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Autore: Alex Wolf    30/12/2013    5 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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You must go. ‘Cause it’s time to choose.



“Ti tratti come se non meritassi nulla.”

 
 
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« Questa cosa è ingiusta! » Le mi parole rimbombano in tutto il palazzo di Thranduil. Le posso sentire echeggiare persino ora, che nessuno parla e tutti mi osservano. Non entra il sole dal soffitto, e dietro il trono del re si diramano quelle corna di cervo che mi fanno tremare dentro, come il suo sguardo che è rivolto a me, proprio ora. « Quale essere con un cuore funzionante farebbe una cosa simile? Thranduil, quei nani hanno tutto il diritto di essere liberi e tentare di riconquistare la propria casa. » Tauriel si incammina verso di me e poggia le mani sull’elsa dei suoi pugnali bianchi.  So che non approva il fatto che io risponda così al suo re, e non solo perché sono l’ultima arrivata. So che non vede l’ora di cacciarmi da quando sono arrivata, perché al contrario suo io non mi sono fatta mettere i piedi in testa da nessuno dei due reali. Ma ha fatto una mossa falsa, mi ha addestrata e conosco ogni sua mossa a memoria. Sbuffo, alzo gli occhi al cielo e con velocità gli punto la lama del mio pugnale al petto. « Provaci; ti infilzerei il cuore al primo passo. » La stuzzico, ignorando le occhiate di Legolas e del padre che si è alzato in piedi. Lei abbassa gli occhi verdi sulla lama scintillante e fa un passo indietro, riporgendo le armi nel fodero sotto la tunica. Sento un peso lasciarmi il cuore; non mi ero accorta di quanto fossi spaventata nel fare quello che avevo detto. Io non sono un’assassina, no, per nulla. Nel mentre penso quelle cose Thranduil ha già percorso tutta la strada che ci divide e si erge imponente sopra di me. Posso vedere Legolas alla sue spalle irrigidirsi, fare un passo avanti e venire bloccato da un gesto repentino del sovrano. I nostri occhi sono incollati; posso leggerci tanta rabbia muta in quelli del sovrano, ma non so cosa lui possa leggere nei miei: forse la paura che sto provando proprio adesso, nell’avercelo difronte. La tunica argentata che porta splende all’improvviso e io socchiudo le palpebre per non rimanerne accecata. Sento uno strano calore alla guancia e quando ritorno a vederci bene, noto che lui è ancora li a guardarmi. La sua mano è sulla mia pelle, calda e profumata, e riesco a sentire il sangue correre nelle sue vene; questa cosa mi fa paura, non so come ci riesco, ho paura di questa cosa che mi accade ogni tanto. Le sue dita sfiorano i miei capelli scuri e una ciocca le segue uscendo dalla treccia rigida che mi ha fatto uno dei nani prima che venissero catturati.
« Faresti meglio a tenere la lingua a freno, Isil. » La sua mano si sposta sul mio collo e mi sento quasi bruciare, e non è solo per l’imbarazzo che tento di tenere a freno. « E’ pericolo esprimere le proprie opinioni così liberamente. »  Prendo un bel respiro, so che quello che sto per fare è avventato e mi caccerà nei guai, ma non c’è la faccio a trattenermi. Non posso.
« Non ho paura di dire quello che penso, mio signore. E in questo momento penso che tu sia un essere spregevole che pensa solo a se stesso. » Faccio un passo indietro in modo che la sua mano cada sui suoi fianchi; schiocco le nocche e comincio a liberarmi da tutte le armi che possiedo. Legolas mi fissa da dietro le spalle del padre; i suoi occhi sono così stupiti, le sue labbra socchiuse che non mi serve nemmeno domandargli cosa sta provando: è spaventato dalle mie azioni, da quello che potrei fare. Ma non deve avere paura, non farò male a nessuno, non ne farei mai a nessuno in quella stanza.
« Isil? » Il mio nome suona così strano quando esce dalle labbra dalle sovrano, strano e bello al tempo stesso; ma questo è sbagliato, tutto questo è ingiusto. « Di ancora qualcosa e sarò costretto a rinchiuderti per tradimento. » Afferma con decisione, eppure riesco a sentire il suo cuore millenario che corre come un cavallo imbizzarrito
« Non mi interessa; non mi piegherò a un sovrano che si rifiuta di… »
« Risveglierebbero il drago! » Grida, e la voce roca rimbomba nel palazzo. Sento le guardie tendersi alle mie spalle preoccupate delle azioni del loro signore.
« Non ha importanza, Thranduil! Possibile che non lo capisci? Siamo già sull’orlo di una guerra, a cui tu ti ostini a non dare conto. » Urlo anche io, e sento il mio cuore correre. Le mie grida si confondono e mischiano con la voce del sovrano fino a che non scompaiono. Stringo i pugni sui fianchi e chiudo gli occhi, prendendo un bel respiro. Ora tutto è calma, nessuno muove un muscolo e non vola una mosca.
« Guar… »
« So dove sono le celle, ci vado da sola. » Affermo riaprendo gli occhi. Ci guardiamo una attimo io e il re, e nei suoi occhi leggo la delusione dovuta al mio comportamento, ma anche la consapevolezza dovuta alla verità delle mie parole. Gli do le spalle e sorpasso le guardie prendendo la strada che conduce alle prigioni. E’ finita: sono una traditrice.
 
 



°    °
 





Sobbalzai aprendo le palpebre all’improvviso e subito una morsa di dolore mi strinse il ventre. Mi alzai con velocità dalla sedia su cui mi trovavo, senza fare conto a Sauron che era affacciato a una delle sue finestre e corsi fuori dalla stanza. Non mi ricordavo nemmeno come ci ero arrivata in quel posto, su quella poltrona; probabilmente mi ci aveva portata Sauron. Ricordavo solo che avevamo parlato, e poi basta.
Un’altra fitta mi costrinse ad appoggiarmi al muro e piegarmi in due, tenendo la mano libera sulla pancia. L’ormai nota sensazione di nausea mi pervase e poco dopo un fiotto di sangue rosso si sparse sul pavimento nero di Mordor. Tentai di ingoiare la saliva ma un altro conato mi costrinse a rinunciare all’idea. Il dolore s’intensificò e io fui costretta a inginocchiarmi e stringere forte le braccia attorno al mio corpo.
« Ci sono io qui con te, ci sono io. » Due mani mi presero i capelli e li tirarono verso l’alto. Voltai leggermente il capo verso Sauron e lui sorrise; come se quel gesto avesse potuto farmi stare meglio, e in un certo senso era così.
« Mi dispiace per il pavimento. »  Ammisi, gettando un’occhiata al suolo dove il sangue si andava a propagare, arrivando fin quasi a me e lui. Ora che lo guardavo meglio potevo notare le macchie dovute agli schizzi colorare la mia casacca bianca.  Sembravo uscita da un film horror.
« Il pavimento non è importante. » Sorrise, aiutandomi ad alzarmi. La sua presa si spostò sui miei fianchi, e non diede mai segno di volermi lasciare. « Come ti senti ora? »
« Come se mi avessero avvelenato e poi torto le budella dall’interno con un martello pneumatico dall’interno, mentre ero ancora cosciente. » Sauron alzò un sopracciglio e mi strinse di più.
« Non ho idea di cosa sia un martello pneumatico, ma da come l’hai detto non deve essere una bella cosa. Perciò ora ti porto in stanza e chiamo qualcuno a visitarti. » Poggiai immediatamente la mano sul suo petto e ci bloccammo.
« Dimmi che non chiamerai uno di quegli affari che usi come guardie, mi fanno impressione. » Socchiuse le labbra e alzò il viso, ma potevo vedere le labbra piegate in un sorriso divertito. Risi sommessamente e gli tirai un pugno sul petto. « Promettimelo. »
« Va bene; ma in cambio voglio una cosa. »
« Mh, astuto. Dimmi, cosa desideri? »
« Un bacio. » Tornò immediatamente a guardarmi  ei suoi occhi rossi brillarono. Probabilmente impallidii e diventai più bianca di quel che già ero, perché all’improvviso il suo sorriso divertito si trasformò in una smorfia spaventata e mi caricò fra le braccia. Sbattei le palpebre sorpresa ma prima che potessi domandare qualsiasi cosa uno strano rumore m’irruppe nelle orecchie; assomigliava tanto al rumore che fa il ghiaccio quando si crepa. Un rumore strano e terrificante. Chiusi gli occhi e mi abbandonai contro il petto caldo dell’oscuro signore.
« Dimmi che non sono io. » Sospirai.
« Quanto vorrei poterlo fare; tu non ne hai un’idea. » Aprì una porta con un calcio ed entrò; dalle finestre potevo vedere il cielo nero diventare elettrico, colorarsi anche del rosso nascosto fra le nubi e agitarsi come mai prima d’ora avevo notato. Poco tempo dopo mi ritrovai sopra un letto morbido. Sauron mi lanciò un’occhiata e corse fuori dalla stanza a cercare un medico, mentre io chiudevo gli occhi e tentavo di rilassarmi e dimenticare quel rumore che continuava a persistere.
Resisti, ragazzina. La voce del mio drago suonò lontana, ottavata alle mie orecchie.
 




°   °
 
 



« Cosa stai facendo? » Fili si affaccia dalla sua cella, e con lui anche tutti gli altri nani. Vedo i loro occhi sbarrarsi per la sorpresa, quelli di tutti tranne uno: Thorin. Il loro re non mi gurda, se ne sta appoggiato con la schiena alla parete della sua cella e fissa il vuoto davanti a se, mentre nella cella vicina Balin sorride leggermente nella mia direzione.
« Ho avuto la brillante idea di aiutarvi, sostenere voi e la vostra impresa. » Esordisco, aprendo con rabbia la porta di una cella che cigola. « Sono andata contro Thranduil, per voi e questo è il risultato.» Una guardia mi spinge dietro le sbarre e chiude portando via la chiave.
« Beh, non te l’abbiamo chiesto noi. » E’ la prima volta che sento Thorin rivolgermi la parola, almeno la prima in cui non tenta di offendermi.
« Zio! » Protesta Kili.
« Credete sul serio che lei ci abbia difeso? Ma per favore, è tutto un trucco di Thranduil. Un piano per tenerci d’occhio da più vicino. » Si volta e i suoi occhi azzurri mi congelano. Digrigno i denti e stringo le sbarre fra le mie mani fino a tagliarmi; è incredibile come gli uomini nella Terra di Mezzo riescano a farmi tirare fuori il peggio.
« Sei un cretino irriconoscente! » Gli dico arrabbiata e lui, che mi aveva dato le spalle, torna a fissarmi con gli occhi accessi da una fiamma. Gli altri nani si siedono per terra, oppure rimangono in piedi appoggiandosi alle sbarre per godersi la nostra litigata. Riesco a sentire i rumori che fanno le armature delle guardie, che incuriosite da tutto quel baccano si affacciano verso di noi.
« Non ti ho chiesto io di difenderci, ragazzina! » Risponde lui con quel tono che ha usato anche con Thranduil. Le mie ossa fremono e nella mente si creano diverse scene in cui io esco dalla cella e lo strozzo.
« Non sono una ragazzina, ho sedici anni! » Raccolgo una pietra da terra e gliela lancio contro, lui la evita per un soffio e si poggia alle sbarre infuriato.
« Se mai dovessi uscire di qui, ti scuoierò viva! »
« E io ti taglierò i gioielli di famiglia se solo tu provassi a toccarmi. »
« Ah! » Ride divertito dal mio tentativo di spaventarlo. « Non ci riusciresti mai. »
« Hai ragione: è tutto piccolo la sotto, le lame non li troverebbero. » Alzò le sopracciglia quando noto sul suo viso la consapevolezza che l’ho freddato. Mi volto e raggiungo l’angolo più a sud della cella, mentre fra le celle si spargono le risate della compagnia e quelle delle guardie. Chiudo gli occhi e lascio andare un sospiro misto a una risata.
Qualche ora dopo un’ombra oscura il sole e la mia curiosità mi costringe ad aprire gli occhi. Davanti alla cella c’è Legolas, il busto rigido e la mani strette alle sbarre. Sospiro e mi alzo raggiungendolo; ci guardiamo negli occhi.
« Perché. Dimmi solo che motivo c’era di fare tutto questo baccano per un gruppo di nani. » Domanda e cerca le mie mani poco più in giù delle sue. Lancio un’occhiata alle sue dita che tentano di stringere le mie, poi torno a lui.
« Perché si. E’ ingiusto tutto questo. » Lui alza gli occhi al cielo e sospira; io ritraggo le mani. « Tuo padre deve lasciarli andare. »
« Non lo farà, e io sono d’accordo con lui e lo sai. Non possiamo permettergli di risvegliare Smaug. »
« Siete proprio. » Mi mordo la lingua e gli do le spalle, allontanandomi nell’ombra. « Vattene, Legolas. »
« Prima ti faccio uscire. »
« No! » Mi volto all’improvviso e lo blocco. « Non voglio pietà, la vostra. Ho combattuto e ho perso, ora me ne starò rinchiusa qui come vuole tuo padre, principe. »
« Ti tratti come se non meritassi nulla, mai. Nemmeno l'aiuto di un amico. » Afferma ad un tratto.
« Sono una traditrice, principe. Non merito nulla, nemmeno una tua visita. »
« Mi stai cacciando? Mi stai dicendo che preferisci stare dalla parte di questi nani piuttosto che dalla nostra? »
« Si, Legolas, esatto. Sei perspicace per essere un principino elfico dalle orecchie a punta. » Mi volto a guardarlo, tentando di essere più convinta e fredda  possibile. La verità è che non voglio si cacci nei guai con il padre a causa mia.
« Come desideri. » Sbotta ad un tratto, voltandosi e dandomi le spalle. Non si volta nemmeno a guardarmi mentre risale le scale, e io me ne trono a sedermi nel mio angolino.
 
 
 
 


°    °
 
 



La luce colpì con forza la sala del trono. Legolas  si sedette su una panca e osservò Fanie parlare con Eowyn; le aveva detto di scappare ma lei aveva rifiutato dicendogli che ormai era parte di quella, e come tale l’avrebbe aiutato a riavere la sua stella. Si prese la testa fra le mani e respirò piano, tentando di riassumere tutti gli avvenimenti avvenuti, ma tutto quello che ricordava in quell’istante era il loro primo incontro, o meglio il secondo. Sorrise ripensando al modo in cui lei gli aveva parlato quando l’aveva caricata a cavallo, fregandosene del fatto che lui fosse un principe.
« Orecchie a punta, tutto bene? » Gimli si accomodò davanti a lui e lo guardò. Gli occhi scuri nascosto sotto la barba e i capelli fulvi.
« Si, certo. » Si lanciarono un’occhiata eloquente.
« Tornerà, l’ha sempre fatto. » Disse d’un tratto il nano, sfoderando uno dei sorrisi più sinceri che l’elfo gli avesse mai visto fare.
« Certo, perché avevamo bisogno di lei. » Borbottò tristemente Legolas, tornando ad appoggiare la testa fra le braccia. Si sentiva vuoto dentro, inutile. L’aveva lasciata andare come se nulla fosse, senza riuscire a spiegarle nulla di tutta quella strana situazione. Avrebbe dovuto fermarla, essere più veloce e raggiungerla, dirle che aveva bisogno di lei, e che non avrebbe sposato nessun’altra a parte lei.
« Avevamo? » Gimli rise. « Si beh, noi avevamo bisogno di lei ma El aveva bisogno di te. Alla fine, lei tornava per te. Se il destino vi separava lei trovava il modo per rivederti; e vedrai che questa volta non sarà diverso Legolas.  »
« Invece si, questa volta le cose cambiano. » Di scatto l’elfo alzò il capo e batté il pugno sul tavolo con tanta forza che il bicchiere poggiato poco lontano da lui cadde, rovesciando il contenuto sul pavimento. Il nano si spinse indietro con le braccia e la panca stridette sul pavimento. Eowyn e Fanie si voltarono a guardarli e Legolas puntò i suoi occhi in quelli dell’amica. « Fanie, ho bisogno che tu mi porti da tuo fratello. Ora. »
« C-cosa? » La giovane elfa sbatté la palpebre confusa.
« So che hai un altro drago nelle vicinanze, ed è ora che venga fuori. » Il principe aggirò il tavolo e la raggiunse, poggiando le mani sulle sue spalle. « Volevi riparare al tuo danno? Perfetto, questa è la situazione giusta. »
« Legolas, io non so se Sa… mio fratello ci accoglierà dove abita. »
« Ti prego Fanie: sei la mia unica speranza. »



Ehy peipeeee <3
Love, come state? Che ne dite di questo capitolo?Mi è venuta nostalgia dei nani di Erebor così li ho messi in un capitolino :3
Anyway, secondo voi che sta accadendo a El? E che intenzioni ha Legolas?

 
  
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