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Autore: Pandora86    31/12/2013    5 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi continua a inserire la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura.
 
 
 

Capitolo 19.
 

Hanamichi richiuse la finestra, avviandosi lentamente al letto.

Dannazione, le fitte alla schiena erano insopportabili.

Tenne l’orecchio teso per un po’ cercando di captare ogni minimo rumore, conferma del fatto che Rukawa e Sendoh fossero stati beccati.

Non successe nulla per dieci minuti buoni e il numero dieci tirò un sospiro di sollievo.

Dopò un po’, sentì la sua porta aprirsi; il medico aveva fatto capolino nella sua stanza per controllare che dormisse senza problemi.

Hanamichi rimase a occhi chiusi tirando, dentro di sé, un secondo sospiro di sollievo.

Aveva fatto bene a farli andare via dalla finestra o sarebbe stato impossibile nasconderli.

Rabbrividì al solo pensiero di quello che sarebbe successo poi.

Per fortuna, però, era andato tutto bene.

Dopo pochi istanti, sentì la porta richiudersi e aprì nuovamente gli occhi.

Cercando di ignorare il dolore, richiamò alla mente i particolari di quell’assurda nottata.

Sendoh.

Chi avrebbe mai potuto immaginare che il porcospino arrivasse a tanto.

Ripensò al suo racconto e alla freddezza di Yo nei confronti del numero sette.

Non aveva dubbi, aveva fatto bene a raccontare il passato del suo braccio destro.

Si domandò se Mito avesse, in passato, guardato Sendoh come lui aveva guardato Rukawa.

Forse sì, forse no.

Di certo però Sendoh aveva notato Mito.

Galeotta fu la camicia! Pensò Sakuragi, sghignazzando al pensiero dell’assurda camicia di flanella del suo amico.

Dovette ammettere con se stesso che il porcospino lo aveva piacevolmente stupito.

Non lo aveva mai considerato granché da quel punto di vista, per lui era solo un avversario da battere.

Eppure, non si poteva negare che fosse un bel ragazzo.

Lui, che in fondo aveva sempre saputo da che lato andassero i suoi gusti, lo riteneva tale.

Era alto e prestante e, ovviamente, l’idolo di tutte le ragazze del Ryonan e non solo, a giudicare dagli articoli che uscivano su di lui.

Eppure, proprio come lui, Sendoh era molto meno superficiale di quello che dava a vedere.

Non era un rubacuori incallito o un ritardatario cronico che si trasformava solo su un campo da basket.

Era una persona orgogliosa e ambiziosa che quando voleva qualcosa faceva di tutto per ottenerla imponendo agli altri il suo volere.

Aveva fatto lo stesso anche con Yo, si ritrovò a riflettere Sakuragi.

Lo aveva notato e aveva provato a rivolgergli la parola. Lo aveva invitato a uscire insistendo fino all’esasperazione, imponendo all’altro la sua presenza e facendo in modo che Yohei accettasse la sua compagnia per sfinimento più che altro.

E poi, cosa più importante, aveva perfettamente compreso il carattere di Yohei.

Un carattere freddo e calcolatore accompagnato da un sorriso sghembo; questo era Sendoh, anche se il numero dieci avrebbe potuto dare la stessa definizione per il suo migliore amico.

Hanamichi si era sorpreso molto quando aveva sentito i particolari sull’uscita e le conversazioni che avevano avuto.

Sendoh, nonostante fosse attratto fisicamente da Yo, non si era accontentato di uscirci insieme.

Lui voleva essere notato. Voleva essere considerato da quel ragazzo così scostante e più Yohei lo allontanava più l’altro si incaponiva.

Sendoh, quella notte, non aveva nascosto i suoi gusti sessuali, altro particolare fondamentale.

Non aveva fatto mistero di preferire un ragazzo piuttosto che una ragazza, a patto che questa persona avesse quello che cercava.

Il problema, a questo punto, era Yohei.

Yohei non si era mai interessato a nessuno, ragazzo o ragazza e Hanamichi aveva sempre considerato i suoi gusti un mistero irrisolto.

Ora invece, si sentiva attratto da Sendoh.

Dalla sua prestanza fisica ma anche dal suo carattere.

Come avrebbe reagito di fronte al nuovo agguato del numero sette?

E, se le cose si fossero risolte, come avrebbero impostato la relazione?

Yohei, per quello che ne sapeva Hanamichi, detestava essere toccato.

Sopportava i continui abbracci della madre proprio perché le voleva un bene immenso.

Questa era una cosa che anche Sendoh sembrava aver notato, per fortuna.

Quindi, di certo avrebbe capito che provarci subito in quel senso gli sarebbe solo costato un ricovero nell’ospedale più vicino.

In quel momento, Hanamichi si pentì un poco di essere stato così vago su come gestire le informazioni che aveva dato al numero sette.

Certo, lo aveva rassicurato sui sentimenti di Yo ma non gli aveva detto assolutamente come fare per utilizzare al meglio quelle notizie.

Eppure, sentiva di aver fatto bene.

A Sendoh, Mito piaceva; di conseguenza non avrebbe avuto problemi.

Aveva accettato di buon grado il suo aiuto in questo senso, dichiarandosi pronto a fare tutto da solo una volta che avesse capito cosa tormentava Yo.

Quindi, su questo forse poteva stare tranquillo.

A quel punto, non poté impedire alla sua mente di andare a focalizzarsi sulla seconda persona che era venuta a fargli visita.

Kaede Rukawa.

Che diamine era venuto a fare anche lui?

Lui non era un idiota.

Era per questo che li aveva presi in contropiede dicendo, lui a loro, il motivo della visita.

Perché Rukawa aveva accompagnato Sendoh, rischiando di dire addio al ritiro.

Inoltre, era evidente, dallo sguardo del numero undici, che non fosse assolutamente d’accordo con quella visita notturna.

Perché?

Questo si era domandato Sakuragi.

Perché?

Si domandava tuttora.

Non aveva fatto in tempo a chiederglielo, ma quella domanda lo tormentava.

Si preoccupava del ritiro?

No! Se fosse stato così, non sarebbe venuto!

Non voleva vederlo?

Hanamichi non voleva credere che fosse questo il motivo delle sue occhiate truci verso il numero sette.

E allora, perché sembrava così contrariato?

Possibile che si preoccupasse a tal punto per lui da rinunciare a vederlo pur di non creargli fastidi?

A quell’ipotesi, Hanamichi sentì il cuore iniziare a battere più veloce.

Tra l’altro, Rukawa non aveva fatto altro che scrutarlo tutto il tempo, pronto a carpire chissà quali informazioni.

Informazioni sulla mia salute! Comprese Hanamichi a quel punto.

Informazioni su come sto!

Informazioni che lui non aveva dato appositamente.

Ma allora, se era questo il motivo, perché aveva accettato comunque?

Perché sa quanto tengo a Yo! Si rispose poi il numero dieci.

Aveva accettato, pur essendo contrario a quella visita, solo per Mito.

Anche lui doveva stimare Yohei, in fondo.

A quei pensieri, un sorriso si dipinse sul suo volto e si pentì un poco di aver omesso appositamente le notizie che riguardavano lui.

Per la prima volta, si pentì di aver assecondato il suo orgoglio.

Orgoglio che gli diceva di apparire forte, sempre e comunque.

Orgoglio che doveva aver ferito Rukawa in passato.

Orgoglio che aveva ferito Rukawa quella notte.

E il numero undici non se lo meritava.

Non dopo tutto quello che aveva fatto in quei mesi di sotterfugi.

Non dopo tutte le volte che si era dovuto sorbire i suoi sbalzi d’umore e le sue paturnie mentali.

Le cose cambieranno!

Fu con quel pensiero che si rasserenò.

Quando sarebbe uscito da lì, avrebbe trasformato la mezza promessa che si era scambiato con Rukawa in qualcosa di più concreto.

Lo avrebbe messo al primo posto, come meritava di essere.

Anche lui avrebbe fatto la sua parte in quella storia appena nata eppure solida come quelle di anni.

Fu con questo pensiero che si addormentò.

Con questo pensiero e il volto di Rukawa a fargli compagnia nei sogni.
 

***
 

“Tu?!” ripeté Mito perplesso, assottigliando lo sguardo e indurendo il tono.

“Che cosa vuoi?” scandì lentamente le parole, sentendo il sonno svanire completamente.

“Parlare!” rispose Sendoh guardandolo fisso, con tono altrettanto duro.

“Io, invece, no!” rispose Yohei chiudendo la porta.

Sendoh però fu lesto a frapporre il suo piede fra la porta e lo stipite, aprendola poi con le mani ed entrando nella stanza di prepotenza.

Yohei lo guardò perplesso, non sapendo cosa fare di fronte a quel comportamento così insolito dell’altro.

“Hai preso una botta in testa?” lo schernì, usando un tono volutamente cattivo.

“Risparmiati il sarcasmo” sorrise Sendoh.

“Non attacca, con me” disse duro, facendo scomparire il sorriso.

“Hai visto che ore sono?” gli inveì contro Yohei, chiudendo la porta e avvicinandosi all’altro.

“Credevo ci fossimo detti tutto” continuò, appoggiandosi al muro con le braccia incrociate.

“Veramente” lo corresse il giocatore, “hai fatto tutto da solo”.

“Capisco!” lo schernì ancora Yohei.

“A te non piace che gli altri decidano per te. Il grande Sendoh non sopporta che qualcuno gli dica di no!” rise Yohei con sarcasmo.

“Beh, io non so che farci” scrollò le spalle, guardandolo indisponente.

“Giusto per curiosità” riprese Yohei, “ci hai impiegato una notte a pensare a cosa dire? Se avevi qualcosa da obiettare, potevi dirmelo ieri sera” lo guardò con un sorriso supponente.

“Diciamo che è stata una nottata movimentata” rispose Sendoh volutamente misterioso.

Yohei lo guardò interrogativo e Sendoh continuò.

“Raccontami cosa ha dovuto fare Rukawa per avvicinarsi a Sakuragi!”disse, più serio che mai.

Yohei lo guardò scettico.

“Scusa?!” gli domandò inarcando un sopracciglio.

“Hai capito benissimo” lo riprese Sendoh. “Rispondimi!” aggiunse imperativo.

Yohei, di fronte a quel modo di fare, si indispose.

“Tu, questo tono con me, non lo usi” gli si avvicinò, puntandogli l’indice contro.

“Rispondimi!” disse ancora Sendoh.

“Se non vuoi che lo chieda a Sakuragi stesso!” aggiunse con un sorriso misterioso.

L’altro rise.

“E come faresti?” gli domandò curioso.

“Posso fargli una telefonata” incominciò Sendoh.

“Sai che sorpresa, per il tuo caro amico, ricevere una telefonata dall’asso del Ryonan?” domandò.

“Oppure” continuò, anticipando le ripsoste dell’altro, “posso andare a fargli visita quando incomincerà la riabilitazione. Oppure ancora, posso domandarglielo alla prima partita che disputeremo. Magari, davanti a tutta la squadra” aggiunse lentamente, in modo che l’altro afferrasse il concetto.

Yohei lo fissò duro.

“Io, invece, posso impedirti di giocare al ritiro mandandoti all’ospedale” lo minacciò.

“E così beccarti una denuncia per aggressione” non si perse d’animo Sendoh.

“Dimentichi che i miei amici possono testimoniare il falso!” sogghignò sarcastico Yohei.

“E tu dimentichi che siete solo quattro teppisti” fu la pronta risposta di Sendoh.

“Quando le scuole saranno informate, quale reputazione credi che sarà presa in considerazione? La mia, o la vostra?” domandò ancora, sapendo di stare mettendo l’altro alle strette.

“Inoltre, se passi dei guai, non potrai più fare compagnia a Sakuragi e sostenerlo in questo periodo duro.
Come farà senza di te?”continuò in quelle domande retoriche.

“Tu però rinunceresti al basket!” gli disse Yohei non cedendo.

“Se ti spezzo un braccio, dovrai dire addio alla tua carriera!” gli fece notare con cattiveria.

“Ma se non gioco, mi annoierò molto” non si arrese Sendoh con la prontezza di chi sa esattamente cosa dire avendo la sicurezza che può dare un discorso preparato con molto tempo d’anticipo.

“E, una persona annoiata diventa chiacchierona” aggiunse lentamente il numero sette, dando modo all’altro di assimilare le sue ultime parole.

“Molto chiacchierona, soprattutto se deve diffondere dei pettegolezzi” aggiunse ancora, avvicinandosi e facendo scomparire il sorriso dal suo volto.

Yohei a quelle parole, deglutì.

Aveva ragione.

Sendoh aveva dannatamente ragione!

Una volta tornato a scuola, avrebbe potuto facilmente diffondere i pettegolezzi sulla relazione tra Sakuragi e Rukawa.

“Mi stai ricattando!” sbottò Mito afferrando a pieno la situazione.

Strinse i pugni, sentendo l’improvvisa voglia di menare le mani.

“Se vuoi vederla così, fa pure” rispose Sendoh con tranquillità sedendosi sul letto.

“Tutto dipende da quanto ci tieni al tuo amico, e cosa sei disposto a fare per lui” aggiunse guardandolo fisso.

Yohei chinò il capo, sconfitto.

Cosa era disposto a fare, per proteggere Hanamichi?

Tutto!

Era solo colpa sua quella situazione.

Se non si fosse fatto riconoscere da Sendoh.

Se non ci fosse uscito insieme.

Era in trappola e l’altro se ne stava approfittando.

E lui doveva solo chinare il capo e fare quello che l’altro voleva.

“Va bene” disse Yohei lentamente.

“Va bene!”ripeté con un sussurro.

Sendoh sorrise, non gioendo però per quelle parole.

Ora, l’altro lo odiava.

Eppure, era disposto a scendere a compromessi con lui per salvare Sakuragi.

Provò un’immensa tristezza nell’osservare quella versione inedita di Yohei.

Una versione sconfitta.

Eppure, anche se avrebbe voluto abbracciarlo rassicurandolo che non avrebbe mai fatto nulla di quello che aveva detto, sapeva di doversi trattenere.

Doveva farlo per il suo bene.

Perché Sendoh aveva un piano ma, se Yohei non lo avesse assecondato, non avrebbe potuto fare niente.

E, se l’unico modo era fargli credere a un ricatto, allora andava bene così.
“Facciamola finita subito” disse Yohei.

Sendoh lo guardò interrogativo.

“Io lo so che cosa vuoi!” parlò ancora Mito.
Sendoh inarcò un sopracciglio, non riuscendo a comprendere il senso di quelle frasi.

“Vuoi venire a letto con me e non sopporti che io ti abbia detto di no!” esclamò Yohei, marcando l’ultima parola, mentre alzava lo sguardo fronteggiando l’altro.

Sendoh, a quelle parole, lo guardò sbigottito.

“Se otterrai quello che vuoi, ti riterrai soddisfatto e mi lascerai in pace, giusto?” gli domandò ancora Mito con un sospiro.

Sendoh sgranò gli occhi, a quelle parole.

Osservò Mito che lo guardava fiero, disposto anche a quello, pur di proteggere Hanamichi.

Vide la sua espressione, evidentemente disgustata al pensiero di essere toccato da lui, e ne rimase ferito.

“Hai equivocato!” disse con tono triste.

Non l’avrebbe mai costretto a fare quello, eppure Yohei aveva tirato le somme spiegandosi in quel modo il motivo del ricatto.

Di certo, i pochi punti che aveva guadagnato ai suoi occhi si erano dissolti dopo quella conversazione.

“Hai equivocato” rimarcò il concetto alzando la voce.

“Come puoi pensare che io possa arrivare a questo?” gli domandò, sentendo la tristezza aumentare.

“Ricatto!” gli disse Yohei, freddo come il ghiaccio, mimando le virgolette con le dita.

“Non farei mai una cosa del genere” e stavolta fu Sendoh a indisporsi.

“E allora che cosa vuoi?” urlò Yohei perdendo la calma.

“Che cosa vuoi da me?” gli domandò con un sussurro, chinando il capo.

“Sapere come ha fatto Rukawa a guadagnarsi la tua fiducia” disse Sendoh.

“Solo questo” rimarcò il concetto.

“Perché?” gli domandò Mito.

“Lo capirai!” rispose sicuro Sendoh.

“Tu, intanto, comincia a raccontare” concluse sorridendo.

L’altro lo guardò dubbioso ma non obiettò.

Si sedette sul pavimento, provando a riordinare le idee e accorgendosi, in quel momento, di non sapere da dove cominciare.

“Che cosa vuoi sapere esattamente?” domandò massaggiandosi gli occhi con il pollice e l’indice.

“Quello che è avvenuto fra te e Rukawa” rispose sicuro l’altro.

“È complicato” disse Yohei lentamente.

“Non saprei neanche da dove cominciare” ammise, cercando di essere più chiaro.

Francamente, non capiva il motivo di quelle domande eppure, a quel punto, avrebbe risposto volentieri pur di togliersi il numero sette dai piedi.

Però era vero quello che aveva detto: non sapeva in che modo raccontare tutto quello che era avvenuto.

Sendoh sembrò capire la difficoltà dell’altro visto che gli sorrise rassicurante.

Si alzò dal letto e si avvicinò all’altro, sedendosi a terra di fronte a lui.

Mito gli lanciò un’occhiata truce per quella vicinanza non gradita e Sendoh se ne accorse ma fece finta di nulla.

D’altro canto, quello era il minimo; il giocatore sapeva che se Yohei avesse potuto, gli avrebbe ridisegnato la faccia a suon di pugni.

“Sei stato tu a farli mettere insieme, vero?” domandò Sendoh, partendo da lontano.

Yohei annuì, evitando il suo sguardo.

“Come hai fatto?” domandò ancora il numero dieci.

“Guarda che non è che abbia fatto chissà cosa!” ci tenne a specificare Yohei.

Sendoh inarcò un sopracciglio, guardandolo con scetticismo, ma non disse nulla.

“Rukawa osservava Hanamichi già da un po’, anche se era convinto di non avere nessuna speranza” incominciò Mito.

“Io gli ho solo assicurato che i sentimenti erano ricambiati, poi ha fatto tutto da solo” cercò di liquidare, in questo modo, la faccenda.

“Quindi avresti fatto lo stesso, anche se si fosse trattato di un’idiota” lo provocò Sendoh, che non si era accontentato di quella versione così semplificata dei fatti.

“Ovviamente, no!” sbottò Yohei capendo, l’istante successivo, di aver fatto il gioco dell’altro.

“Perché Rukawa andava bene per Sakuragi?” domandò ancora Sendoh.

Yohei si prese un istante prima di rispondere.

“Rukawa è una persona con una forza d’animo fuori dal comune e con un sangue freddo eccezionale” rispose con semplicità.

Sendoh non commentò ma non poté fare a meno di notare quanto fossero sincere le parole di Yohei su Rukawa.

Il numero undici si era guadagnato ampiamente tutta la sua stima.

“Coraggio, continua!” lo incitò, non facendo però trapelare nulla dalla sua voce.

Yohei sospirò, incominciando così a raccontare.

Non sapeva dove quello lo avrebbe portato.

Non aveva la più pallida idea di quello che Sendoh avrebbe fatto con quelle notizie.

Tuttavia, raccontò.

Dentro di lui, giustificò il racconto dicendosi che non aveva scelta, perché l’altro lo stava ricattando.

Però, non poté negare il sollievo che prendeva il sopravvento, man mano che raccontava quei mesi così bui e difficili.

Mesi che aveva vissuto da solo.

Mesi che ora stava dividendo con Sendoh.
 

Continua…
 

Note:
 

Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che spero vi sia piaciuto.

Come il solito, attendo i vostri commenti.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Ci vediamo martedì prossimo con il nuovo capitolo.

Inoltre, AUGURI DI BUON ANNO A TUTTI VOI!

Pandora86
  
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