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Autore: myricae_    29/12/2013    3 recensioni
[REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 20 E CAPITOLO 41] [REVISIONE IN CORSO]
Estate.
La stagione delle lunghe notti punteggiate di stelle e delle risate spontanee.
La stagione perfetta per dimenticare una relazione difficile e andare avanti.
La stagione perfetta per incontrare una persona speciale, magari innamorarsi e rimanere segnati per il resto della vita.
O, almeno, così è stato per Marco e Alisea.
Ma cosa possono saperne due giovani cuori dell'amore?
Della distanza?
Della morte?
E di un passato che è deciso a ritornare, forse, separandoli per sempre?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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30

Quel giorno una pioggia leggera cadeva sulla città.
Alis scese dal treno verso mezzogiorno; aveva raccontato ai suoi che avrebbe trascorso il fine settimana da Christian, che quella sera sarebbero andati insieme alla festa di Matteo, che avrebbe dormito da Chris e che sarebbe tornata a casa verso le sei di domenica. Anche se si fidava ciecamente di Christian, la paura che avrebbero potuto scoprirla non l’aveva abbandonata…
…almeno non finché i suoi occhi incrociarono quelli di Marco e finché le braccia del ragazzo non l’avvolsero. Quando le loro labbra si incontrarono in un leggero bacio capì che non le sarebbe importato se i suoi genitori sarebbero venuti a sapere dov’era in quel momento; Alis non trovò niente di umanamente possibile che potesse sostituire un singolo istante trascorso con Marco.
 Il ragazzo l’attirò a sé, sorridendole e Alis credette che il suo cuore sarebbe impazzito da un momento all’altro. La strinse sotto il suo ombrello, chiedendole di raccontare la settimana appena trascorsa.
 «Mi dispiace che tu non sia potuta andare alla festa» le disse.
 «Non devi dispiacerti». Poi avvicinando il suo viso a quello di lui, proseguì: «Sono contenta di essere qui».
 «Anch’io lo sono, Alisea» le prese il viso tra le mani e posò le sue labbra su quelle di lei. «Vieni con me, voglio farti conoscere una persona».
 La persona in questione si trovava in un appartamento al quinto piano di un edificio che dava su Piazza Quitti, dove Marco aveva giocato la partita settimana precedente. Salirono su per i gradini; quando furono quasi in cima il ragazzo la sollevò di peso, Alisea non riuscì a reprimere un gridolino. Si fermarono per qualche istante davanti alla porta, la ragazza ancora tra le sue braccia. Lo sguardo smeraldino di Marco aveva assunto una sfumatura sognante, ma non distante. La ragazza stava per chiedergli cosa ci fosse che non andava, ma lui l’anticipò: «Un giorno varcherai un’altra soglia tra le mie braccia, vestita di bianco». Le guance si tinsero di un dolce color porpora.
Alis si strinse ancora più forte a lui, sussurrandogli contro il petto: «Ti amo».
 «Ti amo anch’io» rispose posandola a terra e depositandole un dolce bacio sulla fronte. Le accarezzò una guancia, poi le prese una mano tra le sue e insieme entrarono.
L’appartamento era piccolo, ma accogliente. Entrando si accedeva a una graziosa sala-cucina color cielo che dava su un’ampia terrazza. Un uomo sulla sessantina si alzò dalla poltrona in fondo a destra, avvicinandosi a loro. «Marco» lo abbracciò l’anziano. Aveva un dolce viso tondeggiante; i capelli corti candidi; gli occhi scuri e profondi. Indossava una tuta blu scuro e un maglione di un paio di taglie più grande.
 «Nonno, volevo presentarti una persona» gli disse Marco, quando si furono staccati. Prese la mano di Alisea, incitandola ad avvicinarsi.
 «Salve. Mi chiamo Alisea».
 «Alisea» l’anziano soppesò quel nome per qualche istante, prima di sorridere: «Ho sentito molto parlare di te».
La ragazza sorrise a quelle parole. «Marco mi ha parlato di lei».
 «Oh, davvero?» chiese, guardando prima il nipote e poi di nuovo Alisea. «Ti prego, chiamami Giovanni. E dammi del tu. Ora, devi sapere che tutto ciò che ha detto il mio caro nipote di me non è vero, si sarà lamentato come al solito del suo vecchio». Sorrise di nuovo.
 «Al contrario» disse prontamente la ragazza. Si ricordava il giorno in cui Marco le aveva parlato di lui, stavano ammirando insieme il cielo estivo. Il ragazzo le aveva indicato tutte le costellazioni che sapeva dicendo che le aveva apprese da suo nonno.  Alisea non aveva mai sentito nessuno parlare con così tanta stima di qualcuno. «Ho saputo che lei è, ehm, sei un appassionato di astrologia».
 «È così. Anche tu lo sei, cara?».
 «No» ammise «ma mi affascina».
 «E chi non è affascinato dal cielo? È strano. Siamo soliti a lasciarci attrarre da ciò che non saremo mai in grado di comprendere».  E per qualche ragione Alisea capì che non si riferiva solo alle stelle.
Marco venne in suo aiuto. «Alisea ha fatto un lungo viaggio, nonno e…».
 «Oh, giusto, giusto. Preparo qualcosa da mangiare».
Il ragazzo afferrò il braccio di Alis, trascinandola per uno stretto corridoio fino in camera sua. La stanza era ancora più piccola del salotto e disordinata. C’era una finestra sulla parete di fondo, sotto la quale era posizionata una scrivania. Addossato al muro di destra c’era un letto di una piazza e mezza, ricoperto da soffici lenzuola blu scuro; a sinistra incombeva un enorme armadio di legno scuro. Le pareti erano di un colore azzurro, come il cielo d’estate.
Senza una ragione apparente, Alisea si gettò tra le braccia di Marco che la strinse forte accarezzandole la schiena con una mano. «Mi sei mancato».
 «Anche tu, non hai idea quanto».
La ragazza ricordava ancora che Marco aveva accettato la proposta del direttore. Sapeva che quella settimana aveva avuto un servizio fotografico – con quella modella – e sapeva anche che prima o poi avrebbero dovuto affrontare l’argomento. Alis si staccò da lui quel tanto che bastava per guardarlo in viso. «Marco, io… non ho dimenticato che hai accettato la proposta».
Il ragazzo roteò gli occhi verdi al cielo. «Dobbiamo parlarne adesso?».
 «E quando altrimenti?».
 «Ascoltami» iniziò passandosi una mano nei capelli «io non cambierò idea».
Alisea arretrò di un paio di passi da lui. «Perché?».
Marco le prese una mano tra le sue e la fece sedere sul letto al suo fianco. Non voleva litigare, non avrebbe resistito a un’altra discussione, perciò parlò nel tono più pacato che riuscì a trovare. «So che stai male per questa mia decisione» le accarezzò teneramente una guancia, sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio. «E vederti soffrire è peggio che soffrire per qualunque altra cosa». Alis fece per ribattere, ma lui la zittì posandole un dito sulle labbra. Si inginocchiò di fronte a lei, prima di proseguire: «Non devi mai, nemmeno lontanamente, credere che tu non sia sempre con me perché ti amo come pensavo non fosse possibile». La ragazza sentì gli occhi pizzicare, ma si impose di mantenere il controllo lasciandolo proseguire. «Tu sei la cosa più vicina a una famiglia che mi è rimasta» questa volta furono gli occhi di Marco a divenire lucidi. Alis gli accarezzò una guancia. «E la famiglia non viene sostituita, né ora né mai, da nessuno. E tantomeno da una modella che, a essere sincero, ha solo da invidiarti!» terminò la frase che una calda lacrima rigava il volto di Alisea, depositandosi all’angolo della bocca. «Ora, hai capito? Perché sarei disposto a ripetertelo milioni di volte con la testa dura che ti ritrovi. Quindi se…» La ragazza lo interruppe attirandolo a sé in un bacio che sapeva di lacrime, di loro due che si amavano come non poteva essere altrimenti.
 «Non piangere» le sussurrò una volta che furono sdraiati uno sopra l’altra.
 «Piango di gioia».
 «Sorridi di gioia».
Alis lo strinse più forte che poté, sorridendo. Le labbra di Marco si spostarono lentamente lungo il collo della ragazza, mentre l’attirava a sé con le braccia. Fu in quel momento che il cellulare di lui prese a squillare fastidiosamente. Marco si fermò, alzando gli occhi al cielo e allontanandosi da lei con un sonoro sbuffo. «Ciao, Davide. Tempismo perfetto» rispose, con una punta di sarcasmo nella voce.
 «In questo momento sono impegnato» continuò Marco, una volta che l’amico ebbe parlato.
Alisea aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi a lui chiese: «C’è qualcosa che non va?».
 «Mi ha chiesto se posso andare in giro per la città a distribuire i volantini per la sua esibizione di stasera» spiegò.
 «E perché non puoi aiutarlo?».
Marco allontanò il cellulare dal viso, prima di rispondere in un bisbiglio: «Voglio stare con te».
 «Possiamo distribuire volantini insieme» continuò lei. Sapeva- o almeno, immaginava – quanto Davide tenesse all’esibizione di quella sera. Davide le era stato vicino nel periodo in cui Marco si era allontanato da lei e si sentiva in dovere di ricambiare il favore.
 «Ma…» iniziò Marco.
 «Niente ma».
 
Era alla festa da più di due ore ormai.
E non poteva dire che non si stava divertendo. Aveva conosciuto tanta gente, qualche ragazza gli si era avvicinata e lui educatamente le aveva respinte una dopo l’altra. Roberto spariva dalla sua vista continuamente; una volta era di fronte a lui e l’altra era in un angolo attaccato alle labbra di Eleonora. Mentre Matteo…
… doveva avere in mano la terza bottiglia di birra; ma non sembrava accusare colpi. Si avvicinò a Chris. «Vuoi?» chiese, allungandogli la birra.
Il ragazzo ne bevve un lungo sorso.
 «Ti piace la festa?» continuò a chiedere.
 «Sì!» esclamò, sovrastando il rumore che proveniva dalle casse agli angoli della sala.
 «Hai adocchiato qualche ragazza?». Un sorriso malizioso gli si dipinse sul volto, illuminando gli occhi.
 «No» ammise.
Matteo aggrottò le sopracciglia. «Non ti piacciono le mie amiche?».
Christian sospirò. «No, non è per quello…».
 «E allora per cosa?».
 «Non mi piacciono le ragazze». Ormai tutti sapevano del suo orientamento sessuale; a scuola, almeno, ne erano a conoscenza persino alcuni professori. Per questo si stupì che Matteo non lo sapesse. Al contrario di molti altri, Christian non aveva problemi ad ammettere la propria omosessualità.
 «Oh». Matteo sbatté più volte le palpebre, ma il ragazzo non se ne curò; aveva affrontato reazioni peggiori di quella. Si limitò a sorridere, bevendo un altro sorso di birra.
Il biondo si guardò intorno, prima di afferrare Christian per un braccio e condurlo in un’altra sala e poi in un corridoio.
 «Matt, che succede?»
Matteo non rispose; attraversò un lungo corridoio, la musica della festa giungeva ovattata alle loro orecchie come un ricordo sbiadito… o forse era a causa dell’alcool. Matteo aprì una piccola porta per poi chiudersela alle spalle una volta che Christian fu dentro… a un bagno. «Dicevi sul serio?» gli chiese Matteo, sgranando gli occhi.
 «Dicevo sul serio cosa?».
 «Della tua… be’… insomma, che sei…» gesticolò, in imbarazzo.
Christian sorrise. «Che sono gay. Puoi dirlo. E sì, ero serio».
 «Ma, come fai ad essere così tranquillo mentre lo dici?». L’espressione di Matteo era indecifrabile.
 «Perché non dovrei?». 
 «Perché io non ci riesco» e prima che potesse ribattere in qualsiasi modo, Matteo era davanti a lui; le mani sul suo viso e le labbra morbide sulle sue.
 
 Il locale era un enorme capannone allestito vicino a un campo da basket, ma per Davide sembrava un’arena; glielo si leggeva nello sguardo. L’interno era stato addobbato da decorazioni che pendevano dal soffitto e da un lungo bancone sul lato destro. Il palco, una piattaforma più alta di un paio di metri rispetto al pavimento, era addossato in fondo decorato da una moltitudine di luci proiettavano i propri colori per tutta la stanza, alternandosi continuamente tra loro.
Il figlio del proprietario, un ragazzo sulla ventina, aveva presentato Davide alle persone – ragazzi più che altro – lì riuniti. Alisea era contenta di aver contribuito, seppure in minima parte, alla realizzazione della serata. In fondo, era stato divertente distribuire volantini per le strade; alcuni Marco li aveva attaccati ai muri, ad alberi e ai lampioni. Quel lavoro era costato loro tutto il pomeriggio e, rientrati in appartamento stanchi, non si resero conto che di lì a poco sarebbero dovuti uscire nuovamente. Il capannone si riempiva a mano a mano che passavano le ore, anche dopo molto che Davide aveva iniziato a suonare. Aveva presentato due inediti e le altre canzoni erano cover che suonava insieme alla sua band, i Good Time. Alisea e Marco ballavano senza sosta; la ragazza non riusciva a smettere di ridere quella sera. C’erano anche Luca, Claudia e Giulia, quest’ultima era accompagnata da un ragazzo che sembrava più grande di lei. A volte, Alisea li vede assentarsi per minuti interi, per poi ritornare all’interno del capannone. Giulia sembrava felice della compagnia del ragazzo. La band stava suonando la cover di Play Hard e i presenti stavano impazzendo sulla pista. La canzone si concluse con un’ondata di urla, fischi e applausi. Qualcuno, tra cui Marco, gridava il nome di Davide il quale prese il microfono salutando e presentando la band composta da lui, Giacomo alla batteria e Jessica alla chitarra.
 «E adesso rallentiamo un po’, gente! Luci, grazie!». Quando le luci illuminarono un punto in mezzo alla pista, Davide continuò: «Fate spazio a Marco e Alisea! Questa canzone è per voi due, ragazzi!». Marco afferrò la mano di Alisea, ancora stordita dall’annuncio, e la trascinò nel cerchio di luce al centro della pista; intanto la folla si era aperta per lasciarli passare.
Alisea aveva già ballato una volta con Marco, quell’estate; ma non con così tanti occhi puntati su di loro. Il ragazzo dovette aver intuito il suo disagio, perché la strinse a sé sussurrandole: «Guarda me».
E così fece.
Marco le cinse la vita con un braccio mentre iniziavano a muoversi sulle note di Thousand Years. Alisea non distolse mai gli occhi da quelli di Marco; annegando piacevolmente in quel verde reso cupo dalle luci al neon. 

 
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Ringraziamenti:
-ai lettori silenziosi ♥
-a coloro che hanno aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate ♥
-ai fantastici recensori ♥
GRAZIE DI CUORE ♥
Ormai non ho più parole per esprimere la mia immensa gratitudine.
Se posso ricambiare in qualche modo, non esitate a chiedere :)

Ora che ho sono in vacanza ho un po' di tempo per concentrarmi sulla storia (finalmente!) e quindi ho voluto aggiornare il prima possibile, visto che in molti avete richiesto un nuovo capitolo. 
Quindi eccolo qui :) spero vi piaccia! 

BUON ANNO AD OGNUNO DI VOI!!

[come sempre, lascio il link della pagina facebook della storia --> 
https://www.facebook.com/pages/%C3%88-sempre-estate-sotto-il-mare/189100337929543?ref=hl]
   
 
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