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Autore: Ammie    30/12/2013    4 recensioni
Mia madre non c'è più, detesto mio padre e non riesco a guardare negli occhi mia sorella. Letteralmente.
Nonostante l'oscurità che mi circonda riesco a vedere una piccola luce, che proviene dal sorriso del nuovo guardiano.
Un guardiano del buio, oltretutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano del buio.
 
Hayato, Chiara-chan sarà la tua infermiera per questa sera. Non approfittare di lei, mi raccomando.
 
 
"Mmh..." mugugnai sotto le coperte.
Chi cazzo fa questo rumore alle...
Voltai lo sguardo verso il comodino, cercando ancora assonnato la sveglia con la mano. Feci cadere qualcosa, ma poi la trovai e finalmente la feci tacere.
Le dieci del mattino!
Mi alzai di colpo imprecando ad alta voce e iniziai a vestirmi, finché un Shamal molto stanco non entrò in camera.
"Che succede, Hayato-kun?"
"Sono in ritardo!" brontolai.
"Uh, esci con la mia piccola Chiara-chan?" domandò improvvisamente più sveglio di poco prima. "Trattala bene, o te la vedrai con me." continuò poi, assumendo un'espressione seria.
"Tsk..." borbottai. "Sono il braccio destro del Decimo, non ho tempo per certe cose."
"Certo, certo..." ripeté poco convinto.
Una volta pronto scesi in cucina e bevvi il caffè tutto d'un fiato, quindi mi avviai verso la porta. Uscii di casa, quando il dottore mi chiamò a gran voce.
"Hayato!"
"Che c'è ancora?" urlai nervoso.
"Dovresti smetterla di andare in giro con quel codino." disse semplicemente.
Prima o poi impazzirò.
 
Raggiunsi il lungo dell'incontro in pochi minuti, correndo senza sosta. Tra tutti i giorni che potevo ritardare, proprio questo?
"G-Gokudera-kun!"
"Decimo..." dissi quasi senza fiato. "Perdoni il mio... Ritardo"
"Non ti preoccupare, anche Hibari-san e Chrome-chan non sono ancora arrivati." rispose gentilmente.
Dove diavolo si sono cacciati?
"Buongiorno, Hayato-kun!" esordì poi una voce che conoscevo bene.
"Sì..." dissi una volta calmato. "Giorno."
Per qualche momento rimasi a contemplare Chiara, che per via dell'allenamento si era trasformata in una vera e propria Lara Croft: aveva raccolto i lunghi capelli in una coda alta; a giudicare le occhiate di alcuni passanti i pantaloncini neri erano fin troppo corti, mentre il top, rigorosamente nero, evidenziava le curve morbide.
"Eccoci!" disse a un certo punto Chrome, distraendomi dal nuovo guardiano.
Mentre Chrome si scusava per l'improvviso ritardo con il Decimo, l'unica cosa che fece Hibari fu quella di lanciarci un'occhiataccia, facendomi irritare quando poi posò lo sguardo sulle curve di Chiara. Si accorse quasi subito del mio improvviso nervosismo, quindi sorrise ghignando in modo strano.
"Ciaossu, famiglia Vongola. Siete pronti per l'allenamento speciale?" chiese a un tratto Reborn, uscito da chissà dove.
"R-Reborn-san! Da dove sei arrivato?"
"Non ha importanza, Imbranatsuna. E ora seguitemi." continuò serio l'arcobaleno.
Detto questo, nonostante il mio nervosismo per Hibari e per gli infiniti schiamazzi della Stupida Mucca, ci avviammo verso un piccolo bosco sinistro. In silenzio continuammo a seguire Reborn, anche se non avevamo idea del perché ci stesse portando proprio lì. Dopo alcuni minuti vedemmo uno spiazzo libero dagli alberi, con al centro quella che sembrava essere una porta. La osservai bene: era una vera e propria porta, solo che non era appoggiata ad alcun muro. Se ne stava lì, nel bel mezzo del boschetto silenzioso.
"C-che cosa...?" balbettò Chrome, avvicinandosi a Hibari.
"Questa, Famiglia Vongola, è la porta dell'allenamento. Basterà attraversarla per trovarsi di nuovo in questo bosco. Lì vi allenerete." spiegò con il solito accento.
"Non potevamo allenarci direttamente qui invece di entrare in un... Un... Universo parallelo?" chiesi, insicuro di cosa realmente fosse.
L'Arcobaleno scosse la testa. "Potreste ferire qualcuno." disse, avvicinandosi alla porta. "Io e Bianchi resteremo di guardia qui, per evitare che qualcuno entri. Prendete." disse ancora, lanciandoci degli auricolari.
"Non appena il tempo sarà terminato vi avviseremo tramite gli auricolari, e avrete un minuto per uscire, altrimenti..." spiegò mia sorella, anche lei uscita dal nulla.
"Altrimenti?" la incitò Yamamoto.
"Resterete bloccati lì dentro per sempre." terminò l'Arcobaleno tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo.
"C-c-cosa?" disse il Decimo, sconvolto dalle parole di Reborn.
"Non fare la femmena."
A quelle parole, tutti diventammo più o meno agitati tranne Hibari, che si mostrò freddo come sempre.
Il Decimo deglutì. "E... E se qualcuno si ferisce e non è in grado di uscire?"
"Per evitare questo, Tsuna-kun..." disse di nuovo mia sorella. "Formerete delle coppie. O la coppia di salva, o rimarrete entrambi intrappolati lì dentro."
"É necessario il lavoro di squadra, che non ho visto durante l'ultimo allenamento." continuò Reborn.
Mi voltai verso Chiara, stranamente calma e composta. "Chi decide le coppie?"
"Lasceremo fare alla sorte." disse mia sorella sorridendole, mentre porgeva al nuovo guardiano un sacchetto. "Pesca."
In un primo momento sembrò interdetta, ma poi fece come le era stato detto. Rimanemmo in silenzio mentre aspettavamo che aprisse il foglietto, curiosi di sapere chi sarebbe stato il suo partner.
"...Chrome" disse solamente.
"Prefetto, femmena. La prima coppia è fatta."
"Ehi, adesso tocca al grande Lambo!" urlò un certo piccoletto.
"Tsuna! Tsuna!" iniziò a urlare, facendomi innervosire molto.
"Zitta, stupida mucca! Vedi di non creare problemi al Decimo!" dissi spazientito.
"La seconda coppia è stata decisa. Chi vuole avere l'onore?"
"Sceglierò con il massimo dell'impegno!" esordì a un certo punto Ryohei. Mi guardai attorno, notando che eravamo rimasti in tre. Non avevo nessuna voglia di ascoltare per tutta la durata dell'allenamento i Massimi di Sasagawa, ma sempre meglio dell'idiota del baseball o di Hibari, che nel frattempo si era appoggiato a un albero noncurante della situazione.
Gokudera. Gokudera. Gokudera.
"Yamamoto!" urlò poco dopo, facendomi fare i salti di gioia.
 
Non ce la facevo più: i polmoni mi bruciavano, i muscoli mi facevano male e a causa alle trappole dell'Arcobaleno ero persino ferito a un braccio.
Mi nascosi dietro a un albero evitando le pallottole, notando Hibari fare lo stesso.
"Distrailo." mimò con la bocca, prima di attaccare il nemico.
 
"Finalmente abbiamo finito." sospirai, lasciandomi cadere a terra.
Hibari fece lo stesso, sebbene a qualche metro di distanza. Lo guardai mentre si passava la mano sulla spalla ferita, facendo una lieve e quasi impercettibile smorfia di dolore.
"Dove diavolo eri finito?" chiesi senza -ovviamente- ricevere risposta. "Eri in ritardo. Non si fa aspettare il Decimo."
"Senti chi parla." obbiettò.
"Non sono affari miei..." dissi, massaggiandomi il ginocchio sanguinante. "Ma qualunque cosa tu abbia da fare, vedi di arrivare puntuale all'allenamento."
Per alcuni minuti rimase in silenzio, permettendomi di assaporare il semplice rumore del vento che muoveva le foglie degli alberi. Chiusi gli occhi e cercai di riposare, nonostante il mio corpo fosse ancora indolenzito.
"Erbivoro, dovresti controllare le tue parole. Non sono l'unico che trova gradevole svolgere un certo tipo di esercizi con un guardiano."
Capendo a cosa si stava riferendo, divenni paonazzo.
"Che cazzo stai dicendo?"
I suoi occhi assunsero una luce diversa e dalla sua espressione sembrava avesse voglia di punzecchiarmi. "Non sono l'unico ad averla notata."
"Non centra niente con quello che ti stavo dicendo!"
"Hnn."
Seccato dal suo solito modo di rispondere, mi resi conto di una cosa: lui, insieme ad alcuni passanti, l'avevano effettivamente osservata! "Perché l'hai guardata in quel modo?" sbottai infastidito.
"Non sono tenuto a darti spiegazioni." rispose calmo, guardandomi con la coda dell'occhio per una frazione di secondo. "Comunque ho un altro erbivoro con cui divertirmi in questo periodo. Il mio era solo uno sguardo annoiato."
Non appena parlò, lo guardai: che cazzo significavano quelle parole?
Feci per aprir bocca, ma la voce di mia sorella nell'auricolare mi bloccò. "Manca un minuto. É il momento di tornare." ci avvertì.
Poi improvvisamente Hibari si alzò e iniziò a camminare, girandosi verso di me dopo qualche passo. "Muoviti, o ti azzanno alla gola."
"Fanculo." borbottai mentre mi alzavo.
 
"Shamal, per favore!" dissi esasperata.
"Tesoro, te l'ho già detto: io non curo i maschi." disse per l'ennesima volta.
Mi passai una mano nei capelli ancora bagnati per la lunga e bollente doccia che mi ero concessa subito dopo l'allenamento. "Ma..."
"Chiara, se ha bisogno di qualcuno che gli medichi la schiena, perché non lo fai tu? Te l'ho insegnato un po' di tempo fa, ricordi?" disse aggiustandosì il nodo della cravatta. "E poi stasera ho un appuntamento." continuò eccitato.
Oddio, ci risiamo.
"Shamal... Sai come andrà a finire, vero?"
"Beh..." un'ultima occhiata allo specchio ed era pronto. "Stavolta potrebbe essere diverso."
Sospirai. "Certo." dissi in modo sarcastico, ottenendo uno sguardo ammonitore.
Stava per ribattere, quando il campanello si fece sentire.
Sospirando di nuovo mi avviai verso la porta, trovandomi poi di fronte un Gokudera piuttosto nervoso.
"Ehm... C'è Shamal?"
"Certo, entra pure." dissi cortesemente.
"Hayato, che sorpresa!" esordì.
"Avevi detto che mi avresti curato. Per una volta, cerca di mantenere la parola data." sbottò, per poi studiarlo attentamente. "Non dirmi che hai un altro appuntamento.". disse, portandosi una mano in faccia.
"Un altro?" chiesi stupita e al tempo stesso curiosa.
Dopo la mia domanda il dottore si sedette con fare plateale, tirando fuori da chissà dove una rosa rossa.
"Cazzo, adesso inizia."
"Io sono Shamal, il bellissimo dottore che farà sciogliere il cuore di qualsiasi donna. Non posso starmene fermo quando qualche bellezza ha bisogno di me." poi, abbottonandosi la giacca, si alzò e ci salutò con un occhiolino per scomparire subito dopo. "Hayato, Chiara-chan sarà la tua infermiera per questa sera. Non approfittare di lei, mi raccomando."
Dopo che la porta si chiuse passarono alcuni minuti, poi finalmente mi decisi ad aprire bocca.
"Uhm... Ti spiace se parlo in italiano?"
"A dire il vero sì." con la coda dell'occhio lo vidi sedersi sulla poltrona. "Devi abituarti a parlare giapponese." disse.
"Antipatico..." borbottai.
"Lo faccio per il tuo bene." disse con un tono sarcastico.
"Come no...Aspettami qui."
Velocemente andai al piano di sopra ti presi la cassetta delle emergenze, che Shamal mi aveva insegnato a usare con maestria. Tornata al piano di sotto, lo vidi ancora disteso.
Mi sedetti sul tavolino di fronte a lui, noncurante dei miei capelli ancora bagnati che stavano bagnando un po' dappertutto. "Dove ti fa male?"
Lo vidi fare una faccia sorpresa. "Non serve che mi curi, lascia stare..." sì alzò di scatto, ma subito lo bloccai.
"Se non volevi essere curato, perché sei venuto qui in cerca di Shamal?" e, non ottenendo nessuna risposta, "Non dirmi che il braccio destro del Decimo ha paura di farsi curare da qualcuno che non è dottore?"
Lo vidi strizzare l'occhio: avevo fatto centro.
"D'accordo!" sbottò, togliendosi la maglietta e rimanendo a petto nudo. "Io non ho paura di niente."
Inutile dire che arrossii. Aveva davvero un bel corpo: muscoloso al punto giusto.
"Girati..." mormorai imbarazzata.
Fece come gli avevo detto e rimasi stupefatta da tutti i lividi e le ferite che si era procurato durante l'allenamento.
“Ma…” iniziai a medicare i tagli più profondi. “Come ti sei ridotto in questo stato? Come si chiama…” sussurrai. “Hibari-san non è stato collaborativo?”
“No.” Disse secco. “Ahi!”
“Scusa! Scusa…”
 Si girò appena con la testa, giusto per iniziare a stuzzicarmi. “Pensavo Shamal ti avesse insegnato qualcosa…” disse.
Feci la linguaccia e gli tirai piano una ciocca di capelli, sentendo poi la sua roca risata. “Che simpatico.”
Lentamente e con molta delicatezza passai sulla schiena di Hayato le mie mani unte di crema. Le feci scorrere senza troppa pressione perché sapevo benissimo che altrimenti avrebbe sentito dolore, e mi sorpresi quando sentii un flebile "Sì..." uscire dalle labbra del guardiano seminudo. Senza farmelo ripetere due volte ripetei di nuovo il mio movimento, quando notai la rigidità delle sue spalle.
"Hayato-kun?"
"...Mmh?" mugugnò.
Lasciando stare momentaneamente la schiena da curare portai le mie mani sulle spalle, iniziando poi a massaggiarle pian piano.
"Che stai facendo...?" chiese qualche minuto più tardi.
"É un massaggio." e, volendolo stuzzicare un po', presi a sussurrargli all'orecchio. "É solo un massaggio, Hayato-kun. Sei teso."
 
Cazzo.
Averla come infermiera si rivelò essere un'ottima cosa, almeno non avrei dovuto sorbire i racconti di Shamal. Ma quando è troppo, è troppo.
Continuò a toccare la mia pelle sporca e ferita con quelle lisce e perfette dita. All'improvviso iniziò a canticchiare a bassa voce, procurandomi un brivido lungo tutta la schiena. Girai appena la testa notando le sue mani morbide, che mi ricordavano quelle di mia madre. Senza rendermene conto ne presi una e iniziai a stingerla piano. La toccai bene: era morbida e profumata.
"Hayato-kun...?"
Nel sentire la sua voce aprii di scatto gli occhi e mi sorpresi da solo, perché non ero pienamente consapevole di che stavo facendo.
Ri-cazzo.
"Scusa..."
Mi guardò in modo strano, ma subito dopo alzò le spalle e continuò con il suo lavoro.
"Allora, che hai combinato per avere tutti questi tagli?"
Sospirai. "Intendi parlare ancora di Hibari e della sua mancata collaborazione?"
"Accidenti..." rise in modo sensuale. "Sai parlare italiano." disse sorridendo.
"Mmh."
Il massaggio continuò con estrema lentezza: aveva capito come torturarmi. Una volta che terminò anche il suo ruolo d’infermiera, si sedette di fronte a me con occhi supplicanti.
"Hayato... Andrà tutto bene, vero?"
"Uhm..." rimasi sorpreso dall'improvvisa domanda. "Beh, a quanto ho visto ti sei integrata bene con-"
"Shamal. Parlavo del suo appuntamento." mi corresse. "É il mio tutore e non vorrei ci rimanesse male se le cose non dovessero andare bene..."
La guardai stupita: era la prima volta che qualcuno si preoccupava davvero per quel Casanova. "É un donnaiolo, Chiara. Starà bene." dissi cercando di rassicurarla.
"Mmh... Se lo dici tu." e, dopo uno strano e imbarazzante silenzio, borbottò qualcosa e mi abbandonò per dirigersi verso la cucina. "Vuoi da bere?"
"Non penso che nel tuo frigo potrei trovare qualcosa d’interessante." dissi raggiungendola. "Ma diamo un'occhiata."
Mi avvicinai a lei, percependo endo così l'odore della sua pelle: fresco e frizzante. Mi avvicinai ancora di più, intrappolandola tra me e il frigorifero. Subito chiusi gli occhi, e approfittando di trovarmi alle sue spalle abbassai leggermente il capo e annusai il suo dolce profumo. Mi ricordava l'Italia, quella bella però. Quella che da bambino idealizzavo in continuazione.
Se quell'incidente non fosse mai avvenuto...
"...Hayato? Allora?"
"Cosa?" chiesi, svegliandomi di soprassalto dai miei pensieri.
Si girò, ma prima che potesse mostrarmi gli occhi mi allontanai un po’. Non ero un maniaco come Shamal.
"Ho detto..." disse prima di bloccarsi. Se ne stava lì, di fronte a me, senza proferire parola e con un'espressione strana in volto, ma dopo alcuni minuti di silenzio e sguardo fisso, m’innervosii. "Chiara, che diavolo hai?"
La guardai squadrarmi dalla testa ai... Al bacino. Diventò rossa come un peperone, tanto che a un certo punto mi preoccupai e appoggiai la mia fronte contro la sua per sentire se aveva febbre.
Proprio come aveva fatto mia madre l'ultima volta...
Cercò di spostarsi e si divincolò farfugliando qualcosa, ma la tenni ferma. Inevitabilmente il mio sguardo cadde su una vista molto piacevole: la scollatura che veniva abilmente messa in mostra da una semplice canotta. Fissai per qualche attimo la morbida carne tra il seno e l'incavo del collo, arrossendo subito dopo per le mie azioni. Mi staccai di colpo nello stesso istante in cui lo fece anche lei, arretrando fino a trovarsi con le spalle al muro, anzi, al frigo.
Volendo evitare un nuovo silenzio, iniziai a parlare. "Con i capelli bagnati ti prenderai di sicuro qualcosa..." dissi noncurante, nascondendo però l'imbarazzo che si era creato. "Meglio che-"
"Già." mi bloccò subito lei, sorridendo nervosamente.
Dopo essermi ricordato la maglietta chiusi la porta alle mie spalle, liberando un sospiro e tornando a casa stranamente accaldato.
 
Hayato se ne era appena andato via, ma ancora tutt'intorno si poteva sentire il suo caratteristico profumo di provenienza -ovviamente- italiana. Mi appoggiai a una sedia per l'improvvisa mancanza di equilibrio, ridacchiando come una scema perché avevo indugiato troppo sui suoi pettorali ben definiti. Avvertendo un improvviso caldo mi portai una mano sulla fronte.
Meglio asciugarsi i capelli.

 
 
Mi spiace davvero tantissimo per l’enorme ritardo, ma mi farò perdonare, promesso: il prossimo capitolo tratterà interamente della nostra piccola e adorata Chrome.
Aggiornerò appena ci saranno un paio di recensioni, così da avere alcuni pareri sul capitolo.
Fatevi sentire! Bacio,
Ma Maddie.
  
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