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Autore: ChrisAndreini    29/12/2013    5 recensioni
[Big Four][The Big Four][Le cinque leggende]Fanfiction sui Big Four: Hiccup, Merida, Rapunzel e Jack Frost si ritroveranno catapultati in un mondo tutto nuovo per loro, il nostro, senza avere ricordi sul loro passato e sulle loro avventure, mandati dall'uomo nero, ma dovranno intervenire per salvare tutti i mondi dalla paura.
***
"-Non parlarmi così, ragazzino platinato- dice Merida con rabbia al ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
-Parla la ragazza con un nido di chiurli in testa, devo chiamare i pompieri per domare quella chioma?- risponde il ragazzo punzecchiandola.
-Calma, ragazzi, non prendetevi a botte nel museo!- li interrompe Hiccup, ricomparendo all’ingresso, in mano tiene una pesante ascia vichinga, e decidono di star zitti per non rischiare la vita.
-E poi, senza offesa, eh, ma Rapunzel vi batte tutti, avrà una chioma lunga venti metri- continua ammirando quella strana cosa.
-Lo prendo come un complimento- risponde la bionda."
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quattro strani ragazzi

 

-Jack, oggi verrai trasferito a Terranova, in un orfanotrofio, mi dispiace, ma non possiamo più occuparci di te, è passato un mese ormai-
Jack se lo aspettava, sentiva che la sua presenza non era gradita.
Certo, nessuna presenza è gradita in Alaska se ha una temperatura corporea di 2 gradi costante e raffredda tutto quello che tocca, loro hanno già abbastanza freddo.
Jack è stato trovato sulla cima del monte McKinley in Alaska, vestito con una felpa leggera e scalzo, mezzo congelato e senza nessun ricordo di come c’era finito.
L’unica cosa che ricordava era il suo nome, e il fatto che doveva trovare un bastone, ma tutti credevano cha fosse pazzo, perché Jack Frost è solo una leggenda: un uomo che crea ghiaccio e neve per aiutare Babbo Natale, e la faccenda del bastone sembra una completa mancanza di senno.
Il ragazzo si avvia in camera, per preparare le sue poche cose.
Durante il tragitto, però,si imbatte in un paio di ragazzi del centro, i classici volontari che lo fanno solo per ottenere crediti e che prendono in giro i poveracci.
-Hey, Jack, finalmente schiodi di qui, che c’è, ti brucia che ti odiano tutti?-
Ed ecco che se ne partono con le solite battute squallide sul caldo e sul freddo, patetici!
-Ma si sa che tu sei una testa calda, se resti qui finisce che mandi a fuoco qualcosa!- dice un’altro, Jack cerca di lasciar perdere, ma ha i nervi tesi per la rabbia repressa di questi giorni.
Si sente inutile, insignificante, invisibile, visto solo per essere preso in giro.
E la cosa peggiore è che questa sensazione gli sembra molto familiare, e completamente ingiusta.
-Ragazzi, smettetela con queste freddure- dice un’altro assistente nei paraggi, scoppiando a ridere sguaiatamente e a questo punto Jack perde la pazienza.
Si gira di scatto per dargli una lezione, ma prima che riesca a fare loro qualcosa, scivolano tutti e tre.
Per terra si è creato del ghiaccio, che si espande per tutto il pavimento.
Lo guardano spaventati e sorpresi, ma Jack non sa spiegarsi questo strano fenomeno, decide dunque di lasciar perdere e di avviarsi in camera.
Mette a raccolta le sue poche cose offerte al centro, poi apre la finestra.
L’aria fredda del mattino gli scompiglia i capelli, adora il freddo e il gelo, sono il suo elemento.
Ma questa consapevolezza non lo aiuta a scoprire chi è, e crede che non lo saprà mai.
Respira per l’ultima volta, profondamente, poi si prepara per lasciare l’Alaska.

 

Intanto, a Terranova, una ragazza dai lunghissimi capelli dorati sta camminando per la strada, alla ricerca dell’orfanotrofio che le hanno suggerito.
Indossa maglione sgualcito, una gonna lunga e delle ballerine in tinta, tutto donatele dal vecchio orfanotrofio, inoltre tiene su un fianco una grande borsa, che contiene i suoi capelli, in modo da non crearle troppo impiccio.
In mano tiene una mappa della città, che però non riesce a capire molto bene.
Quest’orfanotrofio è stato l’unico che ha intenzione di ospitarla nonostante la sua lunga chioma, gli altri insistevano affinché la tagliasse, ma lei sentiva che se l’avesse tagliata sarebbero successe cose terribili.
Oltre a questa strana consapevolezza, solo una cosa ricorda della sua vita passata prima di ritrovarsi a Phoenix  scalza e con vestiti di epoca molto remota, il proprio nome: Rapunzel.
Cercando l’indirizzo adatto si ritrova davanti a un museo vichingo, spia dalla vetrina e nota un ragazzo gracile al suo interno.
E’ vestito con abiti un po’ grandi per lui, una maglia marrone e una felpa in tinta, più dei pantaloni neri e degli stivali.
Decide di chiedere indicazioni, ed entra nel negozio.
-Ciao, ehm, mi sapresti dire dove si trova l’orfanotrofio?- chiede imbarazzata.
Il ragazzo si gira verso di lei aprendo la bocca per parlare, ma rimane ammutolito notando la chioma notevole della ragazza.
Ma dopo un attimo di sbalordimento le risponde:
-E’ la porta accanto, il direttore è un uomo massiccio, dai capelli rossi e sparati e si crede un vichingo, comunque, benvenuta Rapunzel-
La ragazza rimane interdetta, sta per chiedergli come fa a conoscere il suo nome quando il ragazzo le risponde.
-Sono all’orfanotrofio anche io, e si parla molto di te in giro. A proposito, mi chiamo Hiccup- si presenta sorridendole.
Solo ora la ragazza nota la gamba di ferro.
-Oh, santo cielo, ma come ti sei fatto… quello?- chiede indicando la gamba.
-Oh, beh, è una storia interessante, credo- Hiccup è imbarazzato.
-Non ti va di parlarmene?- chiede Rapunzel desolata.
-No, il fatto è che non lo ricordo- ammette Hiccup, abbassando lo sguardo.
-Davvero? Come mai?- chiede Rapunzel curiosa, avvicinandosi per sentire meglio.
-Beh, in realtà non ricordo niente, sai, un mese fa mi hanno ritrovato in mare, rischiavo di affogare, quando mi sono risvegliato non ricordavo assolutamente niente del mio passato e della mia vita, solo due grandi occhi e il mio nome-
Rapunzel era affascinata, quella storia era molto simile alla sua, era mai possibile che loro due fossero collegati?
No, si disse, lei era stata ritrovata a Phoenix, lui a Terranova.
-Mi dispiace, è successa una cosa simile anche a me, un momento, perché lavori qui?-
-Il direttore mi ha offerto questo lavoro, dirige anche il museo, ed io ho accettato, almeno mi guadagno da vivere per il futuro- spiega alla curiosa ragazza.
-E poi sono abituato a fare queste cose, sistemare armi vichinghe, affilare spade, mi sembra di esserci nato- dice con semplicità.
-Io adoro dipingere, credo che prima di perdere la memoria disegnassi molto, ma non ne sono sicura, sai, pensavo addirittura di vivere in una torre- dice ridendo dell’assurdità della cosa, non si può vivere in una torre, o almeno è quello che le hanno detto.
Da un mese a questa parte sta iniziando a capire un po’ questo mondo, che le suona davvero molto strano e impossibile.
In quel momento un uomo molto bizzarro fa la sua comparsa dalla porta sul retro, capelli da pazzo rossi, aria massiccia.
-Salve Edgar- saluta Hiccup, la ragazza capisce da una sua occhiata che è il proprietario del museo e dell’orfanotrofio, e si affretta ad andargli vicina.
-Salve signore, io sono…- 
-Rapunzel, che piacere averti qui, e vedo che hai conosciuto il nostro Hiccup, che bella notizia- la interrompe lui, ha un accento nordico.
-Ah, ragazzo, devo informarti che mi è appena arrivata una telefonata. Pare che avremo altri due ospiti- dice contento.
-Davvero? Chi?- chiede Rapunzel con la sua solita curiosità, ma la risposta dell’uomo viene interrotta dalla porta che si apre.
Fa il suo ingresso una ragazza dai capelli rossi, ricci e indomabili.
-Salve, io sono Merida, vengo da New Scotland, e sto cercando l’orfanotrofio- dice decisa, porta una borsa a tracolla, dei jeans strappati e e una felpa lunga verde.
Ai piedi indossa converse scolorite, e i capelli sono inutilmente legati in una coda confusa dalla quale spuntano tantissimi ciocche di capelli.
-Ecco, lei è una, e l’altro dovrebbe arrivare a…-
In quell’istante la porta si apre, e un ragazzo dai capelli bianchi fa il suo ingrasso nel negozio, la temperatura cala bruscamente.
-… momenti- conclude il capo.
-Scusate, sapreste indicarmi l’orfanotrofio?- chiede il ragazzo.
Tranne per i capelli, il suo aspetto sembra normale, felpa blu con giacca molto pesante, jeans e stivali da neve, più una borsa con la scritta “centro d’accoglienza di Denali”.
-Bene ragazzi, l’orfanotrofio è alla porta accanto, Hiccup, ragazzo, se ci riesci senza affettarti potresti lucidare le asce vichinghe per la mostra di domani?-
E così dicendo si avvia all’orfanotrofio.
-Wow, dai ghiacci alle stalle- commenta Jack.
-Beh, qui non è male- commenta Hiccup, avviandosi in un’altra ala del museo.
-Scusa, ricciolina potresti spostarti? La mole dei tuoi capelli mi impedisce di passare- dice Frost con un ghigno alla riccia davanti a lui.
-Non parlarmi così, ragazzino platinato- dice Merida con rabbia al ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
-Parla la ragazza con un nido di chiurli in testa, devo chiamare i pompieri per domare quella chioma?- risponde il ragazzo punzecchiandola.
-Calma, ragazzi, non prendetevi a botte nel museo!- li interrompe Hiccup, ricomparendo all’ingresso, in mano tiene una pesante ascia vichinga, e decidono di star zitti per non rischiare la vita.
-E poi, senza offesa, eh, ma Rapunzel vi batte tutti, avrà una chioma lunga venti metri- continua ammirando quella strana cosa.
-Lo prendo come un complimento- risponde la bionda.
-Si, lo è, non preoccuparti- la rassicura il ragazzo sorridendole.
-Io vado all’orfanotrofio, con permesso- così dicendo la riccia esce dal museo e va alla porta accanto.
Si è ritrovata lì dopo aver girato tutto il Canada.
Inizialmente è stata trovata da una famiglia nel New Scotland, ma non potendo occuparsi di lei l’hanno spedita all’orfanotrofio.
E’ passata da un posto a un’altro per via delle sue continue infrazioni alle regole.
Così avevano optato per lasciarla nell’orfanotrofio di Terranova, dove non ci sono regole e dove finiscono i più indesiderati d’America, perché il capo accetta tutti.
Ci ha messo molto ad abituarsi all’idea di questo mondo, che sembra non essere quello da dove è venuta, ma la sua voglia di avventura l’ha spinta a provare tutte quelle bizzarrie, come l’auto del proprietario del primo istituto, interessata all’idea ha provato a guidarla, e l’ha fatta schiantare contro un palo.
Oppure quando ha rubato l’arco e le frecce nel secondo istituto, ed è andata a caccia nel bosco oltre l’orario del coprifuoco.
Poi c’è stata anche una volta che è uscita dalla riserva, giurando poi di aver visto una strana luce azzurra.
Ripensandoci, più che una luce azzurra, sembrava proprio un fuocherello, ma, fuoco o luce, nessuno le ha creduto.
In più c’erano gli incubi che la perseguitavano, e che la portavano a fare la sonnambula.
Ripensando al mese appena trascorso si avvia nell’ufficio del proprietario, bussa con veemenza ed entra senza aspettare risposta.
-Ah, Merida, cosa posso fare per te- 
“Nessun ammonimento, meglio così”
-
Dov’è la mia stanza?- chiede senza ammettere repliche, con tono autoritario.
-Ah, certo, la tua stanza è dove vuoi, purché non sia già occupata, è un paese libero questo- dice con tono gioviale, questa cosa piace molto alla ragazza, che saluta ed esce, diretta nelle camere.


Intanto, Rapunzel, dopo aver salutato Hiccup, si avvia a sua volta alle camere, senza passare per l’ufficio.
Gira un po’, ma non ci sono camere libere, finché non ne trova una doppia, con un solo posto occupato.
-Scusa, posso stare qui?- chiede titubante, riconosce la ragazza di prima, quella con i capelli rossi.
Se proprio devi- le risponde lei, guardando i capelli che Rapunzel si porta appresso.
-Mai pensato a una tagliatina?- chiede mentre la ragazza entra.
Rapunzel è molto tesa, e si porta delle ciocche i capelli dietro l’orecchio.
-Beh… si… ma…- non sa cosa dire, il fatto è che le sembra davvero strano, quando ha provato a dirlo ai parrucchieri e ai proprietari di altri istituti erano sembrati tutti molto scettici.
-Ma…?- chiede Merida, giocherellando con le cinghie della sacca come fossero delle stranezze alle quali si deve ancora abituare.
Rapunzel decide di dirglielo, anche se teme che possa non crederle.
-Sai, quando vengono tagliati, diventano scuri- dice infine, mostrando una piccola ciocca corta e castana dietro la grande massa dorata.
Merida si avvicina per vedere meglio.
-Però! strano!- esclama infine, tornando a sistemare le sue cose.
Rapunzel non può fare a meno di chiederlo:
-Tu… tu mi credi?-
La risposta di Merida non si fa attendere
-Certo, perché?-
Rapunzel non riesce a credere alle sue orecchie
-Davvero? Non lo trovi impossibile?- chiede emozionata.
-No, è strano, difficile da credere, ma non impossibile, ci sono tanti misteri nella vita.-
-Tutte le persone che ho incontrato fino ad ora non credevano nell’impossibile o nella magia- dice Rapunzel sospirando.
-Dovrebbero, perché sono cose vere- la sicurezza di Merida è così forte che Rapunzel si chiede da dove provenga, ma decide di restare zitta, non vuole fare domande inopportune, non vorrebbe mai perdere la sua nuova amica, dato che deve mostrarle anche un’altra cosa, che non crede che accetterà tanto facilmente.


Hiccup, nel frattempo, continua ad affilare le pesanti asce per la mostra d’armi della contea, osservato a distanza da Jack Frost, che ha deciso di dare un’occhiata al museo.
Gira e osserva le varie armi, statue, pezzi di navi e scudi, ci sono davvero molti scudi, di varie forme e dimensioni.
-Ma questi vichinghi erano degli attaccabrighe?- chiede al moro.
-Che?- 
-Si, insomma, ci sono spade, navi, scudi…- continua Jack osservando la statuetta di un drago in una vetrina.
-Erano guerrieri, non attaccabrighe- specifica Hiccup, non gli va giù che insultino quelpopolo -E, comunque, hanno davvero girato il mondo, dalla Norvegia a Terranova-
-Buon per loro- Jack alza le spalle, continuando a osservare.
-Non dovresti andare all’orfanotrofio?- chiede Hiccup ad un certo punto.
-Si, ma non voglio conoscere subito il mio compagno di stanza, scommetto che sarà un rompiscatole incredibile- dice distrattamente.
-A dire la verità c’era una camera libera e senza compagni fino ieri- rifletta ad alta voce Hiccup.
-Cosa, le stanze le scegliamo noi?- sembra piacevolmente stupito.
-Si, ma ti conviene sbrigarti…- inizia Hiccup, Jack si precipita alla porta accanto.
-… può essere già stata occupata dalle ragazze do prima- conclude, ma è piuttosto sicuro che Jack non l’ha sentito.
All’uscita del ragazzo, inizia a sentire più caldo, ma non capisce bene perché.
“Sarà il riscaldamento poco funzionante” pensa, osservando la stufetta, quando l’ha vista per la prima volta si era subito stupito di come potesse uscire aria calda in questo modo, ma si era abituato in fretta.
Mentre affila e lucida l’ultima ascia osserva la statuetta del drago che prima aveva attirato l’attenzione di Jack, quando l’ha visto per la prima volta gli era sembrato qualcosa di davvero familiare, ma si disse che era altamente improbabile.
Lui non ha mai visto nessun drago…
“Oppure si?”

 

 

 

 

 

(A.A.)
Spero che il capitolo vi piaccia, e che i personaggi siano abbastanza IC.
Si sono incontrati, ma faranno amicizia, si troveranno bene, e, sopratutto, ritroveranno le loro origini?
Solo il tempo ce lo dirà.
In questa storia ci saranno molti riferimenti ad altri film Disney, Pixar o Dreamworks, e non solo.
Ma non voglio anticiparvi niente.
Al prossimo capitolo.

   
 
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