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Autore: Kimmy_chan    28/12/2013    8 recensioni
Erano ormai passati 22 anni dalla fine degli ultimi Hunger Games; Peeta e Katniss avevano formato una loro famiglia ed erano tornati nel distretto 12. Una mattina autunnale Katniss si sveglia, causa dell'ennesimo incubo, e non trovando suo marito accanto a sè va a cercarlo...ma quando esce di casa trova una sorpresa.
Qualcuno che lei conosce molto bene è tornato.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Pov Peeta

Aprii gli occhi, pensando che fosse già mattina, ma rimasi sbigottito nel rendermi conto, che era ancora notte e che mi trovavo nel salotto, per terra, non più nella mia camera da letto.
Cosa era successo? Come avevo fatto a finire lì?

Iniziai a guardami intorno, sembrava tutto tranquillo.
Non c'erano rumori, a parte il canto notturno di un gufo. Tutto intorno a me era in ordine.
Mi venne un dubbio. Non poteva essere che....?
No. Era impossibile! Non ne avevo avuto avuti più da mesi. E poi, di solito, quando mi svegliavo Katniss era accanto a me. Ora però non c'era.

Dov'era? 
Per caso le avevo fatto del male? 
Non volevo crederci! 

Mi diressi velocemente in camera e poi in bagno; cercai ovunque, passai persino nella stanza dei nostri figli, ma lei non c'era. 

L'ultimo posto rimasto era... la cucina.

Corsi in cucina, e lì, per terra, accanto al bancone, c'era lei... Katniss.
Era lì, distesa, inerme. Non vedevo che respirava. 
La sua cassa toracica era ferma. Non percepivo alcun movimento.

Cosa le avevo fatto?! Ero nel panico! Non potevo! Non potevo averle fatto del male! Ero sempre riuscito a tornare! 
Non ricordavo! Non riuscivo mai a ricordare quello che accadeva durante quei rari blackout. Però sapevo che Katniss riusciva sempre a riportarmi indietro, da lei e dai nostri figli.

Mi avvicinai e cercai di sentire il suo battito. Le orecchi mi fischiavano, era difficile.
Le finestre erano tutte aperte. Si congelava in quella stanza, e lei era fredda come un ghiacciolo. 
Trascorsi alcuni minuti nel tentativo di cercare di sentire se fosse ancora viva. 

Non sarei sopravvissuto se lei fosse morta. 
Non avrei mai retto la vita senza di lei. 
Non ce l'avrei fatta nemmeno per i nostri figli.
Ero debole senza di lei. Lei, era la mia forza. 
Lo era sempre stata, ma non se ne era mai resa conto.
Sapevo cosa avrei fatto se non si fosse più risvegliata, ne ero certo.
Sarei andato alla ricerca di quelle bacche che ci hanno salvato tanto tempo fa, nella prima arena... I morsi della notte.
Avrei lasciato Feen e Caterina in custodia a Gale. Era pur sempre il migliore amico della loro mamma.
Sapevo che li avrebbe cresciuti come se fossero figli suoi. Perciò non mi dovevo preoccupare.
Sarebbe sembrato un'atto di codardia, abbandonare i miei figli ad un'uomo che era ricomparso dopo anni nella nostra vita, ma io non ce l'avrei fatta, ne ero certo. 
Loro meritavano una famiglia che li amasse e li educasse al meglio, io, da solo, non ce l'avrei fatta. 
Senza di lei, ero niente.
In quel momento, mentre progettavo la mia morte e le conseguenze per i miei figli, riuscii, finalmente, a sentire qualche debole battito.

Era viva!

La presi tra le braccia e corsi in camera. La adagiai sul letto e la coprii speravo si riscaldasse. 
Non sapevo bene cosa fare. Era lei di solito che curava i nostri figli e me quando stavamo male.
Probabilmente era svenuta. Ma il battito era debole, si faceva sempre più debole, perciò iniziai ad attuare la rianimazione manuale. 
Cercai di non romperle la cassa toracica. 
Trascorsi alcuni minuti così, riuscii a sentire il cuore che piano piano riprendeva i battiti.
Stava tornando.

Le alzai le gambe al di sopra del livello della testa ed iniziai a chiamarla -Katniss... Katniss, amore... Katniss, per favore svegliati. 

Katniss, sono tornato! Ci sei riuscita, come sempre... Per favore, svegliati.- 
Non sapevo se quello che avevo fatto fosse stato quello che andava fatto. Ma non sapevo cosa fare. 
Il medico a quest'ora dormiva. E poi era dalla parte opposta del bosco, era nel centro cittadino.

Le misi tanti cuscini sotto i piedi, in modo che rimanessero al livello che avevo cercato di mantenere io, mentre le tenevo su.
Andai in bagno e presi dell'acqua. 
Cercai di spruzzarle qualche schizzo in volto, sperando che si svegliasse; ma niente.

Presi un asciugamano pulito ed iniziai ad asciugare il suo volto, mi soffermai sulle sue dolci labbra. Le sue meravigliose labbra, mi attraevano come un fiore con un'ape.
Delicatamente posai le mie labbra sulle sue. 

Dopo pochi attimi, con mio grande stupore, Katniss aprii gli occhi.


Pov Katniss

Sbattei ripetutamente le palpebre, non ci credevo. Difronte a me, proprio davanti ai miei occhi, c'era Peeta. Il mio Peeta.
Era tornata in sè. Ed io... ero viva!
-Peeta...- dissi, con un soffio di voce.
Portai la mano destra al collo. Mi faceva male, però poi notai lo sguardo di Peeta... era preoccupato, confuso, ansioso.

Raccolsi tutte le energie che avevo in corpo, ero debole, sentivo che il mio corpo era pesante; ma ci riuscii, allungai le braccia 

intorno al suo collo e lo attirai a me. Immediatamente, lui, mi avvolse tra le sue braccia -Katniss, scusa! Ma cosa è successo? Spiegamelo...- 
-Peeta... lascia stare. L'importante è che sei nuovamente con me. Siamo vivi, stiamo bene e siamo insieme. L'importante è solo questo.- risposi.
La voce mi stava tornando, ma il bruciore che sentivo al collo non diminuiva. 
Sono sicura che mi sarebbero venuti dei lividi. Non volevo che si sentisse i colpa. L'ultima volta che gli avevo detto cosa era accaduto durante uno dei suoi blackout non mi ha voluta toccare per settimane e non ha dormito con me per mesi..
Da quella volta ho sempre cercato di nascondergli cosa accadeva durante quelle ore, o quei minuti di buio nella sua mente.

-Katniss... Per favore, dimmelo.- cercò di convincermi.
Io rimanevo ferma sulle mie decisioni.
Lui, cercando di farmi addolcire, mi posa delicatamente una mano sulla guancia destra ed inizia ad avvicinarsi sempre di più.
I suoi occhi erano così belli... Solo guardandomi riusciva a farmi incasinare la mente. A volte sembravo una ragazzina di 16 anni. Mi stupivo di me stessa.
Forse lo amavo troppo, ma una cosa era certa. Non gli avrei mai risposto. Non volevo che si allontanasse nuovamente da me, come l'ultima volta; perciò mi girai dall'altra parte.

-Bene... se non me lo vuoi dire, lo vedrò da solo.- rispose con decisione, mio marito, prima di dirigersi verso il suo studio d'arte.

Dovevo seguirlo, non avevo capito cosa intendesse con le parole: lo vedrò da solo.


Pov Peeta

Dovevo scoprire cosa era accaduto durante il mio blackout.

Mi diressi velocemente verso il mio studio, che si trovava al pian terreno, passai davanti all'orologio che si trovava in corridoio e notai che erano le 4 del mattino, l'ultimo ricordo che avevo prima del mio risveglio nel salotto era.... Io che guardavo l'orologio sul mio comodino nella camera da letto, era l'una precisa. Poi da lì, fino al mio risveglio in salotto... il buio.

Dovevo vedere cosa era successo, con i miei occhi.
Subito dopo l'ultimo blackout avevo fatto installare delle videocamere in tutta casa. Katniss non ne sapeva niente. E non ne doveva sapere niente, perciò quando fui arrivato nello studio chiusi la porta a chiave e mi sedetti alla scrivania.
Aprii il programma e riavvolsi le registrazioni fino all'una precisa. 

Vidi tutta la scena.

Dovevo allontanarmi da lì.
Non potevo permettere che una cosa del genere accadesse di nuovo.

Presi il capotto, che avevo su di una poltrona nello studio, mi infilai gli scarponi che avevo in un'angolo e spalancai la porta. Dovevo andarmene; per il bene di Feen, Caty e Katniss dovevo andarmene. Appena sarei uscito di casa, mi sarei diretto in stazione, e li avrei preso il primo treno per la Capitale. Dovevo andare dal Dottor Marsel. 

Mi ha sempre aiutato in tutti questi anni. Mi serve aiuto. 
Devo vederlo.


Pov Katniss

Dopo molte difficoltà, c'ero riuscita, ero arrivata nello studio finalmente; ma quando fui giunta davanti alla porta notai che era chiusa a chiave. 
Non riuscivo a sentire niente. Non sentivo alcun rumore.

Cosa stava facendo Peeta lì dentro?

Piano piano le forze mi stavano tornando. Sentivo il sangue che continuava a fluire sempre più velocemente in me.

D'un tratto la porta si spalancò.

-Cosa stai facendo qui? Torna in camera.- mi disse Peeta. 
Era sorpreso nel trovarmi lì. Forse, pensava che fossi troppo debole per fare le scale e arrivare fino al pian terreno... ma si sbagliava. 

Quando si trattava di qualcosa che lo coinvolgesse riuscivo a trovare una forza che non credevo mai di avere.
-Beh...ovvio no? Sono qui per parlarti.-
-Scusa, ma stò uscendo.- disse, mentre cercava di evitarmi.
-L'ho notato...-
Indossava un cappotto marrone, dei pantaloni mimetici e degli scarponi neri, erano quelli che gli avevo regalato, tempo fa.

Mi piazzai di fronte a lui, cercava di superarmi, ma non glielo permettevo, ad ogni suo momento io mi ponevo fra lui e la porta di casa, lì vicino.
-Mi fai passare, per favore?- chiese spazientito mio marito.
-No! Se non mi dici dove stai andando non i farò passare.- 
-Sto andando dal Dottor Marsel nelle Capitale.- rispose freddo - Ora fammi passare, per favore.-
-Te ne vai e nemmeno ti degni di dirmelo?- chiesi con grande stupore e rabbia. 
Se ne stava andando senza dirmi niente... Ma cosa gli girava nella testa?
-Beh, mi sembra di avertelo detto.-
-Se non fossi venuta fino a qui, non me lo avresti detto. Te ne saresti andato come se non avessi una famiglia! Ricordatelo Peeta, hai una famiglia!- urlai disperata.
Ero in lacrime. Non sapevo nemmeno io perchè ero in quello stato ma era così. Mi sentivo debole e sfinita, mi lasciai cadere a terra; ma Peeta fu immediatamente lì a sostenermi -Tu sei ancora debole! E sei sfinita psicologicamente. Su, ti riporto a letto- prima che avesse finito la frase ero già tra le sue braccia; e mi stava portando al piano superiore.

Protestai un po', ma non avevo molte forze, ero stanca e avevo sonno; perciò vinse lui.

Quando fummo giunti in camera, mi fece sdraiare. Vidi che stava facendo dietro front perciò gli presi la mano -Non te ne andare.-
-Devo andare Katniss. Oggi hai rischiato seriamente la vita. Se non avessi lottato dentro di me, a quest'ora saresti morta.- 
-Appunto! Hai lottato! Sei tornato da me, e sono viva; perciò, per favore, se mi ami davvero resta. Non te ne andare. Il tuo posto è accanto a me, come il mio è accanto a te. Ricordi? "Sempre"...-
-Io ti amo Katniss, e lo sai bene. Però... Non voglio che accada nuovamente... Non voglio che tu rischi la vita, standomi accanto.-
-Peeta, ne abbiamo già parlato anni fa.- 
-Sì, e quello che ti dissi allora è ancora valido... Io ti amo, ma non posso accettare di farti del male. Avevo accettato di vivere insieme solo se avessimo trovato un modo per reprimere questi attacchi.- rispose con grande sconforto nel cuore.
-E lo abbiamo fatto! Se non ci avessimo lavorato, insieme, sarei morta ormai da tempo. Dormi nel mio stesso letto da anni, e quanti attacchi hai avuto da quando abbiamo i bambini? Su, rispondi!-
-Non c'entra niente, non dovrei proprio averli. Sono pericoloso! Questa notte ho quasi rischiato di ucciderti, con le mie stesse mani!-
-Oh sì che c'entra... In questi 7 anni hai avuto solo 4 attacchi, contando questo. Ho accettato questo "problema" quando ti ho sposato, io ti amo. Amo tutto quello che fai e che hai fatto. Sei stato depistato per colpa mia! Per colpire me! Perciò, non ti preoccupare. Riesci sempre a tornare da me, e lo farai sempre. Ne sono certa.-
-Come fai ad esserne così certa?- domandò con voce sofferente, mio marito, che era rimasto 
-Perchè credo nel nostro amore...- 

Peeta rimase di sasso, chissà perchè... Gli dicevo raramente che lo amavo, ma cercavo sempre di dimostrarglielo, con i piccoli gesti...
La colazione a letto, quando non si svegliava prima di me, anche se non era questo granché. Coltivavo i suoi fiori preferiti, i girasoli...

-Che fai, rimani così...impalato solo perchè ti ho detto che credo nel nostro amore? Peeta, non te lo dico spesso, però tento di dimostrartelo... Non sono mai stata brava in queste cose, ma io ti amo. Ti amo davvero. Per questo, non reggerei che tu te ne andassi.-
Mi misi a sedere e lo tirai verso di me, lentamente...
-Katniss ho bisogno di vedere il Dotto...- ma prima che potesse completare la frase, io, già avevo posato le mie labbra sulle sue. Dando inizio ad una danza esotica di lingue e labbra...
-Katniss...- tentò di bloccarmi...
Ma era inutile, lo desideravo. In quel momento doveva essere mio.



Angolino di Kimmy_chan
Ciaooo ^_^
Come promesso è un capitolo più lungo del solito.
Se trovate errori ditemelo pure! Meglio avere più occhi che controllano il lavoro, insieme ai miei visto che sono un po' andati... ahahahaha sì, porto gli occhiali. Sono miope. 
Cooomunque, vi è piaciuto il capitolo?
Che dite? Continuo la storia?! :3 
Sapete bene che scrivo ogni capitolo sul momento... Quando ho tempo, mi metto qui, al mio fidato pc e vedo cos'esce. Chissà perchè mentre scrivo le parole escono così... Spero solo che non facciano ****** :')  Vi ricordo che io informo quando aggiorno, se non volete il messaggio per l'aggiornamento basta che lo dite :3

Parte preferita di questo capitolo?
Vorrei ringraziare di tutto cuore tutti quelli che recensiscono i capitoli di questa mia FF... GRAZISSIME <3

  
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