sempre la signora Saotome per ogni evenienza.
Sorrise di cuore per la prima volta da giorni.
Il sorriso di Kasumi era davvero la cosa più bella del mondo. Più Tofu lo guardava e più se ne convinceva. Sentì lo stomaco fare una piccola capriola quando udì la sua risposta.

-Si, mi piacerebbe molto.

*******

I raggi del sole accarezzavano la sua pelle, risaltandone il colorito chiaro. Pennellavano le sue labbra rosate e facevano risplendere i suoi grandi occhi scuri.
Di fronte ad uno spettacolo tanto meraviglioso, Tofu aveva totalmente dimenticato come si facesse a parlare. Kasumi era…incantevole.
Seduto su quella panchina vicino a lei, non riusciva a fare a meno di rimirarla. E vedere nei suoi occhi quello sguardo addolorato era per lui la peggiore delle sevizie.
Vide Kasumi schiudere più volte le labbra per poi richiuderle senza emettere alcun suono. Avrebbe voluto far qualcosa che le facesse capire che con lui poteva parlare, che ci sarebbe sempre stato per lei. Accidenti, perché doveva essere sempre così timido ed impacciato?
Le sorrise gentilmente, come solo lui sapeva fare, e il cuore di Kasumi iniziò a battere un po’ più veloce del normale, come sempre le succedeva quando si trovava con lui. Non riusciva a capire con chiarezza cosa volesse dire…con tutte le preoccupazioni che aveva non si era mai soffermata a pensarci su. A dire il vero, erano anni che non pensava a se stessa e a ciò che provava. Con una casa e una famiglia a cui pensare il tempo per chiedersi se si è felici è davvero poco. E lei? Poteva davvero dire di essere felice?
Le piaceva badare alla casa e prendersi cura della sua famiglia e dei Saotome…però…raramente si era sentita davvero bene. E stranamente le capitava solo con quell’uomo che ora le sedeva accanto.
Il meraviglioso sorriso di Tofu la spinse a parlare, ad aprirsi per la prima volta con qualcuno.

-Io…ho paura.
-Kasumi…non devi averne. Vedrai che andrà tutto per il verso giusto.
-Non riesco a stare tranquilla. Se dovesse succederle qualcosa…io…
-Non le succederà niente.
-Come fai ad esserne sicuro?

Gli occhi di Kasumi si riempirono di lacrime mentre lo guardava. E per Tofu fu troppo.
Senza nessuna esitazione, la prese tra le braccia.
E la cosa che maggiormente lo sorprese, fu il fatto che lei non si ritrasse. Poggiò la testa sul suo petto e lo strinse a sé. E pianse.

-Non preoccuparti, Kasumi. Vedrai che Ranma la riporterà a casa sana e salva. Lei sta bene. Ne sono certo.
-E se invece non fosse così? E se non stesse affatto bene?
-Lei sta bene. Lo sento. Devi fidarti di me.

Ed incredibilmente Kasumi se ne convinse davvero. Sollevò con lentezza lo sguardo fino ad incontrare quello di lui e seppe che diceva la verità.
Tofu le sorrise, mentre con una mano le accarezzò il viso, timido ed incerto, così com’era lui.
Kasumi chiuse gli occhi, assaporando la dolcezza di quel contatto, felice di trovarsi lì con l’unico uomo al mondo in grado di farla sentire così.
E capì.
Per la prima volta riuscì a fare chiarezza nel suo cuore, senza preoccuparsi di nessuno, pensando soltanto a se stessa. Alla sua felicità.
Capì che Tofu era l’uomo con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita.
Riaprì gli occhi per incontrare nuovamente quelli castani di lui. Per cercare di leggervi lo stesso amore che lei sentiva di provare.
E per la prima volta riuscì a scorgere nel suo sguardo la grandezza di quel sentimento per troppo tempo taciuto.

-Tofu…io…

Senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, la distanza che li separava diminuiva sempre più. Chiusero gli occhi mentre le loro labbra si incontrarono per la prima, meravigliosa volta.
Tofu non riusciva a capacitarsi di cosa stesse succedendo. Non riusciva a crederci…eppure il calore di Kasumi era reale, così come il suo profumo e il suo tocco. E il suo sapore.
Continuò a tenere gli occhi chiusi per qualche secondo, anche dopo che si furono separati, come a voler fermare quel momento il più a lungo possibile. Quando li riaprì, vide che Kasumi sorrideva appena, guardandolo negli occhi, mentre un lieve imbarazzo le aveva tinto le guance di rosa. I suoi occhi risplendevano come mai avevano fatto prima. E Tofu faticava a credere che fosse per lui…
Le parole uscirono senza che nemmeno se ne rendesse conto.

-Kasumi…vuoi sposarmi…?

Sgranò gli occhi, dandosi mentalmente del pazzo. Ma cosa gli era saltato in mente? Chiederglielo così, di punto in bianco, in un momento delicato come quello!
Non erano mai usciti insieme, non avevano mai sostenuto una vera conversazione prima di quel momento…
Era impazzito. Totalmente. Fece per parlare, per scusarsi, dire qualsiasi cosa…implorare il suo perdono.
Ma lei glielo impedì. E lo sorprese più di qualunque cosa al mondo. Lo rese l’uomo più felice della terra. Era sicuro di aver sentito male. Resistette con tutto se stesso all’impulso di farglielo ripetere.
Non poteva crederci…l’aveva detto davvero!

-Si…

In quel momento, a Nerima, chiunque si fosse avvicinato al parco avrebbe potuto scorgere un bizzarro uomo con gli occhiali che saltellava allegramente, canticchiando una strana canzoncina e sorridendo ininterrottamente.


Ok, sono sicura che vi sembrerà una cosa piuttosto affrettata, ma è così che mi sono sempre immaginata l’evolversi del rapporto di Kasumi e Tofu. Ho sempre pensato che i sentimenti fossero sempre lì, nascosti da qualche parte, e che ci fosse solo bisogno di un pretesto per tirarli fuori. E mi piace pensare che una volta venuti fuori, i piccioncini avrebbero immediatamente deciso di sposarsi. Se non approvate comprendo, ma a me piace davvero tanto pensarla così!

Un capitolo di transizione a questo punto ci voleva, no? Mi sembrava il caso di prendere un po’ di respiro e tornare a vedere come se la cava Akane (non troppo bene, a quanto sembra). Spero tanto vi sia piaciuto…aspetto con ansia il vostro parere!

A presto!
Lavs
   
 
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