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Autore: solchinegliocchi    28/12/2013    1 recensioni
Scacciò i suoi incubi peggiori per aggiungere di nuovi. Non potrei definirla una storia d'amore, perché lei era lungi dall'avere un'anima, io la definirei una storia di distruzione. Un percorso già tracciato, a cui è stata applicata una deviazione. E' la mia storia, tutto qui. Se avete tempo, leggetela, ogni critica è ben accetta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta una ragazza che nonostante avesse sempre gli occhi aperti, non riusciva a vedere. Lei guardava ma non vedeva nulla, solo il vuoto. Tanto nero e tanto bianco, che non si univano mai ma continuavano ad abbagliarla, in una spirale senza fine. Lei arrancava tra la gente, a testa china, così che nessuno notasse le lacrime sul suo viso, e la smorfia di dolore che le increspava sempre le labbra. Lei continuò a camminare, anche quando si erano tutti fermati, lei andava avanti, perché era giusto così, perché sapeva che se si fosse fermata, il sangue che sgorgava dalle sue ferite, sarebbe caduto a terra, e tutti avrebbero visto chi era davvero. Un'assassina. Lei era crudele, fredda e vuota nell'animo, senza pregi particolari, con un mente calcolatrice e razionale. Da anni lei progettava un omicidio, e si promise che l'avrebbe commesso, prima o poi. Un giorno, mentre avanzava pigra tra la gente, una luce perforante le abbagliò gli occhi, e davanti a sé vide stagliarsi la sagoma di una ragazza. Era ciò che di più bello avesse mai visto, era tutto ciò che avesse mai visto. Confusa, si domandò cosa fosse successo, quando questa ragazza aprì bocca e parlò. Cosa disse, lei non lo seppe mai, sapeva solo che ciò che aveva capito, era che si era innamorata. Fu un attimo, e quella ragazza si allontanò tra la folla, uscendo dal suo campo visivo, lasciandola ai suoi vortici di bianco e nero. Si sentì smarrita, persa. Tuttavia, lei era diversa. Qualcosa era cambiato, e decise di seguirla. Non poteva vedere, ma si affidò al suo udito, seguì il rumore dei suoi passi e le si avvicinò. Bella come la luce di una stella, lei inconsapevolmente era diventata la ragione della ragazza, e l'aveva distolta dal commettere un omicidio. Un giorno però, questa si accorse che la stava osservando, e con un sorriso sulle labbra si avvicinò alla ragazza, leccandole il cuore e la mente, ed approfittatasi della sua distrazione, le gettò acido sugli occhi, prima di andarsene. La ragazza non capì cosa fosse successo, disperata nell'agonia, affondò in una desolazione mai provata. Ci volle un po' prima che si abituò a vedere solo bianco, ci volle un po' prima che si abituasse all'idea di essere stata sconfitta. Piano piano però, l'idea prese forma nella sua mente, e mentre aveva ripreso a camminare, si ricordò del suo piano. Il suo omicidio, non era tutto perduto, non ancora. Iniziò a correre, guidata dall'istinto, non sapeva dove stava andando ma la voce nella sua testa guidava i suoi passi, era la direzione giusta. Ora poteva quasi sentire il suo respiro sulla pelle, era lì, davanti a lei. Fu molto naturale, era quello per cui era nata, era ciò che aspettava da anni. Estrasse la calibro e con mano sicura la puntò verso la sua vittima, e schiacciò il grilletto. Ci fu un urlo. La ragazza cadde a terra, morta, in una pozza di sangue, mentre la giovane si chinava su di lei, ignara che il sui acido, fu solo il più dolce dei suoi veleni. 
  
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