Qualcosa si era spezzato, dentro di lui, nel momento in cui aveva visto il corpo di Marco adagiato sulla strada. Qualcosa che riguardava la speranza nell'umanità e nella rivalsa su quei mostri immondi che decimavano legioni intere senza motivo. Jean si era sentito furioso con sé stesso, con gli altri e anche con lo stesso Marco, perché tutti in un modo o nell'altro avevano lasciato che accadesse. 
Ma la furia era durata pochi secondi, seguita dalla realizzazione innegabile che Marco era morto, e con lui tutti i ricordi, le sensazioni ed i sentimenti che lo riguardavano. Non ci sarebbero state altre risate o litigi o sguardi o risse o qualsiasi altra cosa che lo riguardasse, era diventato un capitolo chiuso della sua vita.
E tutti gli sforzi, gli addestramenti, lo studio e le simulazioni gli erano sembrati privo di senso.
La morte di Marco gli aveva ricordato che, prima o poi,sarebbe venuto il suo turno. Che se il suo migliore amico era morto da solo su quella strada polverosa anche lui un giorno sarebbe morto, solo e senza possibilità di salvarsi.
Che senso avevano allora tutti i loro sforzi? Che senso aveva tutto quello che avevano passato se i suoi ricordi sarebbero svaniti nel nulla quando un qualsiasi gigante gli avrebbe dato una fine misera e senza senso? Quelle domande, alternate ai caldi sorrisi di Marco e al terribile dolore al centro del petto, lo tormentarono per tutta la notte. Jean era determinato, per cui i dubbi portati dalla cruda realizzazione che la morte avrebbe portato via anche lui sfumarono col tempo fino a svanire, sostituiti dal desiderio di rivalsa e vendetta.
Ma la mancanza no, quella non lo aveva mai abbandonato. Il ricordo di Marco era una cicatrice che il tempo non sarebbe riuscito a far sparire. Tutti quanti, col tempo, ci erano passati sopra, ma lui no. Non riusciva a fare a meno di chiedersi come sarebbe stato il resto della sua vita se qualcuno fosse riuscito a salvarlo.
I primi tempi gli capitava spesso di dimenticarlo, di voltarsi per chiedergli qualcosa o ritrovarsi a parlare da solo. Era in quei momenti che sentiva in modo più violento la sua mancanza. Quelli e la notte, quando fissava il soffitto in quella stanza che senza la sua presenza sembrava terribilmente fredda e vuota. Col tempo aveva imparato a conviverci, per quanto sapeva che non si sarebbe mai più sentito completo. Ogni tanto sentiva il bisogno di prendere le poche cose sue che erano rimaste nella sua stanza e cercare il suo odore, raccontargli le sue giornate. Era un po' da malati, ma sapeva che a Marco avrebbe fatto piacere essere ricordato.
A volte gli piaceva immaginare una vita diversa in cui non c'erano giganti o mura e tutto era più bello e semplice, perché lui c'era ancora. Ogni tanto sperava ancora che fosse tutto un sogno e che in realtà lui non fosse davvero così patetico e solo.
Ma non lo era. Marco se n'era andato per sempre, così come ogni speranza, per Jean, di amare di nuovo.



Meh. Ed eccomi qui ad invadere un altro fandom, che palle evviva! Niente, ultimamente sono annegata nei feels per la Jeanmarco, dato che farò Marco con due delle mie migliori amiche, una volta per il comicon e una per Lucca. E boh, viva l'insonnia che mi porta ispirazione, che devo dire(?)
Spero che vi sia piaciuta, ho preferito farmela betare un paio di volte prima di postare, quindi non dovrebbero esserci errori or shit. L' "amare" alla fine interpretatelo come affetto o come amore o come vi pare, non è necessariamente una roba homo.
A presto!
_Doll