Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: L0g1c1ta    31/12/2013    1 recensioni
Dieci ragazzi e una professoressa.
Ognuno di loro ha una storia. Ognuno di loro ha un passato.
Passano insieme quattordici giorni di vacanze all'estero e insieme decidono di fare un rito per entrare nel Regno dell'Incubo, risvegliando l'Uomo Nero ed entrando nel suo mondo.
Mano a mano che esplorano il luogo si rendono conto che anche i Guardiani e altri spiriti si trovano costretti ad abitare in quest'isola ove sono ricercati dalla reale padrona del Regno: Macula Sanguinea.
Tra umani e spiriti si cuciranno rapporti d'amicizia o inimicizia.
Riusciranno a tornare a casa?
Riusciranno a sfuggire dalle mani della megera Macula Sanguinea?
Riusciranno a scampare alla morte?
Genere: Angst, Generale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Ma l’hai vista?! È urgente!” rifletté per pochi secondi. In effetti avrebbe potuto dirgli dov’era quella piccola oppure indicarglielo in modo di non farla scappare. Ma alla fine pensò che sarebbe stato più interessante capire cosa ci facesse una VERA mortale in quel luogo, che neanche lui sapeva esattamente come abbia fatto ad arrivare.

“Non ricordo di aver visto ragazzine girare inavvertitamente in questo punto della foresta, dovresti cercare più in là, di solito i delinquenti si trovano laggiù, credo che ti troveresti bene” il ragazzo lo detestò già dal suo atteggiamento. Trovò quindi un’altra buona ragione per scegliere la vita della piccola invece del divertimento del giovane.

Il ragazzo se né andò sbuffando prendendo la forma di un grosso lupo. Non era particolarmente sorpreso di questa forma, ne aveva viste molte di queste creature simili a lui con questa particolare abilità.

Si sistemò la veste nera e dopo aver controllato che quel ragazzaccio se ne fosse andato si avvicinò al mucchio di foglie dove si era nascosta la ragazzina pensando che dopotutto era vero che quella barriera invisibile funzionava. Girò la mano tra le foglie in cerca di qualcosa che potesse collegarsi a lei. Non ci volle molto per toccare qualcosa di molto morbido e bollente. Non avendo toccato per molto tempo qualcosa di caldo gli parve quasi strano il potente contrasto che aveva la sua pelle con i suoi capelli.

Appena fece questo, la testa emerse dal mucchio e anche metà del busto.

“Immagino che a questo punto dovresti darmi delle spiegazioni, ragazzina” la sua voce era piuttosto severa, ma la piccola non sembrò essere disturbata da questo.

Non gli diede una risposta. Semplicemente lo fissava, senza timore, senza gioia o gratitudine. Quell'atteggiamento cominciò ad infastidire l’uomo. Alzò un sopracciglio, lievemente irritato.

“Gradirei una risposta…” aveva degli occhi…non strani…non bizzarri o insoliti…particolari. Sembrarono una specie di misto di diversi colori.

Nessuna risposta. A quanto pare non è una tipa molto loquace…così pensò. Il suo sguardo era completamente impassibile, come se essere inseguita da un lupo sia un nonnulla. Non riuscì a capire quel suo atteggiamento. Lui alzò un sopracciglio. Non capì cosa volesse dimostrare.

Qualcosa cambiò. Una specie di brontolio che provenì senza dubbio dalla pancia della ragazzina. La sua testa si spostò di lato, evitando il suo sguardo. Le sue sopracciglia si erano leggermente incurvate. All’uomo sfuggì una leggera risata. Effettivamente era qualcosa di molto buffo.

Decise di uscire del tutto dal mucchio, alcune foglie si erano attaccate ai vestiti. Con potenti pacche sulle spalle riuscì a levarsele di dosso facilmente, notò alcune cose insolite. Prima di tutto i vestiti erano sicuramente bagnati, lo capì vedendo delle gocce d’acqua cadere dalla camicia con le maniche che si fermarono a due quarti dalle braccia. Su quest’ultime vide dei graffi, probabilmente piuttosto profondi, dove uscirono delle gocce di liquido color cremisi.

Aveva già abbozzato qualche idea su cosa poteva essere successo a quella ragazzina apparentemente muta.

“Cerco di indovinare…hai voluto fare un giro in questa foresta e hai incontrato quel ragazzaccio, che voleva fare chissà cosa con te, dopodichè tu saresti inciampata nel fiume e hai cercato un luogo dove nasconderti” accadeva spesso di sentire tra i mortali di qualche bambino troppo curioso che voleva fare qualche giretto nella “sua” foresta. Spesso, soprattutto durante i Secoli Bui, per aumentare le credenze su di lui, attirava i bambini verso casa sua, poi si poteva dire che il pranzo era servito.

La ragazzina, dopo aver tolto un’ultima foglia che si era nascosta tra i capelli, gli rivolse lo sguardo. Aveva ancora quegli occhi indecifrabili che sembrarono trapassare il corpo dell’uomo lasciandogli una sensazione insolita, credendo che lei avesse qualche problema di socializzazione.

“…non è del tutto esatto…” gli suonò molto strana la sua voce. Non era ancora del tutto maturata, infatti si sentì qualche accenno di una vecchia nota fanciullesca, ma che veniva immediatamente mascherata dal tono di voce molto severo e neutro.

“Beh, allora parli. Credevo di trovarmi di fronte ad una muta” sperò che l’avesse almeno offesa un po’. Ammetteva lui stesso che suonava molto crudele da dire, ma in un certo senso a lui piaceva sperimentare la pazienza altrui, soprattutto se parlava di qualcosa che all’interlocutore potesse essere offensivo oppure particolarmente toccante. Non aveva mai adorato tanto discutere dell’invisibilità di Frost la prima volta che lo vide insieme ai Guardiani. Uno sguardo assolutamente…indimenticabile.

Ma l’espressione della ragazzina non sembrò esser cambiata minimamente. Pensò che probabilmente la piccola volesse nascondere una specie di dignità che, in qualche modo, non dovesse essere scalfita. Guardandola attentamente negli occhi vide che in realtà non stava nascondendo assolutamente nulla. Una ragazzina molto particolare.

“Beh, allora si dev’essere sbagliato. Immagino che qualcun altro qui dovrebbe moderare il tono oltre al ragazzaccio di prima” lo disse con una disinvoltura che fece irritare l’uomo. Nonostante la provocazione decise di non mostrare la sua irritazione per non farla compiacere, anche se non sembrò trovare quel che disse particolarmente spiritoso.

Ancora quel brontolio. La ragazzina distolse ancora una volta lo sguardo, ma questa volta senza inarcare le sopracciglia. L’uomo ridacchiò ancora una volta.

“Sei affamata immagino…” iniziò a dire in mezzo a delle lievi risate che distrussero alcune delle vocali che pronunciò.

“Immaginate bene…” lo disse con una certa tristezza. L’uomo notò che sbatteva le ciglia molto più di quanto, in genere, bisognerebbe sbatterle. Cominciò a guardare la ragazzina con una certa serietà, smettendo di ridere.

“Sei stanca…?” la piccola inarcò le sopracciglia, come se chiedesse all’uomo come li fosse venuto in mente di fare una domanda del genere. Anche se in realtà all’uomo non sembrò di aver detto qualcosa di insolito e cominciò a fissarla come se in verità fosse lei la “cosa sbagliata”, cosa che l’uomo cominciò a pensare per davvero.

“Effettivamente si…” anche questa risposta, nonostante l’enorme semplicità, suonò molto insolita. Probabilmente per il tono di voce, oppure per il suo sguardo eternamente inespressivo, oppure perché…non lo capì nemmeno lui…quella ragazzina sembrava che non possedesse alcun sentimento. Trovò il tutto molto interessante.

“Sa come raggiungere la cittadina e quanto manca per arrivare?” venne fuori questa domanda, anch’essa piuttosto insolita. Ma la disse con una certa importanza.

“Forse…come mai vorresti saperlo…?” pensò che probabilmente poi sarebbe stata presa dall’impazienza e avrebbe cercato in diversi modi di rubargli quelle informazioni apparentemente importanti. Niente di tutto ciò.

Dopo diversi secondi di attesa, la ragazzina si voltò e cominciò a camminare verso una direzione ignota. L’uomo non potè credere che potesse prendere questo tipo di soluzione. Cominciò a crescergli un pizzico di curiosità, per questo decise di seguirla in modo discreto.

Dopo qualche minuto di cammino vide il fiume che, come aveva constatato lui stesso, attraversava tutta l’isola. La ragazzina non sembrò interessata a quel fiume, perché cominciò a controllare il muschio degli alberi.

Stava cercando di capire dove fosse il nord. Poco dopo vide che fece uscire dalla camicia un libro anch’esso particolare. Si tramutò in ombra e apparse pochi centimetri dietro di lei per capire cosa guardasse con tanta avidità in quel libro. La piccola alzò lievemente lo sguardo dietro di lei e lo vide. Ma non sembrò particolarmente sorpresa che qualcuno decisamente più alto di lei la guardasse da dietro le spalle. Comunque lasciò che l’uomo guardasse la pagina che sembrò particolarmente interessante.

Era una mappa dell’intera isola. L’uomo era molto sorpreso di non averne vista una simile in tutto il territorio.

“Dove l’hai preso?” notò che la ragazzina strinse con più forza il libro. Deve aver toccato un nervo scoperto…interessante.

Non gli rispose. Cominciò a muovere il pollice verso un punto rosso più ad est della cartina verso il possibile luogo dove si trovarono (tre pollici), dopodichè misurò ancora una volta le distanze dal punto in cui si trovarono fino al paese (tre pollici e mezzo).

Lei sospirò. Era alta all’incirca la metà di lui, anche di meno in verità. Eppure non sembrò spaventata da questo che, invece, cominciò ad irritare ancor di più l’uomo che non sopportava che qualcuno non dovesse aver paura di lui e potesse sbeffeggiarlo con le parole, cosa che teoricamente dovrebbe fare lui.

La piccola chiuse di scatto il libro e si girò verso l’uomo. Il suo sguardo iniziò a scoprire un cenno di stanchezza.

“Credo che dovremo separarci ormai” l’uomo non comprese cosa intendesse dire la ragazzina.

“Cosa intendi dire?”

“Io devo raggiungere la cittadina, voi immagino che non vogliate seguirmi e…credo che dovremo separarci ormai…” si rese conto che lei pronunciò la frase più lunga che, fino ad ora, l’uomo abbia mai sentito. Notò che sentì nella sua voce qualcosa di molto famigliare…

“…comunque, la ringrazio per prima. Arrivederci” e così si avviò verso l’altra parte del fiume. Stava cominciando a sparire dalla visuale dell’uomo finché ques’ultimo si chiese cosa avesse di tanto importante da fare in quella cittadina. Probabilmente per mettersi nei guai, ma non credette che fosse quello il vero motivo. Poi però si rese effettivamente conto che non sapeva nemmeno il suo nome, cosa che cominciò a recargli fastidio.

Si tramutò in ombra e la seguì.

 

 

 

 

 

Non fece altro che camminare ininterrottamente e il vecchio re cominciò a chiedersi se quello che stava facendo fosse qualcosa che dovrebbe fare.

Insomma, stava inseguendo da chissà quanto tempo una ragazzina e stava perdendo del tempo prezioso mentre invece avrebbe dovuto scoprire di più sul luogo in cui si trovava. Non capì chi fosse quella donna, Macula Sanguinea, che si era mostrata dentro casa sua dove lui era imprigionato per non sa quanto tempo. Non sapeva cosa volesse. La prima volta che l’aveva incontrata sembrava piuttosto irritata dalla sua presenza, li disse che per colpa sua stava perdendo la “sua guerra”. Disse che non era più utile a lei e lo trascinò in questo luogo pieno di altri umani o fantasmi che sembravano rivelarsi morti addirittura diversi decenni fa.

La ragazzina si fermò di fronte ad un’altura di circa venti metri. La esaminò con gli occhi girandogli attorno per un po’. Intanto nella testa dell’uomo si parò avanti una piccola scommessa: se la piccola sarebbe stata in grado di superare quell’ostacolo l’avrebbe seguita nel suo cammino, invece, al contrario, avrebbe usato il teletrasporto per cercare di nuovo quella donna e chiarire la situazione.

Non aveva tempo per pensare a cosa avrebbe fatto in quel mentre perché dovette nascondersi di nuovo tra le ombre degli alberi. La ragazzina fece dietro front e cominciò a camminare nella direzione opposta.

Pazienza, non ce l’avrebbe fatta comunque.

Stava per teletrasportarsi lontano dalla foresta finché i suoi occhi puntarono sulla piccola che, dopo pochi passi, si fermò. L’uomo non capì cosa avesse intenzione di fare, finché non cominciò a correre a grande velocità verso l’altura. La velocità era tale che sembrò che stesse camminando per un paio di metri sulla parete di roccia fermandosi, dopodichè, verso i tre metri che poi cominciò a scalare con una naturale scioltezza pari a quella di una gatta. L’uomo rimase molto sbigottito dalle sue capacità. Riuscì velocemente a trovare tutti gli spuntoni necessari per superare quel gigante di pietra sostenendo, talvolta, anche il suo stesso peso con le magrissime braccia.

Dopo meno di un minuto non la vide più.

A quanto pare il destino aveva deciso una nuova strada da prendere per l’uomo.

Si teletrasportò al di sopra dell’altura e vide la ragazzina continuare a camminare controllando di tanto in tanto nel libro la strada che dovesse prendere.

Continuò così per una decina di minuti. Continuò a percorrere un sentiero invisibile per diverso tempo e la curiosità dell’uomo mano a mano divenì sempre più grande. Quando era opportuno riusciva ad esser paziente, soprattutto in tempi di guerra, ma stranamente avvertì dentro di lui una sensazione che sembrava che si stesse divorando di lui stesso. Partì dal cervello e finì alle sue nocche e, a quanto pare, sembrò sul punto di continuare a crescere ancora.

Tutto ciò era molto insolito. Non avrebbe dovuto sentirsi così, era qualcosa di terribilmente scontato, perché preoccuparsene così tanto…? Se la ragazzina fosse collegata ai Guardiani o ad un modo per tornare a casa sua allora avrebbe capito, ma quel fastidio cominciò a ronzare pesantemente nel suo cervello divenendo sempre più pressante e fastidioso.

La ragazzina cadde in ginocchio.

Non capì subito il motivo. Cominciò a sentire quel brontolio che parve più forte di come l’avesse sentito poco fa. Lei iniziò a toccarsi la fronte. Si sdraiò sotto un albero che si trovò nei paraggi, si tolse la camicia e se la distese sul corpo come se fosse una coperta. Dopo un quarto d’ora l’uomo constatò che la piccola si fosse addormentata.

Uscì dal suo nascondiglio nelle ombre. Non seppe cosa fare, avrebbe dovuto aspettare il suo risveglio a quanto pare…la sua curiosità continuò a crescere. Volle come minimo sapere il suo nome, dannazione…! Cominciò a frustarlo il fatto di non aver capito quasi niente di questa piccoletta né di come abbia fatto a venire anche lei fin laggiù. Era qualcosa di molto irritante.

Non si accorse nemmeno che il sole aveva raggiunto un punto abbastanza alto nel cielo e da dove si trovavano lo si vedeva con una vista che avrebbe attirato lo sguardo di chiunque, ma l’uomo non si interessò al paesaggio. I capelli della ragazzina, che poco fa aveva giurato che fossero castani, brillarono come se fossero d’un oro macchiato.

Gli sembrò di vedere, in quel colore, un intero campo di grano, di cui le spighe, ormai mature, si mossero al vento e brillarono di luce propria. Involontariamente socchiuse la bocca e la testa cadde leggermente verso il lato sinistro. La piccola, invece, fino a quando aveva iniziato a dormire, sembrò che fosse disturbata da qualcosa ma l’uomo non pensò che fosse stato lui. In effetti sarebbe stato interessante vedere la reazione di lei se avesse insinuato sul suo capo un purosangue nero. Ma l’uomo non ne aveva alcuna intenzione. Primo perché era in grado soltanto di corrompere la sabbia dorata e sul suo capo non ne vedeva alcuna, secondo perché…non ne aveva idea nemmeno lui…

Non ci pensò molto perché ormai, quasi come se fosse controllato da qualcuno, si appoggiò vicino a lei e la sua mano accarezzò meravigliato quel campo di spighe.

In quel mentre si accorse che la ragazza non aveva fatto quasi niente per medicare i graffi sulle braccia, questo lo lasciò un po’ perplesso. Si accorse anche di quanto effettivamente fosse magra. Le sue braccia, nonostante fossero in realtà abbastanza forti, erano come degli spilli agli occhi del vecchio re, stessa verità anche per le gambe.

Avrebbe detto che si trovasse di fronte ad una sottile spiga di grano. Rise un po’ per questo paragone. In effetti, i capelli, le braccia e le gambe sottili e la figura molto piccola ed esile di lei, davano proprio l’idea di una spiga di grano maturata al sole.

Inavvertitamente aveva sfiorato la sua camicia, più precisamente la tasca della sua camicia, e aveva sentito qualcosa di duro all’interno, cosa che incuriosì ancor di più l’uomo che svuotò tutto il contenuto nel palmo della sua mano destra.

C’era una specie di ciondolo, abbastanza grande, a forma di cerchio di cui era possibile dividere in due parti uguali. Aveva già visto in Oriente quel simbolo, se non sbagliava Scintoista. Di sicuro era un'altra di quelle sciocchezze di cui gli umani amavano raccontare ai propri bambini. C’era anche un bigliettino all’interno. Era scritto con una calligrafia abbastanza incerta, ma facilmente leggibile, nonostante i diversi errori ortografici in lingua italiana.

“Scusa, non so ancora scrivere bene.

E per te! Tu dai una parte al uomo che pensi potrebbe essere importante per te e altro parte tienila tu. Decidi tu quale tenere per te, io credo giallo perché è un colore molto potente. Sei importante non dimenticarlo mai!

La felicità verrà anche da te, forse dovrai aspettare ancora un po’ di tempo ma sono certo che un giorno potrai dire a te stessa che sei finalmente in pace.

Sii forte!

Ti voglio bene Fabi(questa parte non riuscì a leggere bene).

Yoshi-chan.”

 

Non aveva capito molto bene cosa c’era scritto nelle ultime parole. Sicuramente il nome della piccola che l’uomo desiderò tanto conoscere. Ma aveva scritto Fabi…a…? Fabia…? Non ne era del tutto sicuro.

“…se volevate seguirmi bastava avvertirmi…” non si era nemmeno accorto che la ragazzina si fosse svegliata con uno piccolo cenno d’irritazione nei suoi occhi che si spostarono subito sul bigliettino e sul ciondolo.

“Dove l’avete preso?” chiese questo con disinvoltura mista a perplessità.

“Non c’è bisogno che mi dai il “voi”, sono anziano ma non fino a questo punto…e poi…non sapevi che lo avevi nella tasca della tua camicia per tutto questo tempo…? Sei anche ceca allora...” non sembrò minimamente interessata a lui. Appena prese in mano il foglietto cominciò a leggerlo, prima interessata, poi stupita e alla fine…come se qualcosa l’avesse toccata nel profondo di lei. Si rigirò tra le mani, diverse volte, il ciondolo. Dopodichè indossò entrambe le parti, sia quella gialla che quella blu.

Ma al re caduto interessò soltanto il suo sguardo, che sembrò aver trovato colore e sentimenti. Lo stesso nervo scoperto è stato colpito ancora…così pensò.

“Ti chiami Fabia?” la ragazzina, che per quel breve asso di tempo parve aver dimenticato la presenza dell’uomo, gli rivolse il solito sguardo impassibile.

“...si...insomma...puoi chiamarmi Fabia se vuoi...” l’uomo si era soffermato maggiormente all’inizio della seconda frase.

Lo guardò ancora, impassibile. Senza alcuna emozione. Quegli occhi gli sentì dentro il suo corpo e sembrò che provasse un qualcos’altro che l’uomo non riuscì ad identificare. Quello sguardo cominciò seriamente a…spaventarlo…? No, no…l’Uomo Nero non può provare paura, può soltanto trasmetterla agli spiriti e soprattutto ai mortali. Pensò che dovrebbe essere qualcos’altro che non riuscì ad identificare. I due occhi non batterono ciglia. Probabilmente avrebbe dovuto scoprirlo, ma anche su questo non ne era del tutto certo. Due battiti di ciglia.

“Non ti sei presentato presunto “anziano” o come hai detto tu” per la prima volta la piccola li rivolse uno stanco, ma pur sempre, un sorriso. Alla luce del sole l’uomo vide, finalmente, l’effetto che avevano i suoi occhi. Il verde, che con la luce sembrò essere il colore predominante, parve essersi mischiato col marrone. Alla base dell’iride, inoltre, vedeva delle piccole chiazze azzurre che sembrarono quasi invisibili senza una buona illuminazione.

“Pitch, Pitch Black” parve abbastanza perplessa quando pronunciò il suo nome.

“…cosa svolgi di professione…?” questo fece ridere di gusto l’uomo, che non potè credere che li avesse chiesto una cosa del genere. Con una mano sul volto rispose.

“…vuoi sapere troppo, piccola...!” e continuò così per molto senza badare molto a Fabia che, probabilmente offesa dalle parole dell’uomo, si alzò da terra e s’incamminò lontano da lui. Pitch si accorse, dopo poco tempo, della sua assenza e cominciò a teletrasportarsi poco a poco vicino a lei per continuare a beffarsi della ragazzina. Anche se notò che non era questo che la infastidiva.

Il suo passo, a poco a poco, aumentò sempre di più velocità fino a doverla inseguire come se fosse una delle sue vecchie vittime dei suoi anni d’oro. L’uomo pensò che probabilmente c’era qualcun altro che li stava inseguendo e, voltandosi, constatò che fu effettivamente così.

Era lo stesso ragazzaccio.

Stava annusando il terreno dove, fino a poco fa, la ragazzina stava dormendo. Con la coda dell’occhio, il vecchio re vide Fabia che stava cominciando ad arrampicarsi su per una collina con grande velocità.

Il lupo, non riuscendo a vedere Pitch dato che si era nascosto all’interno delle ombre, cercò, col suo naso, una traccia che potesse usare.

Fabia fece fatica ad arrampicarsi per la collina e talvolta vide che si resse alle poche piante per cercare di sbilanciare il peso. Non ci riuscì. La piantina non durò a lungo e il peso della piccola la fece cadere rovinosamente a terra finendo a valle e facendosi individuare dal lupo.

“Eccoti qua! Ti ho cercata dappertutto!” il lupo, a pochi metri da lei, ritornò alla sua forma originale. Fabia si rialzò di scatto, anche tra di loro c’era una notevole disparità d’altezza.

“Scusa…ma a questo punto non dovresti stancarti di ronzarmi sempre attorno…? Sei peggio di una vespa…” sentiva in lei una pesante nota di rabbia mentre cercava le distanze dal ragazzaccio.

“Era ora che la piantassi di scapparmi. Ora fa la brava e fatti prendere, bimba...non farmi arrabbiare...” lo disse con un tono falso che all’uomo, e anche alla ragazzina, non piacque minimamente.

“Fatti una croce e cercane un'altra…non ci sono solo io come intrattenimento…” era molto stanca, lo capì immediatamente. Non avrebbe dovuto svegliarla…pensò.

“Non ne voglio un'altra, voglio te! Chi altra sarebbe più intelligente…?! Chi altra avrebbe fatto questo a me e agli altri…?!” lo disse con molta rabbia che all’uomo sembrò totalmente infondata…senza sapere che, in verità, anche lui stava facendo la stessa cosa.

“…chi altra sarebbe più interessante delle altre…?! Chi altra vorrei tanto uccidere…?!” le ultime frasi fecero uno strano effetto al re, che pensò che avrebbe dovuto dare un aiuto a Fabia prima che sarebbe accaduto qualcosa di irrimediabile. Ma il suo vecchio io ebbe la meglio. Perché avrebbe dovuto scomodarsi tanto per una ragazzina? Così decise di darle solo un occhio per controllare.

“E tu credi che io sia tutto questo…? Io…? Quasi non ci credo...quasi non ci credo...!” nella sua bocca esplose una risata che non possedeva assolutamente nulla di nervoso o di stanco. Sia Pitch che il ragazzaccio spalancarono gli occhi, solo che il secondo stava bollendo nella sua stessa ira.

“Perché ridi?! Cosa ti diverte piccola?!” la risata lievemente crudele si spense lentamente. A quel punto l’uomo vide nei suoi occhi una luce molta insolita. La ragazzina divenne d’un tratto estremamente seria e per un attimo il vecchio re volle scoccare una freccia di sabbia d’incubo nel petto del giovane.

“Mi disgusti, Fabrizio, mi disgusti…passi la tua eternità ad uccidere inutilmente delle innocenti…tra i tanti che ho visto tu sei il più patetico…vorrei tanto saperne il motivo di tutto questi omicidi...ma immagino che tu non mi ascolti nemmeno, quindi passo al dunque: se desideri la mia carne dovrai iniziare a sudare sangue…!” detto questo si mise in posizione per combattere. Lui, invece, scoppiò in una vivace e tetra risata.

“Come vostra altezza desidera!” disse facendo un patetico inchino.

Fabia scosse la testa irritata. Le sue palpebre sbatterono molto più del normale e anche il petto si sollevò e abbassò velocemente. Ma l’uomo non sentì in lei nemmeno un accenno di paura.

Il ragazzo si tramutò in lupo e cominciò a scagliarsi verso di lei. Fabia schivò, buttandosi sul fianco sinistro e alzandosi immediatamente.

Il lupo ritornò alla sua forma umana e prese un pugnale mai visto in precedenza facendolo scagliare sulla piccola che, velocemente, schivò diverse volte. Continuò così per un tempo che sembrò infinito, ma l’uomo notò che mano a mano Fabia sembrò essere sempre più stanca e affaticata e Pitch, vedendo questo, non seppe decidersi se darle una mano o continuare a guardare l’incontro.

Al contrario il ragazzo, ogni volta che la piccola schivava i suoi attacchi, sembrò usare un po’ più forza e, alla fine, riuscì a colpirla con un pesante pugno allo stomaco.

La ragazzina traballò all’indietro reggendosi in piedi a fatica. Il ragazzo sembrò assaggiare col pensiero la sua sofferenza.

Sorrideva…

Sorrideva come…

Pitch sentì dentro di sé un potente colpo alla testa e si girò velocemente per controllare se qualcuno fosse dietro di lui e avesse provocato il colpo.

Nessuno.

Sentì le ginocchia cedere sotto il suo peso.

Il colpo era partito dal suo stesso cervello e non sembrò che volesse smettere. E senza che se ne accorgesse uscì dalle ombre a una decina di metri dai due giovani.

Qualcosa pulsò nella sua testa. Ad un certo punto sentì dentro di sé un potente calore, come se stesse bruciando vivo e lui, nella sua testa, stava gridando…non riuscì ad incastrare le sillabe per formare le parole che urlava…anche se era totalmente sicuro che stesse gridando dei nomi…

Alzò di scatto la testa. Il ragazzaccio aveva preso Fabia per il collo e la sbattè contro un albero. Probabilmente la stretta doveva essere molto salda perché la piccola prese la sua mano per cercare di aprire il pugno che stringeva il collo…invano. Alzando le braccia l’uomo vide che i graffi su di esse si erano aperti ancor di più e uscirono dei piccoli fiumi color cremisi.

Pitch cercò un appoggio per reggere la schiena, ma non trovò nulla per sostenersi e cadde sulle ginocchia. Vide che dalla sua fronte caddero dei rivoli di sudore pari al sangue che uscì dalle braccia di Fabia.

“…stai calma e ti farò meno male…” Fabia si stava agitando e il ragazzaccio rafforzò ancor di più la presa. Lui alzò il pugnale verso i tagli sulle braccia di lei. Mise la lama in una ferita e la affondò di poco nella carne provocando la rabbia più crescente di Fabia. Di fronte a lei passò la lingua sulla lama del pugnale assaggiando il sangue di lei.

“…non immagini quanto sia delizioso…ma credo che sarebbe migliore con un po’ di carne…” Prima che il ragazzo potesse passare il pugnale sopra l’orecchio di lei, Fabia diede un potente e inaspettato calcio verso la mano che venne disarmata lasciando il suo proprietario decisamente incredulo. La piccola diede un altro calcio, ma questa volta al volto del ragazzo. Caddero insieme all’indietro. Il ragazzaccio si dimenò pesantemente e, con la coda dell’occhio, l’uomo vide che Fabia aveva afferrato il pugnale del ragazzo e stava quasi per pugnalare il suo petto. Ma lui, velocemente, capovolse le posizioni.

Questa volta era lei che cercava di non essere pugnalata.

La situazione era piuttosto incerta. La lama era a pochi centimetri dalla gola della ragazzina. Le sue mani, abbracciate a quelle di lui, lottavano per non farle affondare nella carne. Ancora quel sorriso…

Ancora quelle voci…Gridarono qualcosa di incomprensibile. Non riuscì a fermarle. Le gambe di Pitch, che sembrarono essere controllate da qualcun altro, si diressero verso i due. Il vecchio re creò una spada e, senza la minima preoccupazione di pentimento, trapassò la spalla del ragazzaccio che librò nell’aria un urlo che probabilmente si sarebbe sentito anche dall’altra parte dell’isola.

Fabia diede un potente calcio che la fece liberare dalla presa. Il suo petto, i suoi polmoni e la sua bocca chiesero aria.

Pitch la prese per le spalle e, velocemente, chiamò a sé un Incubo che portò su di sé il suo re e la piccola.

L’Incubo partì a forte velocità schivando agilmente gli alberi e dirigendosi verso il confine della foresta. Pitch controllò la ragazzina che teneva stretta per non farla scivolare. La sua testa era piegata verso il basso senza mostrare il viso. Le braccia, che sembrarono un ammasso di carne in decomposizione, grondarono di sangue che macchiarono lievemente la tunica dell’uomo. Sentì che Fabia emetteva dei profondi respiri. La sua gola era rossa, ma non riuscì a vedere niente di più per via dei lunghi capelli di lei.

Doveva raggiungere la cittadina e trovare qualcosa per poterla medicare.

Pitch controllava ogni secondo le condizioni della piccola come se volesse assicurarsi che non lasciasse la vita proprio tra le sue braccia, dimenticando che per tutto quel tempo non aveva mai sentito in lei nemmeno una goccia di paura o terrore…

Le voci si erano fermate…

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: L0g1c1ta