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Autore: Sara_Lau21    01/01/2014    4 recensioni
[Titolo precedente: "Non posso"!]
Irene, quindici anni, una vita normalissima, ma una scoperta fatta così, senza preavviso alcuni le cambierà la vita. Ha una sorella maggiore che è stata data in adozione anni addietro.
Marco di anni ne ha trenta, una vita anch'egli normalissima, anche se è stato adottato e non pare neppure intenzionato a cercare la sua vera famiglia, reputando coloro che l'hanno allevato come sua unica famiglia.
I due hanno diverse cose in comune e s'incontreranno agli scout: Lui un capo, un educatore, mentre lei fa parte del reparto.
Ma se oltre all'età, al fatto che lui è un educatore di lei alla loro già difficilisisma storia si aggiungesse dell'altro?
[La coppia principale ha una differenza d'età notevole ed una dei due è pure minorenne. Se siete contrari a certe cose non leggete direttamente la storia, è meglio, in più, vorrei precisare anche la presenza dell'incesto come una delle principali tematiche, quindi, se pensate di non reggere non leggete, invece di venire, poi, ad insultare]
[Scriverò dal punto di vista di entrambi, anche se il primo capitolo è totalmente incentrato su Irene e Marco manco appare]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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-Papà!- prendo mio figlio in braccio e gli scompiglio i capelli.

Ha quattro anni ed è il secondo genito.

Per chi ci vede da fuori e per i nostri figli noi quattro -io, mia moglie, mia figlia e mio figlio- siamo una classica famiglia tradizionale composta da due bambini e da marito e moglie, anche se c'è comunque una notevole differenza d'età, ma oltre a questo la gente non vede nient'altro, però, non è così semplice ed io e mia moglie lo sappiamo sin troppo bene.

-Vai a giocare- dico a mio figlio, prima di buttarmi sul diavno e sospirare.

Saluto mia figlia che sta facendo i compiti seduta davanti al tavolino, visto che va in prima media ed apro il giornale sistemato accanto a me.

Irene fa l'infermiera e se non ricordo male torna verso le 20:00, avendo il turno pomeridiano.

-La mamma torna verso l'ora di cena, vero?- chiedo e mia figlia annuisce.

-Sì. Ah, papà, stasera viene a cena da noi un mio amico- sorrido.

Da come dice quella semplice frase intuisco che qua sotto c'è qualcos'altro.

-Sicura che sia un semplice amico?- chiedo, divertito.

Mia figlia arrossisce ed io mi ritrovo a trattenere le risate per non farla sentire peggio.

E' solo una bambina, mi ricordo benissimo come mi sentivo io alla sua età, quando avevo le mie prime cotte.

-Non proprio... insomma, papà! Di queste cose preferisco parlarne a mamma! Tu sei vecchio, sei di tutta un'altra generazione!- a questo punto rido.

Irene aveva vent'anni quando ha partorito nostra figlia e ventisette quando è arrivato nostro figli, quindi è una madre giovane, mentre io sono diventato padre a trentacinque anni e poi, il secondo figlio l'ho avuto a quarantadue, quindi, tanto giovane non lo sono più.

Finite di leggere un po' di notizie mi metto ai fornelli, visto che stasera è meglio se cucino io.

Ad un certo punto mi ritrovo la nostra cagnolina Bay tra i piedi che mi fa le feste, è una piccola Golden di due mesi ed è una dei figli della cagnolina della migliore amica di Irene, la quale, ormai convive con una donna da diversi anni ed hanno anche un bambino di sette anni.

 

Ritorno a casa e vengo “travolta” da Bay, la mia dolce cagnolina, per poi veder arrivare mio figlio tutto felice con in mano il suo ennesimo disegno.

Adora disegnare ed è anche piuttosto bravo, sorpattutto se si prende in considerazione i suoi quattro anni appena compiuti.

Vedo la cena già pronta e quasi tutti a tavola, tranne mio figlio che si fa prendere in braccio da me.

C'è un ragazzino seduto accanto a mia figlia e gli sorrido, dev'esser eun suo amico o il suo fidanzatino.

-Ciao, io sono Irene, la mamma di Nina, tu devi essere un suo amico, giusto?- gli sorrido, sedendomi al fianco di mio marito e stringendo la mano al nostro ospite.

Bacio appena Marco ed iniziamo a cenare, tranquillamente, parlando di un po' di tutto.

M'informo come mia figlia abbia conosciuto il suo nuovo amico e vengo a sapere che fanno gli scout insieme, ma sono in due gruppi diversi, pur facendo parte della stessa città e in più vanno pure a scuola assieme.

Dopo cena lascio Marco a rigovernare e lascio mia figlia in camera sua a giocare col suo amico che credo essere qualcosa di più e mio figlio a dormire, mentre io guardo la TV.

-Nostra figlia sta crescendo- ammette Marco ed io sorrido, dopo tutto ha ragione.

Marco ha ragione.

Io ho avuto una crescita anormale, nella quale si è messa di mezzzo una relazione incestuosa che legalmente non è mai venuta a galla ed è proprio per questo che spero che mia figlia non abbia i miei problemi, neppure la metà di quello che ho dovuto passare, non se lo merita affatto.

-Spero solo che non si metta in qualche relazione incasinata com'è successo a noi- dico a Marco.

Nessuno sa che siamo fratelli, solo io e lui, anche i nostri figli sanno solo che Marco è trans e che stiamo insieme da quando io ero nel reparto, nient'altro, così come la mia migliore amica e il migliore amico di Marco.

-Però a noi è andata a finire bene- mi risponde ed io sospiro.

Ha ragione, ma non sempre finisce come a noi e lui lo sa molto bene, ne sono sicura.

Verso le 22:00 la madre dell'amico di mia figlia viene a riprendere ed io metto a letto la mia prima-genita e verso le 23:30 vado a letto pure io, assieme a Marco.

-Amore, com'è andata la giornata?- gli chiedo, appoggiando la testa sul suo petto.

Lui mi abbraccia e mi bacia.

-Bene, abbastanza bene. Domani sera dobbiamo andare agli scout per l'attività di staff, ricordi?- annuisco e lo bacio di nuovo.

Facciamo volontariato entrambi nei lupetti, io come Raskha e lui come Akela.

-Sei troppo stanco o ti va di movimentare un po' la serata?- gli chiedo sorridendo maliziosa ed accarezzandogli il petto.

Lui mi sorride e facciamo l'amore, spogliandoci a vicenda.

So che dovremo portarci il segreto dell'incesto nella tomba, ma non possiamo fare diversamente, non più, non dopo due gravidanze con la fecondazione assistita -ed abbiamo lottato tanto per arrivarci- e non dopo tutti questi anni di relazione e di matrimonio.

Non rinuncerei mai a lui e ai nostri figli, non potrei.

 

Angolo autrice:

 

Fine, stop, concluco.

Finalmente ce l'ho fatta.

Spero che vi sia piaciuta :)

Non ho molto da dire, quindi, arrivederci e a alla prossima storia :)

  
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