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Autore: Caelien    29/12/2013    1 recensioni
Sospesa causa esami! Riprenderò appena possibile!
*Petrichor: l'odore della pioggia sulla terra umida. [Inglese]
"Dentro la tasca non portava solo il suo nastro celeste. Dentro quella tasca c'era la verità, taciuta da tempo".
Maria è partita per Londra; scossa dagli avvenimenti di Moonacre, decide di recarsi altrove, per qualche tempo. Nonostante i solleciti di suo zio, non farà ritorno alla valle prima di aver compiuto i diciotto anni. Quattro anni lontana da magia e mistero, ma soprattutto, quattro anni distante da lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio verso casa fu impervio e tortuoso. La carrozza dovette fermarsi per qualche ora, a metà strada, poiché un violento temporale aveva reso impraticabile il tragitto.
Sostarono per qualche tempo presso una locanda, per poi riprendere il viaggio.
La mente di Maria era un'alluvione di timori e preoccupazioni. Come avrebbero reagito al suo cambiamento? Cosa avrebbero pensato, non riconoscendo più la quattordicenne esuberante e stravagante? Avrebbero accettato quell'ormai donna, seria ed impostata? Avrebbe rivisto l'unica persona che non aveva avuto il coraggio di abbandonare?
A placare le sue paure, adesso, non c'erano Miss Heliotrope e i suoi buffi sbalzi d'umore, non c'era nessun classico pizzo francese che potesse occuparle la mente.
La nebbia aveva preso il posto della pioggia, escludendo la vista di ciò che circondava la strada. Tuttavia, Maria riconobbe perfettamente dove si trovava, grazie ai dossi e al terreno più arido. Quando la carrozza si fermò, approfittò della sosta per sgranchirsi le gambe e camminare per qualche metro.
La foschia non le impedì di riconoscere i prati, i fiori, gli odori della valle di Moonacre. Riconobbe le mura di mattoni bianchi ed il cancello di ferro arrugginito. Tutto era ancora al suo posto, tutto se non fosse stato per... -Miss Merryweather! Sir Benjamin sarà in apprensione, andiamo!- La voce del cocchiere, fortunatamente, fermò il flusso dei suoi pensieri, che di sicuro l'avrebbero condotta in luoghi della sua mente pregni di nostalgia e malinconia.
Come per una sfortunata magia, la pioggia ricominciò a battere forte sui vetri della carrozza, appena passato il cancello. Questo ricordò a Maria il perché della sua fuga da Moonacre. Aveva cominciato ad odiare quelle stranezze, quegli avvenimenti che, se fossero accaduti a Londra, avrebbero scosso chiunque.
La sua vita era stata catapultata in un luogo intriso di nebbia, di figure indistinte, di significati troppo criptici. Voleva di nuovo avere paura della magia, non esserne parte.
Poco a poco, cominciò a intravedere i contorni del castello dei Merryweather, e con lui la foresta, un tempo territorio dei De Noir. Quel nome le provocò un sussulto allo stomaco.
-Miss le chiedo perdono, ma la strada è impercorribile da qui in poi! Sono costretto a farla continuare a piedi!- La voce del cocchiere la salvò di nuovo da sé stessa. Sporgendosi dal finestrino, constatò che, effettivamente, il terreno era un pantano di fango e sassi. Anche se sotto quel tempo sfortunato, una passeggiata non le avrebbe fatto male. Aveva imparato ad apprezzare la possibilità di camminare durante il suo soggiorno a Londra; la sua vita era interamente occupata dalle lezione all'istituto e dallo studio.
-Non preoccupatevi! Ecco a voi il denaro, vi chiedo solo un aiuto per prendere le valigie.- Disse lei, allacciandosi la cuffia sul capo. -Naturalmente Miss!-
Quando ebbero terminato, Maria si avviò presso il sentiero, il quale passava attraverso la brughiera.
Quando fu a qualche metro dal castello, all'improvviso non riuscì più a muovere un passo; la paura la assalì di nuovo. -Respira, Maria. È la tua casa, ti vogliono tutti quanti bene. Coraggio.- Disse a sé stessa. Alzò il viso verso il cielo, lasciando che la pioggia lo inumidisse. Dopo qualche istante, si avviò con passo deciso verso la porta.

 
*
Digweed e Marmaduke non credettero ai loro occhi. -Maria?! Siete proprio voi?!- 
I due la abbracciarono con forza, costringendola ad abbandonare la tensione per qualche momento. -Sono felice di rivedervi, miei cari amici!- Disse lei, con un sorriso forzato. -Oh, siete cresciuta così tanto! Chissà che faccia faranno Sir Benjamin e Miss Loveday!- Disse Marmaduke, allegro. -Vado a chiamarli subito!- Esclamò Digweed. Ma prima che potesse muovere un passo, Maria lo bloccò. -No, Digweed, grazie, ma preferisco fargli una sorpresa.- -Oh, molto bene allora. Si trovano in giardino!- Digweed indicò col dito verso il giardino sul retro. -Grazie mille!-
Maria trovò Benjamin e Loveday seduti sotto al chiostro ricoperto di edera. Ripensò per un attimo a quando, quattro anni prima, lei e Miss Heliotrope ne avevano piantato i semi. Con passo felino, si posizionò alle loro spalle, per poi tossire, facendoli trasalire.
-Chi siete?- Chiese brusco Sir Benjamin. Ma la risposta a quella domanda venne dagli occhi spalancati di Loveday. -Oh... Oh Benjamin, è Maria! Mia piccola Maria!- Disse lei, correndole incontro e facendole cadere la cuffia dal capo. -Sei così cresciuta, sei così bella! E questo abito, oh che meraviglia!- Benjamin si avvicinò, quasi intimorito. -Mia piccola Maria... Oh, Maria!- La strinse in un abbraccio, liberando le lacrime che fino ad allora erano rimaste latenti negli occhi gonfi.
Maria fu grata al cielo che quegli occhi che si era aspettata essere minacciosi, dubbiosi e turbati, fossero invece felici e colmi di gioia.Il mondo girava meno lentamente, il suo cuore batteva più libero.
Presto vennero raggiunti da Miss Heliotrope, la qualche si esibì in una delle sue teatrali reazioni, sfogando un pianto di gioia che risuonò in tutta Moonacre.
-Oh cielo, siete tutta bagnata bambina mia! Avete abiti di ricambio? Oh, ma che dico, certo che sì! Forza, correte a cambiarvi, vi prenderete un raffreddore!- Ad essere cambiati erano i tratti del suo volto e i suoi capelli, ormai ingrigiti, ma non il suo temperamento, pensò Maria.

*
Dopo una sostanziosa e deliziosa cena, Maria, Loveday e Sir Benjamin, si ritrovarono seduti di fronte al grande camino nel salone.
La ragazza volle sapere ogni cosa accaduta durante la sua assenza; ogni pianto, ogni risata, doveva colmare il vuoto che le straziava il cuore. Venne a sapere della serenità ritrovata in tutta la valle, grazie al suo gesto di quattro anni prima. Tuttavia, Coeur De Noir, il padre di Loveday, non si era più fatto vedere fuori dalla sua fortezza, ancora troppo segnato dall'umiliazione di aver perso le perle.
-Ma come, non aveva promesso di mettere da parte il rancore?- Chiese Maria, mentre sorseggiava del the caldo. -Mia cara Maria, mio padre è sempre stato un uomo orgolioso ed introverso. Gli ci vorrà molto tempo, sai, per rassegnarsi all'umiltà.-  Disse Loveday, con un amaro sorriso in volto. Notando la sua espressione rabbuiarsi, Sir Benjamin virò da tutt'altra parte la conversazione. -Maria, raccontaci di Londra, ti prego.-
Maria fu contenta di poter condividere la sua esperienza con lo zio. - Appena arrivata ho sofferto di insonnia per mesi. Moonacre e le sue stranezze tormentavano la mia mente. Ma i libri di storia, la letteratura, il disegno, mi hanno enormemente aiutata. Più rimettevo i piedi a terra, più scordavo della storia della Principessa della Luna, e più mi sentivo me stessa. Ho frequentato ragazze dell'alta società, ho conosciuto i loro familiari ed ho fatto molte amicizie. Ci hanno portato molte volte ad Hyde Park a passeggiare, per dipingere. Ho ascoltato i musicisti italiani e tedeschi a teatro. È stato davvero meraviglioso, ancora grazie mille caro zio, per la possibilità che mi avete donato.- La gratitudine di Maria era genuina tanto quanto lo era l'amarezza nascosta nello sguardo di Benjamin. -Offrirti la possibilità di acculturarti è stato solo che un piacere.- Loveday, che ormai conosceva Benjamin come le sue tasche, gli strinse la mano, comprendendo il suo dispiacere nel notare Maria anni luce distante da loro.
-Maria, ormai è tardi, sarai molto affaticata dal viaggio, ti accompagno nella tua stanza.- Disse Loveday, porgendole la mano. -In effetti sono molto assonnata. Chiedo scusa zio, continuerò la mia storia domattina. Buonanotte.- Maria si chinò per abbracciare lo zio. -Buonanotte mia cara.- Benjamin rispose all'abbraccio per poi guardare Maria salire le scale. 

Loveday la aiutò a svestirsi e a mettere a posto gli abiti nell'armadio. Guardò quei tessuti scuri con perplessità, ricordando gli abiti esuberanti della Maria quattordicenne.
-Come mai questo cambio di guardaroba, Maria?- Chiese con un sorriso. Maria scrollò le spalle. -Sono adulta oramai, colori troppo caldi non sono confacenti ad una giovane donna, dico bene?- Loveday venne colta di sorpresa da quelle parole. -Oh... Sì, certamente.- 
La ragazza indossò la camicia da notte di mussola bianca; prima di infilarsi a letto, guardò la valle dalla finestra. Tutto taceva, immobile, solo le lucciole rompevano la monotonia dello scenario campestre. Cominciò a pensare di nuovo a lui. A come era scappata via senza degnarlo di un saluto. Probabilmente, anzi, certamente adesso la detestava, più di quando si erano appena conosciuti. Ma non poteva rammaricarsene, ne aveva tutto il diritto; lui era l'unico motivo per cui sarebbe rimasta, l'unico pretesto per non fuggire da tanta stranezza. La mente, tuttavia, l'ebbe avuta vinta sul cuore. Lasciò a Loveday il compito di informarlo della sua partenza, ma solo quando lui sarebbe venuto a cercarla. L'idea di un sentimento diverso dall'affetto e dal desiderio la logorava, le consumava l'anima, il cuore e la mente.
Calde lacrime le scesero sul viso, mentre il palmo della sua mano toccò il vetro gelido. Loveday le si avvicinò lentamente. -Queste lacrime sono le stesse che hanno bagnato le lettere che mi hai inviato per tutti questi anni?- Chiese con dolcezza, mettendole una mano sulla spalla. Maria annuì. -Appena sarai pronta, saprai dove trovarlo.- Quando fermò i singhiozzi e i respiri affannati, Maria rivolse lo sguardo a Loveday. -Buonanotte Loveday.- Lei capì. -Buonanotte Maria.-
La ragazza si rifugiò sotto le lenzuola di lino candido, con lo sguardo rivolto sempre verso la finestra. Dopo qualche istante, il sonno si impadronì di lei.

 
   
 
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