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Autore: Cosmopolita    31/12/2013    1 recensioni
Adesso Alan guarda te. Ed è sempre più agitato, sempre più pallido –Mia nonna due giorni fa mi ha chiamato. Mi ha detto che Lady Wool stava male e che IO dovevo aiutarla. Mah, dico io… le ho spiegato che ero un medico, anzi, neanche quello a momenti, e che se aveva bisogno del veterinario poteva benissimo chiamare qualcun altro…-
-Veterinario?-
Annuisce –Lady Wool è una pecora… la pecora preferita del gregge di mia nonna, se proprio devo essere preciso.-
Ma, bisogna davvero credere alle storie dei pazzi?
[Dedicata alla Fede e a Dionigibacco]
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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L’UOMO CHE BELAVA ALLA LUNA

 

Si può passar sopra a un morso di lupo, ma non a un morso di pecora.

James Joyce

 

 

Il turno di notte in centrale è sempre più duraturo e, soprattutto, decisamente più opprimente di quello diurno. Immagino che qualunque poliziotto con una ragguardevole età di esperienza alle spalle si sia sempre domandato il perché; alla fine le ore canoniche di lavoro sono sempre sei e, checché se ne dica, le ore di sonno che si hanno alle spalle sono le stesse.

Probabilmente è colpa delle persone con cui si ha a che fare di notte.

E’ strano come l’individuo e la sua psiche cambi completamente in un arco di tempo che è relativamente breve.

Vedi di giorno il tuo vicino di casa, un ragazzino che come minimo si sarà appena laureato, che lava la sua macchina –una di quelle utilitarie rosse, carine e senza pretese- in cortile e, non appena ti vede, ti saluta gioviale alzando la mano in aria e urlando, mentre sfodera tutta l’affabilità che ha in sé -Buongiorno ,sceriffo Morgan!

E tu pensi Mh, che persona simpatica!

Sì, proprio una di quelle persone che inviteresti al pub solo per il gusto di passare una serata in compagnia.

Poi, durante il turno notturno, qualche agente di pattuglia ti chiama e ti dice –Abbiamo arrestato un ragazzo, sceriffo- lo farfuglia con una voce che pare tutto, meno che sveglia. Si sente che ha lavorato tutta la notte e inizialmente ti viene una voglia irresistibile di dirgli “Tornatene a casa, Smith, mi fai tenerezza”.

Sbuffi. Questa è stata, per modo di dire, una serata particolarmente tranquilla e proprio adesso che il turno sta per finire, un ragazzino ubriaco ti ha rovinato tutto il programma. Pensi, e non erroneamente, che farai tardi a casa –Il problema?- domandi, mentre annoti qualcosa sul tuo taccuino. La punta della matita picchia talmente forte sulla superficie della pagina da spezzarsi a metà.

-Stava disturbando il vicinato- il tono di voce, dall'altro capo del telefono, cambia. Tutto d’un tratto è profondamente divertito –Sceriffo, lei di sicuro non ci crederà se gli dicessi quello che ha fatto– sembra stia trattenendo a forza delle risatine sommesse.

Alzi gli occhi al cielo. Vorresti ribattere che non sei lontanamente in vena di assecondare questi scherzi puerili, ma tanto, lo sai già che sarebbe un impropero completamente inutile.

Sospiri rassegnato –Cosa stava facendo?

-Belava… alla Luna! Come se fosse una pecora…e parola mia, lo sapeva fare piuttosto bene.- si lascia andare ad uno scoppio di ilarità bonaria -Questo tizio ha qualche rotella fuori posto... Ho controllato i documenti, e lo sa? Abita proprio dalle sue parti, sceriffo.

 

E infine… sì, vieni a scoprire che il pazzo che bela alla Luna è il tuo vicino di casa. Già, esatto, proprio quello che la mattina lavava la macchina!

Non è buffo?

No, non lo è. Non quando stai lavorando, perlomeno.

Ti chiedi come si sia ridotto il genere umano, se perfino un bravo ragazzo come lui per divertirsi la notte deve ubriacarsi. Sì, sceriffo Morgan, lo sai benissimo che anche tu non resisti ai piaceri dell’alcool, e ti piace da impazzire quando la tua marca di whiskey preferita scende dentro la tua gola, talmente caldo da bruciarti l’epiglottide.

Ma, parola d’onore, non hai mai avuto la necessità di ubriacarti. Nemmeno con la moglie fedifraga e il figlio diciannovenne padre di due bambini senza madre.

E quando ti portano al tuo cospetto questo ragazzino, con la faccia butterata dall’acne e lo sguardo perso nel vuoto, non hai neanche voglia di sentire le sue ragioni, il solo impulso che provi è quello di sbatterlo in carcere –solo per una notte, ma tanto basta- e tornartene a casa. A dormire.

Ma quello, una volta che ti ha visto, non ha neppure un’esitazione; si avvicina alla scrivania e ti afferra per la giacca dell’uniforme. Ti guarda, come se fossi il suo Gesù personale, con gli occhi che ora sembrano, implicitamente, supplicarti di portarlo in salvo.

Ma sbagli o è smagrito dall’ultima volta che lo hai visto? E non è una di quelle perdite di peso che noti dopo mesi e mesi, no. E’ come se il tuo vicino fosse avesse perso massa muscolare tutto d’un colpo. Le sue guance incavate ne sono una prova

-Sceriffo Morgan! Oh, Signore, menomale che c’è lei. Lei è una buona persona… eh, eh…- si siede, allentandosi appena la cravatta. Le mani si stringono e stropicciano appena i pantaloni –Lei lo sa che non ho fatto nulla di male, vero?

Ogni muscolo del tuo viso si sforza per rimanere inflessibilmente stabile in un’espressione rigida –Signor Alan Jackson…- mormori atono, senza neanche degnarlo di uno sguardo, concentrato come sei a controllare tutti i documenti che lo riguardano –Laureato da poco a, ullalà, Harvard!-

-Medicina, signore- ci tiene a precisare, sulla sua faccia si è formato un sorrisino isterico che lo rende ancora più imbecille.

Lo incenerisci e vai avanti senza neanche prestargli attenzione –Nessun precedente, per ora.

-Le giuro che non ero ubriaco!- si intromette allora Alan –L’ho detto perfino al suo collega, malgrado non mi abbia voluto credere. Io sono malato. Signor Morgan, almeno lei mi presti attenzione!- lo osservi mentre stringe concitatamente tra le dita la stoffa dei pantaloni. I suoi occhi schizzano nevrotici da una parete all’altra dell’edificio.

Ti alzi dalla sedia, la tua espressione ha perso ogni vigore (Ma, dopotutto, è notte, sei stanco, non ce la fai più ad essere austero come al solito) e raggiungi l’altro lato della scrivania -Hey, amico, rilassati. Guarda che non hai ucciso nessuno– non sei famoso per la tua tenerezza, ma adesso che guardi quel ragazzino preso dal panico, un moto di pietà ti sorge spontaneo: gli appoggi una mano sulla spalla e la fai muovere su e giù, attraverso la schiena

-Abbiamo trovato tracce di alcool nel tuo corpo. Sei ubriaco, molto ubriaco. Ma adesso ti passa. Ti prometto che il tuo belato alla Luna non inciderà neanche sul tuo curriculum.

Senti Smith che, con una mano premuta sulla bocca, reprime l’ennesima risata sul nascere.

Ma Alan non si calma. No. Affatto. Scuote la testa e ti pare stia anche cominciando a sudare freddo –E’ colpa di mia nonna… e di Lady Wool, è colpa loro se mi sono ridotto così. Stanno cercando di uccidermi- si gira per fissarti e i suoi occhi adesso ti spaventano. Non è buffo? Tu che credevi di non aver paura più di nulla, adesso ti lasci suggestionare da un apparente ubriaco, con gli occhi fuori dalle orbite e i toni deliranti.

E’ pazzo. E’ uno di quei tipi che vede complotti a sua carico ovunque, il classico tipo di persona che ucciderebbe uno sconosciuto solo perché lo ha guardato con troppa insistenza alla fermata dell’autobus.

-Lady…Wool?- non sai se Smith sta provando a calmarlo, oppure semplicemente è troppo curioso per non farsi i fatti suoi. Forse la seconda.

Alan si volta bruscamente verso l’agente e annuisce, talmente veloce che la sua testa da’ l’impressione di poter saltare via da un momento all’altro –E’ l’essere più disgustoso… ripugnante… indigesto che io abbia mai conosciuto. Dopo mia nonna, ovviamente.

-Ma questo cosa c’entra con tutto il resto?- tu, a differenza di Smith e di Alan, hai solo voglia di chiudere il caso, lasciare qualcuno di guardia, prendere la macchina e tornare a casa. Non te ne importa nulla di Lady Wool o Cotone o chicchessia.

Adesso Alan guarda te. Ed è sempre più agitato, sempre più pallido –Mia nonna due giorni fa mi ha chiamato. Mi ha detto che Lady Wool stava male e che IO dovevo aiutarla. Mah, dico io… le ho spiegato che ero un medico, anzi, neanche quello a momenti, e che se aveva bisogno del veterinario poteva benissimo chiamare qualcun altro…

-Veterinario?

Annuisce –Lady Wool è una pecora… la pecora preferita del gregge di mia nonna, se proprio devo essere preciso.

Sei sempre più perplesso; Lady Wool, la pecora, sua nonna, Alan che bela alla Luna… cominci ad intravedere un nesso, ma forse è solo la stanchezza che te lo fa credere. In realtà, non sai neanche tu perché continui ad ascoltarlo. Forse, una parte di te è ancora illusa dalla possibilità che quel ragazzo non possa essere il tipo da belare alla Luna perché ubriaco.

Guardi Smith, e lui si tocca la testa con l’indice, come a dire “Questo tipo è completamente tocco, lasciamo perdere e andiamo via”.

Ma anche se fosse, che importa? Diamine, ha solo bevuto un po’, volendo potresti perfino lasciarlo andare, ci avresti pensato l’indomani alle denunce dei vicini. Non fai neanche in tempo ad avanzare l’ipotesi, che quello ti afferra nuovamente per l’uniforme –Sceriffo…- ansima pesantemente –Quella vecchiaccia infernale non ha voluto sentire ragioni!- la sua voce all’improvviso diventa gracchiante, come se stesse cercando di imitare la nonna - “Io ti ho pagato l’università, scellerato, e tu mi ripaghi così? Io ti ho mantenuto quando quegli ingrati dei tuoi genitori non avevano tempo, e ora tu non hai neanche voglia di fare un piccolo controllo? Pecore, uomini… alla fine è la stessa cosa”- fece una pausa –Avete capito con chi ho a che fare? Con una dissennata e la sua pecora dispotica! Mi hanno praticamente monopolizzato quelle due…

-Si sta parlando di una bestiola e di una vecchia- gli fa notare debolmente Smith e ancora una volta non capisci le sue intenzioni; si sta solo prendendo gioco di lui o è davvero curioso di quella vicenda?

-Già!- conviene Alan, sbattendo le palpebre –E mi dica, non è umiliante? Comunque, sono andato alla fattoria di quella strega e mi ha fatto vedere in che condizioni era quel latticino– si gratta la testa –Beh, devo ammettere che era messa davvero male. Perdeva pelo, era irritabile… più del solito, in effetti. E se ne stava in disparte, all’angolino del recinto…-

-Senta, signor Jackson, tagli corto- sbotti all’improvviso. Non ce la fai più con tutta quella manfrina della pecora, per quanto ti riguarda potrebbe essere pure morta, non fa la differenza.

Ma Alan ti guarda con un’espressione delusa –Sceriffo, quella pecora maledetta mi ha morso! Ero lì, l’ho visitata e mi ha morso! Ora capisce?

-A dire la verità, no.

Scuote la testa, ora più che spaventato e preso dal panico, sembra spazientito –Mi ha attaccato qualcosa, quella pecora radioattiva! E ora, mi deve vedere, signore… mangio solo erba. Mi hanno perfino cacciato dalla squadra di calcio perché mi hanno scoperto mentre brucavo il campo. Non sono ubriaco, mi creda. L’alcool che mi avete ritrovato nelle vene è sicuramente l’effetto di qualche grave infezione che quella pecora da macello mi ha trasmesso… secondo me è mannara, signore! Esistono i lupi mannari, perché non dovrebbero esistere le pecore mannare? E ora lo sono diventato anche io… altrimenti, mi spieghi perché ho l’impulso irresistibile di belare alla Luna!– lo ha detto con un tono così trafelato, che non ti ha dato neanche il tempo di ribattere pezzo per pezzo quello che sta sputando fuori dalla sua bocca.

E finalmente, Smith da’ libero sfogo alle sue risate. E’ talmente divertito che con le braccia si tiene premuto il ventre ed è piegato verso il pavimento –Oh, mio Dio…Sceriffo, questa batte perfino quella dell’uomo che… credeva di essere Icaro– e scoppia in un’altra fragorosa risata –Hey, ragazzo, sai che goduria quando ti toseranno!- e giù a ridere di nuovo.

Tu, invece, non ci trovi nulla di divertente. Piuttosto, sei irritato perché quello squilibrato ti ha fatto solo perdere tempo. Lo sapevi, avresti dovuto sbatterlo dentro senza se e senza ma

-Sceriffo…- mormora quello –Le giuro che è la verità. Dovreste andare a controllare quell’ovino, prima che riduca in questo modo qualcun altro.

Batti un pugno sul tavolo, cosa che, per qualche minuto, fa cessare Smith di ridere. Guardi entrambi con uno sguardo talmente tagliente che perfino il tuo sottoposto ha perso la sua solita aria da brillante spavaldo –Accompagna questo ragazzo da Ryan. Magari capisce cos’ha che non va-

Non sai dire se la sua mente è completamente andata per colpa della sbronza o per qualche disturbo psicologico. E, nel dubbio, hai deciso di tagliare la testa al toro.

-R…Ryan?- balbetta Jackson, spalancando gli occhi

-Lo psichiatra della centrale. – ci tiene a precisare Smith, rabbonito definitivamente.

Ed è in quel momento che Alan da’ sfoggio di tutta la sua pazzia. Si mette le mani in testa e comincia a tirarsi forte i capelli. I suoi occhi sembrano più grandi e sbarrati che mai, il suo volto ha perso definitivamente colore –Credono sia pazzo…credono sia pazzo- e poi si rivolge a te, Morgan, e ti pare che abbia perso una volta per tutte quell’ammirazione che nutriva per te, tu che fino all’ultimo minuto gli eri sembrato l’ultima spiaggia a cui fare riferimento –Non può farmi questo… non può.

E sei talmente turbato che riesci a proferire solo un sussurro –Mi dispiace…

 

Ora sei completamente solo. Ti massaggi le tempie e poggi la testa sul legno levigato della scrivania. Hai voglia solo di chiudere gli occhi.

Pecore mannare… per un attimo hai creduto fosse anche vera quella storia, talmente pareva atterrito quell’Alan. Ma poi il tuo lato razionale ha prevalso: pecore mannare… solo un pazzo avrebbe potuto inventarsi una sciocchezza simile.

Ti alzi dalla sedia, esci dal tuo ufficio e con un cenno della testa saluti Smith, che si è appena assopito davanti al rapporto di quella sera.

E, dall’ufficio del dottor Ryan, ti pare udire il belato angoscioso di una pecora.

 

 

 

Non so se questa storia possa essere definita tragicomica, nonsense, stupida e basta o meno, per questo ho deciso di postarla qui. Beh, spero davvero che vi piaccia ^_^ Mi piacerebbe sul serio leggere cosa ne pensate, perché è la prima volta (Seconda, forse) che pubblico qualcosa in questa sezione. Anche una critica costruttiva, che fanno sempre molto piacere.

Vi ringrazio,

Cosmopolita

   
 
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