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Autore: Rejected    28/12/2013    2 recensioni
Si sarebbero incontrate anche per un altro motivo: dovevano andare ad un concerto insieme. [...] Ad un certo punto, proprio nel mezzo della loro conversazione, qualcuno sbatté contro Sophie che già era in ansia per il concerto, ergo nessuno doveva farla innervosire.
Genere: Commedia, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter Six

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Andreea era disperata. Non si aspettava certo un comportamento del genere da parte di Zacky, dopo tutti i bei momenti che avevano passato insieme, non avrebbe di certo dovuto trattarla così.
La ragazza cominciava a pensare di aver fatto qualcosa, di aver sbagliato qualcosa con lui e non riusciva a darsi pace. Sophie non se la sentiva di lasciarla sola, dopotutto Andreea l’aveva aiutata parecchio quando aveva problemi con Brian e si sentiva di dover ricambiare il favore. 
La raggiunse quindi in camera e cercò di farla sfogare un po’.
“Andre, come ti senti?” domandò.
“Io...io sto bene” balbettò la rossa.
“No, non stai bene. Hai bisogno di sfogarti e si vede. Avanti, sputa il rospo” la incitò l’amica.
“Perché ha fatto così, Sophie? Ho per caso fatto qualcosa di sbagliato? Non so cosa pensare, è cambiato tutto in un giorno, che gli è preso?” Andreea scoppiò in lacrime, cercava disperatamente una risposta, ma non la trovava.
“Non lo so, davvero. Ma era ubriaco, sicuramente non pensava davvero quelle cose” cercò di rassicurarla la mora “vedrai che chiarirete”
“Non voglio chiarire, non per adesso. Si è comportato male. Avrei potuto farlo, se la cosa si fosse fermata alla scenata del pub, ma si è portato la tipa in camera. Ci stava scopando Soph!” continuava Andreea, piangendo.
“Vedrai che non l’ha fatto con cattive intenzioni, era solo un po’ troppo ubriaco e ha fatto una stronzata. Tu non l’hai mai fatto?” la interrogò l’amica.
“Sì, ma non ho mai urtato i sentimenti di nessuno, specialmente della ragazza che ho fatto sentire importante e che mi sono portata a letto il giorno prima” continuò.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta della camera. Sophie andò ad aprire e si trovò davanti Zacky, con gli occhi lucidi e l’alito che puzzava ancora di alcol, probabilmente aveva bevuto ancora dopo l’accaduto.
“Zacky io non credo ch-”
“Fatti da parte Sophie, voglio parlare da solo con Andreea” il ragazzo le bloccò le braccia e la scansò dall’entrata.
“Vai via, non ti voglio vedere. Non ti voglio parlare” sputò Andreea.
“No, invece tu adesso mi ascolti” Zacky si voltò verso Sophie e le lanciò un’occhiataccia, così la ragazza se ne andò, lasciandoli soli.
“Ho detto che te ne devi andare” Andreea si alzò e si avvicinò con fare aggressivo al chitarrista. Non era una ragazza che si arrabbiava spesso, ma quando veniva ferita diventava intrattabile.
“Io non mi muovo da qui finché tu non hai ascoltato quello che ho da dirti” si impuntò Vee, che ormai aveva la ragazza in fronte a sé e la guardava negli occhi, mentre lei non proferiva parola.
“Non so perché mi sono comportato così, te lo giuro. La verità è che sono stressatissimo per il tour e mi sono ubriacato per alleviare la tensione. Non avrei dovuto scaricare tutto su di te, scusami” la voce del ragazzo si fece sottile, come se stesse soffocando un pianto.
“Stressatissimo per il tour vero? E pensavi di scaricarti anche su quella biondona che ti stavi portando a letto prima, giusto?” Andreea era nera di rabbia.
“Si...cioè no. Non volevo dire questo, è stato un momento di debolezza ma devi credermi, per me sei importante solo tu” il moretto cercò di afferrare le mani della ragazza, che le tolse immediatamente.
“Zacky, ti prego, esci da questa stanza. Sono stata ad ascoltarti, ma ora ho bisogno di tempo” affermò la rossa, abbassando lo sguardo.
“Andreea, devi credermi” Zachary cercò di convincerla a farlo restare, ma la ragazza si avvicinò alla porta e la aprì.
“Vee, ti scongiuro, ora vai” lo implorò lei.
Il chitarrista non aveva altra scelta, così si fece forza e uscì dalla stanza. 
“Sei l’unica persona importante per me” furono le ultime parole pronunciate dal ragazzo. Ad Andreea venne un nodo in gola, così chiuse la porta di scatto e si buttò nel letto. Continuava a piangere ed era stravolta, in un paio di minuti si addormentò. 
Dormì fino a mezzogiorno del giorno dopo, quando Sophie irruppe in camera sua.
“Andreea? Andreea andiamo, alzati! Siamo in ritardo e dobbiamo partire per Londra, muovi il culo!” la esortò l’amica. La rossa si rivoltò nel letto. Di alzarsi e dover affrontare Zacky, di nuovo, non ne aveva voglia.
“Io non voglio vederlo Soph” sussurrò.
“Non ti preoccupare i ragazzi sono già partiti, noi abbiamo l’aereo tra due ore quindi alzati da quel letto che dobbiamo andare in aeroporto” disse Sophie mentre cercava di sistemare i vestiti di Andreea in valigia.
La rossa si decise quindi ad alzarsi e, dopo essersi fatta lavata e vestita, raggiunse l’aeroporto con l’amica. Si imbarcarono sull’aereo e dopo un’oretta arrivarono a Londra. All’uscita le attendeva l’autista che le avrebbe portate all’albergo.
“Allora, oggi ti porto a fare shopping”  disse decisa Sophie, una volta poggiati i bagagli in camera. 
“No davvero, non ne ho voglia” rispose la rossa.
“Preferisci stare qui, col rischio di beccarlo?” Andreea sobbalzò a quella domanda, Sophie, come al solito, aveva centrato il punto.
“Forse hai ragione, è meglio uscire” 
Sophie la abbracciò e insieme raggiunsero il centro città. La visitarono tutta, anche perché la mora c’era già stata e sapeva bene come muoversi.
Per un momento, Andreea si sentì tranquilla, non aveva pensato a Zacky tutto il giorno, ed era tutto merito della sua amica. Si avvicinò a quest’ultima e la abbracciò forte.
“Grazie, grazie davvero. Se non ci fossi stata tu probabilmente sarei stata tutto il tempo a deprimermi in camera”
L’altra ragazza non rispose, la strinse più forte e le diede un bacio sulla fronte.
Nel frattempo, in albergo, i ragazzi si stavano prendendo una piccola pausa al bar.
Matt, Johnny e Arin erano seduti ad un tavolo, mentre Zacky era al bancone, da solo con un bicchiere e una bottiglia di Jack Daniel’s: si sentiva una merda per quello che aveva fatto la sera prima, ma soprattutto per aver perso la fiducia che Andreea aveva riposto in lui, pensava e ripensava all’accaduto. Mentre fissava il bicchiere ormai vuoto, quando qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla e si sedette vicino a lui.
“Brutta giornata, vero?” era Gates.
“Sono un idiota Brian, ho rovinato tutto per una stronzata” al giovane chitarrista si fecero gli occhi lucidi, ma cercava di trattenersi.
“Hai provato a parlarci?” chiese l’amico.
“Sì, ieri sera, dopo il casino, ma mi ha sbattuto fuori” rispose Zachary, versandosi un altro bicchiere.
“Vedrai che si risolverà tutto” lo rassicurò Syn, levandogli la bottiglia da davanti.
“Io lo spero, lo spero davvero. Tu, per caso, sai se sono già arrivate?” lo interrogò Vee.
“Sì, sono arrivate stamani. Sophie l’ha portata a fare shopping, per distrarsi un po’” confessò l’altro chitarrista “vedrai che quando avrà sbollito ti perdonerà” continuò.
“Grazie amico, scusa per il pugno, scusa per come mi sono comportato con Sophie, non ero in me e-”
“Tranquillo, è acqua passata” Brian gli diede una pacca sulla schiena e si alzò dalla sedia, chiedendo all’amico se avesse voluto raggiungere gli altri al tavolo. Zacky accettò.
Passarono il pomeriggio a bere e a chiacchierare, così da far dimenticare al chitarrista il litigio con Andreea, almeno per un po’.
Usciti dal bar, i ragazzi incontrarono le due amiche proprio davanti all’entrata dell’hotel. Zacky abbassò lo sguardo, per non incontrare quello della rossa che, istintivamente, fece lo stesso. Quando furono abbastanza vicini però, Vee cercò un modo per attaccare bottone.
“Hey Andreea, posso...posso parlarti un secondo?” chiese a voce bassa.
Andreea non sapeva che fare e si voltò verso l’amica, che le fece un cenno affermativo con la testa, come per farle capire che doveva andarci a parlare.
I due si allontanarono dal gruppo, rimanendo sul marciapiede.
“Allora come...come stai?” iniziò il moretto.
“Come vuoi che stia? Sophie è stata un angelo oggi, cercando di non farmi pensare a tutto quello che è successo, ma non è servito a molto” confessò Andreea.
“Ti ho già chiesto scusa…” continuò lui.
“Si ma ti rendi conto di quello che hai fatto?” lo accusò lei.
“Te l’ho detto, ero ubriaco, è stato un momento di debolezza”
“Un momento di debolezza? Questo non è un momento di debolezza Vee. Ti sei ubriacato, hai baciato quella al pub, ci hai provato con Sophie, hai dato un pugno a Brian e ti stavi portando a letto quella bionda. Tu lo chiami momento di debolezza?”
“Cazzo Andreea, te l’ho spiegato. Più che chiederti scusa, non so che fare”
“Zacky, non mi importa delle tue scuse! Sei un coglione, un emerito cretino di cui non dovevo fidarmi!” gli gridò la rossa in faccia, con tutta la rabbia che aveva dentro.
“Mi hai stufato. Non mi vuoi credere? Bene, posso anche farne a meno di te!”
A volte, però, le parole che si dicono non sono quelle che si pensano.
Andreea era distrutta, voleva andarsene da lì, così si affrettò ad attraversare la strada, commettendo però un grave errore, che presto le fece sentire un grande botto e vedere tutto bianco.
Zacky, avendo sentito anche lui il rumore, si voltò verso la strada e quasi stava per svenire dopo aver visto il corpo della ragazza inerme, a terra, con il sangue che le gocciolava dalla tempia.
Iniziò a gridare, a cercare aiuto, chiamò subito un’ambulanza.
“Piccola, guardami, dimmi qualcosa” fece con gli occhi che iniziavano a pizzicargli, prendendo tra le braccia il corpo della ragazza.
Ma lei non rispondeva, aveva gli occhi chiusi e non era propensa ad aprirli.
“Ti prego, rispondimi” continuò poi, iniziando a versare lacrime a più non posso.
Sophie, che nel mentre stava parlando con Gates nella hall, sentì il suono di una sirena di un’ambulanza provenire da fuori e si affrettò ad uscire, trovandosi davanti una scena a dir poco spiazzante.
Cacciò un urlo, correndo verso l’amica.
“Che cazzo è successo?! Andre, svegliati, andiamo! Porca puttana!”
“Signori fate spazio!” 
La voce proveniva da un medico dell’ambulanza.
Si spostarono in fretta, Sophie cercò di salire sulla vettura ma fu presto fatta uscire.
“No! Devo stare con lei!” continuava a gridare inutilmente, anche quando il veicolo aveva già iniziato a percorre le strade.
Si scagliò contro Zacky, insultandolo e tirandogli qualche pugno sul petto.
“E’ colpa tua, tutta colpa tua! Sei stato tu a farla andare qua fuori, figlio di puttana!” gli sbottò in faccia.
Per fortuna fu presa da Brian, che la strinse forte a sé per farla calmare almeno abbastanza da non farle avere un attacco di panico.
“Shh, andrà tutto bene” le sussurrò cercando di rassicurarla.
Un taxi fu presto davanti all’hotel, diretto all’ospedale dove avevano portato Andreea.
Zacky se ne stava nel sedile di fianco al guidatore, le lacrime continuavano a scendere e non sapeva più cosa pensare. L’unica cosa che aveva in mente erano le ultime parole che aveva pronunciato subito prima dell’incidente.
Sophie era ancora ben stretta a Gates, mentre lui l’accarezzava, lei gli stringeva la maglia e piangeva, continuando a dare la colpa a Vee per tutto.
Arrivarono all’ospedale, si ritrovarono presto in sala d’attesa. Un’attesa che sembrava durare un’eternità, l’ansia era a mille.
Un uomo in camice bianco sbucò da una stanza, dirigendosi verso i ragazzi.
“Voi siete parenti?”
“Amici.”
“Bene, la signorina ha avuto un brutto trauma cranico e non sappiamo ancora quando si sveglierà. Per adesso è incoscente, ma la sua situazione è stabile”
“Grazie, dottore”
Sophie entrò immediatamente, chiudendo la porta in faccia agli altri due.
Zacky continuava a torturarsi di rimorsi, così decise di fare una domanda a Gates.
“Brian, potremmo annullare il concerto stasera…”
“Zacky, per quanto anche io voglia farlo, non possiamo. E’ tra poche ore, dobbiamo andare.”
Vee provò in mille modi a convincere l’altro ma non ci riuscì, effettivamente aveva ragione: dovevano andare all’arena di Wembley.
Sophie uscì per qualche minuto, per prendere aria.
“Soph, mi dispiace, io-”
“No, non dirmi nulla. Non ti perdonerò mai per questo. La mia migliore amica è lì su un fottutissimo lettino d’ospedale, una fottutissima macchina l’ha investita. Tutto perché presa dalla rabbia, è uscita senza neanche controllare se passasse qualcuno. E adesso vai a suonare il fottutissimo concerto, resterò io con lei”
La sua voce iniziò a tremare, i suoi occhi tornarono lucidi, ma non diede il tempo di dire qualcosa ai due che rientrò nella stanza dove si trovava Andreea.
“Lasciala andare, deve sfogarsi” disse Syn, invitando l’amico ad uscire dalla struttura.
Anche se con ben poca voglia, Zacky si diresse con Brian all’arena dove si sarebbe svolto il concerto. Quando arrivarono, gli altri membri della band e Valary li raggiunsero, notando le loro facce sconvolte.
“Che è successo? Dove sono le ragazze?” chiese Matt preoccupato.
Zacky non rispose, si allontanò velocemente e si diresse verso il camerino.
“Andreea ha avuto un incidente, è in ospedale con un forte trauma cranico. La stanno tenendo in osservazione” spiegò Gates, abbassando lo sguardo, preoccupato.
“Oddio com’è successo?” domandò Valary, portandosi una mano alla bocca.
“Ha litigato con Zacky e si stava allontanando da lui, non ha visto la macchina arrivare. Io e Sophie eravamo dentro, è stato un attimo” continuò il chitarrista.
I ragazzi erano tutti increduli, non potevano immaginare una disgrazia del genere. Johnny fece per parlare, quando il manager li chiamò, dicendo che era ora di andare in scena. Brian andò così a chiamare Zacky, che si trascinò fuori dal camerino come uno zombie, si capiva che aveva pianto.
Tempo dieci minuti e la band era sul palco. Il concerto sembrava essere iniziato bene, i ragazzi erano fomentati e Zacky sembrava non pensare a tutto quello che era successo. Era solo apparenza. 
Tutti i pensieri gli tornarono in mente quando iniziarono a suonare “Buried alive”: l’incontro con Andreea, la prima volta che parlarono, il loro primo bacio, la loro prima volta a letto inisieme. Poi il degenero, tutte le stronzate che aveva fatto la sera prima, l’incidente...non riusciva ancora a crederci. Le parole di Sophie all’ospedale gli rimbombavano in testa, era colpa sua. 
Non si trattenne più: a metà canzone diede sfogo alla sua rabbia scagliando ripetutamente a terra la chitarra, fino a romperla. Per un momento lasciò il palco, fino alla fine della canzone. Valary lo raggiunse e, una volta calmato, lo convinse a ritornare a suonare, per concludere il concerto.
“Ti prometto che, una volta finito il concerto, ti porterò da lei”
Quelle parole lo rassicurarono, così tornò dagli amici e concluse il concerto, pronto per andare da Andreea e starle vicino, non voleva lasciarla più.

  
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