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Autore: MarsKingdom    01/01/2014    2 recensioni
“Contatterò io il suo manager per consegnare le foto alla rivista, d’accordo?”, dissi nervosa e spazientita, rigirandomi tra le dita la mia catenina con la triade, quella che non toglievo mai.
Aspettai inutilmente un cenno, una parola, anche un grugnito da parte del tizio.
Sembrava di parlare con un muro.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti quelli che seguono questa fanfiction! :) Finalmente riesco ad aggiornare, tra una fetta di panettone e l'altra, LOL.
Buona lettura e, con l'occasione, vi faccio anche i miei più cari auguri per queste feste ormai prossime alla fine.


“Ti lascio per una notte e mi combini questo?”, chiese Shannon per sdrammatizzare.
Lo guardai. Non sapevo cosa rispondergli. Era bello, bello come il sole, e mi aveva appena salvata da quel gruppo di teppisti; ora tentava persino di farmi ridere.
Ma sentivo che, sforzandomi di sollevare gli angoli della bocca, questo finto sorriso non raggiungeva gli occhi.
Continuai a fissarlo, sperando che almeno dal mio sguardo potesse percepire il profondo sentimento di riconoscenza che stavo provando.
Lui sorrise benevolo e mi accarezzo la testa. Poi mi prese per mano e continuammo a camminare diretti verso la sua auto.
Fece salire anche il piccolo cane, un grazioso pincer nero a chiazze marroni, e poi aiutò me.
Quando salì al posto di guida mi fissò sospettoso.
“Hai mangiato?”, mi chiese.
“No”.
Finchè si trattava di domande concrete e semplici, riuscivo ad articolare una risposta. Mi stupii del mio stesso risultato. Ero con la mente totalmente altrove, a ricordi spiacevoli della mia infanzia, a frasi viscide, mani che indugiavano sui piccoli corpi ancora acerbi di bambine spaventate. In questa fase mi rifiutavo di ricordare che uno di quei piccoli corpi era il mio.
“Allora vieni a cena da me”, concluse Shannon.
“Dovrei andare a casa”, dissi.
“Io non ti lascio in queste condizioni. Avverto Matt, ma per questa sera vorrei assicurarmi almeno che tu faccia un pasto decente. Sei provata, potresti svenire. E non voglio che questo accada”.
Annuii e lo lasciai fare.
Guidò per qualche minuto verso la zona residenziale e dopo poco arrivammo a casa sua.
Era una piccola villetta vicino ad altre più grandi, con un giardino sul retro. Era totalmente illuminata e riscaldava il cuore solo a vederla. Sorrisi pensando alla vita di Shannon da casalingo.
Shannon parcheggiò sul piazzale della propria casa e poi entrammo.
Era un grazioso appartamento a due piani, che dava un’idea di calore e di famiglia. Tutte le pareti avevano toni sul beige, giallo o arancio tenue, e il mobilio era totalmente di legno scuro.
Mi complimentai con lui per l’arredamento e mi sorrise in modo strano, quasi timido.
Mi fece accomodare in cucina, sul bancone con gli sgabelli, così lo guardai cucinare.
“Hai problemi con la carne?”, mi chiese all’improvviso.
“Mm.. no, perché?”
“Ecco, è la prima volta che cucino per qualcun altro che non sia mio fratello. E lui, come saprai, è vegano”, spiegò senza alzare gli occhi dal tagliere.
Mi sentii stranamente lusingata da questo trattamento speciale, ma avevo il dubbio che si comportasse così con tutte; forse c’era una sorta di manuale, “Cotta e mangiata da Shannon Leto”. Non volevo dubitare troppo di lui, ma nemmeno fidarmi ciecamente.
Dopo una manciata di minuti posò due piatti colmi di cibo sul bancone, e venne a sedersi accanto a me. Le pietanze fumanti emanavano un profumo squisito che prometteva bene.
Quando riconobbi il piatto, rimasi piacevolmente stupita.
“Accidenti, scaloppine ai funghi! Un piatto italiano”, dissi con sincera ammirazione.
“Le hai mai mangiate?”, mi chiese curioso.
“Ho origini italiane, mia nonna in Italia me le cucinava spesso quando andavamo in vacanza da lei”, spiegai.
“Oh no, adesso mi sentirò a disagio. Non sapevo delle tue origini, probabilmente non avranno niente a che vedere con quelle di tua nonna”, disse dispiaciuto.
“Tocca a me decidere”, gli dissi sorridendo, per rincuorarlo.
E assaggiando il piatto mi resi conto che erano buone quanto quelle originali. Richiamarono alla mente ricordi lontani, feste di Natale passate al caldo del caminetto con l’odore dei mandarini che aleggiava nell’aria.
Chiusi gli occhi al secondo boccone e gustai appieno quella prelibatezza. Mi accorsi solo dopo che Shannon mi stava fissando come se fossi io stessa un piatto succulento.
Mi ricomposi subito e mi complimentai con lui, che solo a quel punto iniziò a mangiare la sua porzione.
 
  
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