Il
saggio Bhiscma aveva risolto ancora una volta la
situazione, ma molte erano ancora le insidie da superare, prima di poter
recuperare l’Uovo Sacro di Maat. Esso, infatti, era
stato portato da Trifheret presso la rocca di Urartryf, fortezza impenetrabile sia per i più valenti
guerrieri, sia per i più potenti maghi. Mostri e trappole non spaventavano
certo Bhiscma, già destinato alla grandezza, e dunque
egli partì con pochi compagni, a dorso di cavalli, carichi di provviste e …
Qualcuno
gli strappò di mano il libro che stava leggendo.
Loki sollevò il
volto, per guardare trucemente chi aveva così brutalmente interrotto la sua
lettura. Il viso era quello di un giovane che stava uscendo dalla adolescenza;
era sottile e affilato, un po’ pallido, i capelli erano neri pettinati
all’indietro, lasciati crescere quel tanto per sfiorare le spalle, gli occhi
verdi solitamente brillavano d’intelligenza, in quel momento erano però feroci
e parevano saettare il ragazzo in piedi che aveva dinnanzi. Si trattava di un
suo coetaneo dagli occhi azzurri e radiosi, sormontati da un ciuffo biondo, era
piuttosto elegante per essere in tenuta da guerra.
“Basta
leggere, Loki!” lo riprese quello, con un tono
leggermente canzonatorio “È ora di allenarsi! Te la sei svignata stamattina, ma
adesso vieni al piazzale d’armi.”
“Non
mi seccare, Fandral!” gli rispose aspramente Loki, rimanendo seduto a terra, con la schiena appoggiata
al muro.
“L’ho
trovato!” urlò l’altro, volgendosi altrove, poi diede un’occhiata al libro, corrugò
la fronte e commentò: “Ma che razza di roba è questa? Non si capisce nulla!”
“È
scritto il alfheimico, non mi stupisce che tu non lo
riesca a leggere.” sottolineò Loki, non celando un
certo disprezzo per l’ignoranza altrui.
“Tu
ne sei capace?” fu una domanda piuttosto aggressiva.
“Sì,
come fosse la mia lingua madre.” precisò il principe, con una punta di
orgoglio.
Intanto
si stavano avvicinando altri quattro ragazzi: tre giovanotti robusti, coi
fisici temprati dalle lotte, e una ragazza dal volto deciso, anche lei in
tenuta da combattimento.
“Beh,
e perché lo stavi leggendo? Di che parla?”
“È
un poema sacro di Alfheimr, è tra le letture
consigliate da Bragi.”
Fandral guardò il
principe con uno sguardo misto tra stupore e compatimento, poi si rivolse ai
sopraggiunti, ormai vicini: “Ehi, lui legge pure i libri solo consigliati!”
“Di
che ti stupisci?” replicò la donna “Lo conosci da cinquecento anni, lo sai che
è strano.”
“Sif!” protestò un altro guerriero biondo, quello
dall’aspetto più saldo e autoritario “Mio fratello non è strano, è solo …”
“Thor,
lascia stare, non ho bisogno di essere difeso.” lo interrupe Loki, tra lo spazientito e l’offeso.
Ci
fu qualche momento di un silenzio conteso tra l’imbarazzo e la tensione, ma Hogun lo spezzò, esclamando: “Beh, allora? Si va ad
allenarsi?”
“Sì,
abbiamo perso fin troppo tempo a cercare lui.” borbottò Sif.
“Nessuno
vi ha chiesto di farlo.” puntualizzò Loki, con uno
sfrontato sorriso sulle labbra.
Thor
intervenne e, rivolto agli amici, disse: “Voi andate al piazzale, noi vi
raggiungiamo subito!”
I
tre giovanotti e Sif si allontanarono. Loki guardò il fratello un po’ seccato, come per chiedere: che
diamine vuoi? Thor lo guardò un poco severamente e gli chiese: “Perché non
vuoi mai allenarti?”
“Non
è vero! Vengo al piazzale d’armi almeno tre volte a settimana, è più che
sufficiente.”
“Padre
non è contento.”
“Quando
mai lo è!?!”
“Lo
sarebbe se tu gli obbedissi.” replicò Thor pazientemente.
“Se
gli obbedissi sprecherei le mie giornate ad agitarmi in mezzo a un branco di
uomini sudati, sinceramente ho di meglio da fare.”
“Non
dovresti parlare così degli allenamenti. Noi siamo guerrieri e dobbiamo sempre
tenerci in esercizio: abbiamo delle responsabilità! Quando Asgard
avrà bisogno di essere difesa o dovrà intervenire per pacificare altri regni,
noi dovremo essere pronti!”
“Fratello,
tu penserai a sconfiggere i nemici sul campo di battaglia, se ce ne sarà
bisogno, ma io penserò ad evitare di arrivare sul campo di battaglia. La guerra
è una situazione fuori dall’ordinario, non può rientrare nella norma, è dunque
necessario essere pronti anche ad affrontare i problemi dei periodi di pace,
non credere che si possa risolvere tutto con qualche fendente o mazzata.”
“Ah
no?” era ironico.
“No.”
spiegò Loki, con un pizzico di soddisfazione nel
dimostrare di aver ragione “Se gli artigiani iniziassero a lamentarsi per
qualche motivo, non credo sarebbe una grande idea andare a massacrarli.”
“Va
beh, li si accontenta, mi pare logico.”
“E
se soddisfare le richieste degli artigiani intaccasse gli interessi di qualcun
altro? Se i falegnami chiedessero più legna per aumentare la loro produzione e
la chiedessero anche i fabbri per alimentare le fucine, a chi la si concede?”
“A
tutti e due, ovvio!”
“Ma
quali alberi abbatteresti? I frutteti? Quelli intorno ai fiumi o in montagna,
provocando smottamenti di terreno e frane? Oppure quelli delle foreste,
limitando così le zone di caccia e, magari, spingendo gli animali ad
avvicinarsi alla città per procurarsi cibo? E questi sono solo pochi esempi.”
“Bah,
tu la fai troppo difficile!”
“È
così che funzionano le cose, un re deve occuparsi più di diplomazia che di
guerra.”
“Puoi
stare certo che quando un Regno è forte e ha un buon esercito, niente lo può
ostacolare od oserebbe opporsi ad esso.”
“Non
mi pare che la pensi così il Re di Nidavellir, dato
che vuole dichiararci guerra, nonostante Asgard sia
evidentemente il Regno con le maggiori forze.”
“E
non mi pare che la tua cara diplomazia sia riuscita ad impedirlo.”
“Thor,
ma tu sai, almeno, qual è il vero motivo di questo scontro?”
“Sì,
sì, me lo hai ripetuto almeno dieci volte: i nani vogliono che noi diminuiamo
il dazio doganale per le loro merci che esportano qui, o qualcosa del genere,
incolpando noi per i loro problemi economici interni.” Thor ripeté a cantilena, come una poesia di
scuola, per poi aggiungere grintosamente: “Sarebbe
semplice per Padre abbassare la tassa, ma non lo fa perché sa che è necessario
ribadire la nostra potenza a Nidavellir.”
“Padre
non potrebbe abolire il dazio neppure se volesse! Quella è una tassa introdotta
dalla Lobby dei Vasai, che vogliono impedire l’arrivo dei boccali di metallo
sul nostro mercato, perché la gente allora comprerebbe solo quelli, visto che
non si rompono lanciandoli, e ciò sarebbe un tremendo colpo per l’economia dei
vasai che prospera grazie alla ceramica infranta quotidianamente; hai capito
qualcosa?”
“Che
non ti stanno simpatici i vasai. Comunque sia, alla fine si entrerà in guerra e
questo dimostra che c’è bisogno di combattenti.”
Loki sospirò e si
portò una mano alla fronte, scuotendo il capo sconsolato. Thor continuò: “Su,
dai, raggiungiamo gli altri al piazzale d’armi, dobbiamo tenerci pronti! Forse
questa volta Padre ci permetter di guidare la campagna militare, non sarebbe
entusiasmante?! La nostra prima impresa bellica! Nidavellir
tremerà! Dai, dai, vieni, dobbiamo ripassare i nostri attacchi migliori.”
Thor
si era lasciato prendere dall’entusiasmo, aveva afferrato per le maniche il
fratello e lo aveva strattonato per metterlo in piedi. Loki,
rassegnato, si era alzato e lo seguì verso il piazzale d’armi, dicendosi che in
fondo era diplomazia anche mantenere buoni rapporti coi soldati e accattivarsi
la loro benevolenza e rispetto.
Giunti
al piazzale d’armi, Thor andò subito a gettarsi in mezzo ai soldati, sollevando
la propria mazza e gridando: “C’è qualcuno che pensa di essermi degno
avversario?”
Loki, invece, si
prese qualche minuto per cambiarsi d’abito e indossare la propria lorica muscolata
nera, robusta, ma sottile e aderente, che non interferiva in alcun modo coi
movimenti di chi l’indossava, né lo appesantiva; era l’armatura tipica asgardiana, lui e suo fratello, ovviamente, possedevano
delle loriche differenti da quelle dei soldati comuni, erano oggetti speciali,
forgiate dai migliori fabbri e racchiudevano il potere della famiglia regale
che si trasmetteva di padre in figlio. Thor la indossava costantemente, assieme
al mantello rosso, Loki, invece, ne faceva sfoggio solo
durante le grandi cerimonie e, appunto, quando si allenava nel combattimento.
Quando
uscì dallo spogliatoio, il principe si guardò bene dal raggiungere il fratello
e i suoi amici, ma si diresse verso un gruppo di soldati che lo salutarono col
dovuto rispetto; egli ricambiò affabilmente e chiese di fronteggiare
contemporaneamente cinque di loro.
“Cinque,
signore?” si meravigliò uno, ma vedendo Loki
accigliarsi, non insisté a tal proposito e chiese: “Con quale arma?”
“Quella
che preferite. Io userò il mio pugnale.” ed estrasse da un piccolo fodero una
lama lunga poco meno di quindici centimetri. Guardò i cinque sfidanti farsi
avanti e sorrise. Con una rapida sequenza di movimenti fluidi e aggraziati,
vorticò in mezzo ai suoi avversari, evitando tutti i loro colpi e riuscendo a
disarmarli delle loro lunghe spade o mazzafrusti, che teoricamente avrebbero
dovuto avvantaggiarli, tenendo a distanza il principe. Nel giro di poco i cinque
soldati erano stati sconfitti e si complimentarono con Loki,
la cui soddisfazione, però, fu presto frustrata da una voce: “Non è una grande
impresa liberarsi di una manciata di soldati semplici.”
“Taci
Fandral, mi stavo solo riscaldando!” gli ringhiò Loki e scagliò il proprio pugnale contro il biondo che
lestamente alzò lo stocco e parò il colpo.
“Ci
vuole ben altro con me!” lo ammonì Fandral, con un
sorrisetto provocatorio.
Loki si sentì ancora
più furente e si avvicinò per recuperare l’arma, ma non disse nulla, non aveva
affatto voglia di litigare con quel fanfarone.
“Non
dici nulla?” lo provocò Fandral “Allora ammetti ch’io
sono più abile di te.”
Loki serrò i denti,
raccolse il pugnale, e si trattenne. Sfortunatamente al suo posto parlò Thor: “Mio
fratello è un principe di Asgard ed è secondo solo a me!”
Perché non sta
zitto? –pensò Loki- Lo sa bene che non sono in grado di sconfiggere i
suoi amichetti.
“Fratello, mostragli quel di cui sei capace,
sfidalo a duello!”
“Thor, non è il caso, adesso ...” tentò di dire il
principe.
“Ha paura!” disse Volstagg,
fingendo di borbottare, ma assicurandosi di essere sentito.
“Mio fratello non ha paura di nulla!”
Thor, ma sei
così tonto da non capire che i tuoi amici non vedono l’ora di mettermi in
ridicolo davanti a tutti, o sei in combutta con loro? e fulminò con lo sguardo il fratello, che però parve non accorgersene,
infatti proseguì: “Loki, vai, fatti valere!”
“Sì, dai” lo incalzò pure Fandral
con evidente scherno “Mostraci le tue qualità.” alzò lo stocco “Sono qui che ti
aspetto.”
La sfida era stata lanciata, a quel punto Loki non poteva tirarsi indietro ma, dannazione, non
avrebbe affatto voluto accettarla! Sapeva che se si fosse limitato a ricorrere
alle arti militari, molto probabilmente sarebbe stato sopraffatto, se si fosse servito
della magia, sarebbe stato guardato malamente e non sarebbe stato apprezzato. Non
aveva grandi possibilità di scelta: o ammettere di essere inferiore a Fandral nel combattimento, o dimostrarlo. Maledisse la
linguaccia di Thor, poi si volse verso lo sfidante e, sperando di poter avere
la meglio almeno quella volta, gli disse, simulando tranquillità: “Non ti farò
attendere oltre.” e si mise in guardia.
Fandral sorrise ancor più malignamente e puntò lo stocco, pronto a colpire. I due
giovani si squadrarono a lungo, poi mossero qualche passo e trascorsero un paio
di minuti a girare in tondo e solo un paio di volte il biondo tentò un affondo,
facilmente evitato dal principe. Stufo di quella situazione di stallo, Fandral avanzò velocemente di un paio di passi e menò un
fendente laterale, che però fu parato da Loki. L’altro
ritrasse velocemente la lama e la mise dritta davanti a sé, tenendo l’elsa in
alto, per proteggersi da un affondo del pugnale. Le due lame si allontanarono e
i combattenti si trovarono di nuovo faccia a faccia, studiandosi l’un l’altro,
in cerca di un punto debole, di un punto scoperto da sfruttare. Ancora una
volta a una lunga stasi seguì una rapida successione di colpi, per lo più erano
attacchi di Fandral che cercava di colpire l’avversario
e gli impediva di avvicinarsi. Dopo un paio di affondi e un fendente, la lama
dello stocco sfiorò il volto di Loki che balzò all’indietro
rapidamente, ma non abbastanza. Una sottile linea rossa comparve sullo zigomo
pallido del principe e colò qualche goccia di sangue. Loki
avvertì il leggero bruciore della ferita, ma non si pulì, la ignorò, ma la sua
rabbia aumentò; ad irritarlo, inoltre, c’erano le numerose grida di incitamento
a favore del suo avversario, pareva che solo Thor e pochissimi altri
sostenessero il principe. Loki era pieno di furia
controllata, prese la sua decisione e con inedite energia e velocità si scagliò
contrò Fandral e cercò di trafiggerlo con più
affondi, tutti andati a vuoto. Il biondo fu abbastanza agile da evitare o
parare i colpi e poi con un paio di pugni ben assestati con la sinistra sull’addome
dell’altro lo fece vacillare, avendo così modo di spingerlo a terra, col volto
nella polvere. Fandral mise un piede sulla schiena
del caduto e gli puntò la lama dello stocco sul collo e con un certo tono di
superiorità gli domandò: “Allora? Ti arrendi?”
Un braccio si strinse intorno alle sue spalle e al
suo torace, una mano gli appoggiò un pugnale sul collo e la voce di Loki, dietro di lui, gli rispose: “No.”
Fandral rimase perplesso e vide svanire l’immagine del principe a terra.
“Dannato, uno dei tuoi trucchi.” protestò il
guerriero che, ritornato lucido, in virtù della propria superiore forza fisica,
riuscì a liberarsi da quella presa senza troppe difficoltà.
Di nuovo l’uno di fronte all’altro, in posizione di
guardia, pronti a scagliarsi l’uno sull’altro.
“Hai intenzione di ricorrere ancora a questi
sotterfugi disonesti, oppure adesso ti batterai da vero guerriero?”
“Disonesti?”
“Non c’è altro modo di definire i tuoi trucchi.”
“Solo perché tu non sei capace di usare la magia,
non significa che essa sia un barare. Tu sei forte, io ho la magia, se vuoi
confrontarti con me, devi confrontarti anche con essa.”
“Ti ripeto che questo non è leale, chiunque, qui,
lo può affermare.”
“Con questo ragionamento io dovrei accusare te di
non essere leale, perché ricorri a tecniche che io non conosco.”
“Io mi sono esercitato a lungo con la spada, l’arco
e ogni altra arma!”
“E io mi sono esercitato con la magia e tu ora mi
vieni a dire che non posso usarla perché tu non sei capace di fronteggiarla?”
“Stiamo duellando con le spade.” rispose offeso Fandral.
“E io mi dovrei far picchiare, quando posso usare
la magia per evitarlo?”
“In guerra non si usa la magia, ma il ferro!”
“Quando sarai in guerra ti accorgerai che non si
combatte ad armi pari, ma che per schiacciare il nemico si ricorre a qualsiasi
arte. Sul campo di battaglia tremerai di fronte ai maghi e ringrazierai i miei
interventi.”
“Quando accadrà, ne riparleremo, ma per il momento
ognuna di queste parole mi sembra ridicola.”
Loki si era stancato di quell’inutile battibecco. Ricorse al suo parere e
fece comparire un intenso bagliore davanti agli occhi di Fandral
che rimase accecato per almeno un minuto.
“Ricorda che in questo frangete potrei pugnalarti
senza problemi.” sibilò Loki, poi, sotto lo sguardo
perplesso e attorniato da bisbigli, si voltò e se ne andò dal piazzale d’armi
nonostante Thor cercasse di trattenerlo.
Lasciò i soldati e si diresse verso il parco
regale, dove c’era il suo rifugio.