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Autore: DirceMichelaRivetti    31/12/2013    1 recensioni
Premessa: fanfic connessa a "Il Regno di Loki" per via della presenza del personaggio da me inventato Lady Vor e perché mi ispiro alla stessa visione dell'ambiente e dei personaggi. Entrambe fanno parte della serie "Il mondo di Loki e Vor" (il titolo è orribile, lo so!) nella descrizione della serie c'è qualche spiegazione in più.
1515, è dunque un prequel ai film.
Avventura, sentimenti e un po' di introspezione.
Thor, Loki, Lady Sif e i tre Guerrieri (che non hanno ancora questo titolo), dovranno affrontare dapprima i problemi causati da un predone si Aflheimr e poi prenderanno parte per la prima volta ad una guerra su Nidavellir. I combattenti daranno sfoggio del loro coraggio e della loro abilità nell'impugnare le armi, Loki cercherà di dimostrare come le sue arti possano essere utili e vantaggiose, purtroppo senza riuscire a convincere gli altri, ma per fortuna conoscerà e pian, piano farà amicizia con Vor.
Come al solito non sono capace di fare belle introduzioni, spero almeno che chi ha gradito la mia precedente fanfic voglia dare un'occhiata anche a questa.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fandral, Loki, Nuovo personaggio, Sif, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Loki e Vor'
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Il saggio Bhiscma aveva risolto ancora una volta la situazione, ma molte erano ancora le insidie da superare, prima di poter recuperare l’Uovo Sacro di Maat. Esso, infatti, era stato portato da Trifheret presso la rocca di Urartryf, fortezza impenetrabile sia per i più valenti guerrieri, sia per i più potenti maghi. Mostri e trappole non spaventavano certo Bhiscma, già destinato alla grandezza, e dunque egli partì con pochi compagni, a dorso di cavalli, carichi di provviste e …

Qualcuno gli strappò di mano il libro che stava leggendo.

Loki sollevò il volto, per guardare trucemente chi aveva così brutalmente interrotto la sua lettura. Il viso era quello di un giovane che stava uscendo dalla adolescenza; era sottile e affilato, un po’ pallido, i capelli erano neri pettinati all’indietro, lasciati crescere quel tanto per sfiorare le spalle, gli occhi verdi solitamente brillavano d’intelligenza, in quel momento erano però feroci e parevano saettare il ragazzo in piedi che aveva dinnanzi. Si trattava di un suo coetaneo dagli occhi azzurri e radiosi, sormontati da un ciuffo biondo, era piuttosto elegante per essere in tenuta da guerra.

“Basta leggere, Loki!” lo riprese quello, con un tono leggermente canzonatorio “È ora di allenarsi! Te la sei svignata stamattina, ma adesso vieni al piazzale d’armi.”

“Non mi seccare, Fandral!” gli rispose aspramente Loki, rimanendo seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro.

“L’ho trovato!” urlò l’altro, volgendosi altrove, poi diede un’occhiata al libro, corrugò la fronte e commentò: “Ma che razza di roba è questa? Non si capisce nulla!”

“È scritto il alfheimico, non mi stupisce che tu non lo riesca a leggere.” sottolineò Loki, non celando un certo disprezzo per l’ignoranza altrui.

“Tu ne sei capace?” fu una domanda piuttosto aggressiva.

“Sì, come fosse la mia lingua madre.” precisò il principe, con una punta di orgoglio.

Intanto si stavano avvicinando altri quattro ragazzi: tre giovanotti robusti, coi fisici temprati dalle lotte, e una ragazza dal volto deciso, anche lei in tenuta da combattimento.

“Beh, e perché lo stavi leggendo? Di che parla?”

“È un poema sacro di Alfheimr, è tra le letture consigliate da Bragi.”

Fandral guardò il principe con uno sguardo misto tra stupore e compatimento, poi si rivolse ai sopraggiunti, ormai vicini: “Ehi, lui legge pure i libri solo consigliati!”

“Di che ti stupisci?” replicò la donna “Lo conosci da cinquecento anni, lo sai che è strano.”

Sif!” protestò un altro guerriero biondo, quello dall’aspetto più saldo e autoritario “Mio fratello non è strano, è solo …”

“Thor, lascia stare, non ho bisogno di essere difeso.” lo interrupe Loki, tra lo spazientito e l’offeso.

Ci fu qualche momento di un silenzio conteso tra l’imbarazzo e la tensione, ma Hogun lo spezzò, esclamando: “Beh, allora? Si va ad allenarsi?”

“Sì, abbiamo perso fin troppo tempo a cercare lui.” borbottò Sif.

“Nessuno vi ha chiesto di farlo.” puntualizzò Loki, con uno sfrontato sorriso sulle labbra.

Thor intervenne e, rivolto agli amici, disse: “Voi andate al piazzale, noi vi raggiungiamo subito!”

I tre giovanotti e Sif si allontanarono. Loki guardò il fratello un po’ seccato, come per chiedere: che diamine vuoi? Thor lo guardò un poco severamente e gli chiese: “Perché non vuoi mai allenarti?”

“Non è vero! Vengo al piazzale d’armi almeno tre volte a settimana, è più che sufficiente.”

“Padre non è contento.”

“Quando mai lo è!?!”

“Lo sarebbe se tu gli obbedissi.” replicò Thor pazientemente.

“Se gli obbedissi sprecherei le mie giornate ad agitarmi in mezzo a un branco di uomini sudati, sinceramente ho di meglio da fare.”

“Non dovresti parlare così degli allenamenti. Noi siamo guerrieri e dobbiamo sempre tenerci in esercizio: abbiamo delle responsabilità! Quando Asgard avrà bisogno di essere difesa o dovrà intervenire per pacificare altri regni, noi dovremo essere pronti!”

“Fratello, tu penserai a sconfiggere i nemici sul campo di battaglia, se ce ne sarà bisogno, ma io penserò ad evitare di arrivare sul campo di battaglia. La guerra è una situazione fuori dall’ordinario, non può rientrare nella norma, è dunque necessario essere pronti anche ad affrontare i problemi dei periodi di pace, non credere che si possa risolvere tutto con qualche fendente o mazzata.”

“Ah no?” era ironico.

“No.” spiegò Loki, con un pizzico di soddisfazione nel dimostrare di aver ragione “Se gli artigiani iniziassero a lamentarsi per qualche motivo, non credo sarebbe una grande idea andare a massacrarli.”

“Va beh, li si accontenta, mi pare logico.”

“E se soddisfare le richieste degli artigiani intaccasse gli interessi di qualcun altro? Se i falegnami chiedessero più legna per aumentare la loro produzione e la chiedessero anche i fabbri per alimentare le fucine, a chi la si concede?”

“A tutti e due, ovvio!”

“Ma quali alberi abbatteresti? I frutteti? Quelli intorno ai fiumi o in montagna, provocando smottamenti di terreno e frane? Oppure quelli delle foreste, limitando così le zone di caccia e, magari, spingendo gli animali ad avvicinarsi alla città per procurarsi cibo? E questi sono solo pochi esempi.”

“Bah, tu la fai troppo difficile!”

“È così che funzionano le cose, un re deve occuparsi più di diplomazia che di guerra.”

“Puoi stare certo che quando un Regno è forte e ha un buon esercito, niente lo può ostacolare od oserebbe opporsi ad esso.”

“Non mi pare che la pensi così il Re di Nidavellir, dato che vuole dichiararci guerra, nonostante Asgard sia evidentemente il Regno con le maggiori forze.”

“E non mi pare che la tua cara diplomazia sia riuscita ad impedirlo.”

“Thor, ma tu sai, almeno, qual è il vero motivo di questo scontro?”

“Sì, sì, me lo hai ripetuto almeno dieci volte: i nani vogliono che noi diminuiamo il dazio doganale per le loro merci che esportano qui, o qualcosa del genere, incolpando noi per i loro problemi economici interni.”  Thor ripeté a cantilena, come una poesia di scuola, per poi aggiungere grintosamente: “Sarebbe semplice per Padre abbassare la tassa, ma non lo fa perché sa che è necessario ribadire la nostra potenza a Nidavellir.”

“Padre non potrebbe abolire il dazio neppure se volesse! Quella è una tassa introdotta dalla Lobby dei Vasai, che vogliono impedire l’arrivo dei boccali di metallo sul nostro mercato, perché la gente allora comprerebbe solo quelli, visto che non si rompono lanciandoli, e ciò sarebbe un tremendo colpo per l’economia dei vasai che prospera grazie alla ceramica infranta quotidianamente; hai capito qualcosa?”

“Che non ti stanno simpatici i vasai. Comunque sia, alla fine si entrerà in guerra e questo dimostra che c’è bisogno di combattenti.”

Loki sospirò e si portò una mano alla fronte, scuotendo il capo sconsolato. Thor continuò: “Su, dai, raggiungiamo gli altri al piazzale d’armi, dobbiamo tenerci pronti! Forse questa volta Padre ci permetter di guidare la campagna militare, non sarebbe entusiasmante?! La nostra prima impresa bellica! Nidavellir tremerà! Dai, dai, vieni, dobbiamo ripassare i nostri attacchi migliori.”

Thor si era lasciato prendere dall’entusiasmo, aveva afferrato per le maniche il fratello e lo aveva strattonato per metterlo in piedi. Loki, rassegnato, si era alzato e lo seguì verso il piazzale d’armi, dicendosi che in fondo era diplomazia anche mantenere buoni rapporti coi soldati e accattivarsi la loro benevolenza e rispetto.

Giunti al piazzale d’armi, Thor andò subito a gettarsi in mezzo ai soldati, sollevando la propria mazza e gridando: “C’è qualcuno che pensa di essermi degno avversario?”

Loki, invece, si prese qualche minuto per cambiarsi d’abito e indossare la propria lorica muscolata nera, robusta, ma sottile e aderente, che non interferiva in alcun modo coi movimenti di chi l’indossava, né lo appesantiva; era l’armatura tipica asgardiana, lui e suo fratello, ovviamente, possedevano delle loriche differenti da quelle dei soldati comuni, erano oggetti speciali, forgiate dai migliori fabbri e racchiudevano il potere della famiglia regale che si trasmetteva di padre in figlio. Thor la indossava costantemente, assieme al mantello rosso, Loki, invece, ne faceva sfoggio solo durante le grandi cerimonie e, appunto, quando si allenava nel combattimento.

Quando uscì dallo spogliatoio, il principe si guardò bene dal raggiungere il fratello e i suoi amici, ma si diresse verso un gruppo di soldati che lo salutarono col dovuto rispetto; egli ricambiò affabilmente e chiese di fronteggiare contemporaneamente cinque di loro.

“Cinque, signore?” si meravigliò uno, ma vedendo Loki accigliarsi, non insisté a tal proposito e chiese: “Con quale arma?”

“Quella che preferite. Io userò il mio pugnale.” ed estrasse da un piccolo fodero una lama lunga poco meno di quindici centimetri. Guardò i cinque sfidanti farsi avanti e sorrise. Con una rapida sequenza di movimenti fluidi e aggraziati, vorticò in mezzo ai suoi avversari, evitando tutti i loro colpi e riuscendo a disarmarli delle loro lunghe spade o mazzafrusti, che teoricamente avrebbero dovuto avvantaggiarli, tenendo a distanza il principe. Nel giro di poco i cinque soldati erano stati sconfitti e si complimentarono con Loki, la cui soddisfazione, però, fu presto frustrata da una voce: “Non è una grande impresa liberarsi di una manciata di soldati semplici.”

“Taci Fandral, mi stavo solo riscaldando!” gli ringhiò Loki e scagliò il proprio pugnale contro il biondo che lestamente alzò lo stocco e parò il colpo.

“Ci vuole ben altro con me!” lo ammonì Fandral, con un sorrisetto provocatorio.

Loki si sentì ancora più furente e si avvicinò per recuperare l’arma, ma non disse nulla, non aveva affatto voglia di litigare con quel fanfarone.

“Non dici nulla?” lo provocò Fandral “Allora ammetti ch’io sono più abile di te.”

Loki serrò i denti, raccolse il pugnale, e si trattenne. Sfortunatamente al suo posto parlò Thor: “Mio fratello è un principe di Asgard ed è secondo solo a me!”

Perché non sta zitto? –pensò Loki- Lo sa bene che non sono in grado di sconfiggere i suoi amichetti.

“Fratello, mostragli quel di cui sei capace, sfidalo a duello!”

“Thor, non è il caso, adesso ...” tentò di dire il principe.

“Ha paura!” disse Volstagg, fingendo di borbottare, ma assicurandosi di essere sentito.

“Mio fratello non ha paura di nulla!”

Thor, ma sei così tonto da non capire che i tuoi amici non vedono l’ora di mettermi in ridicolo davanti a tutti, o sei in combutta con loro? e fulminò con lo sguardo il fratello, che però parve non accorgersene, infatti proseguì: “Loki, vai, fatti valere!”

“Sì, dai” lo incalzò pure Fandral con evidente scherno “Mostraci le tue qualità.” alzò lo stocco “Sono qui che ti aspetto.”

La sfida era stata lanciata, a quel punto Loki non poteva tirarsi indietro ma, dannazione, non avrebbe affatto voluto accettarla! Sapeva che se si fosse limitato a ricorrere alle arti militari, molto probabilmente sarebbe stato sopraffatto, se si fosse servito della magia, sarebbe stato guardato malamente e non sarebbe stato apprezzato. Non aveva grandi possibilità di scelta: o ammettere di essere inferiore a Fandral nel combattimento, o dimostrarlo. Maledisse la linguaccia di Thor, poi si volse verso lo sfidante e, sperando di poter avere la meglio almeno quella volta, gli disse, simulando tranquillità: “Non ti farò attendere oltre.” e si mise in guardia.

Fandral sorrise ancor più malignamente e puntò lo stocco, pronto a colpire. I due giovani si squadrarono a lungo, poi mossero qualche passo e trascorsero un paio di minuti a girare in tondo e solo un paio di volte il biondo tentò un affondo, facilmente evitato dal principe. Stufo di quella situazione di stallo, Fandral avanzò velocemente di un paio di passi e menò un fendente laterale, che però fu parato da Loki. L’altro ritrasse velocemente la lama e la mise dritta davanti a sé, tenendo l’elsa in alto, per proteggersi da un affondo del pugnale. Le due lame si allontanarono e i combattenti si trovarono di nuovo faccia a faccia, studiandosi l’un l’altro, in cerca di un punto debole, di un punto scoperto da sfruttare. Ancora una volta a una lunga stasi seguì una rapida successione di colpi, per lo più erano attacchi di Fandral che cercava di colpire l’avversario e gli impediva di avvicinarsi. Dopo un paio di affondi e un fendente, la lama dello stocco sfiorò il volto di Loki che balzò all’indietro rapidamente, ma non abbastanza. Una sottile linea rossa comparve sullo zigomo pallido del principe e colò qualche goccia di sangue. Loki avvertì il leggero bruciore della ferita, ma non si pulì, la ignorò, ma la sua rabbia aumentò; ad irritarlo, inoltre, c’erano le numerose grida di incitamento a favore del suo avversario, pareva che solo Thor e pochissimi altri sostenessero il principe. Loki era pieno di furia controllata, prese la sua decisione e con inedite energia e velocità si scagliò contrò Fandral e cercò di trafiggerlo con più affondi, tutti andati a vuoto. Il biondo fu abbastanza agile da evitare o parare i colpi e poi con un paio di pugni ben assestati con la sinistra sull’addome dell’altro lo fece vacillare, avendo così modo di spingerlo a terra, col volto nella polvere. Fandral mise un piede sulla schiena del caduto e gli puntò la lama dello stocco sul collo e con un certo tono di superiorità gli domandò: “Allora? Ti arrendi?”

Un braccio si strinse intorno alle sue spalle e al suo torace, una mano gli appoggiò un pugnale sul collo e la voce di Loki, dietro di lui, gli rispose: “No.”

Fandral rimase perplesso e vide svanire l’immagine del principe a terra.

“Dannato, uno dei tuoi trucchi.” protestò il guerriero che, ritornato lucido, in virtù della propria superiore forza fisica, riuscì a liberarsi da quella presa senza troppe difficoltà.

Di nuovo l’uno di fronte all’altro, in posizione di guardia, pronti a scagliarsi l’uno sull’altro.

“Hai intenzione di ricorrere ancora a questi sotterfugi disonesti, oppure adesso ti batterai da vero guerriero?”

“Disonesti?”

“Non c’è altro modo di definire i tuoi trucchi.”

“Solo perché tu non sei capace di usare la magia, non significa che essa sia un barare. Tu sei forte, io ho la magia, se vuoi confrontarti con me, devi confrontarti anche con essa.”

“Ti ripeto che questo non è leale, chiunque, qui, lo può affermare.”

“Con questo ragionamento io dovrei accusare te di non essere leale, perché ricorri a tecniche che io non conosco.”

“Io mi sono esercitato a lungo con la spada, l’arco e ogni altra arma!”

“E io mi sono esercitato con la magia e tu ora mi vieni a dire che non posso usarla perché tu non sei capace di fronteggiarla?”

“Stiamo duellando con le spade.” rispose offeso Fandral.

“E io mi dovrei far picchiare, quando posso usare la magia per evitarlo?”

“In guerra non si usa la magia, ma il ferro!”

“Quando sarai in guerra ti accorgerai che non si combatte ad armi pari, ma che per schiacciare il nemico si ricorre a qualsiasi arte. Sul campo di battaglia tremerai di fronte ai maghi e ringrazierai i miei interventi.”

“Quando accadrà, ne riparleremo, ma per il momento ognuna di queste parole mi sembra ridicola.”

Loki si era stancato di quell’inutile battibecco. Ricorse al suo parere e fece comparire un intenso bagliore davanti agli occhi di Fandral che rimase accecato per almeno un minuto.

“Ricorda che in questo frangete potrei pugnalarti senza problemi.” sibilò Loki, poi, sotto lo sguardo perplesso e attorniato da bisbigli, si voltò e se ne andò dal piazzale d’armi nonostante Thor cercasse di trattenerlo.

Lasciò i soldati e si diresse verso il parco regale, dove c’era il suo rifugio.

   
 
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