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Autore: unbreakablesoul    01/01/2014    1 recensioni
Sono i dettagli a cambiare la nostra vita.
Chi dice che dobbiamo rintanarci in questa gabbia?
Justine lo sapeva, non solo i ragazzi ci fanno battere il cuore.
Così quel giorno decisi di prendere nota di tutti i miei pensieri.
Volevo emozionarmi ancora una volta.
"Cercavo i tuoi occhi meravigliosi, volevo che incrociassero i miei.
Ti avrei parlata per ore ed ore, sarei rimasta tutto il pomeriggio con te. Tutto il giorno, forse tutta la vita.
Ma in realtà sono rimasta seduta come una scema.
E ti guardavo, ti guardavo, ti guardavo e sognavo."
Genere: Malinconico, Poesia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Il calore era onnipresente nella stanza, nonostante i pochi gradi dell'atmosfera.
La fronte sudata e l'agitarsi fra le lenzuola reprimeva in me un senso che non raffigurava il benessere assoluto.
O almeno non nella realtà. Potevo paragonarlo a uno di quei momenti in cui regna il sudore della febbre.
Nei meandri della mia mente, invece c'era tutt'altro scenario. Solo io e lei.
«Sei bellissima, non andartene più..»
«Non lo farò, devi fidarti.»
Mi baciò. I baci più passionali e da brivido ricevuti fin'ora.
Le sue labbra poggiate sulla mia pelle, la scia d'amore che mi lasciava era inconfondibile.
Il suo profumo naturale, così dolce e intenso.
Le nostre mani che si intrecciavano sopra lenzuola, come due anime che una volta incontrate non hanno via di scampo. 
Se non quella di rimanere unite.
I nostri vestiti abbandonati sul bordo del letto, non dominava più il silenzio.
Solo gemiti e amore, quello che ti perfora l'anima.
"Sguardi che neanche la migliore attrice del mondo riuscirebbe ad imitare." Pensai con fierezza tra me e me.
Potevo sentire il suo tocco nelle parti più intime, le carezze sul viso e il suo corpo contro il mio.
I baci sui sorrisi mi facevano vivere, vivere di altrettanti meravigliosi sorrisi.
Dopo un tempo indefinibile, forse un secondo o forse mezz'ora, mi resi conto di avere la faccia spiaccicata completamente sul cuscino dalla fodera bianca.
Sentivo una chiazza di saliva sotto la guancia, ero confusa.
La vista più offuscata del solito mi fece girare sul lato opposto del letto.

Improvvisamente mi tirai su di scatto sussultando.
Il respiro era affannato e irregolare, mi ci volle circa qualche secondo per riordinare le idee nella mia testa.
Solo dopo pochi secondi realizzai.
«Ma cosa..l'ho sognato davvero?No, non può essere...»
L'agitazione si era ufficialmente impadronita di me.
Nonostante il sudore regolare sul volto, ero arrossita ancora più del dovuto.
Mi misi le mani sulla faccia. «Che mi prende?»
Era notte fonda, ma questo non mi impedì di andare a rilassarmi subito dopo.
Mi recai verso il bagno, riempendo la vasca di acqua calda al punto giusto.
Avevo bisogno di stare da sola con me stessa. 
Non so perché, ne come era successo ma dovevo smetterla di concentrare ogni mio pensiero su di lei.
La conoscevo a malapena, non è possibile.
In fondo è solo un sogno, può capitare. Mi convinsi, arrossendo ancora di più solo al pensiero.
Dopo tre quarti d'ora tornai nella mia stanza, potevo definirmi esausta.
Mi avvolsi tra le coperte e cercai di recuperare il sonno perso, per quanto possibile.


12.05 p.m.
A scuola non ci fu traccia di Astrid.
Non so se fosse stato un bene o un male, ma forse era meglio così.
«Hai visto quanto ti sta dietro?» Al suono della campanella mi sentìì strattonare la spalla da una mia compagna.
«Di cosa parli?» Mi girai cercando di scansarmi dalla sua presa insistente.
«Lo sa mezza scuola, Andrea quello del quarto ti sta sotto di brutto!» Una risatina isterica risuonò dalla sua bocca.
Feci spallucce, ero consapevole delle voci che giravano ma non mi importava.
Solitamente nessuno si era mai interessato della mia vita, che poi cosa avrà di così affascinante il tipo del quarto. Il popolare, ma figurati.
Va bene, era carino come ho già appuntato, ma per quel che mi riguardava il suo stile di vita era completamente differente dal mio.
La sua cerchia di amici ancora di meno. Neanche una volta persa la dignita sarei uscita in gruppo con loro, ne ero certa.
«Non mi interessa Eveline, non ci esco per i tuoi fantasiosi motivi. Devo semplicemente ridargli un libro!»
Mi difesi per come potevo, cercando di non alzare troppo la voce.
«Non puoi farti scappare il ragazzo più bello dell'istituto, saresti una scema, lasciatelo dire!» Osò lei alzando un sopracciglio, come se avessi appena gettato un biglietto della vincita da un milione.
«Sarò una scema perfetto, ci parlerò. Ora se puoi scusarmi.» Misi le mani nella tascona della felpa e mi incamminai per il corridoio fuori l'aula. 

Quel pomeriggio passò più in fretta del previsto. Non ero proprio in vena di ascoltare alcuna spiegazione, letteratura o filosofia che fosse.
Approfittai delle ultime due ore in laboratorio per svagarmi e concedermi un po' di riposo. In realtà le prime settimane non facevamo nulla di che, ma avevo l'impressione che quest'andazzo sarebbe andato avanti per non poco tempo.
Quando tornai a casa erano già le due e mezza. Mangiai molto rapidamente, pregando che non mi risalisse tutto su nelle ore successive.
Poi pensai che non era decisamente da me.
Fissando l'orologio, realizzai che mancava ancora un'ora all'incontro con Andrea e mi presi dieci minuti per rebloggare post tutt'altro che allegri su Tumblr.
Aprìì l'armadio cercando qualcosa di diverso, ma alla fine la mia personalità ebbe la meglio, così indossai una maglia abbastanza larga con un motivo colorato, jeans non troppo attillati e le vans bordeaux.
Decisi di tenere i capelli sciolti. Era ancora evidente il segno lasciato dalla parrucchiera, un taglio che scendeva sotto le spalle. Dopo un'attenta riflessione davanti allo specchio lasciai uscire un sospiro libero nell'aria.
Mi era parso di stare in apnea per tutto il tempo, ma forse era solo la tensione accumulata quel giorno.
Mancavano venti minuti, la puntualità era forse il mio unico forte. Con il difetto che arrivavo addirittura in anticipo, magari rimanendo là come una scema.
Ma il ritardo è una cosa che non riuscivo a tollerare.
Infine presi il libro, il motivo per cui dovevo uscire. «Che sbadata.»
Mi recai verso la fermata del pullman.
Trovando un mezzo posto libero sulla panca, mi sedetti a fissare il vuoto, finchè qualcosa non attirò la mia attenzione.




Note dell'autore
Ecco dopo un po' di attesa il nuovo capitolo. Spero di leggere molte recensioni, per me sono davvero importanti.
Alla prossima. xx
  
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