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Autore: Amy_Streghetta    30/12/2013    0 recensioni
Okay, sono un disastro cone le introduzioni, ma ci proverò comunque.
*Coff coff*
John è un uomo di successo: bello, avvenente, avvocato, ricco da fare schifo e vive rigorosamente da solo. Ha detto "no" all'amore tanto tempo fa e ha congelato il suo cuore, anche se non se n'è mai reso conto. Ha allontanato da sè tutti i sogni e le fantasie giovanili per diventare l'uomo freddo e calcolatore che la società aveva sempre voluto che fosse. Eppure, la registrazione che la sua segretaria trova un giorno fuori dalla sua porta d'ufficio è come una doccia d'acqua bollente. C'è una ragazza che parla per pochi secondi e lui non potrà fare a meno di mettersi alla sua ricerca.
Oddio, fa sempre pena ._. Beh, leggete, parola mia che migliorerà (perchè continuo a ripeterlo tutte le volte?) :'D
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can't you fall in love with someone you don't know, can you?
 


"[...] È bellissima l’idea di scrivere una storia, di scrivere di me, c’ho tutto, c’ho le emozioni, c’ho un fiume in piena di emozioni, è tutto qui, nella mia testa, si affolla tutto qui, tutti i pensieri, e vogliono uscire, beninteso, tutti quanti, solo che quando arriva il momento, e chi lo sa, arriva quando vuole, magari aspetti giorni interi davanti al pc ma nella tua mente è tutto bianco, poi invece esci, ascolti una canzone e ti torna tutto, tutto torna al suo posto, capisci? Che ti dicevo, ah, si, i pensieri … si accalcano attraverso la porta e … e alla fine non passa più niente, mi segui? Ascolto la musica ad alto volume e le idee se ne stanno buone buonine, tutte in fila, le posso chiamare tutte col loro nome, sono a migliaia ma ognuna c’ha una faccia diversa, è uno spettacolo ti dico, uno spettacolo! ma poi che succede? Accendo la luce e spariscono tutte, è tutto confuso e il foglio resta bianco, e non c’è nulla da fare. È che non mi va, non so se è chiaro, non mi va di scegliere solo una di loro, finisce che dimentico le altre, io vorrei buttarle giù tutte e subito ma, si capisce, questo è impossibile, solo che a me di scegliere non va e finisce che mando tutto all’aria e non se ne fa più niente. E tutto ciò mi fa stare male e non so cosa fare. Vorrei …"
 
Un rumore di sottofondo. Sembra un vaso che cade a pezzi, poi più nulla. Silenzio. La registrazione si interrompe.
John guarda perplesso il nastro che ha tirato fuori dal registratore. Sopra c’è una data: Ottobre, 13, 1997, scritta con un pennarello bianco indelebile, ma non c’è un nome, non c’è una firma, non c’è niente che possa permettergli di identificare il destinatario.
Chiude gli occhi, si accorge di avere l’affanno e di essere ricoperto da una patina di sudore, come se avesse corso una lunga maratona. Il cuore pompa forte nel petto, lo sente pulsare perfino nelle dita delle mani.
Riflette. Cosa gli sta succedendo? Cos’è quello sfarfallio che avverte nello stomaco? Gli viene da vomitare, si sente come se a pranzo avesse mangiato mattoni.
Respira. È paura? Forse, anche, non solo. E allora che cos’è?
Gli tornano alla mente le descrizioni dell’amore che ha letto nei libri, che ha imparato a conoscere attraverso i racconti di altri. Lui non s’è mai innamorato, ma fino a quel momento ha sempre pensato che, se gli fosse successo, l’avrebbe saputo capire. Invece adesso è solo confuso.
Ma no, decide, scuotendo la testa, come se così quell’idea bizzarra potesse uscirgli dalla mente una volta per tutte. Non ci si può innamorare di qualcuno dopo averlo ascoltato parlare per trenta secondi da una registrazione vecchia di quasi dieci anni. È assurdo, impossibile, completamente illogico.
Eppure, nel silenzio del suo grande appartamento vuoto, continua a sentire la voce di quella ragazza rimbombargli in testa. È la voce di una persona che fa tenerezza, di qualcuno che c’ha qualcosa di spezzato dentro, anche se ha troppo orgoglio per mostrarlo agli altri. È la voce di una ragazza abituata a stare sola, come lui. Chissà per chi era quella cassetta, si domanda.
Ricorda il modo in cui la sua segretaria Jane gliel’ha lasciata sulla scrivania, dicendo di averla trovata davanti alla porta del suo ufficio quando era andata ad aprirla.
Guidato solo dal suono melodioso di quella voce, prova ad immaginare che aspetto abbia lei. Una ragazza minuta, magari, con gli occhi grandi, azzurri, forse verdi, forse neri, e i capelli lunghi, magari rossi, biondi o neri anche quelli … pian piano nella sua mente si delinea un volto, il volto di una giovane dai capelli rossi, lunghi, gli occhi verdi, dolci, tranquilli, gentili – ancora non lo immagina, quanto è lontano dalla verità.
Quella sera, i suoi sogni sono allietati dal canto melodioso di una giovane che gli sorride con il suo sguardo luminoso.
 
***

È l’alba di una giornata calda e umida. Il cielo è di un grigio uniforme, del sole nessuna traccia.
John resta qualche minuto sdraiato sul letto, dopo che la sveglia è suonata, prima di decidere che è ora di alzarsi. Se chiude gli occhi, rivede il volto della ragazza che ha popolato i suoi sogni.
Si da dello stupido, si mette seduto sul bordo del letto, non ci vuole stare più, improvvisamente il fresco dello spazio che nessuno occupa accanto a lui gli sembra insopportabile. Infila le pantofole ai piedi, va in bagno per sciacquarsi la faccia, per schiarirsi le idee, ma il volto non scompare e lo accompagna per tutta la giornata. È lì, e gli basta abbassare le palpebre per vederlo.
 
***

Le sue giornate continuano a trascorrere nella monotonia più totale, tutto secondo i soliti schemi, tutto secondo il solito ritmo. A John questo è sempre piaciuto della sua vita. Potersi alzare dal letto con la consapevolezza che tutto sarebbe andato perfettamente secondo i piani è sempre stato per lui rassicurante, così come il fatto di sapere chi trovare dove, a chi chiedere per cosa, cosa fare, con chi pranzare, chi incontrare il pomeriggio. Una vita di schemi e tranquillità, è sempre stato questo il suo più grande desiderio da che ne ha memoria. Eppure, improvvisamente, tutto il suo mondo sembra cominciare a stargli stretto. Da quando il suo abito cucito su misura si è rimpicciolito? O forse è lui che, senza accorgersene, è ingrassato? Non avrebbe saputo dirlo. Adesso, John cerca dentro di sé alla ricerca della causa del suo malessere, ma tutto ciò che sente è un freddo glaciale.
È una mattina umida e piovosa a portare con sé la risposta. John apre gli occhi e sa esattamente cosa deve fare. Deve trovare quella ragazza. Non sa ancora come, ma deve almeno tentare. Si lava e si veste mosso da un’agitazione febbrile, rimuginando su quale possa essere il suo nome. Deve essere qualcosa di ricercato, carino, grazioso, prezioso … Margaret, o magari Elizabeth.
Sull’uscio di casa, decide. Elizabeth, pensa, e annuisce soddisfatto.
Lei si chiama Elizabeth. Animato dal suo solito ottimismo, si sistema la cravatta blu, controlla il nodo, liscia le pieghe della giacca, ammira il suo riflesso in una vetrina, sorride ed esce in strada. Lei si chiama Elizabeth, ha i capelli rossi, gli occhi verdi e lui la troverà, e magari la sposerà, e magari il suo letto, nelle mattine piovose o soleggiate, non gli apparirà più così freddo e spaventoso.
 

 
  
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