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Autore: Nori Namow    01/01/2014    2 recensioni
-E i ricordi belli che ti sei creata con quella persona? Quelli non puoi mica toglierli, o evitare di provare qualcosa ogni volta che ci pensi.
-Per ogni momento bello ce ne sono venti che fanno schifo. È così che si tira avanti, con la regola dell'uno a venti. Per ogni momento bello, aspettatene venti di merda.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dialogo storto  di due pazzi.
             


 
-Ma lei signorina, ci crede nell'amore?
La ragazza volta piano il capo, posando lo sguardo sul ragazzo che le ha posto la domanda. Deve avere all'incirca la sua età, eppure le ha appena parlato come se fosse stato un uomo anziano. La ragazza alza le spalle: ci crede, lei, nell'amore?
-Cazzo, no.
Il giovane sorride sghembo, dicono tutte così per fare le dure, e poi tutte sognano il principe. Lei non è diversa, si ripete in testa, lei è come tutte le altre coetanee.
-Cioè, è tutta un roba schifosa del cervello, capisci? Quando perdiamo un amore la facciamo così lunga, siamo capaci di piagnucolare per mesi e mesi senza giungere ad alcun risultato. Ma basterebbe un secondo, uno nel vero senso della parola, e smetteremmo di amare. Praticamente il nostro corpo produce una sostanza chimica che poi è quella che ci fa innamorare, o meglio, rimbambire. Io li riconosco subito quelli innamorati, proprio perché sono dei rimbambiti con gli occhi lucidi e un sorriso ebete. Basterebbe un secondo e puff, fine. Zero, affanculo l'amore eterno.
Il ragazzo sbatte un paio di volte le palpebre: la ragazza è strana, il modo in cui parla e pensa non è simile a quello delle sue coetanee. Sta in silenzio aspettando che continui quel suo pensiero illogico (o forse fin troppo reale).
-Lo sai che noi utilizziamo solo il 10% del nostro cervello? Cioè, immagina cosa saremmo capaci di fare utilizzando l'80% delle sue potenzialità, tipo. Potremmo far volare gli oggetti, rompere gli specchi senza toccarli, fermare il processo di invecchiamento dei neuroni, o far finire l'amore così come è iniziato: in un secondo. Quando amo qualcuno, capisco che il mio corpo sta producendo quella brutta sostanza che mi fa rimbambire. Allora mi metto davanti allo specchio, io e quel poco di sanità mentale rimasta (perché l'amore rende pazzi, si sa) e mi ripeto: smettila di amarlo. E funziona, è come se... tipo... il mio cervello mi obbedisse. Manda impulsi a qualcunque accidenti produca quella brutta sostanza, e gli dice: "smettila di produrre quella merda, amico". Funziona, ti dico. Dopo un paio di giorni guardo la persona che amavo e non provo nulla. E fidati, non c'è sensazione migliore di guardare le persone che amavamo e renderci conto di non amarle più. Specialmente se quelle persone non hanno mai amato noi.
Lui posò lo sguardo sulle sue ginocchia, quasi imbarazzato, ferito: davvero è così facile smettere di amare?
-E i ricordi belli che ti sei creata con quella persona? Quelli non puoi mica toglierli, o evitare di provare qualcosa ogni volta che ci pensi.
-Per ogni momento bello ce ne sono venti che fanno schifo. È così che si tira avanti, con la regola dell'uno a venti. Per ogni momento bello, aspettatene venti di merda.
-Cosa succede se smetti di amare una persona che ti ama, e magari non lo sapevi, magari dovevi soffrire un altro po' prima che quello si decidesse a prenderti da parte, sbatterti al muro, baciarti e dirti "senti, io ti amo."?
-Allora credo di essere fottuta. Oppure potrei chiedere all'accidenti che produce la sostanza che mi fa rimbambire di produrre quella merda, ma poca, perché si sa che chi ama meno è il fortunato. In amore vince chi ama di meno.
Non poteva darle torto, lui l'amava e stava come un cane. Lei invece, stava così bene, spensierata, come se potessero morire tutti all'istante e lei non avrebbe fatto una piega.
-Quindi basta che vado in bagno, mi metto davanti allo specchio e mi dico: "smettila di amarla"?
-Sì, ma devi anche volerlo, capisci? Volerlo.
-E se non volessi?
-Allora soffri come un cane e non osare lamentarti.
Le cose erano due: o soffriva, o si dava una mossa e la dimenticava. Facile dirlo per la ragazza, lei sembrava così abituata a smettere di amare.
-E tu ci credi nell'amore, signorino?
Un sorriso dolce si dipinge sul suo volto, pensando ai suoi occhioni che sono lì, a pochi centimentri da lui. Ci credeva? Lui, ragazzo innamorato di una sconosciuta mezza pazza, ci credeva nell'amore?
-Credo negli amori non corrisposti che sono i più forti, credo nell'amore fra una coppia di anziani che, dopo anni, dura e vive anche se sotto una fiamma diversa.
-I vecchi vivono nei ricordi di quando erano giovani.
-Lo faremo anche noi.
-No, io no.
-Perché?
-Perché morirò prima.
Lui la guardò impaurito, e osservò lei sorridere e salutare un'infermiera che la raggiungeva, infuriata. Era di colore, capelli corti e sguardo severo e rassegnato.
-Manuel, Lara, quante Cristo di volte devo dirvi che non dovete uscire dalla clinica? Su, tornate dentro o vi ammalerete.



Ma poi ognuno ha la sua concezione dell'amore, ognuno sa cosa prova quando s'innamora (o come direbbe Lara, quando si rimbambisce). In fondo questo era solo un dialogo storto fra due pazzi ricoverati in una clinica psichiatrica, dialogo che solo i pazzi possono capire.
E lei, lettore, ci crede nell'amore?
   
 
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