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Autore: Hi 4ever    22/05/2008    1 recensioni
Due regni in conflitto tra loro, due demoni legati dal passato e destinati a scontrarsi. Il Continente del Nord ha dichiarato guerra al Continente del Sud, facendo reincontrare due anime tra loro cosi' diverse, ma cosi' uniche nel loro mondo, il mondo di Adhara.
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era un paesaggio ultraterreno

Era un paesaggio ultraterreno.

La grande vallata era racchiusa tra alte montagne rocciose dalla cima pianeggiante. Gli unici due passaggi che permettevano di raggiungerla erano posti rispettivamente ad est ed ad ovest. Come le patrie dei due eserciti che in quel posto avevano trovato un ottimo campo di battaglia dove decidere finalmente a chi sarebbe spettata la supremazia sulle fertili terre del Continente del Sud, sprofondato in un caos di crisi economiche e tensioni interne che alimentavano le guerre tra clan.

Nell’ aria era ancora forte l’odore della battaglia che si era consumata nel tardo pomeriggio: l’odore del sangue, del sudore, del ferro e della terra smossa impregnavano l’atmosfera in modo quasi tangibile.

Il campo era coperto da forme irregolari, dalle quali ogni tanto s’intravedeva il bagliore di un raggio lunare che, oltre la spessa coltre di nubi, per qualche istante si rispecchiava in un’armatura o su qualche lama spezzata. Il vento era del tutto assente e i drappi appesi sui portabandiera, rappresentanti gli stemmi dei due schieramenti, pendevano laceri e impolverati dando un misero saluto a coloro che avevano perso la vita al loro cospetto.

Da una sporgenza rocciosa che spuntava dalla parete di una delle montagne e sovrastava la vallata, due figure contemplavano questo spettacolo a dir poco impressionante.

La prima aveva le sembianze di un ragazzo sui 20 anni, anche se trattandosi di un demone risulta un po’ difficile far combaciare la sua reale età con l’aspetto. Stava seduto all’estremità dello spuntone con un braccio appoggiato sul ginocchio e l’altra gamba penzoloni nel vuoto.

Alle sue spalle un altro demone, una ragazza, stava seduto con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al fianco di una creatura alata, cavalcatura del ragazzo. L’agile e robusto Drago delle Pianure stava sonnecchiando e le sue scaglie smeraldine ondeggiavano aritmicamente ad ogni suo respiro, creando l’illusione di una pianura immersa nel buio della notte e accarezzata da una leggera brezza.

Le iridi, d’un celeste intenso della ragazza, scrutavano la schiena di lui. Indossava dei pantaloni di cuoio nero e sopra la caratteristica armatura leggera dei cavalieri. Una maglia di fibre d’acciaio intrecciate tra loro, che formavano un’ottima protezione contro le frecce. Una serie di placche, anch’esse d’acciaio, erano poste sull’intaccatura del collo, sulle braccia e sulle gambe, resistenti ad eventuali fendenti. Il tutto era completato da una corta spada poco usata appesa al fianco ed un pugnale posto dietro la schiena. Gli stivali di cuoio erano immacolati, segno che durante la battaglia non era mai sceso dal suo drago. L’elmo con il pennacchio bianco gli riposava acanto.

Al contrario di lei, che nella mischia si era trovata fino al collo. Ad indicarlo era lo strato di polvere e sangue raggrumato, non suo, che le copriva la pelle e le numerose contusioni sparse qua e là su tutto il corpo. I lunghi capelli raccolti in una coda erano arruffati. Le dolevano le mani dal lungo menare e la pelle dei palmi era rossa per l’attrito causatole dall’elsa della sua spada. Non si lamentava, di tutto questo era abituata già da anni ormai.

“Abbiamo fatto un buon lavoro. Ti pare?” la voce di lui si librò compiaciuta e ruppe il silenzio che si era creato tra loro dalla fine della battaglia.

Non si aspettava una risposta. La conosceva bene e sapeva che non si sprecava in parole. A lei piacevano i fatti. Si voltò e la guardò dritto negli occhi.

In quel momento lei poté vederlo in faccia e una fitta l’attraversò. La sua bellezza la stupiva ancora. Aveva la carnagione chiara, i lineamenti mascolini erano ben pronunciati, ma allo stesso modo delicati. Una barba rada e corta gli incorniciava il volto e insieme ai capelli castani arruffati, che gli ricadevano sulla fronte, gli davano un aspetto bellicoso. La cosa che però irrimediabilmente le calamitava lo sguardo erano gli occhi, di un color del sangue, profondi, spietati. In quegli occhi si era rispecchiata molte volte, quando anni addietro, come amanti, avevano giaciuto insieme e le aveva promesso che sarebbe stata la sua regina, l’unica ragione per lui di continuare a vivere.

Quei ricordi la fecero rinvenire dallo stato catatonico in cui l’aveva stregata e ricambiò con uno sguardo altrettanto omicida.

Lui sorrise maligno, ma il rancore che covava gli ricordò che era stata colpa sua, del suo smanioso desiderio di potere, se l’aveva persa. Ora ognuno rappresentava una partizione diversa e nemica l’una dell’altra.

“Dovresti curare di più il tuo aspetto. Sembri una selvaggia dello stesso livello di quei babbei umani lunghi distesi là sotto.

Le gli rispose con un sibilo minaccioso. La comparazione non le era piaciuta.

“Fatti gli affari tuoi. Se non te ne staresti al sicuro in groppa alla tua lucertola saresti ridotto anche peggio di me, visto il tuo scarso potenziale fisico.” disse lei sottolineando le ultime 3 parole.

Aveva da subito toccato il punto dolente. Seppur era padrone di un potere smisurato ed era come lei classificato nella categoria delle superpotenze, il suo fisico, anche se ben allenato e muscoloso, non aveva resistenza e per un demone appartenente alla famiglia dei guerrieri ciò era visto come una debolezza.

Se a fare tale osservazione fosse stato chiunque altro si sarebbe ritrovato arso dalle fiamme oscure già da un pezzo. Ma contro di lei non avrebbe più potuto ingaggiare una lotta con esito sicuro. Lo aveva raggiunto e, forse, anche superato.

Del resto come avrebbe potuto togliere la scintilla vitale da quei occhi meravigliosi, così puri. Di fronte a quegli occhi era rimasto disarmato, stregato tanti anni fa e che anche adesso lo facevano sentire un vile per aver commesso quell’errore. Ma del resto a lui allora era piaciuto e piace ancora.

“Mi ha fatto piacere rivederti, cara. Hai mantenuto la stessa aggressività in battaglia, se non l’hai addirittura incrementata.

“Parzialmente è anche merito tuo, CARO. Il tuo intervento mi ha provocato un leggero fastidio. Cosa ti hanno promesso questa volta per farti discendere dall’Eden e mischiarti con noi, da te definiti, esseri inferiori?” dicendolo riuscì a trasmettergli il disprezzo che provava nei suoi confronti. In fatto di stili e valori di vita erano sempre stati in contrapposizione.

“Sai bene che quando lo dico non mi riferisco a te. Il fatto che tu appartieni ad una famiglia demoniaca di grado minore non mi ha mai disturbato e te l’ho anche dimostrato.” fece lui con finta aria di offeso.

“Non hai ancora risposto alla mia domanda. Non aveva voglia di ricominciare con quella storia.

“Ah...niente di tale! Solo dei vasti appezzamenti di terra nel Continente del Sud, un esercito di schiavi e una deliziosa fanciulla, figlia di un generale del nostro esercito.” Fu soddisfatto nel notare la smorfia che lei fece alla rivelazione del terzo dono.

“Poveretta, chissà come si sentirà…dopo!”

Il ragazzo la fulminò con lo sguardo come dire:”Smettila o mi arrabbio!”.

Lei distolse lo sguardo sorridendo. Le piaceva tormentarlo ricordandoglielo, ben consapevole che non si sarebbe azzardato ad attaccarla.

Almeno per quel giorno. Aveva già sfogato la sua indole assassina su quei poveretti laggiù.

“Bene.”disse alzandosi.

Ora era il turno del ragazzo divorare la figura della sua ex compagna.
Poté constatare che la sua bellezza era rimasta immutata, seppur sotto le impurità della battaglia appena combattuta. Stava risistemandosi i capelli color nocciola, che così sciolti le donavano un tocco di regalità. L’aveva sempre detto che era una regina. Il viso era abbronzato e ciò risaltava il bianco e il celeste degli occhi. Il seno, fasciato da un sudicio pezzo di pelliccia animale, era quello di una guerriera: medio e sodo. Le braccia e le gambe erano sinuose, eleganti, potenti. Capaci di frantumare le ossa di qualunque avversario umano. Le mani avevano una perfezione anche quando reggevano la spada. Con quell’arnese tra le mani era meglio non trovarsela di fronte.

Il ventre piatto e scoperto metteva in mostra una serie di addominali ben scolpiti. Come avrebbe volentieri dato un morso alla sua pelle color della sabbia, liscia e tonica. I glutei infine, sotto il medesimo pezzo di pelliccia che copriva l’indispensabile, gli facevano ritornare in mente tutte le sere passate insieme e di come allora fossero disponibili al suo tocco, morbidi e perfetti.

Si ricordava vivamente anche gli altri particolari. Sospirò. La verità era che non era più sua. Non sapeva se aveva trovato un altro e non lo voleva sapere. La cosa l’avrebbe infastidito…

Però il tuo appezzamento di terra non è detto che finirà in mano tua. Chissà! Forse sarò abbastanza brava a proteggerlo. disse lei accarezzando la testa al drago che intanto si era svegliato e si godeva le carezze.

“Questo si deciderà a tempo debito.” rispose il ragazzo con meno spirito dopo la sua ultima constatazione.

La ragazza si scostò dalla creatura alata e si avvicinò all’estremità dello spuntone roccioso.

Quando credi che ci rivedremo?” le chiese infine.

“Dipenderà da, quando i vertici dei nostri due regni vorranno organizzare “la grande carneficina”. Se qualcuno sopravvivrà all’evento avrà la strada spianata per diventare il re indiscusso dei Quattro Continenti. Ma ho i miei dubbi.”

Voltandosi verso il ragazzo e guardandolo dritto negli occhi aggiunse:”ho un conto in sospeso con te, perciò fino ad allora cerca di rimanere vivo. Mi hai capito?”.

Era così vicina che lui poteva sentire il suo profumo. Se lo impresse nella mente. L’avrebbe cercata sul campo di battaglia.

“Non preoccuparti. Non sarà un problema per me.” disse in tono canzonatorio. Aveva un altro motivo per vivere.

“Non mi preoccupo. Ci vediamo.”

Si sporse ulteriormente sul costone, s’infiammò e volò via. Una cometa di fiamme nel cielo senza stelle.

Il ragazzo montò in sella al drago, si voltò un’ultima volta verso il punto dove lei era scomparsa e spronando violentemente la creatura, volò nella direzione opposta.

Jui, demone della fiamma oscura, superpotenza del Continente del Nord, e Sheera, demone della fiamma rossa, superpotenza del Continente de Sud, se ne andarono lasciandosi alle spalle, ironia della sorte, la stessa missione affidata loro dai rispettivi regni: debitamente compiuta.

  
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