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Autore: kk549210    30/12/2013    6 recensioni
Un giardino di rose. Un incontro ben noto, con qualcosa di inaspettato...
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Quella mattina, al JAG, andava tutto storto. Primo fra tutti, l’ascensore. Anzi, quello non andava proprio. Ed Harm si trovò coinvolto in una situazione a dir poco tragicomica. Rimanere bloccato dentro quella scatoletta per mezz’ora. E in compagnia del capitano più simpatico di tutta la Marina australiana, per giunta. Un ufficiale in prestito al JAG da un mese circa. “Quando Liza Minnelli cantava  Life is a cabaret, forse si riferiva a situazioni del cavolo come questa. Ti piombano addosso quando meno te l’aspetti” pensò. Ma con quello lì a distanza ravvicinata, non si poteva nemmeno pensare in santa pace. 
- Certo che quella bionda che era l’altro giorno nel suo ufficio… è una gran bella gnocca! – esordì il capitano Brumby, che non aveva mai letto il vocabolario sotto il lemma “sensibilità”. O forse aveva qualcosa di personale proprio contro di lui.
- Sì… - rispose Rabb  per pura cortesia, sperando che l’importuno collega la smettesse con le sue chiacchiere da bar di infima categoria. Quando l’aveva visto per la prima volta, nell’ufficio dell’ammiraglio, se lo era immediatamente immaginato mentre rotolava sotto il bancone di qualche fumoso e buio pub, pieno fino agli occhi di birra o di whisky.
- Ma è una sua amica o una cliente? Ho visto che è capitano di corvetta… e dottoressa per giunta – insistette quello. Harm ebbe l’impressione che stesse pure sbavando. “Ma questo non si fa mai una bella crostatina di  fatti suoi?”
- È la mia psicoterapeuta – rispose con un sospiro.
- Fantastico… quanto vorrei stendermi sul suo lettino – commentò Brumby. Il tatto di quell’uomo era sotto lo zero.
- Sa, io ne avrei fatto volentieri a meno.
Per fortuna le porte dell’ascensore si aprirono. Harm sentiva già un groppo alla gola. Congedatosi spicciamente dal canguro, proseguì la sua discesa per le scale. Anche Harriet aveva avuto la stessa idea ed era piegata a metà, incapace di muoversi. Era iniziato il travaglio. Lui la aiutò a rialzarsi e la sorresse mentre scendevano. Il posto più tranquillo dove aspettare l’ambulanza era l’ufficio del capo, che quella mattina per giunta era fuori. Non si sarebbe comunque arrabbiato, o almeno così sperava Harm in cuor suo. In fondo, era per una buona causa.
- Signore, il dottore ha detto che il tenente Sims ha saltato del tutto la prima fase del travaglio ed è passata alla seconda – riportò il sottufficiale Tiner, incaricato di consultare il ginecologo e di chiamare un’ambulanza.
- Harriet, sei sempre la solita… vuoi strafare! Stenditi qui – disse Harm accomodandola su dei cuscini che aveva steso in terra e coprendole le gambe con un telo – A questo punto, se non arriva subito l’ambulanza, dobbiamo far nascere qui il tuo bambino…
- Serve una mano? – Il capitano Brumby entrò con quella sua solita faccia da schiaffi. Si avvicinò alla partoriente e le diede un buffetto sulla guancia.
- Ha pratica di ostetricia lei? – chiese timidamente Tiner – Mia nonna ha fatto nascere più di duemila bambini, ma lavorava in ospedale. Sa com’è, io non ho mai visto nulla.
“Nemmeno una donna” pensò sarcasticamente l’australiano.
- Vedi, caro ragazzo. In campagna, in Australia… ho assistito a molti parti. Una volta, in otto ore ne ho fatti nascere dieci. Anche uno con due teste – la Sims lo guardò con aria sconvolta -… malformazione più comune nelle pecore che negli umani però…
- Che schifo! – gridò Harriet, mentre una nuova, fortissima contrazione si faceva sentire – Aahhhhh!  
- Si accomodi fuori, pecoraio con i piedi al posto della testa! – gli intimò Harm.
- Sembra che tocchi a lei, capitano Rabb. Lei è l’unico qui che abbia visto nascere un bambino – osservò Tiner che aveva una voglia matta di scappare a nascondersi.
Era vero. Harm vide passare davanti ai suoi occhi, come in un lampo, la nascita di Julia. Ma non provò tristezza, sentì solo nascere in sé una grande energia. Lo slancio forte di aiutare la sua cara Harriet in quel passaggio così dolce e faticoso della sua esistenza. Proprio quello che avrebbe fatto Livia se fosse stata lì con loro.  
- Coraggio Harriet, vedo già la testa – disse il capitano – Il tuo bambino è biondo come te.
- Ma dove si è messo Bud? Aaahhh! – gridò la puerpera spazientita, non sapendo che suo marito era rimasto bloccato nell’ascensore e che ora ne stava scalando il vano per non perdersi la nascita del suo primogenito.
- Ma cosa sta succedendo qua? – chiese l’ammiraglio, che rientrava solo allora da una riunione al Pentagono. Tiner bofonchiò qualche parola sconnessa, poi se la diede a gambe.
- Se vuole, le cedo il comando… - propose Harm.
- No, capitano. Come comandante delle operazioni  se la sta cavando egregiamente – rispose AJ.
- Buud, dove sei? – gridò la Sims.
- Eccomi! – gridò il tenente Roberts entrando tutto trafelato e inginocchiandosi al capezzale della moglie.
- Una spinta più forte, Harriet! – fece Rabb.
- Non ce la faccio!
- E’ un ordine, tenente! – le intimò l’ammiraglio, stringendole con forza la mano.
Harm fece un cenno del capo a Bud. Era giunta l’ora di essere pratici. Il tenente Roberts appoggiò un asciugamano sulla spalla del suo amico e superiore. Il bambino stava uscendo. Harm lo prese e lo avvolse dolcemente, mentre guidava l’emozionatissimo papà nell’operazione del taglio del cordone. Poi accoccolò il piccolo in braccio alla neomamma.
- Harriet, ti presento AJ! – le disse, con un sorriso che gli arrivava a dir poco fino alle orecchie.
- Avete un bambino stupendo, complimenti ragazzi! – aggiunse commosso e soddisfatto il vecchio AJ.
- Benvenuto nel club! – disse Harm, elargendo un altro sorrisone e una pacca sulla spalla al neopadre.
Nello studio dell’ammiraglio, l’atmosfera era letteralmente euforica. Anche perché una nuova luce era ritornata a splendere. Sul volto del capitano Rabb era rispuntato il suo meraviglioso sorriso.
 
 
 
I paramedici spinsero verso l’ambulanza la barella con Harriet e il neonato.
- Aspettate! Quelli sono mia moglie e mio figlio! – gridò Bud uscendo goffamente di corsa dal JAG.
Sotto la verandina d’ingresso, Chegwidden e Rabb sorridevano divertiti e compiaciuti. L’ammiraglio ruppe per primo il silenzio.
- Capitano… - esordì e poi, con tono più lieve - Harm, accetti un consiglio paterno. Non si chiuda in se stesso. E non rinunci a vivere. Lei ha  un cuore troppo grande per passare il resto della sua vita da solo.
  
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