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Autore: milly92    29/12/2013    3 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Vi ricordo che questo è l'ultimo capitolo che pubblicherò per ora,
e tornerò ad aggiornare dopo il 18 febbraio a causa esami.
Questa volta non ci sarà nessuna scena iniziale
ambientata nel passato perchè il capitolo è già bello corposo di suo.
Buona lettura! :D

Capitolo 14

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Mi sveglio di soprassalto, senza fiato, tremante, e noto di essere un po' sudata.
L'immagine di Chiara che se ne sta avvinghiata a Dario, mentre mormorano insulti contro di me, è ancora vivida nella mia mente con mio grande disappunto.
Che razza di sogno è? E' perchè mi sono svegliata così, come se stessi sognando qualcosa di spaventoso?
Mi passo una mano contro la fronte e, guardando l'orplogio, noto che sono le sei e mezzo del mattino, quindi la sveglia sarebbe suonata tra un quarto d'ora.
Sospirando, mi metto a sedere, allontanando le coperte dal mio corpo visto che mi sembra che la temperatura si sia alzata, e rimango immobile, pensierosa, in quello stato di shock e confusione che segue un brusco risveglio.
Cerco di calmarmi, così chiudo gli occhi e prendo un lungo respiro, ma purtroppo la mia mente non cessa di farmi domande assurde circa il sogno appena fatto.
Forse una parte di me teme che Dario cada nella trappola di mia cugina, e la cosa non gli gioverebbe, e poi ne abbiamo parlato proprio poco prima di andare a dormire, tutto qui.
Dopo cinque minuti buoni, così, decido di anticiparmi e di andare a farmi una doccia, per prepararmi per bene alle ore che mi aspettano in compagnia dei miei vecchi prof.
Cosa dovrò fare, una volta in classe? Ne sarò in grado? Mi sono diplomata da tre anni, com'è possibile che io possa essere minimamente pronta ad aiutare una professoressa che svolge questo mestiere da decenni?
- Basta, Lena, piantala di pensare, sei un caso disperato! - borbotta la vocina nella mia testa, facendomi così decidere a concentrarmi su cose futili come il bagnoschiuma da usare e la crema corpo.


Quando entro in cucina, un'ora dopo, vengo sorpresa da una scenetta in stile pubblicità della Mulino Bianco: tutti, tranne me, stanno per fare colazione, seduti, perfettamente vestiti e sorridenti, seppur ancora un po' assonnati.
E' una cosa assurda, visto che in tanti anni non abbiamo mai fatto tutti colazione insieme tranne in alcune rare circostanze come le festività, visti gli orari diversi.
Evidentemente, mamma ha imposto questa nuova regola ora che abbiamo un ospite.
"Buongiorno" dico, alquanto stupita.
Mi risponde un coro di "Buongiorno!" così prendo posto vicino al mio amico, sentendo di essere in una dimensione parallela.
"Bella idea fare colazione tutti insieme, eh?" dice mamma, mettendomi davanti il barattolo di Nutella e dei cornetti vuoti.
"Sì" rispondo, sentendo che non sia proprio educato sottolineare che una cosa del genere non si sia mai vista in tanti anni.
"Tua madre è una chef da dieci e lode, queste crepes sono favolose!" mormora Dario, per poi sorridere a mia madre.
"E allora fai il bis, no?" risponde prontamente lei, alquanto soddisfatta.
"No, la ringrazio, Stefania, ma sono già pieno".
"Ne prendo io un'altra" dice subito Daniele, per poi sottrarmi il barattolo di Nutella. "Tu sei a dieta, no?".
"Quando fa comodo a te" dico, scrollando le spalle e afferrando il vasetto di marmellata alla fragola.
"Quindi, cosa farete oggi a scuola?" cambia discorso papà.
"Non lo sappiamo ancora" rispondo.
"Speriamo qualcosa di semplice, ho una paura matta!" dice Dario.
"Dimostratevi sicuri e andrà tutto bene".
"Io spero di incontrare quello scemo di Lombardi, se insegna ancora lì" mormoro, riferendomi all'ex prof di matematica che ha reso i miei primi quattro anni di liceo un inferno. "E farmi sfuggire causalmente che l'anno in cui se ne andò presi sette con la nuova professoressa e che mi manca poco per laurearmi".
"Mi raccomando, sii educata" borbotta mamma.
"Lo sono sempre" rispondo, con una falsa espressione candida e innocente.


Ritrovarmi fuori l'entrata del Manzoni mi fa sentire esattamente nello stesso modo provato otto anni fa, prima di iniziare il primo anno.
Davanti a me c'è l'ignoto, misto ad una paura provata raramente. Mille domande mi assalgono il cervello, inducendomi a respirare velocemente, perchè mi sembra che mi stia per balzare il cuore fuori dal petto.
"Paura?" chiede Dario al mio fianco, immobile come me.
"Sì" ammetto, e, senza pensarci due volte, afferro la sua mano e la stringo nella mia. "Questo posto mi fa sentire sempre insignificante. Quando studiavo qui ero una ragazzina timidissima, imbranata, sfigatella, che guardava le ragazze più belle e conosciute che collezionavano fidanzati e vestiti costosi come se nulla fosse... Le fissavo, immaginavo cosa significasse avere qualcuno che ti viene a prendere con il motorino o la macchina, magari con una rosa in mano per qualche ricorrenza speciale, e così andavo avanti, nutrendomi di finzioni e fantasia" rivelo, sentendo lo stomaco contorcersi per quei ricordi.
"Pensa che non sei più nè timidissima, nè imbranata, nè sfigatella. Sei una donna, ormai, una delle più intelligenti, professionali e belle che io conosca" sussurra Dario, aumentando la presa attorno alla mia mano, che inizio a sentire sudaticcia e scivolosa come non mai.
"Grazie per aver scelto di venire qui" rispondo, non sapendo come replicare ai suoi complimenti, come accade sempre.
"Non me ne pentirò. Dai, iniziamo quest'avventura!".
Improvvisamente un po' più energici, così, ci avviamo verso l'entrata, nonostante l'anticipo di circa venti minuti rispetto all'inizio della prima ora.
Passare vicino ai distrubutori, al piano terra, mi fa sentire l'ennesima fitta allo stomaco, così mi blocco, lasciandomi scappare un sorriso nostalgico.
"Che c'è?" chiede Dario.
"Qui ho trascorso tutte gli intervalli dal terzo anno in poi, con la mia amica Lisa" spiego, per poi estrarre il cellulare. "Muoviti, fammi una foto qui vicino prima che passi qualcuno!".
"Eh...?".
"Muoviti!".
Senza capire, il mio amico obbedisce, così mi metto in posa vicino al distributore e sorrido.
"Fatto" dice, ma inizialmente non lo ascolto, presa come sono dal vedere che i prodotti esposti siano quasi gli stessi di tre anni fa.
Vedo il mio riflesso nel vetro, che mi restituisce l'immagine di una ragazza con indosso jeans chiari stretti, una camicia azzurra e una giacca panna, che sembra solo condividere il volto con la ragazzina diplomatasi con un semplice ottantacinque/cento.
"Grazie" aggiungo, quando ritorno in me, affrettandomi ad inviare la foto a Lisa tramite Whatsapp, con scritto "Guarda dove sono...? Ci manchi solo tu! Stasera ci vediamo e basta, non si discute!".
"L'ho inviata a Lisa..." spiego.
"Deve essere strano ritrovarsi qui".
"Non sai quanto...".
"Dove andiamo?".
"Beh, direi di avviarci in sala professori, e appena viene la Solazio le chiediamo informazioni" dico, iniziando a salire la rampa di scale che conduce al primo piano.
Mano a mano, mi avvicino alla porta che si trova in fondo al corridoio, e noto che la scritta "Sala professori" è stata rinnovata e plastificata.
Prendo un sospiro e busso, poi, non sentendo nessuna risposta, entro, con Dario alle calcagna.
Inizialmente la sala sembra vuota, poi, con un mezzo sussulto, noto che a sinistra, dietro un armadietto, c'è un uomo sulla cinquantina che sbuffa mentre agita come un forsennato la penna rossa nelle sue mani.
Dopo quattro anni, eccomi qui, faccia a faccia con l'uomo che ha reso il mio liceo non proprio piacevole.
Deglutisco, e riesco a dire: "Professor Lombardi, salve!".
Lui alza lo sguardo e mi fissa, senza mollare la presa sulla penna rossa. Pelato come sempre, con quegli occhialoni antiquati e un maglione infeltrito, sembra confuso.
"Sono Lena Inverno, professore, della sezione A" aggiungo.
"Oh, Inverno, sei tu! Accipicchia, non t'avevo riconosciuto, che hai combinato?" esclama, con il suo squallido sorriso, mentre si alza e mi stringe la mano.
Scrollo le spalle. "Sono cresciuta...?" azzardo.
"Sei meno rotondetta è più adulta".
"Beh, professore, ormai ho ventidue anni" rispondo, cercando di essere cauta e non maleducata.
"Ma che ci fai qui?".
"Oggi inizio il tirocinio con la professoressa Solazio".
"Tirocinio...?".
"Sì, ho cento ore da svolgere qui, per guadagnare sei crediti e potermi laureare".
Confuso, batte numerose volte le palpebre e non la smette di squadrarmi in un modo che mi mette a disagio, mentre la sala inizia ad essere popolata da altri insegnanti.
"Ti stai per laureare? Già?".
"Sì, mi mancano quattro esami".
"Ma quanto tempo fa ti sei diplomata, scusa?".
"Tre anni fa".
"Ah, sì, quando mi trasferii per un anno a Benevento... Hai fatto in fretta, quindi" osserva, stupito. "In cosa ti laurei?".
"Lingue e letterature straniere. Inglese e Tedesco" rispondo, alquanto soddisfatta della sua incredulità.
"Ah, volevo dire, nulla di scientifico, mi sembrava strano" ridacchia, con quell'umorismo che odio.
"Diciamo... Il tedesco per me è così assurdo che è peggio della matematica".
Ci voltiamo, e notiamo che a parlare è stata una donnetta sui quarantacinque anni, con corti capelli biondi e un sorriso stampato in faccia.
"Professoressa!" esclamo, contenta, rivolta a Claudia Solazio, una delle poche insegnanti che ho adorato da quando ho iniziato i miei studi.
Ci scambiamo dei formali baci sulle guance, per poi sorriderci. "Sono stata così contenta di sapere che saresti venuta qui per il tirocinio e che sei così vicina alla laurea! E' un trionfo, nemmeno io sono riuscita ad essere così puntuale con gli esami. Devo congratularmi con te, Lena!" ammette, facendomi sorridere come una scema per un simile complimento. "Hai visto? Le ex alunne portano avanti il nome del Manzoni nelle università" dice, rivolta a Lombardi, il quale fa finta di nulla.
"Professoressa, lui è Dario Boni..." aggiungo, introducendo il mio amico che se ne sta timidamente alla mia destra, con una paralisi facciale che cerca di imitare un sorriso di circostanza.
"Piacere, Claudia Solazio. Comunque, vi ho introdotto in vari progetti pomeridiani perchè altrimenti non riuscirete mai a fare in tempo tutte le ore, va bene?".
Annuiamo, felici di avere qualche informazione in più e speranzose nel riceverne altre al più presto. "Ora seguitemi, ho la prima ora in 3°A, poi la seconda in 5°C e la quinta in 4°F... Saranno tutte lezioni di letteratura, leggerò dei brani con i ragazzi e voi potrete aiutarmi con la traduzione o scrivendo qualche parola che i ragazzi non conoscono. Domande?" chiede, mentre afferra il registro.
Scuotiamo il capo negativamente, così ci affrettiamo a seguirla fino in 3°A, salutando distrattamente il professore Lombardi.
Ritrovarmi tra quelle quattro mura bianche che formano un'aula mi sembra strano, abituata come sono alle grandi aule universitarie, e sono così presa dal guardarmi intorno che, in perfetto stile Lena, urto una sedia che chissà perchè si trovava all'entrata, vicino il cestino dell'immondizia, e rischio di cadere.
Per fortuna Dario mi trattiene prontamente per un braccio, e non riesco a non notare le facce dei ragazzi che si sforzano di non ridere.
Ed io che volevo una sorta di entrata trionfale...


"Tu che appena metti piedi in classe rischi di cadere sei il mio mito! Non cambierai mai, eh?".
Sono le sei passate, stando all'orologio del bar in cui ci ha condotto Lisa per un aperitivo, e lei, ovviamente, non perde tempo nel prendermi in giro come al solito.
Sempre sorridente, con una delle sue magliette super colorate e un cosmopolitan nel bicchiere, la mia amica non esita a farmi notare quanto sia felice di avermi lì con lei per un po'.
"Vedere quella foto vicino al distributore mi ha fatto quasi emozionare!" rivela.
"Ringrazia me, che sono il suo fotografo ufficiale!" si intromette Dario, addentando una manciata di patatine.
Ci perdiamo in una serie di risate, e realizzo quanto possa essere strana la vita: sono qui, con due dei miei più cari amici, apparentemente felice e spensierata, quando qualche giorno fa mi sembrava impossibile pensare di poter sorridere di nuovo così presto.
"Lo sai, il fotografo ha fatto già colpo" aggiungo, giusto per ripagare Dario per aver spifferato il mio incidente con la sedia.
"Ah sì?".
Dario sospira e mi guarda male, facendo una smorfia che non gli dona affatto.
"Sì! Mia cugina Chiara ieri voleva che lui le scattasse delle foto per il blog e lo ha invitato a prendersi un caffè, ma lui ha rifiutato" racconto.
"E perchè? Lena forse non ti ha detto che ti saresti trovato una trombamica per tutta la durata del tirocinio?" domanda Lisa, con un'aria che sfiora lo biasimo.
"Che me ne frega! Oh, è antipatica, è sotto i trent'anni e...".
"Che c'entra! Poi assumeresti il fascino del toy-boy, sai?".
Esasperato, Dario sbuffa e mi guarda con rimprovero. "Tu non ti sai scegliere un'amica che sia diversa da Trudy, eh?" borbotta con disapprovazione.
"No, mi dispiace".
Tuttavia, le nostre chiacchiere vengono interrotte da un falsissimo "Ciao!" che ci fa girare tutti e ci fa rimanere stupiti: Chiara ci sorride come sorriderebbe una mamma che ha beccato il figlio con le mani nel vasetto di Nutella ed è piuttosto inquietante.
Dario, ovviamente, sbianca e biascica un: "Ciao, Chiara" non molto convinto.
"Caserta è piccola, eh? Ci siamo incontrati nello stesso bar, che coincidenza! Avete appena finito il tirocinio?" indaga, con falsa aria tonta che, tuttavia, in faccia a lei è piuttosto credibile.
"Sì, da poco, così siamo venuti a salutare Lisa che non vedevamo da un bel po'" rispondo, sapendo che Dario finirebbe col rovinarsi con le sue parole.
"Ah sì? No, perchè, stando alla localizzazione che la tua amica ha fatto su Facebook, siete qui da più di mezz'ora...".
Senza riuscire a trattenermi, lancio un'occhiata di rimprovero a Lisa, che non ci ha detto di averlo scritto su Facebook, mentre Dario deglutisce, mortificato.
"Caro Dario, impara a dire meglio le bugie, la prossima volta. Mi fai tenerezza! E sappi che non avrai più l'occasione di prendere un caffè con una come me! Ciao, divertitevi".
Tutta tronfia, si volta di spalle e se ne va, sculettando nel suo abitino arancio che non è proprio adatto ad un martedì pomeriggio.
"Lisa!" riesco solo a dire, scuotendo il capo con disapprovazione.
"Cosa? Mi sembrava una cosa carina, non ci vediamo mai! Non sapevo tutta la situazione, avresti dovuto dirmelo...".
"Te l'ho detto infatti, solo...".
"Ragazze, basta. Guardiamo il lato positivo: non mi rivolgerà più la parola" dice Dario, ancora mortificato per la figuraccia.
"Dimentichi che tra due giorni siamo invitati alla sua festa di laurea" gli ricordo, facendo definitivamente sparire ogni traccia di colore dal suo viso.
Alza teatralmente gli occhi al cielo, in un modo un po' buffo, e poi beve un sorso del suo drink. "Posso non venire, non sono un familiare" tenta, scrollando le spalle.
"I miei non ti lascerebbero mai solo a casa, sei uno dei loro bambini, ora" lo prendo in giro, non riuscendo a sentirmi preoccupata per la figura fatta con Chiara a causa del suo umore che tende a balzare più rapido di una pallina da ping pong e che, probabilmente, la porterà a strisciare di nuovo ai suoi piedi nel giro di poco.
"Ecco perchè ti stai comportando così, sei la sorella rompipalle che non ho mai avuto".
"Oh, Dario! Sei più sexy quando parli sporco!".
Lisa, ovviamente, mi supporta con le prese in giro, tanto che ci meritiamo una delle sue facce disperate in stile "Che ho fatto di male per meritarmi tutto ciò?".
Mentre io e la mia amica battiamo il cinque in segno d'intesa, però, l'atmsofera viene interrotta da un sms di Trudy.

"Il trenta maggio il padrone di casa va a Firenze dai figli per una settimana... Sai cosa significa?".

Scettica ma non troppo, abituata ai messaggi strambi della mia coinquilina, mi affretto a rispondere.

"Ciao anche a te, eh, mi manchi anche tu, eh! Comunque... Che significa?".

"Che faremo una bella festa di fine triennio a casa nostra! Organizzerò tutto io, lo so che tu sei una frana con i party! Buon tirocinio!".

"Trudy organizzerà una festa di fine triennio a casa nostra a fine maggio" dico quindi, sentendo che sarebbe inutile replicare con le mille obiezioni che mi vengono in mente, tutte noiose e assurde.
"Fico!" commenta Dario, felice che l'attenzione si sia spostata da lui.
"Per me invece è... Triste" ammetto, mangiucchiando una patatina. "Significherà dire addio alla nostra quotidianità, che Trudy sarà più vicina al trasferimento con Davide...".
"Per favore, basta pensieri negativi, su! Ora devi pensare solo alla tua migliore amica e a una bella cosa che ha da dirti" m'interrompe Lisa, ficcandomi un'altra patatina in bocca con forza e ottenendo un'occhiata di biasimo da parte mia. "Quest'estate non prendere impegni dal dieci al venticinque agosto, sei mia ospite alla casa al mare a Gaeta! I miei vanno in Sicilia e avremo la casa tutta per noi" spiega poi, senza nemmeno di darmi il tempo di chiederle cosa.
"Davvero?" chiedo, sorpresa.
Sono stata ospite della famiglia di Lisa dai sedici ai diciotto anni, e tornarci sarà senza dubbio fenomenale.
"Sì! Ci divertiremo un sacco!" esclama entusiasta lei, battendo le mani, felice al solo pensiero.
"Cioè, hai anche tu casa lì?" domanda invece Dario, sorpreso.
"Sì, al liceo Lena veniva sempre a trovarmi...".
"Figo, potremmo vederci allora!".
"Buona idea!" dico io, sentendomi un po' strana al solo pensiero dell'estate, nonostante ormai maggio sia alle porte, insieme al periodo di fuoco dovuto alla sessione estiva.



"Ho sentito Chiara che sparlava di te con Massimo".
Daniele mette in pausa il videogioco della xbox e guarda incuriosito Dario, che protesta visto che stava per fare goal.
Io, che sto perdendo tempo sul divano giocando a Ruzzle, metto in pausa a mia volta e alzo gli occhi al cielo, incredula per la faccia tosta di mia cugina.
Parlare male di una persona che vive sotto lo stesso tetto di mio fratello davanti a lui, bella maturità!
"E che diceva? Che non avrò mai più l'occasione di prendere un caffè con una come lei?" mormora il mio amico, evidentemente seccato dal comportamento di quella ragazza.
"Che non capisci nulla, che sei maleducato... E che a causa tua non avrà un accompagnatore alla sua festa di laurea" sghignazza mio fratello, ancora incredulo a sua volta.
"Eh?".
Dario è alquanto confuso, e non lo biasimo per questo. Da quando in qua si deve avere un accompagnatore alla proprio festa di laurea? La tesi non dovrebbe bastare a farti compagnia e sentirti fiera di te stessa?
"Sì, nella sua mente tu eri il...Giocattolino che le avrebbe fatto... Compagnia a quella specie di rave party che ha organizzato!".
"Rave party? Ma se dobbiamo andare a cena in un ristorante" obietto, ricordando una parte della conversazione della cena precedente in cui mia mamma snocciolava a memoria il menù che zia Giovanna le ha ripetuto quasi ogni giorno da un mese a questa parte.
"No, c'è un dopo festa in cui verranno i suoi amici, la cena è solo per i familiari. Lo farà a casa di una sua amica fashion blogger, una trentacinquenne piena di soldi che ha una villa".
"Ah" biascico, incredula.
"E quindi io sarei stato il suo giocattolo?" domanda ancora Dario, sempre più incredulo.
"Penso proprio di sì. Devo spiegarti cosa intendo per "Giocattolo"?" chiede beffardo Daniele, con tanto di dita che fungono da virgolette.
"Dio, no! E' imbarazzante, sei il fratellino di una mia amica!".
"E' che non mi sembri molto sveglio, tutto qui" continua placidamente Daniele, come se si trovasse in una sorta di talk show in qualità di presentatore.
"Perchè, scusa?".
"Devo proprio spiegartelo?".
Al cenno positivo di Dario, mio fratello ride, scuotendo il capo con disapprovazione. "Vedi! Non sei sveglio!".
"Oh, taci...".
"Il punto è che se tu fossi stato sveglio avresti accettato di prendere un caffè con lei e basta, non ti avrebbe mangiato mica! Anzi, forse sì, ma ci saresti andato bene! E poi... Cacchio, mia sorella ha chiuso definitivamente con l'ex, vi becco stretti come sue cozze in camera sua, dormi a casa sua, si capisce che è vulnerabile e  non ci provi con lei! Ho visto come la...".
"Daniele, zitto, ma che scemenze dici!".
Dario, paonazzo, si fionda a tappare la bocca di mio fratello, rosso in volto e agitato come non mai e dimenticando la sua eccessiva e solita educazione.
Dal canto mio, me ne sto immobile sul divano, sentendo la gola improvvisamente arida e una specie di forza che mi impedisce di muovermi in qualsiasi modo; davanti ai miei occhi, non so perchè, rivedo le scene del sogno di stanotte, e mi viene in mente il pomeriggio del mio compleanno, la questione del bacio, la sicurezza di Trudy riguardo ciò che il mio migliore amico prova per me...
Daniele non sa nulla di tutto ciò, eppure sembra essere giunto alla stessa conclusione.
Quando esco dal momento di trance, noto che di mio fratello non c'è più traccia e che Dario armeggia con il joystick della xbox con fare incerto, ancora rosso in faccia.
"Io... Vado a...".
"Sì, sì" risponde lui, senza nemmeno farmi finire di parlare, così vado nella mia stanza, premurandomi di chiudere a chiave la porta, e mi getto sul letto, chiedendomi come sia possibile passare dalla spensieratezza all'avere mille dubbi in pochi secondi.




"... Poi durante l'intervallo Gaia e Francesca, due della 5°B, ci hanno chiesto di aiutarle con un riassunto di un brano tratto dall' "Ulisse" di Joyce, e addirittura una della 4°C ci ha invitato al suo diciottesimo compleanno!".
"Che figo! Guarda un po', io che perdo anni di vita sul Codice Civile e tu fai la professorina figa che tutti amano!".
Ridendo, squadro con aria critica un vestito lilla che comprai in occasione del mio diciannovesimo compleanno e poi lo mostro a Lisa, che questo pomeriggio ricopre il ruolo di mia consigliera in occasione della scelta del vestito da indossare alla festa di Chiara.
"Si può?".
Ovviamente, mia madre entra nella mia stanza senza bussare, come se chiedere il permesso fosse abbastanza per ottenere un sì, e appoggia un vassoio con due tazzine di caffè sulla mia scrivania.
"Lena, butta quel coso" aggiunge poi, con aria di disapprovazione.
"Perchè?" chiedo, senza capire.
"Perchè è una 46 e ti va grande. Non andrai a quella festa conciata come una zingara, dammi cinque minuti che usciamo e te ne compri uno nuovo!".
"Senza offesa, Stefania, è la prima volta che vedo una madre insistere per andare a fare shopping al posto della figlia" s'intromette Lisa, sorridendole e ricevendo un altro sorriso in risposta.
Mia madre la adora, se potesse, adotterebbe la mia amica in un battito di ciglia.
"Ma è un modello a stile impero, calza grande comunque e...".
"Dai Lena, ti accompagno io!" m'interrompe Lisa. "E' la laurea di una fashion blogger, non puoi sfigurare!".
"E che c'entra! Alla mia laurea mica pretenderò che qualcuno tenga un discorso in inglese e tedesco solo perchè mi ci sono laureata io!" puntualizzo.
"Non si discute, preparati che uscite per prendere il vestito, mi fido del giudizio di Lisa. La festa è domani!". Ovviamente, mia madre nel giro di tre secondi esce e torna nella stanza con la sua borsa in mano, estrae il portafogli e appoggia una serie di banconote da venti euro sulla scrivania.
"Ho i soldi dell'ultimo mese di lavoro, me lo compro io, non ti preoccupare" mormoro, sentendo la solita fitta allo stomaco quando vedo i miei genitori spendere dei soldi superflui per me.
A ormai ventidue anni, mi sento in dovere di pesare il meno posssibile sulle loro spalle, nonostante la situazione economica che non è delle peggiori grazie ai due stipendi che entrano in casa ogni mese.
"Non essere ridicola" ribatte subito mamma, come al solito. "Vedi di trovarne uno sul verde, ti sta bene e ti ostini sempre a indossare roba scura".
"Tranquilla, Stefania, me la vedo io!".
Così, mamma lascia la stanza rassicurata dal buon gusto della mia amica, ma nel giro di tre secondi la stanza è di nuovo occupata da più gente del solito: Chiara fa la sua trionfale entrata con Dario alle calcagna, che non sembra molto entusiasta.
E meno male che non gli avrebbe più rivolto la parola... La coerenza di mia cugina è da record.
"Ciao!" esordisce lei, salutandoci con la sua faccia perennemente allegra che sembra dotata di una paresi.
"Ehi, laureanda" rispondo.
"Sono qui perchè voglio invitare Lisa, ho pensato che dopotutto la conosco da anni e so che apprezzerai avere qualcuno che conosci con te, alla festa".
"Beh, c'è anche Dario, no?".
"Sì, ma sarà occupato, dopotutto è il mio accompagnatore!".
"Cosa?!".
Senza riuscire a controllarmi, faccio cadere la gruccia dell'abito che reggevo in mano e la guardo con un'occhiata stupita e decisamente incredula.
Anche Lisa è colpita, vista la resistenza di Dario fino a qualche ora fa e il fatto che i due non si siano parlati dall'episodio del bar.
"Sì, Dario ha accettato di essere il mio cavaliere, quindi non lo vedrete molto alla festa a casa di Susy!".
Ovviamente mia cugina è al settimo cielo, e per confermare il tutto, circonda le spalle di Dario con un braccio e mi fa l'occhiolino, mentre lui rimane immobile, quasi impassibile, con lo sguardo al suolo.
Che cosa gli è preso?
"Grazie per l'invito, verrò" dice Lisa, giusto per rianimare l'atmosfera che non è delle migliori visto il silenzio che si è generato.
"Bene, mi fa piacere!".
"Ora scusateci ma dobbiamo uscire" sussurro, lanciando un'occhiata significativa a Lisa, che annuisce e scrolla le spalle in loro direzione.


"Quaranta euro buttati".
"Stai zitta che ti sta benissimo! Farai un figurone!".
"Non me ne frega, onestamente...".
"Ma la pianti? Tieni il muso da tutto il pomeriggio e sei insopportabile, lo sai?".
Appena uscite dallo store di Berska del centro commerciale più vicino, Lisa mi trascina su una delle panchine in legno stranamente libere e mi degna della sua migliore occhiata arrabbiata che non dona affatto al suo visino  angelico e un po' tondo.
"C'entrano Dario e Chiara" aggiunge poi, con una degna esclamazione, senza alcun tono interrogatorio.
Deglutisco e mi passo nervosamente una mano tra i capelli, sapendo che non potrei mai mentire a Lisa perchè mi conosce troppo bene.
"Dario mi ha deluso..." ammetto, scrollando le spalle.
"Ah, Dario ti ha deluso, certo. Ti ha deluso perchè evidentemente tua cugina gli ha rotto le scatole e alla fine ha accettato? Almeno lo sai, pensa a lui che ignora che la sua migliore amica abbia avuto una storia con un suo professore!" esclama Lisa, severa più che mai, penetrando il mio sguardo con i suoi occhi chiari che non sembrano dolci come al solito.
"Questo è un colpo basso, sei stata una di quelle che mi ha incoraggiato a farlo!" la rimprovero, paonazza e rossa in viso nel giro di pochi secondi.
"Certo, ti ho incoraggiato a farlo, ma non a mentire a Dario!" precisa. "E'una questione diversa. Non capisco perchè diamine tu gli abbia nascosto la verità, è una persona di cui ti fidi, proprio come me e Trudy".
"E' diverso!".
"Ah sì? E perchè?".
"Perchè... Lo so che è stupido, ma temevo la sua reazione" rivelo, mordendomi il labbro come faccio sempre quando sono nervosa. "Dario è una delle poche persone che mi ritiene intelligente e tutto il resto e...".
Lisa mi blocca, scuotendo il capo con decisione. "No, Lena, deve esserci altro sotto" borbotta, convinta più che mai.
"Scusa, vuoi sapere meglio di me come mi sento?" esclamo, incredula per il livello di assurdità che la mia amica è in grado di raggiungere a volte.
"Certo che sì, se c'è una cosa che so di te, è che tendi ad ignorare certi aspetti ovvi della tua vita quando non ti fa comodo".
Senza capire, la guardo con aria interrogativa, ma per tutta risposta lei si alza e mi obbliga a fare lo stesso, per poi iniziare a cercare le chiavi della sua auto in borsa come se nulla fosse.
"Lisa, ma cosa...".
"Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, Lena" dice solamente.
"Ma che vuoi dire?!" sbotto, infastidita da quell'aria da filosofa da quattro soldi che non le dona affatto.
Dov'è la mia migliore amica, quella che mi ha sempre supportato? Perchè, come Trudy, ormai si limita solo a rimproverarmi, senza darmi consigli?
Sono così fastidiosa e assurda da averle indotte ad uno stato di indifferenza nei miei confronti?
"Che in fondo c'è un motivo per cui ti stai comportando così, e prima o poi lo scoprirai, devi solo essere onesta con te stessa. Non devi fare come quando facevi un compito di matematica schifoso per poi ingorare la questione finchè non ti ritrovavi tre come risultato..." spiega, mentre usciamo dal centro commerciale e ci avviamo verso il parcheggio, circondate da numerose persone che si apprestano ad entrare al contrario nostro.
Non rispondo, sentendo uno strano magone in gola, e mi fingo interessata al mio cellulare, che mai come oggi è più silenzioso che mai.
Quando rientriamo in macchina, nel momento in cui la metto in moto sento una strana sensazione che, sconvolta  come sono, mi porta ad ignorare il cartello che indica la direzione per tornare a Caserta e imbocco la strada per Napoli.
"Ma che fai? Lena, hai sbagliato strada!" esclama Lisa, tra il preoccupato e il confuso.
"No, sto per risolvere il problema, ok?" sbotto.
"Cosa? Ma Dario non sta a Napoli, ricor...? O no!" si interrompe, portandosi una mano alla bocca, "Tu vuoi andare da Leo!".
"Sì. Se voglio risolvere il pasticcio, è meglio partire con il dirlo a lui, no? E' con lui che è iniziato tutto!".
"Lena, no, calmati, per favore, sono le sei passate, tra poco farà buio e...".
"Di cosa hai paura? Senti, ti è piaciuto fare il Grillo Parlante? E ora mi accompagni, ci metterò poco, tanto ormai è perso di un'altra, non potrà dispiacergli più di tanto" mormoro, più per convincere me stessa che lei, in realtà.
E' come se la mia coscienza si fosse risvegliata dopo un lungo periodo di torpore e inattività, anche perchè, alla fine, se Lisa è arrivata a rimproverarmi significa che ho sbagliato di grosso.
Conosco questa sensazione, questa volontà mista a paura, non è la prima volta che la provo, e probabilmente non sarà nemmeno l'ultima.
Devo essere coraggiosa, devo riuscire a parlargli, altrimenti non riuscirò nemmeno a dirlo a Dario.
Così, Lisa tace e accende la radio, iniziando a canticchiare come al solito, forse per tenere comunque la bocca aperta ma senza parlare.
Trentacinque minuti dopo, così, mi ritrovo fuori il condominio in cui abita Leo, e la cosa non può non farmi ricordare la sera in cui dopo la questione di Spotted mi decisi ad andare a letto con lui.
"Ti aspetto qui" sussurra la mia amica, con un'occhiata che cerca di darmi conforto.
"Sì, ci metterò poco" rispondo, per poi uscire dall'auto.
Decisa, sentendo che tra poco la mia coscienza sarà più pulita, salgo rapidamente le rampe di scale che conducono a casa di Leo, e subito busso per farmi aprire.
Uno, due, tre... I secondi mi sembrano infiniti, l'attesa dura in eterno, finchè, finalmente, la porta si apre, rivelando una lunga chioma bionda con il corpo coperto solo da una camicia che a stento le copre un po' di cosce.
Boccheggio, senza parole, ricordando che, spesso, c'è sempre un altro problema che ti impedisce di risolvere un problema.
"Germana, che ci fai qui?" boccheggio, incredula.
"Potrei farti la stessa domanda, sai?".

*°*°*°

TADAAN!
Finale con il botto direi, non credete?
So di non essere stata proprio "brava" visto che aggiornerò dopo il 18 febbraio e la conclusione vi ha lasciato a bocca asciutta, ma doveva andare così.
Mi dispiace, ma prometto che in un modo o nell'altro mi farò perdonare :)
In compenso, il capitolo è bello lungo e succedono tante tante cose.
Ovviamente, ci sono tante domande: Chiara come ha fatto a convincere Dario? Germana è la famosa ragazza che ha rubato il cuore di Leo? Cosa succederà ora che Lena è stata "beccata"?

Grazie a tutti voi che, leggendo e lasciandomi recensioni, avete migliorato tantissimi momenti del mio 2013 :)
Spero che il vostro anno si concluda nel migliore dei modi e che il 2014 sia strepitoso!

Mi dispiace abbandonarvi per due mesi, ma il dovere chiama... Ho due esami belli tosti, entrambi a febbraio, ed ho finito i capitoli già scritti, quindi conciliare le due cose sarebbe impossibile.

Mi mancherete tanto!
Se vi va, appena potrò aggiungerò qualche spoiler nel gruppo facebook:


BUON ANNO A TUTTI! :*

milly92.



  
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