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Autore: kk549210    29/12/2013    5 recensioni
Un giardino di rose. Un incontro ben noto, con qualcosa di inaspettato...
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Seguendo il consiglio di sua madre, Harm era tornato al lavoro. Soprattutto per ridare un ordine alle sue giornate e non essere travolto in continuazione dai ricordi del passato felice, coltelli affilatissimi in mano al dolore.  Anche per non turbare la bambina con un cambiamento di vita troppo evidente. Aveva infatti il terrore che Julia respirasse l’alito mefitico della sua sofferenza. Si sforzava di essere il più possibile sereno quando era con lei. E di farle accettare quella perdita, perché non credesse di essere stata abbandonata perché era cattiva o aveva fatto troppi capricci. Ma spiegare a una piccola di poco più di due anni che la sua mammina è andata in cielo è la cosa più straziante del mondo.
Chegwidden, per fargli riprendere il contatto con la realtà,  gli affidava per il momento cause di piccola entità e soprattutto in ambito locale. Trasferte da mattina a sera, per così dire. E dire che il SecNav, che non aveva mai avuto simpatia per Rabb e che in quell’occasione non si stava dimostrando affatto sensibile, aveva suggerito al capo del JAG di relegare il povero vedovo in archivio o nell’area amministrativa, per evitare che facesse dei danni. Ma l’ammiraglio era stato irremovibile. Voleva che il capitano rimontasse in sella, gradualmente, ma che lo facesse. Era un avvocato e strappargli il suo lavoro, umiliarlo con la crudele pietà, equivaleva a distruggerlo completamente. AJ sapeva cosa significasse perdere la persona amata. Nel suo caso era stata una giudice che lui aveva frequentato solo per pochi mesi. Ad Harm era stata strappata via all’improvviso la donna con cui aveva condiviso tutto per più di tre anni. Tutti i suoi sogni di vita erano stati falciati via dalla morte. In quel momento, il rischio che il mostro terribile della depressione si portasse via anche lui era troppo alto per perdere tempo a preoccuparsi dell’immagine della Marina.
Quel pomeriggio, Harm finì presto di lavorare. Aveva avuto solo il caso di un guardiamarina che era finito fuori strada con lo scooter, creando il panico tra gli avventori di un chiosco di cucina thai. L’accusa era di guida in stato di ebrezza, ma la linea difensiva era già costruita: l’incauto sottufficiale aveva una brutta afta in bocca e beveva propoli glicolica come se fosse acqua. E così il capitano Rabb, con il permesso del suo superiore, ritornò presto a casa.
 
 
Sul divano, cercava di concentrarsi nella lettura di alcune carte processuali, sforzandosi di non pensare troppo alle sue ferite ancora così fresche. Era passato poco meno di un mese e gli sembrava ancora che Livia dovesse ritornare a casa da un momento all’altro. Si sentiva come sospeso.
Suonarono alla porta. Julia a quell’ora era già nel mondo dei sogni, dopo che lui l’aveva fatta sguazzare a lungo con i suoi pesciolini durante il bagnetto. Harm sperò che la piccola non si svegliasse. Per ogni evenienza, teneva sempre con sé il baby monitor per vegliare sul suo sonno da qualunque parte della casa.
Era Mac.
- Ho pensato che questi appunti ti potessero essere utili  - gli disse.
- Grazie, accomodati – rispose Harm debolmente.  
Rimasero a parlare del più e del meno per circa un’oretta. Lui era quasi sollevato nel sentire qualche chiacchiera leggera, anche se non era molto di compagnia. A un certo punto, dal baby monitor sentì il pianto di sua figlia. Salì nella cameretta e rimase a lungo a consolarla, tenendola in braccio. Avrebbe voluto che qualcuno consolasse lui allo stesso modo, ma non era più un bambino.
Mac lo aspettava nel corridoio. Harm, sfinito, cercò di abbozzarle un mesto sorriso di ringraziamento. Entrò nella sua camera e si sedette sul letto con la testa tra le mani. Lei, silenziosa, gli si mise accanto. Lui scoppiò in lacrime. Non doveva vergognarsi di mostrarsi nella sofferenza alla fidata Mac. Sentiva un bisogno lancinante di essere consolato. E si abbandonò tra le braccia della sua amica. Ma a un certo punto le carezze diventarono tutt’altro che amichevoli.  
  
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