Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Mana    20/05/2008    5 recensioni
“Aspettate”, disse una donna. “È solo un bambino, e poi è così piccolo... che male può fare?”
Tutti risero e nessuno si mosse, ma fu il re a risponderle, dato che passava di lì proprio in quel momento per studiare la situazione. “E che cosa dovremmo farne?!” chiese in tono ironico.
Il re esitò un istante, dato che avvertiva qualcosa di strano e indefinibile, ma infine alzò la spada.
“Aspettate.” disse una voce infantile.
Era il figlio del re, Arkalis, un bambino di appena sei anni che brandiva già con orgoglio la sua spada, pronto a far strage fra i nemici del suo regno e della sua razza.
“So io cosa farne. Lo voglio per me, come mio oggetto.”
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Perché è mio fratello Wow, è la prima volta che scrivo una premessa ad una storia subito dopo averla finita, invece che subito prima di cominciarla. Risale ad abbastanza tempo fa, non credevo che l'avrei finita così presto (visti i miei tempi), ma nonostante tutto sono contenta. Non credevo di finirla, e invece! Come presentarla? Non ne ho idea. Mi è piaciuto scriverla, spero semplicemente che strappi una piccola emozione a chi legge, magari un sorriso, tutto qui. Voglio davvero bene a Juy e Arkalis. Juy deriva da Juicy, mi piaceva il suono e mi dava l'idea di qualcosa di dolce, Arkalis è un nome inventato in un altro momento di pura follia per fondere le lettere che più amo, a, l, k...
Non me la sento di dire altro, non trovo presentazioni per questa storia. Spero che la categoria vada bene.
Buona lettura a tutti.
Il seguito: "Sulle ali dell'amore"











Perché è mio fratello

00. Morte dei genitori di Juy
Il sole batteva senza pietà sull’insieme di corpi sudati e affannati nei movimenti della lotta. Un bambino di tre anni e mezzo dall’aspetto quasi cencioso giaceva impaurito nel piccolo nascondiglio che i genitori gli avevano preparato proprio per occasioni come quella, e con i suoi occhi innocenti osservava il cruento scontro che si teneva a poca distanza da lui. I rumori, le armi, le urla, l’odore del sangue, e la sensazione di trovarsi al centro del vortice lo spaventavano tanto che suo malgrado il suo corpo sembrava venire trascinato nella frenetica battaglia del bene contro il male. Aveva il cuore gonfio di paura e il respiro irregolare e nervoso. Si sentiva scosso da brividi febbrili.

Un uomo gli afferrò un braccio e lo costrinse a venir fuori, facendogli così perdere ogni speranza di sopravvivere. Ma i suoi genitori erano lì, e non fece in tempo ad alzare gli occhi che li vide cadere, uno dopo l’altro: prima sua madre, poi suo padre. L’uomo tornò a voltarsi ancora verso il bimbo, che aveva la bocca spalancata e gli occhi pieni di terrore, ma più di tutto l’anima piena di incredulità e dolore. Strinse gli occhi. E urlò, urlò più forte che poté, con il solo desiderio di distruggere tutto quanto avesse incontrato la sua rabbia, e così accadde, anche se in quel momento non capì cosa significasse.

Riaprì gli occhi e si guardò intorno: s’era improvvisamente sentito libero dalla presa dell’uomo che prima lo teneva. Si guardò intorno spaesato, senza capire e senza ascoltare nient’altro che ciò che era rimasto: il silenzio, e il sottofondo non troppo lontano di altre battaglie. Si lasciò cadere al suolo, sfinito e stanco, rassegnato alla morte dei genitori ma non triste. Vide che sua madre boccheggiava ancora, e delicatamente le andò vicino e le accarezzò i capelli, osservando il bel volto pallido, ma lei non riuscì a dire una parola, semplicemente lo guardò con un sorriso, e poi la vita le venne meno. Le sorrise di rimando e le posò un ultimo lieve bacio sulla fronte, poi si sedette continuando a guardarla, senza sapere che fare.










01. Juy tra gli angeli neri
Sopraggiunsero presto nuovi combattenti, ma lui non si mosse. Rimase immobile senza degnarli di uno sguardo, mentre loro lo videro bene e gli si avvicinarono con l’intenzione di ucciderlo. Erano nemici. “Aspettate”, disse una donna. “È solo un bambino, e poi è così piccolo... che male può fare?

Tutti risero e nessuno si mosse, ma fu il re a risponderle, dato che passava di lì proprio in quel momento per studiare la situazione. “E che cosa dovremmo farne?!” chiese in tono ironico.

Il re esitò un istante, dato che avvertiva qualcosa di strano e indefinibile, ma infine alzò la spada.

Aspettate.” disse una voce infantile.

Era il figlio del re, Arkalis, un bambino di appena sei anni che brandiva già con orgoglio la sua spada, pronto a far strage fra i nemici del suo regno e della sua razza.

So io cosa farne. Lo voglio per me, come mio oggetto.

Il re provò a domandargli come mai fosse l’unico sopravvissuto in quel luogo, ma il piccolo era troppo paralizzato per rispondergli. Ark gli offrì la sua mano, e finalmente lo riscosse. Si vide porgere la mano di quel bambino, e lo guardò negli occhi. Non gli sembrava incredibile che stesse accadendo una cosa simile, perché ancora non capiva perfettamente come andassero le questioni tra bene e male. Ma in parte comprendeva che quella era la sua unica salvezza. Nonostante l’aiuto di Ark, si sollevò a fatica, con un incredibile peso dentro. Si voltò a guardare la madre, poi fissò lo sguardo su Ark.

Come ti chiami?

Juy.

Ark sorrise soddisfatto dentro di sé, perché sapeva che neanche suo padre sarebbe riuscito a farlo parlare. Mentre si ritiravano per riposare, Juy scrutò Ark, ma non riusciva a farsi notare, e in parte temeva di farlo. Eppure la mano di Ark teneva la sua, con fermezza gentile, senza dargli l’impressione di essere prigioniero.

Cosa fanno?” trovò il coraggio di dire sottovoce quando qualcuno attirò la sua attenzione.

Ark gli rispose allo stesso modo.

Non vedi? Sistemano l’accampamento.

Per un po’ andò così, e Juy non dovette far nulla, anzi era spesso abbandonato a se stesso, ma nel mezzo di tanti estranei, non poté certo pensare a fuggire. Né ne aveva intenzione. Per sua fortuna, la guerra finì presto.


   







02. Juy nella sua nuova casa
Juy si guardò attorno. Non era mai stato in ambienti tanto ampi e pieni di luce. Tutte le stanze, come poté notare presto, erano tappezzate di enormi coperte che coprivano le pareti, e per lo più avevano colori scuri: bordeaux, blu, marrone, e in certi posti, addirittura nero. La stanza che gli fu assegnata fu la stessa in cui riposava anche Ark, ed era quasi completamente blu, tanto che gli pareva di sprofondarci dentro. Soltanto il letto che gli diedero si salvava in parte, e solo perché aveva le lenzuola e il cuscino bianchi.

A cena non mangiò niente, perché si sentiva piuttosto spaesato. Ma decise che tutti meritavano una possibilità, e scrutò con curiosità gli abitanti di quel grande castello che era adesso il suo nuovo alloggio. Nella sua osservazione, si soffermò particolarmente su Ark e sul re suo padre. Entrambi si comportavano in modo naturale e allo stesso tempo con dignità maggiore degli altri, in ogni singolo gesto, dal più semplice mangiare fino ai discorsi con gli altri. Juy abbassò la testa e cominciò anche lui a mangiare, lentamente, tornando con la memoria al volto di sua madre. Sebbene fossero passate solo poche settimane, il ricordo dei suoi dolci lineamenti gli sembrava già meno definito.

Si lasciò cadere sul letto senza forze, rendendosi conto, per la prima volta, nel buio della stanza, che non aveva mai pianto. Respirò profondamente osservando le ombre che gli danzavano intorno, poi si tirò le coperte fin sopra la testa e chiuse gli occhi. Faticò molto ad addormentarsi, e ad un certo punto sentì che anche Ark si coricava, senza dire una parola. Fissò un punto indefinito nell’oscurità che lo sovrastava, ma si accorse di non avere più paura, e di non sentirsi circondato da cose minacciose.










03. I dispetti di Arkalis
Ark non si curò molto di Juy, sebbene avesse insistito lui perché Juy non fosse ucciso. Il bambino per lo più passava il tempo a far nulla, gironzolando qua e là, osservando e studiando ciò che gli stava attorno. Non fu semplice per Juy abituarsi alla sua nuova vita. Nonostante la sua tenera età, tutti lo guardavano con diffidenza e sospetto, chiedendosi perché poi alla fine il re non lo avesse ucciso. Allo stesso tempo, proprio questo dettaglio aveva reso evidente a tutti che non sarebbe stata una buona idea fare del male a quello strano ospite del regno, per quanto indesiderato fosse. In realtà il re aveva riflettuto a lungo, e aveva pensato che avrebbe potuto apprendere qualche segreto sugli angeli bianchi, inoltre Juy era troppo piccolo per fare del male a qualcuno, ed era probabile che non lo avrebbe fatto per molto tempo ancora, vista la sua natura. Non voleva rinunciare a un’opportunità come quella. Quasi certamente sarebbe stata un’esperienza interessante vedere lo sviluppo delle capacità di Juy, che per qualche strano motivo, già gli parevano sospette.

Ark si ritrovò a parlare di Juy con i coetanei, e insieme a loro lo derise, per il semplice fatto che era diverso da loro. Ma quando gli si domandava perché avesse voluto salvarlo, il giovane principe non rispondeva o per lo più diceva: “Perché ho seguito l’istinto.”

Ma allora non sapeva che il suo istinto aveva avuto ragione in quel momento più che mai. Nel corso del tempo, Ark prese l’abitudine di maltrattare quella sorta di fratellastro acquisito, con ogni tipo di dispetto che gli veniva in mente. Erano per lo più cose infantili, ma furono molto rilevanti per Juy. Se all’inizio si sentiva spaesato e confuso, aveva presto preso confidenza con l’ambiente nel quale si trovava, e ricambiava il sentimento di diffidenza e di sospetto che gli altri riservavano a lui. Il re si accorse che parte di quel sentimento era rivolto anche a lui, anche se su livelli diversi. Ma sapeva anche che l’unico motivo per il quale Juy non poteva evitarlo, era il suo essere re.










04. La curiosità del re
Juy si ritrovò così a passare gran parte del suo tempo con il re, suo malgrado. Per qualche strano motivo preferiva stare con Ark, che, dopotutto, era un bambino come lui. Il re, quando ritenne che il bambino fosse abbastanza grande per causargli interesse, gli impose di passare del tempo con lui in una stanza speciale: era una stanza alla quale si poteva accedere solo con il permesso del re, perché conteneva dei preziosi oggetti rituali.

Juy, perché non cacci la tua spada? Ti sfido a duello.

Juy lo guardò con diffidenza, senza sapere cosa fare. Avrebbe dovuto cacciare la spada? Ma non l’aveva mai fatto. Come poteva sapere cosa fare, quindi? Restò indeciso a guardare il re.

Allora?

Veramente, io... non so farlo.

Optò per qualcosa di inesatto ma adeguato, per cui non avrebbe dato modo al re di capire quale fosse la condizione dei suoi poteri. Il re, infatti, storse la bocca infastidito, scrutandolo con sospetto, dopo gli puntò la spada alla gola a mo’ di minaccia, ma Juy non si mosse di un solo millimetro.

Ne riparleremo presto!” sibilò il re cercando di contenere la rabbia.

Juy si allontanò senza fare una piega, intimamente consapevole della vittoria conseguita... perché era già ben conscio del fatto che il re non avrebbe mai potuto toccarlo se lui non avesse voluto. Ma il re non si diede per vinto e insistette moltissimo, cercando in tutti i modi un suo punto debole, qualcosa che gli facesse rivelare di essere a conoscenza dei propri poteri. Cosa ci faceva un bambino in mezzo a un campo di morti? Era troppo sospetto perché il re non si facesse domande, e domande che esigevano risposte molto esaurienti...

Non so farlo, mi dovete credere.

Juy... ascoltami bene. Per materializzare la spada devi soltanto pensarla, immaginarla come un’arma tra le tue mani... agli angeli neri basta pensare al nemico da sconfiggere per materializzarla. Guarda!

Juy si concentrò, ma per quanto provasse non riusciva a immaginare chi potesse essergli tanto nemico da volergli fare desiderare la sua morte. Avvertì soltanto un grande calore dentro di sé, e fu abbastanza saggio da non informarne il re.










05. L’invulnerabilità
Il re continuò a lungo a cercare di convincere Juy a mostrargli un qualunque segno dei suoi poteri, ma invano. Più passavano gli anni, più il sovrano diventava insofferente e spazientito.

Uno di questi giorni ti ammazzo!

Perché non oggi?

Cosa?!

Prova a colpirmi.

Il re lo osservò attentamente, ma Juy era mortalmente serio quanto la sua provocazione, perciò fece comparire la sua spada e senza altre esitazioni lo trapassò da parte a parte, fissandolo dritto negli occhi, ma Juy non fece una piega, neppure quando si tirò indietro fissandolo completamente allibito. Nulla, nessuna ferita, non gli aveva fatto niente: Juy era illeso.

Come hai fatto?

So soltanto che, se io non lo voglio, nessuno può farmi male.

Perché?

Non lo so.

Il re lo fissò con la fronte aggrottata, senza capacitarsi di quanto accaduto. Aveva visto con i suoi occhi la lama che affondava nel suo corpo senza sforzo, eppure Juy era ancora lì, davanti a lui, più tranquillo che mai. Lo scacciò senza più curarsi di lui, poiché si sentiva diverso, come se attaccando avesse in qualche modo danneggiato se stesso... si sentiva strano e non ne conosceva il motivo. Ancora incapace di mettere insieme le idee, fece chiamare suo figlio.

Cosa desideri, padre?

Ascoltami bene, Arkalis. Voglio che tu scopra qual è il segreto dei poteri di Juy.

Non sono sicuro di esserne capace.

Non dire sciocchezze. Lui si fida più di te che di me, questo è certo. E cerca di non deludermi.

E il giovane principe si diede realmente da fare, sebbene non avesse lo stesso interesse del padre, tentando di convincere Juy in ogni modo, ma il fratellastro si limitava a far finta di nulla, oppure subiva senza fiatare i dispetti di Ark. Così, alla fine, Ark smise di fargli domande, senza dire nulla a suo padre, e Juy ne fu molto contento: non sopportava di mentirgli ed evitarlo.










06. I segreti di Juy
Juy era sulla porta della sua stanza dopo essere stato nella foresta ad esercitarsi, come gli piaceva pensare. Non aveva calcolato bene i tempi, pertanto Ark lo colse in flagrante mentre rientrava. L’unico a cui aveva sempre pensato come a un fratello lo spinse nella stanza e fece comparire la sua arma sotto forma di un pugnale dalla lama luccicante che risplendeva nella luce del pieno pomeriggio, la quale si andò a posare vicino alla guancia destra del fratellastro.

Ark...

Che facevi, fratellino?! Ti ho visto...” sibilò Arkalis, molto contrariato del proprio essere all’oscuro di ogni movimento di Juy.

Calmati... lasciami spiegare.

Il giovane principe lo lasciò, ma solo dopo avergli premuto leggermente più forte la lama sulla guancia, in modo da creare un piccolo taglietto.

Allora?

Juy sospirò passandosi una manica sulla guancia, pulendosi. Non avrebbe mai voluto mentire al fratello, eppure non sapeva cosa dirgli, né sapeva cosa Ark avrebbe accettato di sentirsi dire.

Vieni con me.

Come?

Dai, vieni! Ti faccio vedere.

Juy prese per mano il fratello, senza neanche accorgersi di star stringendo la mano che pochi secondi prima teneva il pugnale che gli aveva fatto sanguinare il viso. Arkalis lo seguì un po’ a malincuore, non era esattamente quello che aveva in mente, ma alla fine si arrese e si chiuse in un ostinato silenzio finché Juy non si fermò.










07. La verità
Erano molto in profondità nella foresta: gli alberi erano alti e talmente intrecciati da creare quasi un tetto verde scuro, interrotto spesso però da ampie vedute del cielo, che quel giorno era di un azzurro limpidissimo e privo di nuvole.

Che... che si fa?

Vuoi sapere un segreto?

Sì.” disse Arkalis cercando di non far trapelare la propria curiosità.

Tu...” cominciò allora esitante Juy.

... io?

Tu qualche giorno fa mi hai chiesto se davvero non sapessi aprire le mie ali.

Già, perché suo padre gli aveva chiesto di farlo. A quel punto il principe non riuscì a trattenere lo stupore e si avvicinò al fratellastro, guardandolo negli occhi per vedere se mentiva... ma no, Juy non gli aveva mai mentito fino a quel momento: aveva semplicemente evitato le sue domande.

Puoi farlo?

Juy si sedette sull’erba.

Siediti di fronte a me, Ark. Io sono pronto. E tu?

Cosa vuoi fare, Juy?

Mostrarti le ali. Non era ciò che volevi?

Sì...

Allora guarda.

Un solo istante, e Arkalis fu costretto a chiudere gli occhi per il troppo bagliore. Quando li riaprì rimase completamente basito: non aveva mai visto delle ali grandi come quelle di Juy, né bianche né nere.

Juy, cos’è questa luce?

Arkalis. Quando tiro fuori le ali esce anche la mia spada.

Ma dov’è? Io vedo solo luce.

Io sono la spada.

Tu?










08. Le ali e la spada
Arkalis tacque, ancora incredulo. Juy aveva un’espressione di pura malinconia sul viso, tanto che lo spinse spontaneamente a posargli una mano sulla sua; ma appena lo fece, sentì un calore bruciante che lo spaventò e lo fece ritrarre.

Scusa.

Che cos’era?

Il mio potere, la mia spada.

Mi sento... strano, turbato.

Perdonami, non volevo ferirti.

Quindi... è per questo che mio padre non ha potuto farti nulla? Perché ha urtato contro la spada? Spada su spada?

Sì, in parte per questo.

E per cos’altro?

Prendi la tua spada.

Per farne cosa?

Colpiscimi.

Scherzi?

Di che cosa hai paura?

Ark tirò fuori la spada, incerto ed esitante, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa Juy vi posò la mano sopra premendo lentamente ma con fermezza.

Sei pazzo? Stai sanguinando.

Juy lo fissò intensamente e finalmente Ark si accorse che aveva gli occhi lucidi.

Ark... tu puoi uccidermi, se vuoi.

Perché?

Perché è così.

Tu sei completamente pazzo...

Ora lo dirai a tuo padre?

... no. Sapere qualcosa più di lui... non è tanto spiacevole. E poi tu non vuoi che lui sappia queste cose, no?

Juy sorrise e gli si avvinghiò sopra per abbracciarlo in modo quasi automatico, senza pensare.

Grazie.

... sì, sì...

Sei il migliore fratello del mondo.

Ark ne dubitava fortemente. Sapeva quanto era lontano dal meritare una definizione simile.

Mi stai facendo... qualcosa.” gli fece notare con sgomento.

Scusa!” disse Juy ritirando immediatamente le ali. Poi si alzò e aiutò il fratello a fare lo stesso, evitando di guardarlo dall’alto verso il basso, perché non si sentisse minacciato. Lo conosceva troppo bene.

Adesso torniamo a casa, prima che torni mio padre!” affermò Ark sentendosi di buon umore senza un vero e proprio motivo.

Juy sorrise e senza fretta lo seguì.










09. La fine della tregua
La tregua era durata anche troppo: ben undici anni senza neanche uno scontro tra angeli bianchi e angeli neri. In realtà il motivo di quella pace forzata era l’ingente quantità di vittime che la guerra aveva portato in entrambe le razze, le quali non avevano poi fatto altro che rintanarsi ognuna nel proprio territorio per riorganizzare le idee e, soprattutto, le forze combattive, delle quali come sempre faceva parte chiunque fosse in grado di combattere.

Perché dovrei partecipare anch’io?

Non gli andava a genio l’idea di combattere contro i suoi simili, sebbene non ne sapesse granché.

Vuoi che Arkalis vada da solo, senza altre protezioni?

Il re in realtà sperava che in questo modo Juy sarebbe stato obbligato a mostrare qualcuna delle capacità che avvertiva in lui. Juy aggrottò la fronte pensieroso, mentre Ark passava lo sguardo da suo padre a lui. Per qualche motivo che non riuscì a capire, nel momento in cui i loro occhi si incontrarono, da una parte desiderò averlo vicino a tutti i costi, dall’altra sperò che rifiutasse.

D’accordo.

Aspetta, Juy...” tentò il principe.

Allora è deciso. Sarai proprio al fianco di Arkalis.

Ma...

Sì, padre.

Il re strinse gli occhi e lo osservò meglio, per essere sicuro di aver sentito bene, ma incontrò soltanto due occhi risoluti e decisi che lo sfidavano senza paura. Sì, Juy aveva accettato, proprio come aveva previsto, perché voleva bene a suo figlio Arkalis. E si stupì nel percepire un sentore di disappunto nel figlio...










10. I timori di Arkalis
Juy sospirò. A giudicare dalla distanza, uno, al massimo due giorni dopo, gli angeli bianchi avrebbero provato ad attaccarli. Le loro bandiere erano già alte nel cielo da quasi una settimana. Non si nascondevano, anche se, essendo molto numerosi, sarebbe stato loro difficile farlo... inoltre, non sembravano avere alcuna fretta. Juy distolse gli occhi da quella visione e si stese chiudendo gli occhi, ma come sempre gli apparve in mente il viso di Arkalis.

Juy... sei qui.

Il fratello era appena arrivato.

Dov’eri?

So io dov’ero!” rispose seccato il principe. “Tu piuttosto... che facevi?

Ti aspettavo.

Arkalis sorrise dentro di sé, soddisfatto della risposta. Con un movimento veloce e improvviso afferrò il fratello per un braccio e lo costrinse a inginocchiarsi davanti a lui.

Arkalis...

Domani dovrai stare attento, lo sai?

Lo so... ma tu più di me!

Ark lo prese per i capelli rivolgendogli il viso verso l’alto per poterlo guardare... gli occhi così chiari, così diversi dai suoi, che lo veneravano... e nonostante tutto avrebbe voluto implorarlo di non smettere di sottostare ad ogni suo capriccio, ascoltando ogni sua lamentela, ogni sciocchezza che gli fosse venuta in mente... tranne quelle che non riusciva quasi ad ammettere neanche con se stesso, i suoi desideri verso quell’angelo dalle ali così bianche...

Juy.

Sì?

Stenditi sul letto e non fiatare.” disse con una voce che non gli pareva la propria.

Juy fece come lui gli aveva chiesto, proprio come sapeva che avrebbe fatto. Istintivamente gli si gettò sopra abbracciandolo, mentre il fratello non riusciva a capire cosa gli fosse preso. Non si era comportato a quel modo, e non poteva certo pensare che Arkalis si stesse abbandonando ad un gesto affettuoso così comune come un abbraccio. Ma Ark nascose il viso sul suo collo, inspirando profondamente quell’odore così inconfondibile...

Arkalis... tutto bene?

Perché solo io posso ferirti?

Ark...

No, non cominciare. Dimmelo.

Perché voglio quello che vuoi tu.

Quello che voglio io?

Io voglio solo che tu sia felice.

Juy.

Sì.

Domani tirerai fuori le ali e la spada?

... non combatterò.

Neanche per proteggermi?

Se sarà necessario, lo farò. Non voglio che ti accada nulla.

Tienimi...

Juy lo strinse delicatamente a sé, percependo perfettamente ogni più piccolo sentimento che provava per il fratello.










11. La barriera protettiva
Juy ansimò preoccupato: la battaglia era iniziata da un pezzo. Notò con stupore che alcuni angeli bianchi lo guardavano perplessi, avendo intuito la sua natura e chiedendosi giustamente cosa ci facesse lì. Lui non vi diede peso e senza combattere si tenne il più vicino possibile ad Arkalis. Il re da lontano cercava di tenere d’occhio la scena, ma dopo un po’ rinunciò, poiché era troppo impegnato a difendersi e ad attaccare i suoi nemici. Come un’onda tutti gli altri lo seguivano stando attenti ad ogni suo minimo ordine, sebbene in quel caos sarebbe stato difficile farci caso.

Juy seguiva attentamente le mosse di Ark, con i nervi tesi e pronti a scattare in caso di bisogno. Arkalis fu ferito in modo sleale da un angelo bianco, dato che erano due contro uno. Percependo il pericolo imminente Juy agì d’istinto: si gettò su Arkalis spostandolo dalla traiettoria delle spade e quasi senza rendersene conto alzò la sua spada come una protezione su se stesso e sul fratellastro. Gli angeli bianchi se ne accorsero stupiti e si fermarono per qualche istante, ma quando provarono ad attaccare capirono che non sarebbero riusciti a superare quella strana barriera.

Perché? Sei un angelo bianco!” soffiò uno di loro frustrato.

Non mi importa.” rispose Juy guardandoli dal basso verso l’alto.

Perché proteggi un angelo nero? Perché?!” chiese ancora l’altro.

Juy rispose con la massima semplicità, come se fosse una cosa ovvia: “Perché è mio fratello.

Poi sentì Arkalis agitarsi sotto di sé e capì che gli stava recando danno, ma non poteva farci nulla. Se si fosse mosso, quelli lo avrebbero attaccato. Ma nel frattempo il re si era accorto della situazione: poiché non vedeva più né suo figlio né Juy, si era mosso nella loro direzione, andando poi ad attaccare proprio quegli angeli bianchi che tentavano invano di scalfire quella strana barriera. Appena passato il pericolo Juy lasciò andare Ark, richiudendo immediatamente dentro di sé i propri poteri, ma ormai il re l’aveva visto e lo stava guardando con stupore e interesse...

Quando la battaglia di quel giorno si concluse il re convocò entrambi i ragazzi nelle sue stanza private. Juy immaginava bene cosa sarebbe accaduto e Arkalis non aveva affatto voglia di parlare col padre: si sentiva a disagio fin dal momento in cui Juy lo aveva aiutato, perché aveva percepito qualcosa di diverso. Senza farsi notare sbirciò l’espressione del fratello, ma il suo sguardo era imperturbabile. Gli risuonarono in mente le parole con cui lo aveva difeso e sentì un brivido. Ma il corpo non tremava...










12. Una cosa che brucia
Allora, voglio sapere cosa è successo.” disse in modo diretto il re.

Arkalis pareva voler fuggire mentre Juy appariva inattaccabile a qualsiasi cosa il re avesse detto.

Juy mi ha salvato.

Questo l’avevo capito anche da solo. Voglio sapere come.

Con la sua...” cominciò Arkalis senza voler svelare i segreti del fratello. “Con la sua barriera.

Juy si voltò a guardarlo, ringraziandolo intimamente per la piccola bugia. La sua non era una barriera, era semplicemente la sua spada utilizzata in funzione difensiva. Ma suo fratello non lo avrebbe tradito...

Sì, è per questo che nessuno può farmi del male.” lo appoggiò Juy.

Il re provò a interrogarli più a fondo, ma sembravano entrambi sintonizzati l’uno sui pensieri dell’altro, e non ci fu nessuna incongruenza in ciò che dissero. Quando finalmente il re li lasciò andare, per prima cosa si misero a mangiare, in silenzio, ognuno immerso nelle proprie riflessioni, e nessuno dei due aveva voglia di parlare per primo. Alla fine, lo fece Arkalis.

Mi hai fatto qualcosa, vero?

Mi dispiace, non ho potuto evitarlo.

No... cioè, voglio dire... mi sento strano quando succede...

Scusa. Ma... che cosa senti?

Una cosa... una cosa che brucia, come se tu mi bruciassi...” provò a spiegare Ark aggrottando la fronte.

Juy distolse un attimo lo sguardo, per poi riportarlo sul fratello. Sarebbe stato facile spiegargli il motivo di quel bruciore, ma non immaginava cosa avrebbe potuto dire Arkalis. Né voleva dargli fastidio in alcun modo più di quel che già era stato costretto a fare.

Celando i suoi pensieri sorrise tristemente dicendo soltanto: “Mi dispiace.

Prima che potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, Juy si ritrovò Arkalis addosso, che lo guardava quasi con rimprovero.

Mi hai salvato...” sussurrò, “ e continui a dire che ti dispiace?

No, io...

La smetti di scusarti?” tagliò corto Ark, accarezzandogli una guancia con le labbra.

Inconsapevolmente sentì il cuore accelerare senza motivo e si disse che provava delle sensazioni strane solo a causa del contatto che aveva avuto quel giorno con Juy. Sospettava già da un po’ che lui sapesse cosa fosse: in fondo gli pareva naturale che un angelo conoscesse la base della sua forza, però non poteva certo biasimare il fratello per non averglielo detto. Anche lui era molto restio a parlare di alcune cose. Però quando Juy lo aveva portato con sé nella foresta, condividere quelle confessioni e quel momento gli era piaciuto parecchio.










13. La morte del re
Durante la guerra ci furono molti morti su entrambi i fronti, e tra questi anche il padre di Arkalis. Il giovane principe non si aspettava di dover prendere il posto del padre così presto, ma nonostante tutto fu costretto a farlo. Juy non disse nulla, gli stette vicino mentre onorava la tomba del genitore e lo aiutò spesso durante le battaglie. Tutto il regno degli angeli neri perse allegria per un intero mese, ma appena il periodo del lutto fu passato, ricominciarono le feste e divertimenti fini a se stessi.

La guerra finì poco tempo dopo, anche conseguentemente a quella morte. Gli angeli bianchi probabilmente pensavano che fosse ingiusto infierire in una situazione simile, e dopotutto erano i buoni, come piaceva loro pensare... quindi dovevano agire di conseguenza.

Arkalis fu sommerso tutto in una volta dalle responsabilità del proprio ruolo, sul quale finora aveva solo fantasticato guardando ad un futuro lontano, lontanissimo. E invece ora il re suo padre era morto, ed era lui a dover guidare la sua gente. La fine della guerra lo aiutò a liberarsi di un peso, ma nonostante tutto restarono aperte molte questioni. Ad esempio, ora che il re era morto, che senso aveva l’esistenza di Juy? Non essendoci più nessuno a difenderlo, sarebbe sembrato ovvio sbarazzarsene.

Tuttavia non erano in pochi ad aver visto ciò che Juy aveva fatto durante quella guerra, pertanto per Arkalis fu abbastanza semplice spiegare a tutti che il fratello gli serviva come difesa dagli angeli bianchi, e che quello era l’unico motivo della sua esistenza. Ma nessuno pensava che Arkalis dovesse la vita a Juy: in fondo, molti anni prima, era stato Ark a salvare per primo la vita a Juy... quindi l’angelo bianco aveva semplicemente ricambiato.

Era stato un dovere, in un certo senso. Eppure, nessuno degli angeli neri che aveva assistito alla prima battaglia di quella guerra osava commentare quanto successo. Arkalis era un po’ stufo di tutte quelle chiacchiere e precisò che avrebbe fatto ciò che voleva, senza curarsi dell’opinione altrui. Questo risolse in gran parte la questione, sebbene Juy continuasse a guardarlo freddamente dinanzi agli altri angeli...










14. La situazione di Juy
Juy seguiva il fratello come un’ombra, sebbene certamente il più oscuro tra i due fosse il maggiore. Ormai entrambi stavano crescendo e i tratti infantili lentamente abbandonavano i loro visi per lasciare il posto a fattezze più mature. Il volto di Arkalis, che prima pareva un ragazzino imbronciato, ora era più serio, posato, a tratti duro; quello di Juy non aveva perso la sua dolcezza ma il suo sguardo era privo di quell’aria sognante che lo aveva caratterizzato fino ad allora.

Cosa fai?” chiese Arkalis vedendo il fratello intento a contemplare il tramonto di quel giorno.

Niente...” fu la bisbigliata risposta.

Rimasero per un po’ in silenzio ad ammirare quello spettacolo, anche se Ark non capiva esattamente cosa ci fosse di tanto bello: insomma, il sole sorgeva e tramontava ogni giorno...

La gente è scontenta di te.

Lo immaginavo.

Tutto qui quello che hai da dire?

E cosa vuoi sentirmi dire?” domandò rivolgendogli la sua completa attenzione.

Non lo so...” rispose stupito Arkalis.

Ti voglio bene, Ark.

Ark arretrò ancora più sorpreso: non capiva cosa gli prendesse, e poi perché il fratellastro gli diceva una cosa simile? Non l’aveva mai fatto... e si accorse con un orrore di non riuscire a replicare in alcun modo, dato che percepiva una strana sensazione allo stomaco e aveva la gola bloccata. Juy lo fissò per un po’, senza dar veramente segno di aspettare una risposta, poi si stese sul letto e chiuse gli occhi. Il fratello lo osservò in quella posa, completamente rilassato, i capelli sparsi disordinatamente sul cuscino, le braccia leggermente aperte e il viso da dormiente, e gli tornarono in mente tutti i momenti che avevano passato insieme...

Gli tornarono alla memoria anche alcune delle ultime parole che suo padre gli aveva detto, ovvero che non doveva farsi ingannare da Juy, perché per quanto potesse volergli bene, sarebbe stato per sempre un angelo bianco, e quindi non bisognava fidarsi di lui.

Quando la guerra è finita, ero molto... stanco.

Lo so.” rispose senza aprire gli occhi Juy.

Se la guerra fosse continuata...

Ti avrei ucciso.” disse sollevandosi Juy, stavolta con espressione seria.










15. La situazione di Arkalis
Ark si avvicinò lentamente, studiandolo con lo sguardo concentrato e ripensando a ciò che gli aveva appena rivelato: lui lo avrebbe ucciso...

Un po’ arrabbiato e un po’ condizionato dalle parole del padre gli puntò contro la sua spada, facendola comparire a pochi centimetri da viso del fratello. Juy non fiatò e restò immobile. Arkalis lo spinse nuovamente a stendersi e lo fissò sospettoso, senza potersi rispondere da solo: le domande che gli frullavano in testa erano confuse e non avrebbe mai avuto il coraggio di porle al fratello. Juy, però, intuì i suoi pensieri da quello sguardo spaventato, incerto e arrabbiato allo stesso tempo, e con infinita lentezza accostò una guancia alla sua spada, percependo il freddo calore di quell’arma.

Non ti farei mai del male, lo sai.

Ark si accigliò: come poteva non credergli? Fin dal primo giorno in cui aveva scoperto parte del segreto del suo potere l’altro gli aveva affidato la sua vita, fidandosi completamente di lui... e neanche a suo padre aveva rivelato ciò di cui era venuto a conoscenza, quindi tutto sommato capiva quanto fosse vero che Juy esercitava un certo tipo di potere su di lui, un potere più sottile da definire.

Juy...

Ma Ark non sapeva come esprimere queste sue considerazioni, e mentre osservava il suo volto abbandonato sentì tutto il nervosismo svanire, anche se il morboso desiderio di fargli del male persisteva dentro di lui. In fondo, tuttavia, lui non faceva che assecondare la sua natura di angelo nero, quindi forse anche Juy era colpevole della situazione: si faceva ferire e restava comunque nell’angolo più vicino in caso ne avesse avuto bisogno, e ogni tanto, anche se poche volte, sorrideva... era probabile che fosse masochista, pensò Ark.

Arkalis...” bisbigliò Juy.

Lentamente si scostò dalla spada del fratellastro e mise una mano sulla sua, invitandolo a lasciarla dissolvere. E così fece Arkalis, uscendo poi dalla stanza e dallo stesso castello. Volando velocemente raggiunse il suo nascondiglio, una piccola grotta nascosta tra gli alberi che crescevano su un fianco della collina. Fin da bambino era sempre andato lì a rifugiarsi dopo aver combinato guai e fatto dispetti, e mai nessuno ci aveva portato... perché tutte le sue piccole vittorie erano solo sue.

Si accorse di non avere gioia e si sedette, insofferente per tutto ciò che era accaduto. Essere re era più complicato di quanto pensasse: aveva così tante responsabilità che neppure riusciva a ricordarle tutte.










16. La profezia inaspettata
Dopo qualche tempo Arkalis riuscì a riprendersi. Aveva preso il ritmo giusto, pertanto non si fermava più a pensare troppo a cosa stesse facendo: lo faceva e basta. Juy continuava a seguirlo spesso, nonostante durante quei mesi si fossero parlati pochissimo. E, purtroppo, la guerra riprese dopo un paio d’anni, stavolta a causa degli angeli bianchi.

Invece di aspettare un attacco, come avevano fatto durante gli anni precedenti, Arkalis decise di andare incontro ai nemici, portando con sé i migliori combattenti, a cui affidò vari compagni da guidare perché tutti lo seguissero al meglio. Prima di partire aveva anche consultato lo stregone di corte, il quale gli aveva predetto che se Juy avesse partecipato alla guerra sarebbe stato in grave pericolo. Arkalis era rimasto parecchio perplesso, e dapprima tentò di non darlo a vedere, ma sembrava già che lo stregone conoscesse i dettagli del loro torbido rapporto.

Non dirai a nessuno ciò che hai appena detto di aver visto.” gli intimò Ark senza troppa convinzione.

Ma lo stregone chinò il capo con ossequio. “Come desiderate, sire. Ma mi permetto di suggerirvi di riflettere bene sulla questione e sulla minore o maggiore importanza della vostra vita rispetto a quella di vostro... fratello.

Arkalis lo aveva studiato per un istante, ma lo stregone non aveva più aperto bocca, perciò alla fine si chiuse nelle sue stanze per riflettere. Juy dormiva profondamente a pochi metri da lui, sarebbe stato facile allungare un braccio, svegliarlo e parlarne con lui... ma cosa avrebbe potuto dire? Che era preoccupato per lui e per la sua vita?

Tuttavia non poteva certo lasciarlo solo al castello, in mezzo ai suoi nemici, angeli neri che in fondo non avrebbero esitato un istante ad attaccarlo appena lui avesse voltato le spalle. Scosse la testa, ricordandosi che Juy non era certo indifeso, però... cos’avrebbe fatto? Si sarebbe difeso per sempre, aspettando che lui tornasse?

Domande, sempre domande... finché si accorse all’improvviso con stupore che Juy era seduto e lo osservava, il volto in parte celato dai capelli che fluenti ricadevano su di lui. Sospirò stancamente capendo di non poterlo già evitare come aveva sperato.










17. La preoccupazione di Arkalis
Credevo dormissi.” sussurrò.

Juy rispose con voce dolce. “Hai pensato così intensamente da svegliarmi.

Ma smettila, non è vero.” rise nervosamente Arkalis distogliendo lo sguardo, con il vago sospetto che potesse essere vero.

Perché non mi credi?” domandò l’altro serio.

Arkalis si voltò nuovamente verso di lui, osservandolo attentamente... ma nulla in Juy sembrava falso. Aprì e richiuse la bocca più volte prima di riuscire a parlare, e neppure lui stesso sapeva cos’avrebbe detto.

Va bene... ti credo. Ci sarebbe una cosa che... dovrei dirti.

Dimmi.” lo esortò Juy.

Allora il fratello non leggeva i suoi pensieri, altrimenti avrebbe saputo tutto senza bisogno che lui glielo dicesse. In un certo senso, sarebbe stato molto più comodo e semplice.

Tu non puoi seguirmi durante questa nuova guerra.

Perché?

Non posso spiegartelo.” tentò inutilmente di non giustificarsi.

Ark, tu devi darmi un motivo valido per cui...

Io non devo fare proprio niente!” sibilò Arkalis spazientito e frustrato, pentendosene dopo un attimo. “Juy... per favore, tu non puoi venire, mi devi credere.

Arkalis...” sussurrò Juy in modo familiare.

Ti fidi di me, no?” chiese Arkalis sentendosi fremere, senza sapere se fosse paura o rabbia.

Ma il fratellastro stavolta non rispose e Ark ne dedusse che aveva capito quanto fosse preoccupato per lui, sebbene non ne conoscesse il motivo. Con un braccio gli fece cenno di avvicinarsi, e dopo un attimo durante il quale Juy lo aveva fissato intensamente, il fratello scavalcò lo spazio tra i loro letti e si sedette di fianco a lui, posando nuovamente gli occhi su di lui.

So che hai paura...” bisbigliò impercettibilmente Juy. “Io vorrei starti vicino...” osò ancora dato che l’altro era immobile.

Ma Arkalis si limitava a ricambiare il suo sguardo, impaurito e nervoso. A Juy sembrò un cucciolo spaventato che si era ritrovato all’improvviso capo di un enorme branco di lupi più cattivi di lui, e lentamente gli fece una carezza ad una guancia, riscuotendolo leggermente.

Non ho... nessuno...” fu tutto ciò che riuscì a dire.

Hai me.” replicò prontamente Juy sorridendo.

Arkalis non riuscì a dire altro: si sentiva vulnerabile, provava uno strano imbarazzo... quindi andò ad avvinghiarsi al fratello, sperando che quello bastasse a non fargli accadere nulla di male. Non voleva pensare alla morte di Juy, il quale da parte sua ebbe la delicatezza di non porgli più domande, ma si limitò a tenerlo così, come un bambino bisognoso di rassicurazioni. In fondo, rifletté Juy, non aveva promesso nulla...










18. L’arrivo di un angelo bianco
La decisione era stata quella: Juy non avrebbe partecipato alla guerra. Arkalis era perfino arrivato a mostrargli il suo nascondiglio segreto, la sua piccola grotta. Il fratello non aveva mai commentato, mai detto più nulla sulla questione. E tuttavia l’ansia attanagliava il giovane re, incapace di darsi pace durante i lunghi giorni di noia che precedevano l’attacco. Aveva anche pensato di utilizzare lo stregone per tenere d’occhio Juy, ma alla fine aveva rinunciato, preferendo invece di portarlo con sé. Si sarebbe sempre potuto rivelare utile.

Lo interrogò la sera poco prima dell’attacco, ma lo stregone gli disse che vedeva solo una gran confusione e che era impossibile stabilire chi sarebbe stato vincitore di quella prima battaglia. Stettero in silenzio per molto tempo, e Arkalis rifletté sul fatto che era la prima volta dopo tanto che combatteva senza avere la protezione di Juy. Non che lui ne avesse realmente bisogno, si disse. Eppure, in un certo senso, la paura restava. Ma era spirito di sopravvivenza e conservazione, non codardia.

Nessuno riuscì a sfiorarlo, quella volta. Avevano preparato nei dettagli una piccola incursione notturna, più con il fine di creare scompiglio che di attaccare massicciamente gli avversari. Si sentiva più euforico che mai; il pensiero di Juy lo aveva abbandonato e aveva in mente soltanto la battaglia e i suoi obiettivi. Alcuni tra i più esperti combattenti si complimentarono con lui, ma fu abbastanza intelligente da non commentare: odiava quando suo padre si pavoneggiava, quindi evitò di farlo; si limitò a fare cenni di approvazione e ricambiare con incitazioni per il giorno successivo, per mantenere alto il morale dei suoi simili.

Juy, da parte sua, aveva assistito allo scontro da lontano, mantenendosi al di fuori della piccola battaglia. Ark era stato veloce ed abile, controllava la situazione in modo abbastanza preciso nonostante tutto nel complesso apparisse molto caotico. Non riuscì a trovare la forza di raggiungerlo, poiché non sapeva cos’avrebbe detto. Ma neppure lui sapeva il motivo per cui il fratello non lo voleva lì, dato che era naturale pensare che lo avrebbe sfruttato come scudo difensivo. Forse non aveva più bisogno di lui...

Sulle prime luci dell’alba dovette ricredersi. Grazie alla sua natura di angelo bianco, riuscì ad avvicinarsi facilmente all’accampamento degli angeli bianchi. Camminare tra loro gli diede una strana sensazione di nervosismo che non riuscì bene a definire; forse era dovuta al fatto che non c’era abituato. Poi qualcuno lo notò.










19. Le intenzioni degli angeli bianchi
Tu cosa fai?

Come?” domandò Juy.

Sei pronto per lo scontro?

Non ricordo più cosa dobbiamo fare...” inventò fingendosi assonnato.

Visto ciò che è successo nella scorsa guerra, il nostro re ha deciso che faremmo meglio a puntare tutti sul loro principe... che in fondo è giovanissimo! Non sarà difficile sopraffarlo.

Ah... già, sì, giusto.” rispose Juy disgustato da quella subdola idea.

Mi raccomando!” gli urlò contro l’altro allontanandosi.

Juy sentì qualcosa contorcersi dentro di sé, e dovette farsi violenza per reprimere l’impulso di correre da Arkalis. Si rese conto che non poteva andar via silenziosamente com’era venuto, perché ormai molti s’erano alzati e consumavano velocemente la colazione.

Dove vai?” gli chiese uno proprio al limite dell’accampamento.

Ho dei... bisogni.” inventò sperando che fosse credibile, portandosi una mano sulla pancia.

Ah... ma vedi di sbrigarti, manca poco alla battaglia.” rispose quello.

Juy tirò un sospiro di sollievo dentro di sé, sentendosi abbastanza fortunato. Appena ritenne di essere sufficientemente lontano tirò fuori le sue ali e volò basso, raggiungendo facilmente l’accampamento degli angeli neri. Ritrasse i suoi poteri prima di essere troppo vicino, o lo avrebbero percepito. Come avrebbe fatto a portare il messaggio? Capì subito che non avrebbe potuto nascondere la sua presenza a lungo. Rassegnato superò i confini dell’accampamento come se ne facesse parte anche lui.

Ehi tu!” lo fermò poco dopo un angelo nero, puntandogli la sua arma e attirando immediatamente l’attenzione.

Ho un messaggio per il re...” disse lui semplicemente.

L’altro sembrò perplesso, indeciso sul da fare, ma poi qualcuno si intromise: “Fermo. Quello è il fratellastro del re.

Juy annuì, e fu lasciato andare. L’uomo che l’aveva riconosciuto gli si affiancò accompagnandolo nella direzione giusta.

Credevo che il re non ti volesse qui.

Ho qualcosa di importante da dirgli.

Importante? Cosa può essere così importante?

Deve sapere.” rispose Juy senza rivelare ciò di cui era venuto a conoscenza.










20. La volontà di Juy
Il modo in cui Arkalis lo squadrò non gli piacque molto: sembrava indeciso lui stesso se essere arrabbiato, deluso o preoccupato della sua presenza lì.

Ark...” sussurrò tentando di fargli capire quanto fosse contento di rivederlo.

Si può sapere che ci fai qui?” rispose il fratello tentando di mantenere fermezza nella voce. “Lasciateci.” ordinò perentorio a tutti quanti erano nella sua tenda.

Sarebbe saggio se io restassi.” osservò lo stregone.

Ark si voltò verso di lui, poi osservò un istante Juy, che annuì per dare il suo assenso. Avrebbe preferito che fossero soli...

Allora... cosa vuoi?” chiese nervosamente Ark.

Avvisarti dei loro piani. Vogliono te...

Come? Chi?” domandò confuso il giovane re.

Suppongo tu ti riferisca agli angeli bianchi.” intervenne lo stregone già intuendo ciò che Juy aveva fatto.

Sì. Stamattina mi sono introdotto nel loro accampamento e ho saputo che si accaniranno su Ark: lo ritengono una preda facile e pensano che così facendo saranno in vantaggio in questa guerra, proprio come accadde in quella passata...” disse serio Juy, studiando con discrezione l’indovino.

Perché sei venuto...” bisbigliò Arkalis più a se stesso che a Juy.

Qualsiasi cosa tu possa dire, io resterò qui, e oggi ti starò vicino per proteggerti.” affermò risoluto Juy guardandolo negli occhi.

Il destino si prende sempre gioco di noi, sire...” sibilò divertito lo stregone, prendendo atto di una piccola verità: Juy non era una marionetta, anzi... non obbediva al re, e pur di difenderlo sfidava la sua volontà e la sua collera.

Arkalis, dal canto suo, avrebbe voluto esprimere le sue preoccupazioni, ma non si sentiva libero di farlo in presenza dell’indovino. Da una parte le sue paure gli apparivano sciocche: Juy era invulnerabile quasi a tutto e in battaglia nessuno era mai riuscito a sfiorarlo. Allora qual era il pericolo che l’indovino aveva visto?

Lo stregone parve seguire il filo dei suoi pensieri, perché osservò: “Non ho mai detto che sarebbe morto in battaglia.

Che intende?” domandò Juy accigliato, non capendo.

Nulla.” tagliò corto Arkalis.

Non era il momento per cominciare simili conversazioni. Guardò ancora una volta il fratello, che gli sorrise dolcemente prendendogli una mano.

Devi accettare... non hai scelta.

Non cambieresti idea in nessun modo?” tentò un’ultima volta Ark.

In nessun modo.” disse sicuro Juy.










21. Juy e l’indovino
Nonostante il nervosismo, Arkalis si rese conto che quel giorno sarebbe realmente potuto morire, se non avesse avuto al suo fianco Juy, al quale, d’altro canto, non era accaduto nulla. Sfinito da quella giornata il re si gettò a terra, assaporando la sensazione di vittoria e tranquillità, dopotutto. Juy sedette accanto a lui, mentre le voci concitate e vittoriose degli altri angeli neri erano sparse nell’aria.

Molti si radunarono intorno a loro, mentre Ark si tirò a sedere e cominciarono a mangiare, discutendo sulla battaglia. Nessuno disse nulla sull’improvvisa comparsa di Juy, tranne un paio di uomini che si complimentarono con lui. Juy rispose con dei cenni della testa, continuando a tener d’occhio il fratello. Quando però si convinse che non gli avrebbe rivolto la benché minima attenzione fece per alzarsi, avendo anche finito la sua cena, ma a quel punto Ark gli prese un braccio, guardandolo per la prima volta dal basso verso l’alto.

Resta.” disse soltanto, come un ordine, ma ben sapendo che Juy non l’avrebbe inteso così.

Juy sedette nuovamente accanto a lui, capendo quanto in realtà l’altro avesse bisogno di vedere che stava bene. Non era certo stupido, ormai aveva capito da solo che lo stregone aveva predetto la sua morte... ecco il motivo per cui Arkalis non lo voleva in quella guerra. Aveva provato un forte calore dentro di sé, si era sentito contento. Non riusciva a spiegarsi bene quel sentimento, ma era felice che il fratello avesse mostrato così apertamente il suo attaccamento a lui.

Anche se si sentiva un po’ in colpa, sentendo che era a contatto con il corpo di Arkalis usò il suo potere: lentamente, in modo impalpabile, così che non fosse percepibile da nessuno. Lo indebolì leggermente in modo che lo lasciasse andare, e la quantità di alcolici bevuti gli avrebbe impedito di insospettirsi.

Come aveva previsto, quando si alzò l’altro continuò come se nulla fosse ciò che stava facendo. Andò lì dove sapeva trovarsi l’indovino, e gli sedette di fianco, osservando che non aveva né combattuto, né festeggiato.

Saresti potuto essere un bravo indovino anche tu, con un po’ di impegno e addestramento.” sussurrò quello senza guardarlo.

Che intendi dire?” domandò curioso Juy.

C’è molto potere latente in te... io riesco a percepirlo.

Hai previsto la mia morte?” chiese a bruciapelo Juy, andando subito a ciò che gli interessava davvero sapere.

No. So che c’è un pericolo per te qui... ma non so quale. Ecco perché il re non voleva che venissi... ecco quanto potere hai su di lui.

Juy sbuffò, insoddisfatto. Da quale pericolo doveva difendersi?










22. Il sogno dell’indovino
L’esercito vittorioso era ormai di ritorno verso la sua terra. Gli angeli neri avevano vinto la guerra di quell’anno: la soddisfazione era presente ovunque, soprattutto in chi aveva preso le armi per la prima volta proprio per quelle battaglie. Arkalis era molto più rilassato, perché a Juy non era accaduto nulla di pericoloso. Si disse che lo stregone si era sbagliato, perché in fondo capitava a tutti di fare degli errori... anche agli indovini.

Ma pochi giorni prima che giungessero al castello, l’indovino fece un sogno. Juy stava bevendo, poi Arkalis lo sosteneva, e mentre l’altro cadeva il re lo trapassava con la spada, urlando poi con tutto il fiato che aveva in corpo. Quell’urlo lo fece svegliare: sentiva che gli si erano rizzati tutti i peli del corpo, e uno spiacevole formicolio lo pervadeva.

Non aveva mai avuto un sogno così chiaro: il significato era abbastanza ovvio, e si premurò di risvegliare subito anche il re per metterlo a conoscenza di quel nuovo evento.

Che succede?” chiede Ark profondamente disturbato a quell’ora del mattino: il sole non era ancora sorto.

Ho fatto un sogno.” disse serio lo stregone.

Quale?” si alzò subito con aria vigile Ark, sentendosi prendere da una sensazione negativa.

Juy è stato colpito da un pericolo... suppongo avvelenato. Voi lo avete ucciso con la vostra spada, pentendovene nello stesso istante.

No...” bisbigliò incredulo Ark.

Non ho mai avuto un sogno così limpido. Sono certo che era questo il pericolo corso da Juy durante la guerra.

Ma... chi... ?

Ovviamente un angelo nero...

Arkalis sentì la rabbia crescere dentro di sé, e si alzò di scatto.

Aspettate, sire. Siate saggio, non fatevi prendere dal sentimento che provate in questo momento.

Ma il giovane re non volle sentire ragioni. Nonostante l’ora fece alzare tutti, tranne Juy, che aveva controllato poco prima: dormiva apparentemente tranquillo. Gli angeli neri mormoravano tra loro sul perché di quell’azione tanto insensata: forse gli angeli bianchi li avevano seguiti e volevano tentare un nuovo attacco? Lo sguardo del loro re non prometteva nulla di buono.

E adesso cosa dirai loro?” gli sussurrò lo stregone.

Ark lo guardò, perplesso. Sentiva che si sarebbe reso ridicolo, tuttavia in quel momento non gli importava: era troppo arrabbiato.










23. L’avvelenamento
Vi ho fatti alzare per un motivo importante.” affermò serio Ark. “C’è una cosa che devo sapere...

No...

Arkalis si voltò immediatamente, incapace di continuare. Perché Juy era lì?

Juy...” cominciò, senza sapere che dire.

So cos’hai intenzione di fare. Ti prego di fermarti.

Gli angeli cominciarono a scambiarsi sguardi perplessi, man mano che il sonno li abbandonava e si rendevano conto di cosa stesse accadendo.

Tu lo sai?” chiese l’indovino.

Solo perché lui è rumoroso...” sorrise tristemente Juy, avvicinandosi al fratello.

Stai lontano!” soffiò Ark con voce troppo alta. “Non puoi fermarmi, Juy.

Posso farlo e lo farò.” disse con fermezza, guardando verso gli angeli neri, confusi.

Arkalis si voltò di scatto, furente. “Dimmi chi è stato!

Non attaccarmi.” cominciò Juy ignorando la domanda. “Altrimenti ti farò male.

Il fratello sospirò, sibilando a bassa voce: “Tutti moriranno se non parli.

So chi è, sire.” si intromise all’improvviso l’indovino.

Juy sbuffò, mentre Arkalis si faceva indicare il responsabile. Gli si parò davanti prima che lo raggiungesse.

Non farlo, Ark.” chiese per l’ultima volta, la voce bassa, una supplica nella luce del giorno che cominciava a nascere.

Non sopravvivrà alla tua morte.” gli sussurrò tanto vicino da sentire il suo respiro.

Quindi sei già sicuro che io muoia.” sospirò Juy allontanandosi definitivamente da lì.

L’uomo responsabile sembrava consapevole del motivo per cui il re lo fissava, eppure non aveva paura, anzi, il suo sguardo era beffardo e derisorio, come se avesse compiuto una grande opera alle spalle del suo re...

Arkalis lo uccise in un solo colpo; tutti gli angeli neri attorno immobili, alcuni attoniti, altri semplicemente indifferenti o annoiati. Ci sarebbe stato tempo per discutere sul motivo di quella morte. Mentre l’uomo cadeva sentì le sue ultime parole.

Ormai è troppo tardi...” soffiò ridendo.

E adesso mettiamoci in marcia!” tuonò Arkalis mettendo a tacere ogni mormorio, per nulla consolato da quell’omicidio.

Perché anche lui sapeva benissimo che ormai Juy era stato avvelenato...










24. La consapevolezza di Arkalis
Sebbene fosse passato ormai un mese, Juy non aveva dato segni di cambiamento. Arkalis lo teneva d’occhio da vicino, ed era sicuro che si sarebbe accorto di qualsiasi eventuale cambiamento. Nulla. Forse sarebbe stato bene per sempre? Ma l’indovino scuoteva la testa, certo che la situazione non fosse delle migliori, nonostante le apparenze.

Forse dovreste... osservare più da vicino, sire.

Che intendi?

Voi dovete saperlo.” rispose serio lo stregone.

Nel castello si sviluppò velocemente un’atmosfera progressivamente sempre più tesa, densa di sospetti e pettegolezzi bisbigliati alle spalle di Arkalis. Perché il re aveva ucciso un suo simile, un ottimo combattente, proprio dopo la vittoria? Appariva a tutti abbastanza insensato, ma era indubbio il fatto che fosse coinvolto Juy. In pochi avevano prestato attenzione a quel ch’era successo quel mattino: erano tutti troppo stanchi e distratti, incuranti di ciò che stava accadendo. Eppure, tutti concordavano nell’affidare una parte della colpa a quell’angelo bianco, l’intruso nel loro regno.

Juy si trascinava nel castello come un’ombra, evitando accuratamente di avvicinarsi ad angelo nero che non fosse suo fratello. Ark, dal canto suo, lo teneva d’occhio e tentava talvolta di parlargli, ma ogni volta che provava ad intavolare una conversazione veramente seria, il fratellastro lo lasciava solo. E non aveva coraggio di fermarlo.

Pavido.” asserì serio lo stregone mentre discutevano la situazione.

Come osi?” chiese Ark senza troppa convinzione, ben sapendo quanto l’altro avesse ragione.

Siete consapevole di tutto ma non fate nulla. Se davvero aveste più premura, dovreste affrontarlo a viso aperto, metterlo alle strette. Nonostante le apparenze, sapete benissimo che Juy sta male...

Taci, indovino.

Stregone ed indovino per voi, sire.” affermò quello con voce sottilmente beffarda.

...

Juy morirà per mano vostra, e ve ne pentirete... nel momento stesso in cui lo farete.

Il giovane Ark non voleva accettare la verità, anche se dentro di sé sapeva perfettamente quale essa fosse. Qualche giorno dopo però si costrinse a comportarsi in modo serio. Aspettò il momento in cui furono soli in camera, per poter parlare con tranquillità.










25. L’insofferenza di Arkalis
Juy.

Cosa c’è?

Non puoi evitarmi per sempre.

Juy non rispose, come al solito. Ark tirò fuori la sua spada e si avvicinò a lui, leggendo l’apprensione nei suoi occhi.

Oh Arkalis...

Parla.” soffiò Ark con un tono che suonava come un misto tra una richiesta ed un ordine.

Tutti mi guardano in quel modo, lo sai... e questa per te potrebbe essere l’occasione giusta per liberarti di me...

Ma che diavolo dici?” urlò spazientito Ark; poi fece dissolvere la spada e schiaffeggiò Juy.

Un solo colpo, deciso e forte. Juy alzò lentamente lo sguardo verso il fratello, incredulo per quel gesto tanto umano. Subito però il fratello sembrò pentito, e d’istinto lo abbracciò. Erano entrambi stupiti per ciò che accadeva.

Ark...

Non sono sicuro di essere pronto a liberarmi di te.” bisbigliò sentendosi un po’ impacciato, allontanandosi poi quel tanto che gli concedesse di guardarlo negli occhi.

Allora vivrò finché ne avrai bisogno...

Sei folle... non puoi comportarti così.

Che vuoi dire?

Devi fare qualcosa...

Ma la discussione cadde lì. Juy tirò sopra le coperte nascondendosi alla vista del fratellastro, che, impotente, si accinse anche lui a dormire. Ogni successivo tentativo di mettere Juy alle strette si rivelò vano, essendo questi ormai preparato; man mano che passavano i giorni, inoltre, tutti si sentivano più o meno liberi di commentare ciò che accadeva: l’angelo bianco si aggirava per il castello come un fantasma, tenendosi lontano da tutti ma allo stesso tempo evitando di allontanarsi troppo da Arkalis. Il re non sapeva più cosa fare, eppure sentiva di dover fare qualcosa, e presto...

Fu lo stregone a venirgli in soccorso ancora una volta.

Sire, sire... non potete farvi vedere così dal popolo.

La smetti di ronzarmi intorno, stupido indovino?! Non ti sopporto più!” disse al colmo dell’insofferenza Ark.

Dovreste dirgli di salvarsi. Non si sa mai se i suoi poteri siano capaci di tanto...” buttò lì il vecchio.

Ne sei sicuro?” domandò Ark speranzoso.

Faccio supposizioni, ma... dovreste parlargliene, se davvero vi importa qualcosa.

Prima ancora che lo stregone smettesse di parlare, Arkalis aveva cominciato a correre in cerca di Juy. Non trovandolo da nessuna parte, dapprima sentì crescere un’ansia dentro di sé, poi ricordò un altro posto nel quale poteva essere... anche se non era molto convinto di trovarlo lì. Inaspettatamente, però, il fratellastro era proprio nel suo nascondiglio segreto: la grotta in cui andava da bambino...

Juy...










26. La malattia di Juy
Sapevo che mi cercavi. Scusa...” sospirò Juy con rassegnazione.

Non ti capisco.

Non importa.

Puoi... fare qualcosa con i tuoi poteri?” chiese dopo un po’ Ark, scrutando il fratello, invano: non riusciva a capire cosa stesse pensando...

No... ci ho già provato, e inoltre anche se potessi, non so se lo vorrei...

Io voglio che tu viva...

Non sapeva cos’altro dire. Voleva soltanto che Juy capisse quello, il suo doloroso desiderio di averlo accanto.

Non so quanto posso resistere...

Io vorrei... capire...

Juy si voltò a guardarlo, la pena negli occhi più che nel cuore, la sofferenza nell’anima solo per la malattia che lo affliggeva sia nel corpo che nello spirito. Non distolse lo sguardo neppure per un istante mentre toglieva i panni che gli coprivano la parte superiore del corpo, alti fin sopra al collo. Arkalis deglutì: non credeva che la situazione fosse tanto grave... il fratello aveva macchie ovunque, di varie forme, alcune rossastre ed altre violacee, qualcuna con un accenno di bianco nel mezzo. Quasi inconsciamente indietreggiò, spaventato.

Oh, Juy...” sussurrò sentendosi quasi senza fiato.

Arkalis.” rispose serio il fratellastro.

Il re agì d’istinto, non potendo più sostenere quella visione. Volò nuovamente indietro verso il castello, appoggiandosi alle sue pareti per sentirsi più stabile, quasi che ciò che aveva appena visto potesse svanire semplicemente perché adesso si trovava in un altro luogo... ma sapeva bene che non era così. Per questo si diresse sicuro verso l’indovino, che nel frattempo era tornato nelle sue stanze.

Ho bisogno di... di aiuto.” balbettò indeciso su cosa dire.

Questo si sapeva. Cosa posso fare per servirvi, sire?

Juy sta veramente male, avevi ragione... ma io non so cosa fare. Possibile che non ci sia nessuna cura?

Posso cercare, tra i libri lasciatemi dai miei predecessori, informazioni su questo veleno e questa malattia, e forse trovare un rimedio...” rispose con una certa perplessità lo stregone, riflettendo.

“Fa’ tutto ciò ch’è in tuo potere, hai capito?” sibilò in modo minaccioso Arkalis, sentendo che il tempo passava, secondo per secondo...










27. L'affetto di Arkalis
Non riesco più a riposare...

Ho notato.

Dimmi cosa devo fare...

Juy, tu devi vivere... devi vivere, hai capito?!

Erano passate due settimane, e le condizioni di Juy peggioravano ogni giorno di più. Arkalis gli stava sempre dietro, non riuscendo a lasciarlo solo, quasi che in questo modo potesse tenerlo in vita più a lungo. Era talmente perso nelle proprie elucubrazioni che non si accorse che gli stava stringendo forte il braccio, almeno finché non avvertì un profondo calore che partendo dall’interno del petto e dallo stomaco si propagava prepotentemente nel suo corpo. Sussultò per la sorpresa, e il fratello se ne accorse.

Scusa.” bisbigliò Juy abbassando gli occhi: si sentiva in colpa ogni volta...

Non si scusare, ormai ho capito.” sussurrò Arkalis sorridendo e prendendogli una mano, pieno di nuova consapevolezza.

Oh Ark...” lo chiamò Juy sentendosi sull’orlo delle lacrime.

Non riusciva a credere a ciò che sentiva, eppure... era proprio così: il fratello aveva davvero capito che ciò che avvertiva dentro di sé era il suo affetto? Ma era ancora più sorprendente sentire nascere in sé un altro calore, qualcosa che non era provocato dal suo potere, ma da Arkalis. Osservando il suo sguardo sereno nonostante la situazione sentì sciogliersi dentro di sé tutte le paure che da sempre lo avevano attanagliato e alle quali mai aveva potuto dare voce: quelle di non essere abbastanza, di essere inutile per Arkalis, un insopportabile angelo bianco disprezzato da tutti e tenuto in vita solo per proteggerlo e per deriderlo quando più gli facesse comodo...

Ormai incapace di trattenersi lasciò scorrere via le lacrime che già da un po’ gli pizzicavano gli occhi, e cautamente posò la testa sulla spalla del fratello, che continuava a stringergli forte la mano, come a mantenere viva la sua presenza e la sua vicinanza. Poi Ark lo allontanò, strappandogli via alcuni vestiti e rendendo così evidente i segni della sua malattia.

Juy, sta’ fermo...” avvertì Arkalis.










28. La cura dell’indovino
Juy si ritrasse, leggermente spaventato, ma il fratello sembrava molto serio, quindi, nonostante tutto, non si mosse, neppure quando gli vide materializzare la sua spada..

Ah!” esclamò sorpreso Juy... Ark lo aveva colpito proprio su una delle sue ferite, dalla quale ora scorreva via lentamente del sangue molto scuro.

Lo guardò bene in volto, ma Arkalis sembrava davvero deciso in ciò che faceva, sebbene piuttosto nervoso.

So cos’ha detto l’indovino... non sarebbe male morire per mano tua.

Non dire idiozie.” sbuffò arrabbiato Ark, senza smettere di colpirlo. “Non lo faccio per questo...

Non sapevano che lo stregone li stava osservando. Sebbene fosse già a conoscenza del fatto che il suo re era molto legato al fratellastro, non credeva che lo fosse fino a quel punto; lui aveva capito benissimo l’idea che gli era passata per la mente. Era indeciso se fare qualcosa oppure no, ma alla fine sospirò rassegnato: non sapeva neppure lui perché voleva mettersi in mezzo...

Sire... se continuate così, Juy morirà dissanguato.” gli fece notare.

Cosa dovrei fare, allora?” domandò Ark con un’espressione terribile in volto.

Ho preparato una cura... certo, del tutto basata sulle mie modeste conoscenze, ma... così non risolverete molto. Usate queste erbe per i medicamenti...

Grazie...

Anche se non garantisco nulla...” disse lo stregone sinceramente dispiaciuto.

Arkalis si rassegnò ad aspettare, e così Juy cominciò una cura a base di erbe medicinali. Ma spesso si ritrovava a vomitare, e quelle cure non sembravano sortire alcun effetto oltre a quello di chiudergli lo stomaco, provocandogli nausea tale che non riusciva a mangiare quasi niente. Tutti si rendevano conto di ciò che stava accadendo ormai, ma nessuno osava commentare, soprattutto per paura del re... infatti Ark era cupo e scontroso con tutti, al colmo della propria insofferenza e impotenza, e sentiva scivolare via il fratello ogni giorno di più, mentre Juy non sembrava neppure triste per l’eventualità della sua stessa morte.










29. Il desiderio di Juy
Non ce la faccio più.” si lamentò Juy allo stremo delle forze.

Non si era mai lamentato fino ad allora, ma ormai era veramente al limite. Era inutile sperare, mentire a se stesso e ad Arkalis... sapeva benissimo che non c’era più nulla da fare.

Non devi dire così!” cercò di rincuorarlo Ark.

Vedere il suo profondo dolore da una parte lo faceva sentire meglio, perché era evidente la sua preoccupazione: non tentava più di nasconderla. Ma, d’altra parte, era quasi straziante vederlo darsi tanta pena per lui, in quel lungo mese durante il quale non si era allontanato per più di cinque minuti da lui.

Arkalis.” lo chiamò sorridendo, nonostante tutto.

Dimmi...

Vorrei che mi portassi in un posto.

Sei troppo debole... e poi, dove vuoi andare?” chiese incuriosito Ark.

Ti ricordi, quel giorno, quand’eravamo più piccoli? Andammo nella foresta... io vorrei andare lì.

Ma... perché?

Arkalis tentò di riflettere, ma si sentiva anche lui debole, spossato da tutto ciò che era accaduto in quel dannatissimo mese, e gli fu impossibile non cedere quando Juy bisbigliò le due parole successive: “Ti prego...

Senza farsi vedere da nessuno i due fratelli si recarono nella foresta, con qualche piccola difficoltà, data la condizione di Juy. Ma ogni volta che Arkalis si voltava verso di lui, l’altro lo rassicurava, dicendogli di essere in grado di proseguire, di non preoccuparsi. Eppure, ad ogni passo Ark sentiva crescere l’ansia e l’apprensione, e sentimenti negativi lo atterrivano rendendolo incapace di fermarsi: poteva solo andare avanti, non aveva scelta. E poi, quello era il desiderio di suo fratello.

Quando finalmente si furono inoltrati nella foresta, nella quale Juy pareva muoversi con assoluta sicurezza, si fermarono. Non sapendo cosa fare, Ark si sedette su un masso, e perplesso osservò il fratello, aspettando qualcosa che neppure lui sapeva cosa fosse.










30. Il destino
Juy sembrava di nuovo in salute, sotto il manto ombroso degli alberi. Con quei vestiti addosso nulla faceva sospettare la natura della sua malattia, tranne gli occhi stanchi e il viso pallido per la continua stanchezza e tutto l’indebolimento che aveva subito.

Non si può sfuggire al destino.” affermò sicuro Juy prestandogli finalmente attenzione.

Cosa... cosa dici?

Lo sai anche tu, Ark...” mormorò sedendosi tra l’erba.

Non posso credere che tu mi abbia portato qui per questo... non puoi, Juy...

La voce di Ark era l’unico suono nella foresta, oltre al leggero fruscio delle piante, e la sua supplica esprimeva perfettamente la sua disperazione.

Vuoi che io... vada avanti così?

Non puoi fare sul serio. Non capisci, non... non capisci!” urlò stavolta Ark.

Sì, invece... so quanto mi ami. È proprio per questo che te lo sto chiedendo.

No, Juy...” sussurrò senza forze Arkalis.

Non piangere, Arkalis. Ogni momento è stato bello.

Arkalis finalmente alzò lo sguardo e vide che, nonostante quelle parole, anche Juy piangeva silenziosamente. Le sue ali bianche ed enormi erano aperte, sebbene avessero perso parte della loro lucentezza: apparivano pallide, probabilmente rispecchiando anch’esse la malattia che devastava l’angelo bianco.

Gli sembrò che fosse passata un’eternità quando si decise ad avvicinarsi a lui. Aveva l’impressione che ogni altro suono si fosse annullato nel vuoto di quel momento, e lui stesso non credeva che avrebbe trovato il coraggio di fare una cosa simile.

Ma tu sei mio fratello, Juy...” tentò in un ultimo tentativo di convincerlo a desistere.

Juy si limitò a sorridere, poi lo toccò e con il suo potere lo costrinse a tirar fuori la sua spada, senza mai distogliere lo sguardo. Ad Ark sembrò di essere incatenato. Non seppe quanto tempo era stato lì immobile, semplicemente prendendosi tutto il tempo per guardare i suoi occhi castani, palesemente infusi di dolore ma anche di profondo affetto. Ma, posando per un istante, e per la prima ed ultima volta, le labbra sulle sue, alla fine lo fece: esaudì il vero desiderio di Juy.

Quel silenzio irreale fu interrotto da un urlo di incontenibile sofferenza.










31. Epilogo
È proprio strano il destino: si fa sempre beffe di tutti. Anche se non si vorrebbe che alcune cose accadano, queste si verificano. Anche se sembra che la volontà possa cambiare il corso degli eventi, alla fine il destino vince su tutto. Sembra passato un secolo, mentre è solo un anno, eppure tutti danno l’impressione di aver dimenticato tutto. Ma qualcuno sa bene che così non è.

Pioveva. Il re sedeva stancamente sul trono che non aveva guadagnato né chiesto, pensieroso. Nonostante fosse passato tanto tempo, gli capitava ancora di pensarci. Arkalis e Juy non avrebbero abbandonato la sua mente per tanto tempo, se lo sentiva.

Quasi si sentiva in colpa, talvolta, rimuginando sugli eventi che avevano preceduto la morte dei due giovani. Non che lui fosse vecchio, ma aveva provato vera pena per quei due poveri fratelli. Perché, qualunque cosa gli angeli neri o bianchi potessero dire a riguardo, quei due erano stati veramente fratelli. In modo diverso dagli altri, per certi versi con più complicazioni ed ostacoli, ma con sincerità.

Pioveva anche quel giorno, quando Arkalis, in faccia la morte e in apparenza la pacatezza, gli spiegava cosa fare. E lui aveva capito subito cos’era accaduto, con quel dono che si ritrovava nel sangue e che a volte si rivelava pesante. Non aveva visto il corpo di Juy, ma sapeva la verità. Chi altri l’avrebbe mai saputa?

Arkalis sparì nella foresta, e da quel giorno nessuno lo vide più.

Ancora oggi si fanno supposizioni su cosa sia accaduto al re e a quel suo fratellastro malato, l’angelo bianco che Ark aveva voluto salvare quel giorno di tanti anni prima, senza un vero motivo, senza ragioni valide, come un capriccio. Un uomo sapeva la verità, o almeno una parte di essa. Sì, il destino era stato davvero crudele con Arkalis e Juy.










Fine
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mana