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Autore: Tomocchi    31/12/2013    10 recensioni
Prendete un vampiro, il classico vampiro bello e tenebroso. Fatto?
Bene, ora lanciatelo via!
Niklas, vampiro per necessità, nerd a tempo pieno e con seri problemi d'immagine, è quanto di più lontano possa esserci dai vampiri scintillanti dei libri per ragazzine. Scontroso, musone e fissato con i giochi per pc.
Addizionate all'equazione Jackie, una bimbaminkia fan di Twilight, One Direction e testarda come un mulo.
Niklas vorrebbe conquistare la bella della classe e Jackie renderlo un "vero" vampiro.
Riusciranno nell'impresa?
"Niklas! Sei un vampiro! Dovresti essere un figo della madonna e invece guardati! Sei brutto, scusa se te lo dico, davvero brutto!"
"Ma a te cosa importa? Sarò libero di fare quello che voglio!"
"No! Cavoli, no! Non posso permettere che un vampiro con grandi potenzialità si butti via così!"
"Grandi potenzialità? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vattene da casa mia subito!"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another Way- Un altro modo di essere vampiro'
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ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 9
Allergie

 

 

Dublino, Fitzgerald school, Mercoledì pomeriggio

Aveva passato il Lunedì e Martedì più infernali della sua vita eterna.
Jackie lo aveva trascinato e spompato su e giù per tutti i negozi di Dublino a comprare vestiti, scarpe e accessori.
E solo questi per fortuna, perché quando lei gli aveva proposto di comprare anche un po’ di trucchi – tipo matita nera o simile per accentuare e far risaltare gli occhi – si era categoricamente rifiutato.
Eh no, il trucco no! Andava bene tutto ma il trucco no; non era una donna, non era un pagliaccio e qualsiasi altra cosa che si impiastricciasse la faccia con cosmetici vari.
L’aveva mandata caldamente a quel paese e lei gli aveva lanciato addosso la rosa canina che aveva tra i capelli.
Ecco, l’ennesimo sbaglio compiuto: le aveva regalato un mazzo di rose canine, per scusarsi della litigata avvenuta giovedì per… per cosa? Una qualche boiata che nemmeno ricordava più e se la era ritrovata di nuovo tra i piedi.
Ora nessuno stava più lontano dalla ragazza – che prima “profumava” d’aglio per tenerlo lontano –  anzi, spesso si complimentavano con lei per la rosa che “indossava” e che la rendevano più “carina e amabile”.
Non ne poteva più di sentirla parlare di quanti followers avesse su Instagram, di quanti avessero messo mi piace su tal foto.
“Ieri ho avuto ben 12 cuoricini sulla mia ultima foto, quella fatta in bagno di fronte al lavandino con tutte le candele profumate…”
“ Jackie, chi se ne frega! Non mi parlare di queste cose!”, esclamò Niklas, con le mani in tasca, sul bus.
Mamma mia che noia! Un argomento più costruttivo e interessante no?
Tipo la crisi economica greca.
“ Oddio, Niky, come sei noioso! E di cosa vorresti parlare, scusa? Insomma queste cose dovrebbero interessare anche a te!”
Zum Beispiel, wo wohnst du? Du bist immer in meine Hause! Ich nicht mag dich, du bist eine Dumm!” 1
“Eh?”
“Lascia stare.” Gli era scappato parlare nella sua lingua madre. Ogni tanto gli faceva bene. Lo aiutava a sfogarsi. Ah, che magra consolazione…
“Dai dimmelo! È crucco, o qualcosa di simile? Cioè, tedesco? Uhm dai, Hause è tipo casa, giusto?”
“E piantala, smettila di assillarmi!” Era asfissiante!
Ora che non c’era più Daniel a tormentarlo, c’era lei.
“Uffa! Sei cattivo!”, piagnucolò la ragazza, gonfiando le guance e stringendo le mani a pugno.
“Gna, gna! Nikky, sei cattivo! Ora non sono più la tua amichetta!”, le fece il verso lui, con un tono infantile, senza curarsi del fatto che la gente lì accanto li stava fissando con interesse e curiosità.
Jackie per tutta risposta prese la rosa tra i capelli e gliela spiaccicò sulla faccia con rabbia; insomma gli stessi gesti che faceva anche prima con l’aglio.
Niklas si tirò indietro con una smorfia, boccheggiando per prendere aria. Diamine, era insopportabile!
La brunetta sorrise vittoriosa – aveva sempre lei il coltello dalla parte del manico – e all’austriaco questo non andava giù. Avrebbe cercato qualcosa per poterla ricattare e tenerla a bada a sua volta…

***

Provincia di Dublino, quello stesso Mercoledì pomeriggio

Daniel era sinceramente un po’ in ansia.
Il primo incontro era andato male: sua madre non lo aveva fatto uscire quella sera, adducendo la scusa che fosse troppo tardi per andare a farsi un giro e lui gli aveva messo su il muso per un paio di giorni.
I cacciatori non lo avrebbero preso sul serio di quel passo! Sospirante, li aveva contattati per rimandare, e così si erano accordati di pomeriggio.
Erano quasi le 16. Ancora poco e li avrebbe incontrati…
“Il signor Daniel Hill?”
Il ragazzo alzò il capo, fino a quel momento concentrato sui propri piedi, e guardò dubbioso le due persone che aveva davanti: un uomo calvo, grassoccio e basso, e un ragazzo dai lunghi capelli castani disordinati ma molto alto e dal fisico asciutto, entrambi vestiti con abiti neri e un lungo impermeabile grigio.
Ok.
“ S… sì?”, rispose incerto l’interessato, senza muoversi dal marciapiede di fronte casa.
“Siamo i titolari del Vampire Hunter. Solo il meglio per lei.”, dichiarò quello calvo, con un sorriso viscido, mentre il suo compagno salutava un po’ intimidito – il che era assurdo.
Dove si era visto un cacciatore timido?
“ Capisco. E… ehm. Iniziamo?”, domandò il ragazzo, torturandosi le dita delle mani.
“ Certo. Venga con noi.”, disse solenne il grassone e con un gesto teatrale si voltò facendo svolazzare l’impermeabile per poi dirigersi verso il parco più vicino della zona.
Daniel e il ragazzo alto lo seguirono, stando qualche passo dietro di lui, in silenzio, finché il castano non gli rivolse la parola: “ Emozionato, Daniel? Posso chiamarti Daniel? Vedrai, ti faremo una lezione coi fiocchi. Ci fa piacere averti nella squadra.”
Oh. Era gratificante ricevere approvazione da persone reali, non era male. Anche se queste persone parevano sfigate quanto lui.

Raggiunto il parco, il pelato si presentò: “ Io sono Sean. Lui invece è Pierce. Oggi avrà luogo la prima lezione dell’addestramento di Vampire Hunter! “
Quello che era Pierce esclamò un “Fuck, yeah!” cercando di apparire minaccioso e mostrando il pugno chiuso.
Daniel si sentì rinvigorito, pronto all’azione.
“ Quindi… arti marziali? Tiro con l’arco o balestra? Shuriken d’argento? Oppure devo maneggiare una spad…”
“Oggi imparai a intagliare paletti perfetti!”, lo fermò Sean, a braccia conserte.
“Credimi, è importante saper intagliare un buon paletto, può fare la differenza tra la vita e la morte! Un paletto ben definito rende il vampiro stecchito!”
Un paletto.
Daniel si sentì sgonfiare come un palloncino bucato, trovando noioso il dover iniziare da una cosa simile.
“Do… dobbiamo proprio?”, domandò, sempre meno convinto, ma Pierce lo fissò con aria severa.
“Daniel! Sai bene che anche la minima cosa può essere utile! Molti vampiri li abbiamo sconfitti proprio con un paletto ben piantato nel loro cuore!”
“Davvero?”
“Certamente! Guarda qui!” Il ragazzo tirò fuori un paletto ben intagliato con strani simboli, macchiato di rosso: “Questo è sangue di vampiro, uno degli ultimi che abbiamo ammazzato!”
Daniel lo prese in mano, studiandolo con attenzione da ogni angolazione, sorpreso. Ne rimase sinceramente colpito.
Un vero paletto! Avrebbe dovuto lavorare molto per intagliarne uno così perfetto!
Con questo avrebbe sconfitto Niklas…
“D’accordo!”, esclamò, prendendo il pezzo di legno grezzo che Sean gli porgeva con il solito sorriso viscido, insieme al coltellino svizzero.
Si sistemarono su una panchina e iniziò la lezione: Daniel si scheggiò un paio di volte,  il risultato finale era una vera schifezza – sembrava uno stuzzicadenti per orsi – ma promise ai due insegnanti che la volta successiva si sarebbe impegnato ancora di più per fare un lavoro migliore.

***

Piscina della Fitzgerald School, Giovedì pomeriggio, ore 18.45

Prima lezione di nuoto.
Niklas era molto, molto agitato perché non aveva idea di come se la sarebbe cavata.
Nello spogliatoio aveva indossato i graziosi slip verde bottiglia presi da Jackie: lui aveva combattuto per dei bermuda o boxer – erano più comodi e coprivano di più – ma la brunetta aveva insistito con quei maledetti slip dicendo così ti evidenziano il pacco! E ora questa maledetta frase imbarazzante gli risuonava nel cervello disgustosamente, continuamente, senza un attimo di tregua. Maledizione. Aveva cercato di controbattere ma lei lo aveva zittito con quella sminchiossima rosa canina. Sigh. Prima si uscire in corridoio, quasi istintivamente si toccò sul petto dove campeggiava la ferita di guerra, quella che lo aveva quasi ucciso.
La toccò, incerto, passando la punta delle dita come se fosse stata di cristallo. Sarebbe dovuto uscire prima o poi, non poteva rimanere lì. Forza, Niklas.
Uscì in corridoio dopo aver infilato anche la cuffietta dello stesso colore degli slip e incontrò Jackie proprio in quel momento, che lo aspettava a braccia conserte: lei indossava un orribile costume intero rosa, con qualche volant sulle spalline e una cuffietta rossa. Un pugno in un occhio, diamine.
“Mamma mia, quanto ci hai messo! Su, andiamo!”, esclamò lei, prima di notare che fissava insistente la sua cicatrice.
“Non te ne parlerò.”, sibilò lui, oltrepassandola per raggiungere la piscina.
“ Ma..! “
“ Niente ma! È una cosa mia privata!” Non doveva rendergli conto di ogni momento della sua vita.


L’istruttore, un bel ragazzone sui 25 anni muscoloso, dai capelli rossicci e abbronzatissimo, li aspettava alla piscina riscaldata, quella che solitamente usavano i bambini.
C’erano molti ragazzi e ragazze dell’età di Jackie o poco più grandi. Questo un po’ lo confortava: se fosse stato circondato da una marea di bambocci non lo avrebbe sopportato.
“ Ora, ragazzi, iniziamo prima di tutto il riscaldamento! Seguite i miei movimenti, prego!” esortò l’uomo, cominciando a mostrare i vari esercizi.
Il gruppo eseguì una serie di movimenti che sciolsero bene i muscoli: con l’acqua calda tutto era più confortevole, doveva ammetterlo. Jackie, alla sua destra, pareva faticare stare a ritmo ma anche lui era nelle stesse condizioni. Ecco cosa succedeva a non far attività fisica per tenersi in forma…
Dopo circa 15 minuti, l’istruttore li fece uscire e camminare sotto una serie di docce fredde per poter entrare nella piscina più grande.
Era più profonda di quella dei bambini e, come appurò l’austriaco, questa aveva l’acqua fredda, talmente fredda da far venire la pelle d’oca solo a guardarla.
Lanciò un’occhiata a Jackie, preoccupato, ma lei aveva lo sguardo tutto rivolto all’insegnante. Questo lo irritò non poco.
Era venuta lì solo per sbavare?
“ Asciugati la saliva.”, gli sibilò maligno all’orecchio e Jackie sobbalzò, dandogli subito un pizzicotto stizzito.
“Poche chiacchere laggiù!”, esclamò il rosso, sicuramente rivolto a loro due: “Oggi impareremo a stare a galla, a prendere confidenza con l’acqua! Ora, sedetevi sul bordo, ognuno di voi ha una corsia, poi scivolate dentro la piscina con calma e tranquillità.”
Prendere confidenza con l’acqua? Ma che era, una bestiolina?
Niklas storse il naso: iniziava a rimpiangere l’aver preferito quella stupidata a The War of Past.
I ragazzi infatti si erano lamentati, dicendo che senza il loro comandate avrebbero sicuramente pareggiato la partita quella sera e lui si era sentito tremendamente in colpa. Sperava che questo corso portasse qualche risultato o l’avrebbe davvero fatta pagare cara a Jackie.
Sì, l’avrebbe costretta a giocare tutti i giorni per una settimana a Zombie Hunter, l’avrebbe legata al divano e tenuta lì, così da farle capire la sua sofferenza a fare qualcosa che non piaceva.
Era così perso a fantasticare che tornò alla realtà solo quando la brunetta gli pestò un piede, inviperita, sibilandogli di eseguire subito le istruzioni del maestro di nuoto.
Niklas sbuffò, andandosi a sedere al bordo nella corsia vicino a quella di Jackie e infilò il pollice del piede in acqua.
Brr. Freddo.
Rimase oltre un minuto seduto, finché non passò l’istruttore a prenderlo per i fianchi e metterlo in acqua: la cosa gli procurò non pochi brividi, sia per la presa carezzevole dell’uomo, sia per il contatto con l’acqua gelida.
“ Qualcuno qui ha un po’ di paura, mh?”, ridacchiò l’insegnante, con le mani sulle sue spalle, preso a massaggiargliele un po’.
Diamine, sembrava un maniaco sessuale!
“ Mi lasci.”, ringhiò basso e in un attimo fu libero per poter provare a galleggiare.
Jackie gli si avvicinò al confine tra le due corsie con un sorrisino.
“ Nel programmino non è prevista un’esperienza gay.” Quella scema stava trattenendo le risate, ah, che odio!
“Smettila, non ti ci mettere anche te.”, borbottò, sfregandosi le braccia.
Miseriaccia, aveva i brividi ora… Proprio il maniaco gli doveva toccare? Non poteva andare a molestare Jackie? Quella non aspettava altro.
“Muovete appena i piedi… su, cercate di stare a galla!”
Beh stare a galla era semplice…. Che perdita di tempo.
Il ragazzo sbuffò, muovendo anche un po’ le braccia, così da non patire troppo il freddo. Se stava fermo era peggio.
Passarono venti minuti a stare lì, a parlare di cosa avrebbero affrontato nel corso e la prossima lezione.
Alla fine uscirono tutti dalla piscina e tornarono agli spogliatoi per lavarsi via il cloro e per rivestirsi; Niklas dopo dieci minuti era già fuori nell’atrio ad aspettare Jackie.
Mh. Ma perché aspettarla? Poteva andarsene e mollarla lì senza farsi troppi riguardi. Con un sorrisetto, andò verso l’uscita, ma un “Ehi, Niky!” lo bloccò proprio sulla porta.
Oh, accidenti. “ Che c’è.”, mugugnò.
Non era una domanda, era qualcosa di simile ad una domanda ma che serviva ad esprimere tutta la sua irritazione.
“Che fai, vai via senza aspettarmi? Che ne dici di mangiare insieme a cena eh? Eh?”, esclamò lei con un gran sorriso, prendendolo per un braccio.
“Adesso vuoi pure autoinvitarti a cena?”
“Mannò, non mi sto autoinvitando! Te lo sto chiedendo! Però dai, se mangiamo insieme offro io!” e di nuovo fece quel sorrisino idiota.
 “D’accordo, d’accordo, basta che la smetti!”, rispose lui arrendevole. Che scatole!
Jackie miagolò un “evviva!” e insieme andarono a casa del vampiro.

Avevano ordinato un po’ di tutto.
Cibo cinese, giapponese, italiano (ah, la pizza!) e indiano.
“Passami il pollo col curry.”
“ Tieni, squinternata.”
“Dai, Niky, smettila! Tu vuoi qualcosa?”
“Passami i gamberetti.”
Jackie sgranò gli occhi, con la bocca ripiena di patate al forno. “Uhn… no mi… mi spiace, niente gamberetti, prenditeli da solo…”
Niklas inarcò un sopracciglio. “Sei sempre più scortese.”
“Ma non è per scortesia!”, piagnucolò la ragazza: “Mi fanno male!”
“Tutto il cibo che stiamo mangiando non è salutare.”, gli fece notare lui, indicando con un gesto della mano tutte le scatoline del cibo d’asporto.
“Oh, non capisci!”, sbottò la brunetta: “Gamberetti, crostacei e roba così... sono allergica, ok?”
Il viso di Niklas parve illuminarsi. “Allergica?”
Che bella parola.
“ Allergica.”
“ Quindi… “ Il moro si allungò a prendere un gamberetto e a sventolarglielo sotto il naso, con conseguenti gridolini isterici e mani davanti alla faccia.
“Smettila! Smettila!”
“ Ah ah ah ah! Che goduria! Così capisci come mi sento io ogni maledettissima volta che mi spiaccichi aglio o altro in faccia!”, esclamò il ragazzo, soddisfatto, continuando col trattamento.
Jackie si raggomitolò sul divano del salotto, dove si erano sistemati col cibo, mugolandogli un “scusa dai.”e facendogli segno di andare via.
Niklas si mangiò il gamberetto con un ghigno, masticandolo con immenso piacere. Oh, quel gamberetto aveva un sapore fantastico. Chissà perché, eh eh.
Jackie tornò seduta, a mangiare mogia. Il ragazzo non poteva che esserne più contento.
“ Ho ancora fame.”, mormorò poi il moro, finendo l’ultimo trancio di pizza.
“Ma abbiamo ordinato una marea di roba. “
“ Non intendo questa fame! Insomma, è da domenica che non metto del sangue sotto i denti!”,  spiegò, frustrato.
Il suo sguardo andò a posarsi su Jackie, che si portò le mani al collo d’istinto.
“Non vuoi farmi una donazione? Dai, non ho voglia di uscire.”, disse, avvicinandosi a lei, lentamente.
“Uhm… Ma… senti, non…”
“ Ah, tanto amica e amante dei vampiri… ma ora ti tiri indietro!” recriminò lui, pungolandogli un braccio.
“Scommetto che se te lo chiedesse il tuo amato Ernie Callie…”
“Edward Cullen!”
“Ah, ho sbagliato di poco. Comunque, non cambia la mia domanda.” Niklas la fissò intensamente.
“N-no, non lo… non lo darei nemmeno a lui.” Jackie distolse lo sguardo, fissando il muro.
“ Vigliacca.”, la provocò l’altro, con tono accusatorio.
“ No, beh, dai, aspetta! Senti un po’, ho il ciclo ora… Se io ti do il mio assorbente, non è la stessa cosa?”, domandò la ragazza, incerta, prima di bere un sorso d’acqua.
“Ma che schifo! CHE SCHIFO!”, esclamò Niklas, passandosi una mano sulla faccia incredula e allontanandosi da lei con orrore.
“Accidenti, mi fai vomitare ora! Ma ti sembrano cose da dire?”, aggiunse, boccheggiando in cerca d’aria. Che schifo!
L’immagine che gli si era formata in testa era a dir poco disgustosa.
“Ma non far tanto lo schizzinoso! Non è la stessa cosa?”
“Scherzi? Ma ti pare? È come se io passassi tutto il giorno con una maglietta addosso a fare sport, a fine giornata tu mi dici che hai sete, che hai bisogno d’acqua, io mi tolgo questa maglietta e ti faccio bere il mio sudore! Dai Jackie, CHE-SCHI-FO!”
Toccò a Jackie fare la faccia nauseata.
“Ok, ok, ho capito ora! Prometto che non te lo chiederò mai più!”
“Ecco! Grazie!”
“C… comunque… va bene insomma… un goccino!”  
“Tu credi che un goccino mi basti?” Come se nel bel mezzo del deserto, lei avesse chiesto acqua e lui gli avesse passato il contagocce.
“ Te lo farai bastare!”
La ragazza cercò uno spillo e si punse un dito, da cui fuoriuscì subito una goccia di sangue.
Niklas prese il dito tra le proprie mani e si avvicinò con la bocca, iniziando a succhiare avidamente.
Jackie fece una smorfia, stringendosi nelle spalle. Era una sensazione stranissima, vederlo lì, su di sé, con il proprio dito in bocca.
La ragazza arrossì. Forse perché era una cosa piuttosto intima o aveva un che di erotico, quella visione la agitava un po’.
Quando Niklas si staccò lo vide più attivo; le guance erano di un tenero rosato, la pelle meno pallida.
“Beh, è stato come bere mezzo succo di frutta.”, ammise lui, passandosi nuovamente la lingua sulle labbra, come a cercare qualche residuo.
“Fattelo bastare.”, sbottò lei, rossa in viso.
“ Ok, ok…”
Non era male. Era un sangue sì salato e ferroso come gli altri, ma anche con una punta di dolce. Forse a causa di tutti quei dolci e schifezze che la ragazza ingurgitava senza ritegno.
La serata passò tranquilla e Jackie rimase addirittura lì a dormire perché la testa le girava un po’. Era comprensibile, aveva fatto una donazione…


 

 

 

Note Finali: Innanzitutto, chiedo scusa per il ritardo: ho avuto un disguido con internet… T_T Il prossimo sempre di domenica, ci riuscirò!!ç_ç Eeeeeh altro capitolo un po’ serio un po’ divertente, soprattutto la parte della lezione di nuoto e quella dell’assorbente. Non ditemi che non ci avevate mai pensato x°D Fa schifo, davvero, quasi mi vergognavo a scriverla ma è la realtà. O sbaglio? Ho sentito tante barzellette di questo tipo…bleah.
A voi, quale parte è piaciuta? Diteci, diteci! °U°
La frase di Niklas detta all’inizio è in tedesco, scritta da mia sorella, e per chi come me non sa il tedesco, ecco qui la traduzione xD
1 “Ma dove vivi tu? Sei sempre a casa mia! Io ti odio, sei una stupida! “
QUESTO , è un disegnino dei personaggi principali…che vi augurano con tutto il cuore BUON ANNO! :D
Ringrazio lovelymangaka e PinkyRosie per le recensioni, e soprattutto quest’ultima, perché è la fan numero uno di questa storia, e la cosa mi rende immensamente felice x///D
Ringrazio anche fantasygirlblack96 per aver messo la storia nelle ricordate e nelle seguite, e lovelymangaka per averla messa nelle preferite! *O*
…Pfff ogni volta che sento la canzone di Ola “Jackie Kennedy” mi vien troppo da ridere. Lo so che non ha senso. Ma abbiam sbagliato a mettere quel nome a sto personaggio… x°D miseria…mi immagino Nik cantare la canzone….ok mi fermo qui perché son piegata in due.
Alla prossima éWé/

 

 

 

   
 
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