Stavano aspettando che il semaforo diventasse verde per attraversare e in quel momento Bang prese la mano di Michela e la intrecciò alla sua, “Meglio che non ci separiamo” aveva detto un po’ imbarazzato, ma anche dopo aver attraversato la strada, il ragazzo non pensò nemmeno un momento di abbandonare quella mano.
8.
Il cuore di Michela cominciò a battere veloce, ora consapevole che quel ragazzo cominciava ad avere, per un motivo o l’altro, un interesse per lei. Si sentiva al sicuro con lui vicino e questo le bastava, quello che aveva sempre desiderato era la, lo stava vivendo e forse era anche meglio di qualsiasi FF si fosse mai immaginata perché lui era reale ora.
Arrivati al parco, con grande sorpresa non trovarono nessuno. Bang però vide subito la zona giochi dove c’erano anche reti per arrampicarsi e gomme di macchine disposte a incastro per terra. Gli brillarono gli occhi. Michela si accorse che Bang era fisso a guardare un punto indefinito del parco e quando vide cosa aveva catturato la sua attenzione, un’espressione di terrore comparì sul suo volto e disse: “Ti prego, non avrai intenzione di metterti a fare qualche strano percorso militare!”
“AHAHAH anche se mi piacerebbe, preferisco passare la serata in maniera diversa oggi” e il suo sorriso era così grande e sincero che Michela si rese conto di quanto fosse ancora più bello dal vivo, e sorrise a sua volta. Probabilmente lui pensava esattamente la stessa cosa di lei.
Ancora con le mani intrecciate si sedettero su una panchina sotto un albero di ciliegio dalle foglie ormai secche a causa della stagione. I discorsi presero vita da soli, se il giorno prima erano impacciati e timidi, oggi erano più rilassati e ebbero occasione di vedere i lati più stupidi dell’altro. Sembrava si conoscessero da una vita, non avevano bisogno di troppe spiegazioni per capirsi. Erano ormai le 6 e il sole era appena tramontato, l’aria si stava facendo più fredda e Michela tolse la sciarpa dalla borsa ma in quel momento Bang la prese e l’avvolte prima intorno a lei e poi a lui, erano così vicini che si poterono guardare negli occhi per degli attimi che sembravano eterni per poi sorridere un po’ imbarazzati per la situazione. Rimasero in silenzio ancora qualche minuto, in quel momento le parole erano inutili, solo le mani erano rimaste ancora unite nella salda presa di Bang.
Era ormai buio e il parco stava cominciando a popolarsi di persone non troppo raccomandabili per cui decisero di dirigersi verso casa di Michela. Camminavano uno attaccato all’altra commentano le varie vetrine che si affacciavano sulla strada del ritorno. Tante furono le risate di quel pomeriggio. Arrivati sotto casa di Michela, Bang si mise di fronte a lei, era tanta la differenza d’altezza. “Sono stato benissimo” disse accompagnando quelle parole da un sorriso imbarazzato. “Grazie della bellissima serata” riuscì a rispondere Michela che lui con la mano libera le prese il mento indirizzando il suo volto verso il proprio per poi lasciarle un leggero bacio sulla bocca.
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Il cuore di Michela cominciò a battere veloce, ora consapevole che quel ragazzo cominciava ad avere, per un motivo o l’altro, un interesse per lei. Si sentiva al sicuro con lui vicino e questo le bastava, quello che aveva sempre desiderato era la, lo stava vivendo e forse era anche meglio di qualsiasi FF si fosse mai immaginata perché lui era reale ora.
Arrivati al parco, con grande sorpresa non trovarono nessuno. Bang però vide subito la zona giochi dove c’erano anche reti per arrampicarsi e gomme di macchine disposte a incastro per terra. Gli brillarono gli occhi. Michela si accorse che Bang era fisso a guardare un punto indefinito del parco e quando vide cosa aveva catturato la sua attenzione, un’espressione di terrore comparì sul suo volto e disse: “Ti prego, non avrai intenzione di metterti a fare qualche strano percorso militare!”
“AHAHAH anche se mi piacerebbe, preferisco passare la serata in maniera diversa oggi” e il suo sorriso era così grande e sincero che Michela si rese conto di quanto fosse ancora più bello dal vivo, e sorrise a sua volta. Probabilmente lui pensava esattamente la stessa cosa di lei.
Ancora con le mani intrecciate si sedettero su una panchina sotto un albero di ciliegio dalle foglie ormai secche a causa della stagione. I discorsi presero vita da soli, se il giorno prima erano impacciati e timidi, oggi erano più rilassati e ebbero occasione di vedere i lati più stupidi dell’altro. Sembrava si conoscessero da una vita, non avevano bisogno di troppe spiegazioni per capirsi. Erano ormai le 6 e il sole era appena tramontato, l’aria si stava facendo più fredda e Michela tolse la sciarpa dalla borsa ma in quel momento Bang la prese e l’avvolte prima intorno a lei e poi a lui, erano così vicini che si poterono guardare negli occhi per degli attimi che sembravano eterni per poi sorridere un po’ imbarazzati per la situazione. Rimasero in silenzio ancora qualche minuto, in quel momento le parole erano inutili, solo le mani erano rimaste ancora unite nella salda presa di Bang.
Era ormai buio e il parco stava cominciando a popolarsi di persone non troppo raccomandabili per cui decisero di dirigersi verso casa di Michela. Camminavano uno attaccato all’altra commentano le varie vetrine che si affacciavano sulla strada del ritorno. Tante furono le risate di quel pomeriggio. Arrivati sotto casa di Michela, Bang si mise di fronte a lei, era tanta la differenza d’altezza. “Sono stato benissimo” disse accompagnando quelle parole da un sorriso imbarazzato. “Grazie della bellissima serata” riuscì a rispondere Michela che lui con la mano libera le prese il mento indirizzando il suo volto verso il proprio per poi lasciarle un leggero bacio sulla bocca.