iPod acceso in
riproduzione casuale, cuffiette nelle orecchie e il buio della stanza intorno a
me. Cavolo c’è qualcosa di meglio? Vorrei alzarmi e iniziare a ballare sul
letto improvvisando uno di quei miei concerti privati dove la gente esulta nella mia testa e chiede i bis delle mie canzoni
preferite.
Le dita puzzano ancora di fumo nonostante le abbia lavate
almeno tre volte, se i miei mi beccassero sarebbe la mia fine eppure mi piace
il gusto che mi lascia la sigaretta in bocca, è un gusto raro che ha in sé un
po’ di trasgressione e un po’ di relax.
Mi chiedo se tu hai già letto quello che ti ho scritto.
Non ho più voglia di ballare, anche la musica è cambiata, è
malinconica.
Quello shottino di troppo invece è sullo stomaco, avevo detto
addio a quei vodka lemon e invece stasera è stato così facile buttarne giù due,
che non mi sono bastati. Che cazzo faccio?
Ti sto allontanando perché non so come tu possa
starmi vicino, nessuno mi è mai stato vicino come te, che hai fatto dei miei
sbagli e difetti un motivo per lottare.
E nella mia testa proprio mentre lo cantano i The Fray ti chiedo di non lasciarmi
andare anche se è quello che sto facendo. Non so amare, non so come si faccia a
rendere felice una persona, ho solo imparato a proteggermi: allontanando gli
altri prima che facciano del male a me.
Io ho paura, io vorrei solo essere abbracciata, perché solo
in quei momenti i miei demoni si allontanano. Io sono sola, l’ultimo ti voglio
bene è stato il tuo ed era da tempo che non n’è udivo uno, per quello ho
reagito così.
Chi trova me sulla sua strada trova problemi e rabbia,
delusione e disprezzo.
Io sono nata sbagliata, e sto cercando di
aggiustarmi ma non sono sicura che esistano dei pezzi di ricambio per me, per
ora vado avanti a cerotti per tenere insieme i pezzi.
Per fortuna so che tutto questo non lo leggerai
mai, sarebbe abbastanza imbarazzante, immagino la tua faccia delusa e che poi
scrivi “io mi preoccupo per te” o “devi volerti bene”.
Rido perché mi piace sapere che ridi, perché se tu
vedessi le cicatrici sulle gambe o gli occhi gonfi e rossi ti farei solo
ribrezzo o peggio pena, perché a vent’anni non so ancora vivere.
Vorrei solo un abbraccio, sai quelli improvvisi
dove senti battere il cuore dell’altra persona sulla pelle e il suo respiro sul
collo.
La musica abbraccia in modo fantastico, ti coglie alle
spalle, ti circonda con le sue lunghe braccia e non ti lascia più andare via.
Voglio scappare da qui, non è il posto per me o forse lo è,
ma per saperlo prima devo provare altro. Voglio scappare ma non ne ho il
coraggio, voglio guidare per chilometri e chilometri verso il mare con le mie
canzoni preferite alla radio, poi correre in spiaggia sedermi poco prima del
bagnasciuga e guardare le navi avvicinarsi al porto. Non piangerei per paura di
essere vista, anzi probabilmente non starei lì più di cinque minuti perché se
no la gente inizierebbe a chiedersi il perché di una ragazza da sola in
spiaggia in inverno.
Ma alla fine sono qui in questo letto con la musica che va
avanti, qualche lacrima in più sul cuscino ma di concreto niente, se non la
paura di cosa accadrà domani mattina.
Per sicurezza sto preparando per il mondo il miglior sorriso.
Torni a casa alle
due e le uniche cose che riesci a scrivere sono queste parole.
Parole al vento
che hanno un fondo di verità che la sottoscritta vuole negare, sono stupida e
ripongo le mie speranze sempre in persone che prima o poi se ne andranno,
pensate se sta persona leggesse questo, oddio chissà quanto riderebbe.
Grazie di aver
letto
Becky