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Autore: ricominciare    01/01/2014    3 recensioni
Avevo trovato la forza e la paura di ricominciare in due occhi verdi.
Credo che Harry fosse la mia forza e la mia paura più grande.
Il mio salvagente e la mano che, inconsapevolmente, mi gettava sott'acqua.
Ma quando mi chiedevano di parlare di felicità, era inevitabile, l'immediato riferimento ai suoi occhi dentro ai miei.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ricominciare a scrivere, dopo un periodo in cui il foglio rimaneva tinto di bianco, equivale al ricominciare a respirare dopo una lunga, estenuante permanenza sott'acqua.

Key Wilson.
Una massa disordinata di capelli neri, due occhi troppo scuri in inverno, troppo chiari in estate.
Non sono il tipo da presentazioni smielate tipiche di quei classici discorsi di laurea.
Posso rivelarvi il mio nome, il colore dei miei occhi, quello dei miei capelli e posso provare a rendervi partecipi della mia storia, se avete tempo e comprensione da regalare.
Inizia tutto nel febbraio del 1993, quando cullata dal leggero tintinnio di una stufa a vapore, Janette Mc'Craig mette al mondo una bimbetta paffuta che avrebbe preso il nome di Key. Mia madre era senza dubbio una donna estremamente originale. Aveva trascorso i nove mesi di gravidanza a scarabocchiare su una piccola agenda di pelle marrone, migliaia di possibili nomi, che potevano essereadatti alla sua bambina. Cristal le sembrava troppo principesco, Kendall troppo raffinato, Naima troppo esotico e Jane troppo scontato.
Poi il lampo di genio sembrò coglierla inaspettato: Key.
Perché io, sarei stata per lei la chiave. La chiave che avrebbe aperto tutte le porte della sua vita, la chiave che l'avrebbe condotta alla gioia.
E la chiave che un giorno, avrebbe aperto uno scrigno di felicità anche a qualcun'altro.
La famiglia Wilson sembrava vivere su meravigliose nuvole di zucchero filato, in un castello che nemmeno il nemico più spietato e malvagio avrebbe potuto abbattere.
Penso che non scorderò mai gli occhi con cui mio padre osservava mia madre al pianoforte, come se stesse ammirando un' opera di inestimabile valore, o come diceva lui : "Tua madre è bella come la finale di Champions dell '86."
Ma si sa. A volte impieghiamo tempo e amore nella costruzione di meravigliosi castelli di carte.
Sovrapponiamo con cura e delicatezza una carta sull'altra, finché non giungiamo alla torre.
E finalmente possiamo rimanere immobili a fissare il nostro capolavoro, con un senso di fierezza nel cuore.
Ma alla prima folata di vento, il castello crolla e noi non possiamo fare altro che guardare la nostra piccola opera, morire sotto i nostri occhi.
Fu incredbile come la famiglia Wilson crollò al primo colpo di vento.
Mia madre si ammalò ed in pochi mesi abbandonò tutto ciò che avevamo costruito, lasciando dietro alle sue spalle, polvere e macerie, come dopo un terribile uragano.
Ci ritrovammo io e mio padre James, come due naufraghi su un isola deserta, a tentare di ricomporre i pezzi di un puzzle, che sarebbe rimasto incompleto per sempre.
Mio padre tentò di cancellare tutto, cambiammo casa e ci trasferimmo nella periferia di Londra.
Mio padre cambiò il modo di parlare, quello di gesticolare e persino isuoi occhi mi sembravano più grigi.
Tutti in quartiere tentavano di persuaderlo dall'idea che io e lui saremmo andati avanti con le nostre gambe, senza la presenza di una donna in casa.
Gli dissero che la mia felicità sarebbe cessata di esistere senza una figura materna.
Ma io non avevo bisogno di una figura materna, avevo bisogno di quella donna che il cielo non aveva intenzione di restituirmi.
Alla fine mio padre diede retta agli amici del quartiere ed incontrò Shaila, una donna amorevole e premurosa, che sposò dopo pochi mesi di frequentazione.
Quindi abbandonate l'idea che questa sia la storia di una Cenerentola moderna alle prese con una matrigna orribile e senza scrupoli.
Forse, tenete in considerazione l'idea di una sorellastra.
Shaila, aveva avuto una figlia da un precedente matrimonio.
Eravamo all'incirca coetanee ed il suo nome era Wendy.
Wendy era tutto quello che, esteriormente, volevo essere.
I capelli biondi mai in disordine, gli occhi di una cromatura costantemente azzurra e limpida, il fisico senza una minima imperfezione.
Ma un cervello che, probabilmente non aveva una connessione wifi con il resto del pianeta.

Gli anni passarono abbastanza in fretta ed accompagnato dalla tipica brezza londinese, arrivò il trentuno dicembre 2013.
L'ultimo giorno di un anno prevede di fare il punto della situazione e di fissare nuovi propositi per l'anno che sta per arrivare.
Io avevo un solo, unico obbiettivo.
Leccarmi le ferite e ricominciare.
Non avrei mai pensato di trovare una persona che mi tendesse la mano e mi dicesse: hei, ricominciamo insieme?


Vi ringrazio se in qualche modo, sommersi nel vostro divano, avete deciso di soffermarvi su questa storia e se, compiaciuti, siete arrivati fino alla fine del primo capitolo.
Se invece dopo la prima riga
, avete deciso che tutto questo è solo l'ennesimo racconto da bimbeminchia, vi ringrazio lo stesso.
Il solo fatto che abbiate cliccato sulla mia storia significa molto.
Ho scritto altre storie in passato, ma in un passato molto passato, ecco.
Questa è la mia prima storia dopo molto tempo, quindi, è un ricominciare anche per me.

Perché scrivo storie? Per sentire vicine persone che altrimenti potrei avvicinare solo tramite un poster.
E' una cosa stupida? Probabilmente. Dipende dai punti di vista.
Posso anticiparvi che nel secondo capitolo Harry farà il suo ingresso nella storia e poi, tutto il casino che ho in testa, prenderà forma.
Non vi pentirete di continuare a seguire questo racconto, ve lo prometto.
Ricominciamo insieme?

 
  
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