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Autore: _Trixie_    30/12/2013    5 recensioni
Quando un cuore si spezza, il mondo crolla lentamente in mille, piccoli pezzi, che non sei più in grado di mettere insieme.
Quando un cuore si spezza, non c’è nulla, che possa aiutarti a sopravvivere.
Quando un cuore si spezza, ogni speranza scivola via, lasciandoti impotente e sconfitta.
Ma, forse, quando un cuore si spezza, hai solo bisogno di ritrovarne l’altra metà, anche se questo dovesse significare attraversare quella sottile linea che divide la vita dalla morte.
[SwanQueen, lievi lievi spoiler terza stagione, seguito di “Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono”].
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Daniel, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'This is your heart, can you feel it?'
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V. Ritrovarti
 


«Emma!»
Regina cadde in ginocchio accanto alla ragazza, che aveva smesso di gridare in quei pochi secondi che l’altra donna aveva impiegato per raggiungerla.
Emma era caduta di nuovo all’indietro, con il respiro accelerato e gli occhi spalancati, che guizzavano velocemente a destra e a sinistra. Quando nel suo campo visivo entrò Regina il suo cuore sussultò e quel movimento sembrò provocare un sorriso di una felicità tanto intensa che per poco non la lasciò senza forze.
«Regina» disse, ridendo, alzandosi di nuovo a sedere, accarezzando quel volto tanto amato e cercato, asciugandone le calde lacrime.
«Sei qui».
Cogliendo di sorpresa la ragazza, Regina le gettò le braccia attorno al collo, soffocando il volto tra i capelli biondi dell’altra, bagnati e aggrovigliati, resi ruvidi dalla sabbia. Ma non aveva alcuna importanza, in quel momento, perché Emma l’aveva trovata.
«Perché hai urlato? Mi sono spaventata, sembrava che…» domandò Regina, ancora stretta all’altra, il cui corpo stava lentamente smettendo di rabbrividire.
«La collana del signor Gold» disse Emma. Le sue parole uscirono parzialmente soffocate.
«Il signor Gold è qui?!» esclamò Regina stupita, allontanandosi leggermente dall’altra per poterla guardare in volto, ma senza lasciarla andare.
«No, sono qui da sola. Ma questa» rispose la ragazza, alzando la mano nella quale stringeva la collana con il ciondolo di Regina, «scottava tanto sulla mia pelle che mi ha fatto rinvenire».
Regina abbassò lo sguardo sul petto di Emma, dove vide un piccolo anello rosso dai contorni irregolari. Quel ciondolo l’aveva ustionata.
La donna accarezzò piano la pelle dell’altra, attorno alla ferita, considerando l’idea di usare la magia. Ma se quello che Daniel aveva detto era vero, preferiva non rischiare che qualcosa le separasse nuovamente.
«Cosa c’entra il signor Gold?» chiese invece.
«Le collane, le ha fatte lui. Tu ne hai… voglio dire, il tuo corpo a Storybrooke ne-»
«No, le ho qui» disse Regina, alzando il pugno e mostrando i suoi ciondoli, di cui uno, quello di Emma, brillava intensamente.
«Oh».
«Mi hai trovata grazie a questo?» domandò Regina, accarezzando il volto di Emma e appoggiando la sua fronte contro quella della ragazza.
Emma annuì, tracciando il contorno delle labbra della donna con le dita. Per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo dopo, non voleva certo rovinare il momento facendosi sgridare da Regina per aver fatto una cosa tanto insensata come maledirsi volontariamente.
Emma sorrise appena, inclinando la testa di lato, andando a baciare l’identico sorriso che si era dipinto sul volto di Regina.
In quell’istante, i loro ciondoli smisero di brillare e scottare e un tenue raggio di sole illuminò le due donne, scomparendo velocemente, senza che nessuna delle due si rendesse conto del cambiamento.
«Non c’era bisogno che tu lo facessi, comunque. Andavi bene, per me» sussurrò poi Emma, sfiorando la bocca di Regina con la propria nel pronunciare quelle parole.
«Punti di vista, suppongo».
«Sei sempre stata drastica» commentò Emma, strappando una risata leggera a Regina, che riempì l’aria.
«Ma come hai fatto ad arrivare fino a qui?»
Emma non ebbe il tempo di rispondere alla scottante domanda di Regina, perché un uomo si schiarì la voce, avvicinandosi lentamente dalle spalle della donna.
La ragazza si alzò velocemente in piedi, aiutando Regina a fare altrettanto e parandosi di fronte a lei.
«E tu chi diamine sei?» esordì Emma, lanciando uno sguardo minaccioso all’uomo, che guardò Regina come a chiedere aiuto.
«Lui è Daniel, Emma» intervenne Regina, afferrando il braccio della ragazza, che si voltò immediatamente verso di lei, con sguardo confuso.
Regina si accigliò, mentre l’espressione di Emma, dapprima confusa, ebbe un lampo di folgorazione, sostituita da qualcosa che la donna giudicò molto simile alla gelosia.
«Quel Daniel?» domandò la ragazza.
«Quel Daniel» confermò Regina.
Quel Daniel in questione si avvicinò ancora di un passo, porgendo la mano ad Emma.
«E così tu sei il presunto Vero Amore di Regina. Emma, giusto?»
La ragazza abbassò lo sguardo sulla mano che le veniva offerta, prima di piantare il proprio sguardo in quello di Daniel.
«Emma Swan. E quel presunto è decisamente superfluo» lo corresse la ragazza, stringendo comunque la mano dell’uomo.
«Regina mi aveva detto che eri giovane, ma non mi aspettavo…».
«Non ti aspettavi cosa, esattamente?»
«Daniel, perché non accompagniamo Emma nella foresta? Sicuramente sarà stanca e stare accanto al fuoco la aiuterà» intervenne Regina, allarmata dallo scambio di battute tra i due.
«La conosci la strada, tesoro, io ti raggiungo tra poco» rispose Daniel, cogliendo Regina di sorpresa con un bacio sulla guancia, che fece innervosire Emma.
«Andiamo» disse acidamente la ragazza, stringendo un braccio attorno ai fianchi dell’altra donna.
«Non so cosa diamine gli sia preso» commentò Regina, dopo che si furono allontanate di qualche passo da Daniel.
«Maledizione, Regina, è ancora innamorato di te!».
 
 
Emma e Regina sedevano di fronte al fuoco scoppiettante, sopra la terra morbida, una di fronte all’altra. Attorno a loro, gli abitanti dell’isola sembravano talmente affaccendati da non accorgersi di loro. Regina iniziava a trovare inquietante quell’essere sistematicamente ignorata da ogni altro essere vivente o anima o qualunque cosa le persone diventassero una volta raggiunta quell’isola.
Comunque, lei in quel momento riusciva a concentrarsi solo su Emma. Le loro gambe erano intrecciate e i capelli della ragazza erano ormai completamente asciutti, ma nessuna delle due aveva ancora parlato.
Fu Regina a rompere per prima quell’idillio.
«Allora, come sei arrivata fino a qua? La Jolly Roger è naufragata?»
«La Jolly Roger? Credi davvero che Uncino mi avrebbe aiutata a salvarti? No, non sono venuta con la Jolly Roger!» spiegò Emma, domandandosi se quel posto fosse effettivamente raggiungibile con un nave. In quel caso si sarebbe risparmiata molta fatica inutile. D’altro canto, comunque, avrebbe avuto bisogno di un portale e, ammesso che fosse riuscita a trovarlo, non avrebbe saputo che luogo pensare di raggiungere.
«Sul serio credi che l’Oltretomba sia raggiungibile con una nave?» chiese poi a Regina.
«A dire il vero, questo non è l’Oltretomba» disse la donna, proseguendo dopo l’espressione confusa di Emma. «Si tratta di un’isola senza nome. Sembra che qui finisca la gente… sì, insomma, hai capito».
«No, non ho capito» protestò Emma, scorgendo un rossore sulle guance dell’altra. «Non ci posso credere, Regina, stai arrossendo! Allora tutta quella storia del cuore ha funzionato!»
«Certo che ha funzionato, quante volte mi hai visto fallire? Voglio dire, le conseguenza delle mie vittorie si sono rivelate a volte un pochino troppo devastanti, ma quella è un’altra questione» tagliò corto Regina.
Emma scosse la testa.
«Allora, che persone ci sono su quest’isola?» incalzò poi.
«Ci sono persone che ancora hanno una strada da percorrere con il loro Vero Amore» spiegò Regina, guardando le fiamme danzare davanti a lei.
«Perciò io e te abbiamo ancora della strada da fare insieme» disse Emma e Regina spostò velocemente lo sguardo sulla ragazza. Allora non si era illusa, come Daniel, aspettando la persona sbagliata. Un sospiro di sollievo le sfuggì dalle labbra e Regina semplicemente annuì, lasciando che Emma la abbracciasse.
«Hai dubitato di noi?» sussurrò la ragazza nell’orecchio dell’altra.
Regina si limitò ad annuire e sentì il corpo di Emma irrigidirsi appena.
«Non importa» disse la ragazza, spostandosi per guardarla negli occhi. «Comunque, sappi che c’è stato un momento in cui ti ho odiata, Regina. Perché eri morta e, accidenti, hai lasciato Henry da solo, senza una madre. E guarda come siamo finite noi, senza una vera madre».
«Aveva te» protestò Regina. «Ora come sta?»
«Bene. L’ho lasciato con Mary Margaret e David. È stata dura, per me e per lui, fino a quando non ho pensato alla Maledizione del Sonno. La speranza di riaverti lo ha-» 
«La Maledizione del Sonno?» domandò Regina allarmata.
Emma prese un sospiro profondo. Non si era resa conto delle spiegazioni che la sua affermazione avrebbe comportato. Comunque, Regina doveva sapere.
«Sono sotto la Maledizione del Sonno».
«Cosa?!»
«L’ha preparata Gold. Mi ha permesso di arrivare fino a qui. A dire il vero credevo che sarebbe scoppiata una guerra contro gli zombie e che sarei stata costretta a strapparti metà del cuore, ma sono felice di sapere che non sei davvero morta» disse Emma.
«Strapparmi… Emma Swan, ti prego, dimmi che Gold non ti ha sul serio parlato di quell’incantesimo! Voleva farti compiere della magia oscura, Emma! Volevi portare via un’anima all’Oltretomba! Ma a cosa diavolo stavate pensando, tutti quanti? E sul serio Mary Margaret non ha provato a fermarti? Perché il vostro piano era una pazzia e avrebbe finito per-»
Regina, nella foga si era alzata in piedi e gesticolava animatamente, incapace di credere a quello che Emma le stava raccontando.
«Regina!» la chiamò la ragazza, interrompendone le parole. «Tu ti sei uccisa per me! Credevi davvero che non avrei provato tutto il possibile per riportarti indietro? Non hai il diritto di protestare, volevo salvarti».
Regina si passò le dita tra i capelli, tornando accanto a Emma. Sospirò, guardando la ragazza negli occhi.
«Hai ragione. Ma tu hai…» disse Regina, incapace di concludere la frase.
«Abbandonato Henry. Di nuovo, come hai fatto tu».
«Siamo delle pessime madri, non è vero?»
«No, ma dobbiamo riuscire a tornare da lui. Il tuo ex-marito ha idea di come lasciare questo posto?» domandò Emma, preferendo non pensare al fatto che in quel momento Henry si trovasse sul serio senza madre.
«Non l’ho mai sposato!» protestò Regina. «In ogni caso no, non abbiamo avuto molto tempo per parlare».
«Stai scherzando? Deve essere passato almeno un mese dal giorno della tua morte a quando sono arrivata qui!» spiegò Emma, cercando di fare mente locale nonostante avesse perso la cognizione del tempo nel momento esatto in cui era caduta in quel sonno profondo.
«Qui il tempo scorre diversamente» si intromise Daniel, giungendo in quel momento alle loro spalle e facendo sussultare entrambe le donne.
I muscoli di Emma si irrigidirono all’istante.
«Non c’è bisogno di mettersi sulla difensiva, giovane. Non volevo trattarti male, prima. Ma ho sempre pensato che Regina fosse il mio Vero Amore, devo ancora venire sul serio a patti con tutta questa faccenda» si scusò Daniel impacciato. Regina gli rivolse un sorriso di gratitudine.
«Non sono poi tanto giovane» disse Emma, dopo aver annuito per far comprendere all’uomo di aver capito la situazione. In realtà trovava ancora fastidiosa la sua presenza accanto a Regina, ma sembrava sincero in quel momento, e lei era abbastanza sicura che i suoi superpoteri trascendessero i mondi.
«Sei la figlia di Biancaneve, no? Devi avere qualcosa come cento anni in meno, rispetto a noi».
«Hai centoventotto anni?!» esclamò Emma, guardando Regina.
«No, Emma, non ho centoventotto anni!» negò la donna, fulminando Daniel con lo sguardo per fargli capire che quello era un argomento che avrebbe preferito evitare.
«Quanti ne hai?» domandò la ragazza.
«La cosa non ha alcuna importanza. Ora, perché non ci concentriamo su come lasciare quest’isola?» disse Regina, cambiando argomento.
Emma sospirò, decidendo che la questione poteva essere discussa in un secondo momento. Il suo sguardo si spostò su Daniel.
Il ragazzo si ritrovò due paia di occhi colmi di speranza che lo fissavano in attesa, ma non riuscì a capirne il motivo.
«Cosa c’è?» chiese infine.
«Come facciamo a lasciare l’isola e a tornare da nostro figlio?» domandò Regina, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Daniel rimase senza parole, confuso.
«Io non… non lo so».
«Come sarebbe a dire che non lo sai? Come hanno fatto gli altri a lasciare l’isola?» intervenne Emma.
«Non ricordo nessuno che l’abbia mai fatto» confessò Daniel, titubante.
Lo sguardo di Emma, ora colmo di panico, si spostò su Regina, che deglutì a vuoto, cercando di nascondere la paura che, lentamente, iniziava a inghiottire il suo cuore.
«Ci deve essere un modo, Daniel. Hai detto che le persone che arrivano qui hanno della strada da percorrere con il loro Vero Amore. Noi dobbiamo tornare indietro!» protestò Regina.
Daniel non rispose.
Erano bloccate lì, su quella dannata isola, da chissà quanto tempo e per chissà quanto altro tempo, senza la minima idea di come andarsene, senza sapere se avrebbero mai più rivisto Henry.
Avevano reso il loro bambino orfano e il senso di colpa aveva già iniziato a divorarle. 




NdA 
Le cose si mettono male per le nostre donne. Speriamo che il nuovo anno sia migliore, per loro. 
Intanto, buon anno a voi!
Grazie mille per le recensioni, mi sempre piacere leggere i vostri sfoghi da fangil, mi fa capire di non essere l'unica a farli <3 
A presto, Trixie :D 

 
   
 
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